martedì 21 marzo 2017

Adotta un cassonetto

La premessa
Roma sta raggiungendo livelli di degrado mai toccati prima, questo è sotto gli occhi dei suoi cittadini. Il traffico è sempre caotico e arrogante, il trasporto pubblico alterna inefficienze organizzative e logistiche a giornate di sciopero spesso strumentali, le strade vengono riparate solo in casi estremi, e su tutto regna la mancanza di senso civico del romano medio.

Il problema
Monnezza vicino a cassonetti vuoti
Ma uno degli esempi più visibili (e annusabili) del degrado cittadino è la situazione della raccolta dei rifiuti. Impossibile non notare l'enorme quantità di monnezza abbandonata nelle strade: buste di plastica tra deiezioni canine e bottiglie vuote, cartoni della pizza su panchine pubbliche, bucce di frutta che strabordano dai pochi cestini. Pare impossibile fare trenta metri a piedi senza imbattersi in cassonetti circondati da informi sacchi di immondizia, imballaggi, mobili, materassi, vecchi elettrodomestici.
Un’aggravante, dovuta allo scarso senso civico di cui sopra, è che spesso l’utente non prova nemmeno ad aprire il coperchio del cassonetto per depositare dentro la spazzatura, ma la lascia lì accanto: sai com'è, il coperchio è pesante e c’è il rischio di sporcarsi, e poi non dimentichiamo che quei pantaloni che butto potrebbero servire a qualcuno...
Spesso ci si trova nell’assurdo stato di fatto di cassonetti semivuoti e immondizia tutt'attorno.
Le cose sono peggiorate da quando la raccolta è passata da motorizzata a automatica. Mi spiego: prima, nell'era dei cassonetti di plastica neri, l’AMA passava con un camion che aveva a bordo il conducente e due netturbini sul retro. I due operai accostavano a mano il cassonetto al camion che lo sollevava e svuotava al suo interno, poi raccoglievano i sacchi e l'immondizia varia che rimaneva a terra buttandola sul mezzo. Il risultato era che, al suo passaggio, il camion della nettezza urbana si lasciava dietro un'accettabile situazione di relativo ordine e pulizia.
Da quando ci sono quei grandi cassonetti metallici con i colori della raccolta differenziata, le cose funzionano diversamente. Ora passa questo enorme camion con il solo conducente a bordo, si affianca all'altrettanto enorme cassonetto, lo solleva con bracci meccanici e lo ingoia, noncurante di cosa rimane a terra. Nessuno raccoglie più il sacco che non entrava, la busta caduta per sbadataggine, la bottiglia rotolata fuori.
Il risultato è che il camion al suo passaggio si lascia dietro una scia di cassonetti vuoti e spazzatura sparsa per strada e sui marciapiedi, che rimarrà li finché, una volta al mese, se ti va di lusso, passeranno i netturbini con mezzi più piccoli a fare un po' di pulizia.

La soluzione
Chiarisco il mio pensiero: la soluzione istituzionale sarebbe passare alla raccolta porta a porta, unica scelta degna di una città europea. Ma io non faccio parte di chi decide, al massimo posso col mio voto indirizzare alcune politiche, ma spesso non funziona nemmeno quello.

Però posso adottare un cassonetto.

Certo, capisco benissimo che non spetta al cittadino pulire le strade, e che paghiamo un servizio apposta, e che vogliamo che funzioni. Ma non riesco a star lì con le mani in mano a guardare il mio quartiere ridotto come la casa dei sette nani prima che arrivasse Biancaneve.
Cassonetto pieno accanto a uno vuoto
Allora scelgo un cassonetto comodo, uno che mi farebbe piacere vedere pulito tutti i giorni, possibilmente sotto casa. Se poi sono due o tre, meglio ancora.
La mattina quando esco di casa gli do un'occhiata, se ci sono buste appoggiate fuori semplicemente le metto dentro, se un sacchetto è appoggiato sul bordo e rischia di cadere, lo spingo all'interno, spazio se ne trova quasi sempre. A volte si vedono coppie di cassonetti, uno con il coperchio alzato e strapieno, l'altro semivuoto e col coperchio chiuso. Chi passava ha preferito lasciare la busta a terra piuttosto che rischiare di sporcarsi o faticare per alzare il coperchio. Allora il papà adottivo non fa altro che prendere la busta, alzare il coperchio e buttarla dentro.

In base ai dati in mio possesso stimo che ci siano circa 100.000 cassonetti di varia natura a Roma. Se il 5% dei romani ne adottasse uno, ogni cassonetto avrebbe un paio di genitori adottivi che se ne prendono cura.
Certo, il povero genitore nulla potrà fare se la monnezza straborda da cassonetti strapieni, se non sperare nel pronto intervento dell'AMA, ma vi assicuro che in base alla mia esperienza questo accade di rado. Più spesso si tratta di incuria dei cittadini unita a inefficienza del sistema di raccolta. Cose alle quali noi genitori adottivi possiamo porre argine.

martedì 28 febbraio 2017

Cigni e catastrofi varie

Ricevo e pubblico da un membro clubbico:

Recentemente a Davos nel corso del Forum economico globale Cristine Lagarde, managing director del Fondo Monetario Internazionale,  ha affermato che l'economia mondiale rischia un "cigno nero" che avrebbe effetti devastanti, se si ripetessero nel 2017 in maniera negativa tutti gli elementi di rottura che sono ipotizzabili sulla base di quanto accaduto nel 2016.
Il termine “cigno nero” ci riporta ad un best seller di qualche anno fa del quale consigliamo la lettura (o la rilettura) a tutti ma in particolar modo a chi si occupa di audit: “Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita” di Nassim N. Taleb.
I cigni neri sono eventi rari, di grandissimo impatto e prevedibili solo a posteriori, come l'invenzione della ruota, l'11 settembre, il crollo di Wall Street, l’affondamento del Titanic, il successo di Google o di Apple oppure appunto la scoperta di cigni dal colore nero da parte degli europei arrivati in Australia, persone la cui esperienza aveva fino allora fatto credere che tutti i cigni fossero bianchi. Un singolo evento è stato sufficiente a invalidare un convincimento frutto di un'esperienza millenaria. Gli effetti dei cigni neri sono spesso incontrollabili e devastanti proprio perché sono imprevisti. Se il rischio di un attentato con voli di linea fosse stato concepibile il 10 settembre, le torri gemelle sarebbero ancora al loro posto. Se i modelli matematici fossero perfettamente applicabili agli investimenti, non assisteremmo ai periodici shock dei mercati finanziari. Quasi mai ci si aspetta un evento straordinario che possa sconvolgere la vita persino quando un evento simile è già accaduto in passato e ci sono i presupposti perché si verifichi di nuovo, figuriamoci quando si tratta di un evento sconosciuto e imprevedibile. In altre parole tendiamo sempre a scartare le “code” della curva gaussiana, gli estremi, ed invece è proprio li che dovremmo concentrare ancor di più la nostra attenzione. Rielaborando temi di Hume, Mill e Popper, Taleb indaga su alcuni errori, ampiamente diffusi nel comune ragionamento, che ci ostacolano nell’individuare possibili cigni neri:
  •      la fallacia narrativa: cerchiamo di trovare a posteriori delle giustificazioni ai fatti accaduti, a prescindere dalla loro veridicità
  •      le prove silenziose: ci basiamo solo su ciò che conosciamo, ma ciò che non conosciamo potrebbe capovolgere le nostre convinzioni
  •      la fallacia ludica: il pensare che il rischio sia statisticamente controllabile come le probabilità al casinò

Le nostre convinzioni, anche le più radicate, dovrebbero sempre essere messe in discussione, soprattutto quando ci appaiono scontate. Proprio così, forse, potremmo avvistare un cigno nero che ci si sta avvicinando.