Inutile cominciare altre avventure quando non hai ancora terminato quella che stai vivendo.
Inutile cercare la Qualità altrove se sai già benissimo dove trovarla.
Inutile provare a distogliere l'attenzione da qualcosa che ormai fa parte di te.
Puoi solo cercare di capire meglio, e vi assicuro che di spazio per capire meglio ce n'è in abbondanza: in ogni pagina la complessità ci riserva prospettive diverse, lati inesplorati, dettagli importanti che come diavolo hanno fatto a sfuggirti non lo capisci proprio.
Riprendere per la seconda volta in mano IJ è un atto dovuto, dopo che hai esplorato gli altri scritti di Wallace e sì, ti sono piaciuti, ma il Mondo Capolavoro è sempre lì, metri sopra il resto, occhio del ciclone, punto d'arrivo e di partenza di tutto.
Solo che il processo da seguire gioco forza deve cambiare.
Se alla prima lettura ti eri portato appresso il Kilo Viola dovunque, e l'avventura era stata rappresentata dal contenitore quanto dal contenuto, ora ti metti più comodo, e sfrutti la leggerezza del kindle che ti può accompagnare dovunque in maniera discreta, che non hai mica più bisogno di sbandierare hal mondo che stai leggendo L'Opera, l'hai già fatto, quello dell'esibizionismo è un gioco che ti ha divertito a suo tempo, adesso sei diverso, sei cresciuto. Ci sei passato attraverso.
Se la prima volta ti eri adagiato sul sentiero tracciato dal traduttore italiano (Edoardo Nesi ha fatto un ottimo lavoro, ma infinite cose sono davvero intraducibili), alla seconda il passo è obbligato, e il kindle ti permette un'impresa impossibile su carta: portarsi dietro la versione originale e quella tradotta simultaneamente (sarebbero stati due Kili sulle spalle, compito improbo anche per un ragazzotto in forma come il Tacchino).
Eccoti con il mitico ebook reader di quella libreria on line che ora non mi viene il nome ma che ogni anno deve buona quota del suo fatturato agli eterogenei acquisti della famiglia pennuta al completo che, spinta dall'ottimo servizio clienti, non bada né a spese né a potenziali errori, tanto si può restituire tutto, e questo è il paradiso dello shopping compulsivo, l'evoluzione post-moderna del consumismo, insomma eccoti lì che salti da un paragrafo di Nesi ad uno di Wallace cercando sfumature, acronimi trasformati, aderenza delle note. E ti diverti come un bambino, perchè aggiungi alla scoperta dei mille dettagli sfuggiti alla prima lettura anche il piglio del detective alla ricerca del bandolo della matassa.
La seconda (lettura) è meglio della prima (parafrasando il Verdone di "Acqua e Sapone", e 'a mejo, dimmelo qual'è 'a mejo? -A mejo, 'a seconda. -'A seconda? -Tremenda proprio), il romanzo svela un sistema chiuso e coerente con se stesso, un universo completo e complesso, simmetrico, autoreferenziale, geometrico, perfetto.
E allora, prima di cominciare una nuova saga di impressioni a caldo ad uso e consumo esclusivo dei fanatici, un consiglio agli amici: riprendete i vostri mattoni nascosti negli angoli più inaccessibili della libreria, rispolverate le vostre copie Einaudi con serenità, non c'è alcun pericolo: abbandonatevi anche voi all'Intrattenimento.
Nei paragrafi che seguiranno avevo la necessità di indicare i capitoli in qualche modo chiaro e univoco per tutti. I famosi pallini della versione cartacea non mi paiono sufficienti: perchè considerare solo quelli come suddivisione e non le sezioni che iniziano con l'intestazione in caratteri maiuscoli dell'anno sponsorizzato?
Ho dovuto fare una scelta: considero capitoli, e li chiamerò con l'ordinale scritto a lettere, quelli della versione originale in .mobi, ossia quelli che scorrono schiacciando il lato destro del cursore centrale del mio Kindle 4. Vi potrà sembrare una scelta particolaristicamente dettata dalla mia disponibilità di supporti tecnologici, ma la considero riproducibile da chiunque voglia davvero farlo, lo definirei un algoritmo computabile, quindi oggettivo.
Non potendo vomitare senza cernita tutto quello che mi è venuto in mente in questa seconda lettura, lo farò a rate.
In questi giorni ho superato il 10% (siete rimasti ancorati al numero di pagina? obsoleti!), ma non credo di riuscire a parlare di tutto in un solo post. Quindi, di seguito alcune delle cose che ho notato alla seconda lettura di Infinite Jest, di David Foster Wallace, che non avevo per nulla notato o sufficientemente approfondito alla prima lettura e che mi pare valga la pena scrivere su un blog. Mi fermerò quando mi stanco.
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Questo è quanto di più erotico
sono riuscito a scovare |
Primo (capitolo della versione originale in .mobi). Hal dice un paio di volte che lui c’è lì dentro, che non è solo un automa come forse si sospettava qualche tempo prima: non sono una macchina. Sento e credo. Ho opinioni. Questa storia di Hal incapace di provare emozioni, privo quasi di autocoscienza, una sorta di automa super-intelligente capace di citare a memoria le varie edizioni dell'Oxford English Dictionary, diventato così forse a causa del fungo mangiato da piccolo, ma anche aiutato nel processo dall'intera didattica dell'ETA, basata sulla hardwareizzazione del tennis, sull'interiorizzazione delle azioni ripetute ogni giorno per anni, accompagnerà un po' tutto il romanzo. Alla prima lettura lo avevo certamente sottovalutato. In queste pagine vengono enumerate le tesine elaborate da Hal per l'ammissione al college, e vengono fuori parecchie delle tematiche che ricorreranno nelle pagine successive (la filmografia paterna, l'intrattenimento, la grammatica prescrittiva, l'erotica bizantina).
Secondo. Il capitolo dedicato a Erdedy che aspetta i due etti di marijuana è intenso, le ansie e i flussi di pensiero sono davvero tipici, la voglia di chiudersi in casa e l’eccitazione nell’attesa del nuovo intrattenimento sono coinvolgenti, o perlomeno a me mi pare di averli già provati quando da piccolo attendevo un gioco nuovo o andavo a comprare un disco,
Terzo. Prima macroscopica incongruenza tra versione originale e edizione italiana. Primo aprile dell'anno dei cerotti medicati Tucks, in base alla sequenza degli anni sponsorizzati (uno dei primi meccanismi da apprendere nell'affrontare il libro, vedi anche lo schema in fondo a questo post) Hal ha 10 anni.
Versione inglese:
"You're how old, Hal, fourteen?"
"Til be eleven in June, Are you a dentist? Is this like a dental consult?"
"You're here to converse"
e poi poche pagine dopo,
"Listen, are you okay?"
"Do you?"
"I'm ten, for Pete's sake. I think maybe your appointment calendar's squares got juggled. I'm the potentially gifted ten-year-old tennis and lexical prodigy [...]".
Versione italiana
"Hai quanti anni, Hal, quattordici?"
"Ne avrò tredici a giugno. Lei è un dentista? È una specie di consulto destistico?"
"Sei qui per conversare"
e poi
"Ascolti, si sente bene?"
"E tu?"
"Ho dodici anni, per la miseria. Mi sa che forse c'è un po' di casino nella sua agenda di appuntamenti. Io sono il dodicenne prodigio tennistico e lessicale [...]"
Non so, gli errori tipografici nell'edizione Einaudi sono vari, ma questo qui sopra, oltretutto reiterato, proprio non mi va giù. Che senso ha?
Comunque. Questo è il capitolo del conversazionalista, in cui James Incandenza, spacciandosi per conversatore professionista per riallacciare il rapporto con Hal, che lui, Jim, vede come inesistente, tra una cosa e l'altra ci fornisce parecchi spunti per la storia a venire. Accenna ad alcune interconnessioni tra la famiglia Incandenza e Du Plessis, quello che poi viene ucciso soffocato dal proprio raffreddore durante una rapina di Gately; si fa cenno a Luria P., la modella di manicure svizzera appassionata di Toblerone, quale assistente e forse amante di Du Plessis.
Verso la fine del capitolo si accenna, non so se in maniera ironica, ad una serie di interventi su James Incandenza che ne spiegherebbero, se confermati, senza più alcun dubbio il suicidio. Cito: "crudele serie di disintossicazioni e trattamenti anticonvulsivi e gastrectomia e prostatectomia e pancreatectomia e fallotomia"
Quarto. Prima conversazione telefonica di Hal con Orin. Trovo le loro conversazioni a dir poco sublimi. Mentre Hal si prepara ad uscire dalla stanza si sentono fuori i rumori prodotti da Brandt e Kenkle, addetti alle pulizie dell'ETA, nella loro prima apparizione. Li rivedremo in fondo al romanzo, un ulteriore elemento a conferma della simmetricità della struttura del romanzo e dell'utilizzo dei personaggi.
Quinto. Descrizione del lavoro e della casa dell'attaché medico mediorientale, prima vittima dell'Intrattenimento. È negli Stati Uniti come consulente otorinolaringoiatra del medico personale del principe Q., ministro saudita dell'Home Entertainment, in affari con la Interlace (vi dice qualcosa?). Il principe ha parecchi problemi alle mucose dovuti al fatto che si nutre esclusivamente di Toblerone, il cioccolato svizzero, lo stesso adorato da Luria P. A casa sua "la credenza si trova sulla parete opposta alla poltrona reclinabile elettronica, sotto un trittico di erotica bizantina d'alta qualità". Comincia a visionare Infinite Jest il primo aprile APAD, esattamente sei anni dopo l'episodio del conversazionalista narrato poche pagine prima.
Sesto. Il capitolo di Wardine e delle violenze che subisce da Roy Tony, spacciatore che compare spesso nelle pagine del libro. Poi `e la volta di Bruce Green e della bellissima Mildred Bonk, che andranno a dividere la roulotte con Tommy Doocey, lo spacciatore dal labbro leporino, altra comparsa ricorrente in altre pagine del libro.
Settimo. Primo dialogo tra Hal e Mario. Hal racconta una barzelletta a Mario, che nella traduzione italiana rende pochissimo.
Ve la propongo in originale, la trovo fantastica:
“Mario, what do you get when you cross an insomniac, an unwilling agnostic and a dyslexic?"
"I give."
"You get someone who stays up all night torturing himself mentally over the question of whether or not there's a dog.”
Subito prima Mario da prova del fatto che lui Hal lo capisce davvero, e forse è l'unico: "Ma cosa ti senti dentro, niente?" "Mario, tu ed io siamo un mistero l'uno per l'altro. Su questo fatto siamo schierati da due parti opposte, tra noi c'è una differenza invalicabile. Ora restiamo distesi in perfetto silenzio e pensiamo a questa cosa."
Il post comincia a diventare troppo lungo, lo taglio qui.
Ne riparleremo. Ma forse no.