martedì 14 febbraio 2012

Ma quali sette mari?


Ho appena finito, dopo tre giorni di non troppo appassionata lettura, il libro di Amir Aczel L'enigma della bussola, Raffaello Cortina Editore, centotrenta pagine che potrebbero benissimo essere condensate in sei o sette senza perdere di contenuto. Si tratta di un excursus storico abbastanza confuso e ripetitivo sull'origine della bussola, sulla sua diffusione e sui vantaggi che ha apportato alla navigazione. L'idea poteva essere interessante e svilupparsi in una lettura stimolante come quella di "Longitudine" di Dava Sobel (un'analisi storico-scientifica del problema della longitudine nella navigazione e dell'invenzione che lo ha definitivamente risolto, il cronometro), libro che sicuramente Aczel aveva come modello, ma così non è stato.Mentre andavo avanti faticosamente tra le pagine, l'unico concetto incontrato che mi pareva degno di essere ricordato era la spiegazione che l'autore dava dell'espressione navigare i sette mari, che esiste un po' in tutte le lingue e in tutte le culture.
Cito direttamente dal libro di Azel: "nei tempi più antichi la regione [di Venezia] era costituita di sette lagune interconnesse che lo storico romano Plinio il Vecchio chiamò i sette mari. L'espressione navigare i sette mari alludeva alla grande abilità dimostrata dagli abitanti di quegli isolotti lagunari come marinai". Alla lettura dell'ultima pagina, per nulla soddisfatto del libro nel suo complesso, ero contento di aver perlomeno imparato una cosa, il mio tempo non era stato sprecato invano.
Per scrupolo ho provato ad approfondire in rete.
Su Wikipedia si accennano varie ipotesi di spiegazione dell'espressione navigare i sette mari a seconda dell'epoca storica nella quale viene utilizzata, ma non si fa alcuna menzione alla laguna veneta.
In altri siti si racconta che il raggruppamento classico dei sette mari fu stilato da Erodoto e quindi ripreso dai romani ed era in origine costituito da Mar Egeo, Mar Nero, Mar di Marmara, Mar Ionio, Mar Rosso, Mar Tirreno (o Mar Mediterraneo occidentale) e Mar Mediterraneo orientale. Successivamente i sette mari sono diventati un elenco di oceani che mi paiono artificialmente suddivisi al solo scopo di farli diventare del numero giusto. Ma neanche qui nulla che faccia riferimento all'Adriatico settentrionale.
L'unico riferimento, nemmeno troppo preciso, alle zone lagunari nostrane è riportato in alcuni siti di cultura del Polesine, ma senza troppa convinzione e autorevolezza.
Delle due l'una: o l'unico ad aver letto Plinio il Vecchio è un matematico americano che si diletta di ricerche storiche, o ci troviamo di fronte ad un deplorevole caso di boicottaggio dello storico del primo secolo e del Polesine intero da parte della rete. Ah, ci sarebbe anche il terzo caso, ossia che l'unica cosa che mi pareva di aver imparato alla fine si è rivelata una cazzata, ma non voglio neanche pensare a questa triste eventualità.

5 commenti:

  1. Che poi, a quel che ricordo io, la laguna veneta non fu abitata che a partire dal V- VI secolo, quando, a seguito della disgregazione dell'impero romano d'occidente e dell'afflusso di barbariche genti, le popolazioni cominciarono a colonizzare le aree più impervie dei loro territori. Che dell'orografia di quel territorio disabitato potesse aver contezza uno storico che visse quattro secoli prima, nel momento di massima espansione e splendore dell'impero, sembrerebbe cosa quantmeno curiosa.

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    1. Questa ricostruzione era usata un tempo (fino a qualche decennio fa) oggi è assolutamente superata.

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  2. In ogni caso ora sai cosa fare la sera quando ti annoi: tutte le versioni di plinio il vecchio e cercare septem maria.
    e.

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  3. Mi permetto di segnalarle, fuori contesto, il post di Balbi, peraltro già linkato nella sua barra laterale, sulla paura del futuro. E in particolare i commenti, e in particolare quelli di Unit. Sono certo che a lei e ai suoi lettori non saranno sfuggiti. Ma non si sa mai.

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  4. letto e molto apprezzato. sono d'accordo sul fatto che la morte può essere vista come un evoluzione rispetto all'immortalità di alcuni organismi. la morte, insieme al sesso, porta il vantaggio di uno sviluppo e adattamento più veloce ed efficiente.
    che fa, segnala le mie segnalazioni?

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