venerdì 17 dicembre 2010

La prova provata (o quasi)

Riunione noiosa che si protrae oltremodo senza risultati di sorta con un susseguirsi di interventi logorroici e inconcludenti. Come occupo il tempo? Ho un liscio e intonso foglio bianco davanti a me, lo rigiro fra le mani e lo piego una volta. Poi due. Poi tre. Mi viene in mente qualcosa che ho letto, se si piega un foglio di carta tot volte lo spessore che ne risulta basterebbe a riempire la distanza tra la terra e la luna e mi ricordo che il tot era davvero basso. Quanto? Voglio provare io stesso. Piego il foglio quattro, poi cinque volte. Ho raggiunto lo spessore di mezzo centimetro (misurato poi con sufficiente cura). Non ce la faccio a piegarlo sei volte ma posso presumere si arrivi a circa un centimetro. Torno al mio pc e butto giù qualche formula. Scopro facilmente che il foglio è spesso circa 0,016 cm, e che se lo piegassi 12 volte supererei i 60 cm (0,016*2^16). Cerco la distanza media terra luna, scopro che è di circa 384.400 km. Quasi la raggiungerei con 41 piegature, la supererei di molto con 42. Ma ora ho il foglio excel pronto, posso divertirmi ancora un po'. Milano Roma con 32 piegature, il Monte Bianco con 25, una palazzina di tre piani con 16 piegature, l'altezza di un bimbo con 13, un libro bello grosso con 9...
Potenza dei numeri.

domenica 12 dicembre 2010

Effetto serra

Ho un pensiero che mi frulla in testa e stavolta non è la coniglietta del paginone centrale di playboy.
Non sono passate nemmeno quarantott'ore da quando ho sentito in radio l'ultima previsione catastrofica sul riscaldamento globale: l'esperto di turno parlava dei cataclismi ai quali ci dovremmo preparare se i ghiacci artici si sciogliessero: isole tropicali e città costiere sommerse dalle acque, ondate migratorie a confronto delle quali gli sbarchi a Lampedusa sembrerebbero gite parrocchiali, carestie e epidemie apocalittiche. Sono particolarmente sensibile a queste tematiche, l'umidità mi dà parecchio disagio e il pensiero di andare al mare a Orvieto non mi fa impazzire.
Ma poi mi sono ricordato di un paio di cosette che ho studiato a scuola. La prima è Archimede (non l'amico di Paperone ma quello del principio omonimo). Secondo quel simpatico vecchietto un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso pari per intensità al peso del volume del liquido spostato. La seconda è che l'acqua è uno dei pochi elementi (o forse l'unico) che allo stato solido occupa più volume rispetto allo stato liquido. Ho sommato i due ricordi e mi sono immaginato un iceberg nel mare. E' vero che una parte (pari a circa il 10%) è emersa, e questo dipende proprio dal fatto che il ghiaccio pesa meno dell'acqua, ma lo stesso ghiaccio sciogliendosi occuperebbe meno volume. Mi pare plausibile prevedere che se un iceberg si scioglie il livello dell'acqua non dovrebbe salire, in quanto occuperebbe esattamente lo stesso volume di liquido che spostava grazie al suo peso.
L'artico è fatto di solo ghiaccio, si tratta di un enorme iceberg, mi pare; voglio dire, non c'è un continente coperto dai ghiacci, come l'Antartide (a parte la Groenlandia, e questo potrebbe sbriciolare tutto il mio ragionamento, ma ormai ho cominciato a scrivere). Quindi se l'Artico si sciogliesse non dovrebbe creare tutto questo casino, o no? Chiedo lumi ai miei lettori, che già mi hanno aperto visioni su mondi multidimensionali ineplorati.
Ovvio che se si sciogliesse il ghiaccio che ricopre L'Antartide il problema sarebbe diverso. Inoltre credo di non aver pienamente valutato il problema della diminuzione della salinità degli oceani, ma questo non mi ricorda niente che io abbia studiato a scuola.

sabato 4 dicembre 2010

Dx e Sx

Immaginatevi di fronte ad uno specchio. La testa è in su sia nel vostro corpo reale che nell'immagine di esso riprodotta dallo specchio, giusto? E i piedi sono in basso su entrambi i corpi, quello reale e quello riflesso. Ma la destra è in realtà la sinistra e viceversa. L'immagine allo specchio conserva le posizioni relative di alto e basso, ma scambia tra loro quelle di destra e sinistra. Quantomeno strano, vero?
In fine dei conti quello dello specchio è uno pseudoparadosso facilmente decifrabile, ma è indiscutibile che destra e sinistra non sono poi direzioni così ovvie, o perlomeno non per tutti. Io, ad esempio, appartengo a quella fetta di popolazione che non ha un concetto di dx e sx automatico; voglio dire, quando per la strada mi chiedono una indicazione, prima di rivelare al malcapitato la mia immagine mentale di dov'è via delle Coppelle devo ragionarci parecchio: "al semaforo gira a des..., no sinis... aspetta, quando scrivo la mano che tiene la penna è..." ...davvero umiliante ammetterlo, ma ragiono proprio così.
Credo che il mancato automatismo dipenda un po' da cosa in realtà queste direzioni (alto, basso, destra, sinistra) significano. Basso è verso il centro della terra, la direzione verso cui tira la forza di gravità, e per l'essere umano la forza di gravità ha davvero un significato reale, assoluto, ci siamo evoluti in sua compagnia, impossibile separarcene. Alto è l'esatto contrario, è la direzione verso la quale è difficile andare: gli uccelli vanno in alto (o almeno alcuni, soprattutto i più giovani...), i sassi lanciati anche, prima di cadere: anche l'alto è una direzione assoluta, difficile sbagliare. Ma la destra cos'è in realtà? L'est? beh, non proprio, almeno non sempre. L'est quando sono all'equatore e guardo il polo nord? un po' complicato da tenere a mente, e poi troppo relativo. L'unico modo per distinguere dx e sx è in maniera relativa al corpo umano, c'è poco da fare.
L'inconsistenza del concetto di dx e sx nell'essere umano sarà legato al fatto che la simmetria bilaterale è così importante nel mondo animale, anzi è uno dei principali elementi che permettono di distinguere un animale da una cosa inanimata (una conchiglia da un sasso ad esempio)? Non lo so.
Fatto sta che per me è più facile distinguere stalattiti e stalagmiti che non destra e sinistra.
Accetto dai miei eruditi lettori indicazioni prive di riferimenti politici che mi permettano di distinguere destra e sinistra in maniera assoluta e non relativa al mio corpo.
Tanto vi dovevo.

venerdì 3 dicembre 2010

Crittografia e numeri primi

Mettiamo che A volesse mandare un messaggio B essendo sicuro che solo B potrà leggerlo, nessun altro.

Metodo classico.
A scrive il suo messaggio segreto su un biglietto, lo mette in una scatola di ferro e chiude il tutto con un lucchetto di cui solo lui ha la chiave; poi spedisce la scatola a B. Quest'ultimo, una volta ricevuto lo scrigno, aggiunge alla serratura della scatola un secondo lucchetto, di cui solo lui ha la chiave, e rimanda ad A la scatola chiusa con i due lucchetti. A aspetta la consegna della scatola, toglie il suo lucchetto e rimanda di nuovo la scatola a B che può aprire il suo lucchetto con la chiave in suo possesso e finalmente leggere il biglietto. Nessuno dei due ha mai utilizzato la chiave dell'altro.

Metodo moderno.
Premessa 1: il teorema fondamentale dell'aritmetica afferma che ogni numero e scomponibile nel prodotto di due o più numeri primi.
Premessa 2: è molto facile per un calcolatore moltiplicare due o più numeri, anche se di parecchie cifre. E' invece molto più difficile scomporre un numero molto grande in fattori primi. Moltiplicare due numeri di cento cifre e ottenerne uno di duecento per un computer è immediato, mentre per l'operazione inversa (trovare quali sono i due numeri primi che moltiplicati danno come prodotto quel particolare numero di duecento cifre) un potentissimo computer potrebbe impiegare secoli.

Se A vuole mandare un messaggio segreto a B deve innanzitutto trasformarlo in un numero a parecchie cifre, chiamiamolo N; poi deve moltiplicarlo per un suo personale numero primo M (anche questo più grande è, meglio è); il prodotto N*M lo manda a B; costui riceve N*M e lo moltiplica per un suo personale (e grande) numero primo T, ottenendo N*M*T, e restituisce il risultato ad A. A divide N*M*T per il suo numero segreto M (lo stesso utilizzato prima), ottiene N*T e lo comunica a B, che a questo punto non fa altro che dividere N*T per il suo numero segreto T e ottiene N, che è il messaggio. Se qualche malintenzionato nel frattempo intercetta il messaggio e vuole ottenere N partendo da N*M, o da N*T o peggio da N*M*T, si scontra inevitabilmente con le difficoltà esposte nella Premessa 2.
Semplice e geniale. E' proprio quest'ultimo il metodo utilizzato oggigiorno in parecchi sistemi di crittografia, ad esempio per rendere sicuro l'utilizzo delle carte di credito sui siti di e-commerce, alla faccia di chi continua a dire che la matematica pura e la teoria dei numeri non hanno applicazioni concrete.

Ora vado, devo cercare un numero primo bello grosso e ficcarci sotto il mio libretto postale.

lunedì 29 novembre 2010

Segnalazione video #2

Pare scontato parlare del programma di Fazio e Saviano e consigliarne la visione, oltre ad essere troppo tardi visto che sta quasi finendo l'ultima puntata. Solo una cosa vorrei sottolineare, suggeritami da pdb qualche giorno fa: come cazzo hanno fatto a riunire in quattro puntate tutto quello che io considero il meglio della cultura e dello spettacolo in italia (da francesco de gregori a dario fo, da silvio orlando a roberto benigni, da antonio albanese a milena gabanelli)? C'è gente che non si vede spesso in televisione, che non ama esporsi e rispondere alle solite domande o sentire i soliti convenevoli. Gente che ha visto nella trasmissione l'occasione per dire

Potevo fare a meno di scrivere il post, ma mezz'ora fa ho visto e sentito durante la trasmissione l'inedito di daniele silvestri e non ho resistito.

lunedì 22 novembre 2010

Segnalazione video

Vorrei segnalare alla mia folta platea un programma televisivo che ho visto ultimamente e che svetta prepotentemente tra le varie offerte della tv italiana pubblica e non. Senz'altro qualcuno dei miei lettori starà pensando "ecco che parla di report", qualche altro dirà "ora ci propina saviano e fazio", qualche altro ancora... vabbè lasciamo perdere sennò ci dilunghiamo troppo.
Sabato sera su raitre c'è "e se domani", programma di varia scientificità condotto da Alex Zanardi. E' davvero un programma peculiare per essere proposto sabato in prima serata, seppur su raitre. Argomenti tipo: ricerca sulle staminali embrionali, vita ad impatto zero, caducità dei supporti di memoria, ultime ricerche sulla plastica biodegradabile... Non ci sono ospiti famosi, può capitare che il più vip di tutti sia Mauro Pelaschier, timoniere di Azzurra nell'83; in maggioranza sono professori universitari titolatissimi a discutere degli argomenti in scaletta ma sconosciuti ai più. Gli argomenti sono interessanti e affrontati con snellezza e obbiettività, senza pedanteria. E poi il conduttore. All'inizio non si capisce cosa ci faccia lì, non è un volto noto, qualcuno ne ricorda appena il nome collegandolo ad uno spettacolare incidente in pista, ha un evidente difetto di pronuncia, sta in piedi appoggiato ad un bastone (ha entrambe le gambe amputate sopra al ginocchio e indossa le protesi), non è nemmeno particolarmente bello. Però ha un sorriso vero e familiare e crede in quello che dice.
Il programma fila via liscio ed accattivante, si fa seguire con interesse senza raccontare di ufo o di presunti miracoli, come altre trasmissioni pseudo scientifiche hanno necessità di fare (per chi non capisse il velato riferimento parlo di quella schifezza di voyager).
Un programma così mancava proprio, ed è fatto davvero bene, lo consiglio a tutti i miei numerosi fans (il plurale sono sicuro di potermelo permettere, e l'aggettivo numerosi anche).

sabato 20 novembre 2010

Raccolta Differenziata

Napoli, giovedì 18 novembre. A questa città e ai suoi abitanti sono legato da un sentimento contrastante, fin da quando da piccolo venivo per visitare i parecchi parenti. Ne ho sempre apprezzato il senso dell'umorismo, la capacità di godere dei piccoli piaceri, l'empatia con i simili, ne ho sempre odiato l'arroganza, il pressapochismo e la totale mancanza di senso civico.
Intanto il tassista con cui sto chiacchierando scansa un altro cumulo di mondezza.
Mi racconta che a Casoria, dove abita, il comune si è organizzato per la raccolta differenziata, plastica, metallo, vetro e carta nei cassonetti colorati e umido nei punti di raccolta due volte a settimana. I bambini stanno imparando, per ora è un gioco di cui si parla anche a scuola, poi diventerà un'abitudine. Per le generazioni più vecchie sarà dura scardinare decenni di scarso senso civico, ma bisogna pur iniziare. Per ora pare che funzioni, la cittadina di Casoria è più pulita.
Funzionerebbe anche a Napoli e nei comuni più degradati? La raccolta differenziata trainata da un minimo di organizzazione e soprattutto da una maggiore educazione civica può bastare da sola a pulire la città? Forse è un po' troppo ottimistico, ma non ci potrebbe essere addirittura una rinascita di queste zone guidata dalla raccolta differenziata? Un ragazzino che butta il sacchetto dell'umido il giorno giusto all'ora giusta fa un sacrificio personale per la cura dell'ambiente in cui vive; con quel gesto, impara a rifiutare insieme alla sporcizia anche il disordine, l'inciviltà e il menefreghismo; e questo non è forse un primo e fondamentale passo verso il rifiuto dell'illegalità, della criminalità e della camorra quando sarà adulto?
Basterebbe forse lo spazio di una generazione per ottenere un effetto dirompente, che dal sacchetto arriva ad un senso della civiltà e della legalità completo.
Forse la crisi della mondezza è un'occasione per ripartire: come diceva il poeta "dal letame nascono i fior".
Un post buttato lì di getto, forse un po' retorico, ma tant'è.

mercoledì 17 novembre 2010

Dilemma #5 ovvero Election Day #3 - Compagni di scuola

Franco: Eh no, adesso tocca a me fare una digressione prima di continuare la storia delle elezioni. Sai cosa è successo al mio amico Luigi?
Gianni: Di nuovo Luigi? Accidenti, cosa gli è capitato?
F: In questo periodo non ha lavoro, quindi ha accettato di partecipare ad un esperimento che sta facendo il prof. Wolfstadter all'Università di Urbino.
G: Di che si tratta?
F: Lo hanno chiuso in uno stanzino con un pulsante rosso. Gli hanno detto che come lui erano stati contattati quindici tra i suoi ex compagni di liceo, anche se non gli hanno detto i nomi. Anche loro erano in quel momento ognuno in uno stanzino con un pulsante e anche a loro stavano comunicando le stesse istruzioni. In pratica si trattava di decidere se premere o no il pulsante rosso. Ognuno aveva venti minuti per decidere, e poi allo scadere del tempo aveva dieci secondi per premere o non premere il bottone. Chiunque lo avesse premuto avrebbe guadagnato cento euro, in caso contrario non avrebbe guadagnato nulla.
G: Beh, mi pare un lavoretto facile e sicuro...
F: Aspetta, lasciami finire. Se nessuno, dico nessuno, dei quindici ex compagni di scuola avesse premuto il bottone, ognuno di loro avrebbe guadagnato mille euro.
G: Mmh, la cosa si complica ma diventa più interessante. Sembra semplice immaginare un tacito accordo e un ricco premio per tutti, ma la pura razionalità dell'azione è una chimera che sopravvive solo nei modelli economici.
F: Già, immagina i pensieri di Luigi in quei venti minuti: "se i miei quindici ex compagni di scuola sono razionali nessuno di loro premerà il pulsante, e non sarò certo io a rovinare il gioco: possiamo sbancare l'università, fregare tutti con il nostro implicito accordo e guadagnare mille euro a testa... certo che se tra loro c'è quel coglione di Marco o quell'oca di Vittoria le cose non sono così semplici, sicuramente penseranno che qualcuno potrebbe cedere e, con il loro modo di ragionare bieco e ottuso, sono sicuro che non si fiderebbero degli altri, vorrebbero portare a casa almeno cento euro e premerebbero il pulsante mandando in malora tutto e lasciando gli altri in mutande... e anche io almeno cento euro li voglio scroccare, mi fanno comodo... quindi quasi quasi vale la pena premere il pulsante e prendere la sicurezza dei cento contro il rischio dei mille..." e così il semplice ragionamento lineare si riempie di dubbi irrazionali e di decisioni ancora più irrazionali che alla fine portano alla catastrofe.
G: 'Azzo di un Luigi... e lui cosa ha fatto?
F: Tu cosa avresti fatto?
G: Avrei lanciato il tallero e mi sarei affidato a bandiera o fica...

sabato 6 novembre 2010

Election Day #2

Gianni: Aspetta, aspetta, prima di sentire come va a finire vorrei capire meglio. Mi pare che il sistema di selezione del candidato che utilizzano i Popolarculisti sia un processo che non premia chi si contraddistingue per caratteristiche diverse dagli altri nel momento iniziale, giusto?
Franco: Beh, il tipo che ha vinto è il più fortunato...
G: Mi spiego meglio: prima di cominciare il torneo di selezione (i 9 gironi eliminatori e la finale di lancio del tallero) il vincitore non aveva nessuna caratteristica diversa dagli altri, nemmeno la fortuna. La sua caratteristica di vincente (e di fortunato) è stata individuata solo per convalida retroattiva: vedo chi vince il torneo (da notare che è necessario che lo vinca qualcuno) e scelgo questo, perchè a conti fatti è stato il più fortunato.
F: Sì, ho capito cosa intendi, all'inizio erano tutti uguali, il vincitore è stato individuato solo ex-post in base al percorso che aveva effettuato in gara. Ma non è così in tutti i tornei?
G: Non proprio. Prendiamo un torneo di tennis: anche lì il vincitore lo individui solo alla fine, ma puoi giustificare la sua vittoria nelle gare con caratteristiche che aveva fin dall'inizio (che so, era il più forte, o il più in forma, o il più allenato su quel tipo di terreno). Nel torneo organizzato dai Popolarculisti la questione è diversa, all'inizio non c'è nessun motivo apparente per cui un candidato dovrebbe imporsi sugli altri. E' un po' come la questione di Eva mitocondriale che ho letto l'altro giorno sul blog di un amico. Anche questa donna la puoi individuare solo ex post, la puoi incoronare Eva mitocondriale solo retroattivamente, a torneo concluso. All'inizio era indistinguibile dalle altre donne, e anche alla fine non riesci a distinguere quale caratteristica ne ha fatto la vincitrice. E' successo e basta. Una doveva esserci. Se non era lei era un'altra. E' un meccanismo algoritmico.
F: Sì, lo sai solo alla fine cosa è successo, solo la vittoria finale giustifica la storia precedente e non il contrario.
G: Un po' come la fortuna di essere vivi. Il fatto di essere vivi è la dimostrazione di un culo pazzesco: presuppone che, da quando esiste la vita su questo pianeta, nessuno dei miei milioni di antenati (mia madre, mia nonna, la mia bisnonna e così indietro fino agli organismi unicellulari che posso considerare miei antenati diretti), dico nessuno di loro è morto prima di avere una progenie. E dire che sono vissuti in tempi difficili! Se consideriamo solo la storia di homo sapiens sono migliaia di generazioni di guerre, carestie, malattie, pericolose battute di caccia, senza parlare degli antenati della nostra specie... A considerarlo adesso è una fortuna inimmaginabile, molto più di vincere un torneo di 10 sfide di testa o croce.
F: Vista da questo lato è davvero straordinario, sembrerebbe sovvertire ogni calcolo delle probabilità, ogni statistica. Però il ragionamento è incontrovertibile. Mi passi un'altra fetta di sacher? E' buonissima...
G:Ok, tu intanto va avanti con la storia delle elezioni su Lostz, com'è che va a finire?

martedì 2 novembre 2010

L'Odissea

Domenica ho visto 2001 Odissea Nello Spazio di Kubrick. Non è stata la prima volta, ma è come se lo fosse stato. Le volte precedenti ero sempre troppo distratto o troppo assonnato o poco predisposto. Ma domenica pioveva, le bimbe giocavano con la madre ed io ero bello arzillo e ricettivo.
Primo tempo. Quelli che le durante le precedenti visioni mi parevano i momenti morti (le scene degli ominidi e la danza delle astronavi) sono diventate le scene topiche del film, quelle più pregne di valenza: mai ho visto in un film messaggi più densi.
Il momento del grande salto evolutivo nella storia di Kubrick è catalizzato da un intervento esterno (la comparsa del monolito), un momento di discontinuità venuto dal cielo (non in senso trascendentale ma extraterrestre, almeno per questa volta). Kubrick utilizza questo stratagemma per individuare con precisione e raccontare il momento clou dell'evoluzione, che viene identificato come l'inizio della coscienza nell'uomo e della capacità di utilizzare utensili.
La seconda volta che il monolito appare è quattro milioni di anni dopo, quando Kubrick identifica il secondo grande salto evolutivo, la nascita della coscienza nei manufatti dell'uomo, nelle macchine elettroniche. La prima macchina a renderlo manifesto è il cervellone elettronico HAL 9000, che si ribella ai propri creatori.
I due momenti hanno altri punti di contatto, primo fra i quali la violenza che viene associata alla presa di coscienza. Il primo atto del nuovo essere cosciente è sempre un atto di violenza, l'ominicidio con l'osso per l'antenato e la ribellione per il computer, con l'uccisione dei quattro astronauti. Non molto ottimista come inizio. Poi l'evoluzione dell'etica (pdb insegna) metterà un freno a ciò, ma l'inizio è questo.
E poi che dire degli effetti  speciali. I movimenti all'interno delle astronavi in assenza di gravità non sono solo verosimili, ma i migliori che io ricordi di aver visto in un film, e in quanto a impatto ricordano le grafiche di escher per il completo sovvertimento della comune percezione delle posizioni relative, stravolte completamente dalla mancanza di gravità. La scena dell'uomo che corre lungo l'anello rotante (credo che ruoti proprio per ricreare una parvenza di attrazione gravitazionale tramite la forza centrifuga) rimanendo sempre dritto è insuperabile.
Secondo tempo. Anche stavolta non ho capito il finale. Chiedo ai miei lettori, entrambi esperti cinefili, di darmi le loro interpretazioni.
Resta in ogni caso un film eccezionale.

lunedì 1 novembre 2010

Marketing

I motori di ricerca funzionano in base alla presenza delle parole cercate all'interno delle pagine che hanno in memoria. Visto che il mio blog langue di visitatori (si lo so, voi due ci siete, ma non vorreste compagnia?) ho pensato di fare un po' di sano marketing, come i supermercati con i prodotti civetta: mettere qualcosa che piace a tutti a poco prezzo per invogliarli ad aprire il blog e poi rifilargli i miei noiosi post.
Ho letto che l'80% delle ricerche sul Web riguarda il sesso, ma poi ho pensato: e no accidenti, ho o non ho una dignità? sarebbe facile infarcire un post di parole ricercatissime come fica tette tettone culo pompino gnocca topa scopata pippa sega gratis per sfruttare a mio favore i pruriti dei visitatori, ma non lo farò mai. Sarebbe semplice far leva sulle fantasie erotiche dell'italiano medio e citare, che so, infermiera sexy studentessa segretaria poliziotta insegnante porno maestra di sesso al cinema zia che inizia ai piaceri della carne ma non mi abbasserò mai a farlo. E per i visitatori stranieri basterebbe nominare le stranote e internazionali tits butt blow job (anche scritto attaccato blowjob) handjob (o hand job) milf cunt pussy fuck ass hardcore cock hot hard boobs xxx rated tutto free download ovviamente ma che blogger sarei? Forse un blogger più letto, ma non per questo migliore.
Ho dei princìpi, io.

mercoledì 27 ottobre 2010

Rinascita

In una delle mie ultime scorribande domenical-mattutine che mi gratifica chiamare allenamenti ho diretto le mie nike vomero sugli argini del tevere a sud di ponte milvio, con l'intenzione di seguire la ciclabile e di esaminarne le condizioni dopo lo smantellamento delle strutture che hanno ospitato l'estate romana (principalmente bancarelle, punti di ristoro e stand vari): mi aspettavo disordine e macerie, monnezza e buche... e li ho trovati.
Ma mi sono anche imbattuto, inaspettatamente quanto inevitabilmente, viste le dimensioni, nel cantiere di un nuovo ponte sul Tevere, in zona Foro Italico, nei pressi di piazza Cadorna, praticamente di fronte all'ostello delle gioventù. L'opera è a buon punto, metà della campata è già al suo posto e i piloni sono pronti, se siete interessati mi riprometto di fare uno stato avanzamento lavori on-line, ma non è questo il punto. Il fatto è che appena ho visto la costruzione ho lanciato un "dai!!!" carico di stupore misto a piacere: sarà stato che il sole stava salendo proprio dietro uno dei piloni, sarà per il luccichio dell'acciaio che si stagliava sul cielo azzurro, ma ne ho goduto.
Più o meno la stessa sensazione che provo quando passo vicino agli scavi delle nuove linee della metro, o quando dalla finestra dell'ufficio guardo il mega cantiere della nuvola di fuksas all'eur. E' l'abbandono e la desolazione che fa spazio al nuovo e al progresso. E' l'entropia che si arrende alla mia città che si rinnova. E' il secondo principio della termodinamica che fa, seppur temporaneamente, un passo indietro di fronte all'evoluzione dell'organismo sociale chiamato metropoli.
 

domenica 17 ottobre 2010

Election Day #1

E' giorno di elezioni nella repubblica di Lostz.
Come ogni anno da secoli, si fronteggiano i due partiti che aspirano a governare il ricco paese. Ma qui non ci sono campagne elettorali, i comizi per convincere gli ultimi elettori sono privi di senso, le strategie di lottizzazione una inutile perdita di tempo. La decisione su chi sarà il presidente assoluto del paese per un intero anno si decide infatti con il lancio di una moneta, testa o croce. (Sebbene a Lostz la moneta ufficiale, il tallero lostziano, non rechi sulle due facce una testa e una croce, come del resto nessuna moneta che io conosca, ma da un lato una bandiera, simbolo di unità nazionale, e dall'altro una fica, che qualcuno dice sia simbolo di fertilità, ma in realtà era stata scelta da un presidente buontempone mezzo secolo addietro, anche lui vincitore di un sudatissimo lancio di moneta, eppoi è rimasta così). La legge elettorale di Lostz non è così biasimabile come sembrerebbe a prima vista, è una legge come un'altra, nè migliore nè peggiore di quella, che sò, italiana.
Quest'anno i due partiti in lizza, i Demomaterialisti e i Popolarculisti, sono agguerritissimi e si preparano alla sfida con nuove tattiche. Ognuno sceglie come meglio può il suo candidato, il campione che nel grande giorno si batterà per il potere.
I Demomaterialisti hanno utilizzato tutti i fondi raccolti con i contributi all'editoria (anche a Lostz...) e le offerte dei sostenitori per promuovere un approfondito studio sulla teoria e la dinamica del lancio del tallero. Hanno scelto come candidato il prof. Giakìus, famoso fisico delle particelle che vanta anche una collaborazione con l'Università di Urbino, che ha studiato a fondo la composizione del tallero che sarà utilizzato per la sfida, il Magnifico Tallero Antico; ora conosce la disposizione di ogni singolo atomo di nickel e ha inserito tutti i dati nel cervellone elettronico del partito; inoltre quel giorno il partito si affiderà ai migliori meteorologi del paese per valutare i venti dominanti, l'umidità dell'aria, la temperatura, la pressione atmosferica, le eventuali scoregge della giuria, e metterà anche questi dati nel supercomputer per prevedere come la moneta sarà influenzata dall'attrito con gli elementi e su quale faccia avrà più probabilità di cadere, bandiera o fica. I Demomaterialisti sono fatti così, loro si fidano solo di quello che vedono e che possono studiare con un serio approccio scientifico.
I Popolarculisti si affidano ad un metodo profondamente diverso. Cercano il più fortunato tra i notabili di partito e si affidano completamente al suo culo. Ma vogliono davvero il più fortunato. Solo chi vincerà 10 gare di bandiera o fica consecutive avrà l'onore di partecipare alla sfida dell'anno per governare il paese. E mi pare una bella prova: c'è solo una probabilità su 1024 (un mezzo elevato alla decima) di vincere per 10 volte di seguito, e questo sembra sufficiente come dimostrazione di culo. E' come prendere l'unico asso di cuori in un enorme mazzo tra più di mille due di picche...
Loro procedono così: selezionano 1024 partecipanti tra i più promettenti funzionari del partito e li fanno sfidare a coppie in 512 gare. Un giudice assegna ad uno sfidante la bandiera e all'altro la fica (intesa come faccia della moneta, con decenza parlando) e poi lancia la moneta. I vincitori delle 512 gare si batteranno poi in altre 256 sfide, e poi i vincitori in altre 128, eppoi in 64, fino ad arrivare ai quarti, alle semifinali e alla finale. Il vincitore della finale avrà quindi vinto necessariamente 10 volte consecutive e sarà il più adatto alla sfida. I Popolarculisti sono fatti così, loro vogliono provarle le cose, non si affidano al caso, sono giocatori seri. Alcuni sostenitori hanno provato a far notare che in questo modo di procedere è lo stesso meccanismo del torneo che porta per forza ad un vincitore e che presi 1024 sfigati comunque uno di loro vincerà le 10 gare, non ci sono dubbi... ma il partito ha ormai deciso.
I due campioni sono pronti alla sfida, il candidato dei Demomaterialisti, il prof. Giackìus, ha passato tutta la notte tra aggiornamenti meteo, lettura delle ultime pubblicazioni sulla teoria della dinamica quantistica e informazioni sottobanco sulla dieta dei giurati, ha le occhiaie ma crede nelle sue possibilità; il candidato dei Popolarculisti, Franz Rigurgito, assessore al traffico dallo stomaco debole e vincitore della dura selezione, ha passato la notte con le concubine di Partito che facevano parte del primo premio del torneo di lancio della moneta appena vinto, anche lui ha le occhiaie (meglio le sue!), anche lui crede nelle sue carte.
Il Gran Ciambellano è pronto con il Magnifico Tallero Antico, tutte le televisioni della repubblica sono collegate in diretta, l'intera nazione attende il momento cruciale.

martedì 12 ottobre 2010

Eva mitocondriale

Nelle cellule eucariotiche, a differenza di quelle procariotiche (tipo i batteri), sono presenti i mitocondri, organuli che assolvono principalmente alla produzione di energia (sotto forma di ATP). I mitocondri sono semiautonomi, con un loro metabolismo e un loro corredo genetico (vero e proprio DNA) completamente indipendente da quello della cellula madre. I mitocondri con ogni probabilità erano in origine cellule indipendenti, batteri che vivevano come parassiti delle cellule eucariotiche e che poi, nel corso dell'evoluzione, si sono legate ad esse in un rapporto simbiotico. Ne consegue che nelle nostre cellule ci portiamo dietro, oltre al DNA dal quale deriva il nostro fenotipo, suddiviso nei famosi 46 cromosomi che si studiano a scuola, anche un DNA mitocondriale, più semplice ma pur sempre DNA. Altra cosa da tenere a mente: il DNA mitocondriale discende esclusivamente per via materna: quindi tutto il DNA contenuto nei mitocondri delle nostre cellule (siamo noi maschi o femmine) deriva da quello di nostra madre e non si combina, come quello cellulare, con il DNA dello spermatozoo del padre.
Tutto questo pippone iniziale è solo per introdurre un processo logico astratto ma dai risvolti concretamente affascinanti: chiamiamo A l'insieme di tutti gli abitanti della terra vivi in questo momento. Ognuno di loro avrà pure una madre da qualche parte, no? O almeno l'avrà avuta... ebbene, chiamiamo B l'insieme di tutte le loro madri. Questo insieme B ha alcune caratteristiche. Innanzitutto è formato da sole femmine e, in secondo luogo, B è sicuramente minore di A, perchè ci saranno alcune madri che hanno più di un figlio. Chiamiamo poi C l'insieme di tutte le madri di B: anche questo, oltre ad essere composto di sole donne, sarà minore del precedente B. Se continuiamo oltre (D, E, F...) otterremmo insiemi sempre minori, tutti di sole donne, fino ad arrivare ad un insieme composto da una sola donna, l'antenata comune a tutti gli esseri umani esistenti oggi. Gli studiosi di biologia chiamano questa donna "Eva mitocondriale", perché è la più recente antenata comune a tutti gli esseri viventi. Certo non sarà stata, come l'Eva biblica, la prima donna sulla terra, avrà avuto anche lei una mamma e una nonna, ma per qualche strano caso è il punto di incrocio più vicino dal quale discende tutto il DNA contenuto nei mitocondri di tutte le persone oggi viventi. Abbiamo tutti nelle nostre cellule l'impronta di questa iper-riproduttrice (è per questo che si dice "porca eva", contrazione del più lungo ma ormai desueto "porca eva mitocondriale").
Attraverso un'analisi delle differenze del DNA mitocondriale degli attuali abitanti del globo (quanto il mio è differente da quello di un aborigeno australiano, di un sardo o di una lappone) e un confronto con la variazione media annua dello stesso DNA, si è stabilita più o meno l'epoca nella quale la nostra nonnina Eva è vissuta e la sua terra d'origine (pare sia vissuta in Africa circa 150.000 anni fa).
Ho finito cari lettori, mi pareva una cosa fica e volevo condividerla con voi due.

venerdì 24 settembre 2010

Uno scimpanzè in casa

Sto leggendo. Forse per questo non scrivo. O faccio bene una cosa o male l'altra.
Tra i vari libri che ho sul comodino quello con lo stato di lettura più avanzato è "Il Terzo Scimpanzè", di Jared Diamond (ha scritto anche il famoso "Armi, Acciaio e Malattie").
Nella prima parte tratta della somiglianza dell'essere umano con le altre specie animali alle quali è più o meno imparentato, ed evidenzia l'estrema vicinanza di caratteristiche che si credevano esclusivamente umane a comportamenti osservabili in altre specie: in fondo più del 98% del patrimonio genetico di homo sapiens è esattamente identico a quello dello scimpanzè comune, e percentuali via via di poco inferiori lo accomunano ai gorilla, ai topi, agli elefanti, ai delfini.
Tra i caratteri che distinguono homo sapiens dalle altre specie animali spesso vengono in mente il linguaggio, l'oganizzazione sociale e la capacità di fare arte e di uccidere non per fame ma per odio.
Il linguaggio? Ebbene, il cercopiteco verde è una bertuccia africana che grazie al fatto che vive in un territorio molto circoscritto è stato possibile studiare allo stato selvatico con microfoni e telecamere fisse. Si è scoperto che ha un linguaggio fatto di bassi grugniti e alte grida, che distingue almeno una decina di parole/concetti differenti e che questo linguaggio è parlato e compreso da tutti i componenti del gruppo. Le scimmie antropomorfe più evolute e i cetacei in libertà non sono ancora stati analizzati con tale dovizia di particolari (in mare i microfoni dove li piazzi?) ma ci si aspettano vocabolari ancora più ricchi e articolati.
L'organizzazione sociale? Gli insetti sociali (formiche, termiti e api in primis) si avvalgono di una precisa e complessa suddivisione dei compiti.
L'arte fine a se stessa (per distinguerla da quella a fini di accoppiamento)? Gli elefanti per ingannare il tempo disegnano nella terra con bastoncini che reggono con la proboscide; lo fanno anche su tela se qualcuno gliela dà e i quadri di Siri, una elefantessa, sono stati scambiati per opere umane da critici d'arte e poi esposte e vendute a caro prezzo.
La capacità di uccidere non per fame? Sono stati documentati decine di attacchi di gruppi di scimpanzè a esemplari rivali, attacchi premeditati, spesso in gruppo contro singoli, senza altro apparente motivo che quello di uccidere per odio xenofobico.
Riassumendo, molte delle caratteristiche che si credono proprie della nostra specie esistono, seppur in embrione, in altre specie animali; o, se la vediamo dal punto di vista opposto, molti dei comportamenti propri di specie animali diverse dall'uomo permangono, seppur aumentate in complessità o modificate nell'intensità, nel pool genico umano, plasmandone in modo irreversibile l'azione e il pensiero. C'è una sorta di ponte di collegamento tra comportamenti umani e animali.
Il libro poi prosegue con un'analisi delle ragioni per le quali uno qualsiasi tra i tanti mammiferi di grossa taglia è riuscito a diffondersi praticamente in tutti gli habitat del pianeta e a moltiplicarsi fino a raggiungere i 6 miliardi di individui, a discapito delle altre specie. Interessante.

Non so quale sia stato il collegamento avvenuto nelle mie sinapsi (anche se forse lo immagino...), ma la prima parte del libro mi ha fatto venire in mente i bambini.
Credo che la condizione umana più simile allo stato animale, la parte del ponte più vicina alla sponda dove risiedono le altre specie, sia l'infanzia.
I cuccioli dell'homo sapiens (parlo dell'età compresa tra i la nascita e i 3-4 anni, dopo intervengono altri meccanismi) sono sempre all'erta per captare un segnale, un accenno, una debolezza e infilarvisi dentro per approfittarne. Sono egoisti puri, come i gatti domestici e come gli animali in genere (a parte casi particolarissimi) e non conoscono altruismo o generosità se non ne intravedono un immediato guadagno.
Possiedono un linguaggio poco più articolato di quello dei cercopitechi verdi e, se crediamo al Moretti di "chi parla male pensa male", hanno sicuramente un processo mentale e logico al massimo elementare. Sono esseri tutto istinto e percepiscono nella maggioranza delle situazioni solo i meccanismi causa-effetto basilari (piango -> viene mamma).
Non hanno nessuna nozione di organizzazione sociale, o comunque ne hanno meno delle formiche: tutto è incentrato su di loro e sulle loro esigenze.
Non hanno morale, potrebbero uccidere per un giocattolo rubato se si desse loro l'arma giusta al momento giusto.
Ma, grazie all'evoluzione per selezione naturale, sono diventati gradevoli all'occhio degli adulti, che altrimenti se ne sarebbero sbarazzati molto più frequentemente di quanto hanno in realtà fatto. Il loro pianto si è evoluto per coprire frequenze insopportabili all'orecchio dell'uomo (e della donna!), che farebbe di tutto per farlo smettere. E gli adulti, da canto loro, per garantire la sopravvivenza del proprio corredo genetico, hanno dovuto sviluppare un sentimento di tenerezza e protezione verso questi piccoletti nati per prenderci per il culo, protezione che in alcuni casi può protrarsi ben oltre i trent'anni.
Conclusione? Nulla, mi adeguo a quanto deciso dalla natura in milioni di anni. E subisco.

Nota a margine: proprio oggi, mentre ero in metro per tornare dal lavoro e leggevo le ultime pagine del libro, ho notato che l'omino di fronte a me mi scrutava curioso; dopo un po', indicando il libro che avevo in mano, mi ha rivolto una frase smozzicata in inglese, che non ho compreso. Io mi sono lanciato in una arzigogolata quanto sconnessa descrizione dell'argomento trattato da Diamond in un improbabile idioma che ricordava solo molto alla lontana quello di Shakespeare... ho cominciato a sudare, ma ormai era una sfida con me stesso, dovevo rendere edotto lo straniero, che a sua volta mi rispondeva in un inglese anche più stentato del mio; ad un certo punto, incuriosito dall'accento non proprio di oxford del mio interlucutore, ho sparato un sempreverde "uerariufrom"? E lui "itali"... Io, esausto, mi sono accasciato sul sedile a fianco a lui, sedile che nel frattempo era stato abbandonato dalla filippina che lo occupava, probabilmente infastidita dall'omicidio glottologico al quale era costretta ad assistere, e gli dico "ma perchè parliamo in inglese?", "boh". Continuiamo la chiacchierata in romanesco, aveva un marcato difetto di pronuncia, masticava le parole prima di sputarle, e mi ha confessato che il suo esordio, che io avevo scambiato per una domanda in inglese, era solo un "somiglia al pischello di mia figlia Sharon"...era riferito allo scimpanzè con fare pensoso ritratto in copertina...beh, non è andata proprio così ma nemmeno in maniera troppo differente.


segnalo un blog molto divertente:
http://profetaincerto.altervista.org/

martedì 13 luglio 2010

Dilemma #4 - "Play and Run" o "Plain Run"

Ore 23.00 di un lunedì qualunque. Franco entra in un bar di Via degli Etruschi e trova Gianni solo al bancone che chiacchiera con il barista.

Franco: Gianni! Non pensavo di trovarti qua. Anzi, non pensavo nemmeno esistesse questo posto.
Gianni: Oh, Franco. A dire il vero nemmeno io. Stavo andando a dormire ma ho sentito uno strano impulso, una spinta che mi ha costretto a rimettermi le scarpe ed uscire di casa. Come se una voce, anzi un gruppo di voci reclamassero la mia presenza qui. Se non fossi certo che è impossibile direi che i miei fans mi hanno reclamato a grande richiesta.
F: E' successa la stessa cosa a me. Non so a chi possa interessare ma è come se qualcuno ci rivolesse insieme. Il problema è che non so perchè... di che stavi parlando prima che entrassi?
G: Mah, del più e del meno. Il barista mi diceva che è un appassionato di calcetto, il giovedì sera si incontra con gli amici per la solita partitina.
F: Anch'io adoro fare sport, calcio e tennis soprattutto, ma da giovane giocavo anche a basket. Lo sport è insostituibile, ti tiene in forma e la parte competitiva è sempre stimolante.
G: Certo. Mi hai parlato però di sport in cui la componente ludica è predominante (guarda caso c'è sempre una palla di mezzo)...
F: E per forza! Già lo sport è fatica, se non ci metti il gioco che senso ha? Io per esempio non concepisco quelli che corrono giusto per correre, o che fanno vasche su vasche in piscina così, senza uno scopo. Lo sport è gioco, confronto con gli altri, anche competizione, critica al compagno di squadra, sfottò all'avversario, e poi spogliatoio con annesse battutacce pesanti su squadre di serie A e su attricette di serie B.
G: Non so, questa cosa dello sport indissolubilmente legato al gioco e al casino, allo spirito di squadra e al cameratismo non mi ha mai convinto del tutto. E' vero che alcuni aspetti della disciplina sportiva vengono esaltati dal gruppo, come la lealtà verso il compagno, il rispetto delle regole, il controllo dell'aggressività, il servizio alla squadra. Ma lo sport è anche altro. Io ad esempio adoro correre la mattina presto, soprattutto nei freddi mesi invernali. Scendere in strada quando è ancora buio pesto, e le uniche anime per strada sono i gattari e un muratore dell'est che aspetta il primo autobus ha un fascino del tutto particolare. Man mano che ti riscaldi cominci a sentire il battito del tuo cuore che aumenta il ritmo, e senti che quell'accelerare è completamente in armonia con tutto il resto del corpo, con l'affaticamento dei muscoli, con il ritmo del respiro, con lo svuotarsi della mente. Percepisci che in quel momento correre è proprio quello che devi fare, il tuo presente irrinunciabile, e sei completamente immerso in questo, senza distrazioni, senza rimpianti o rimorsi, solo pura corsa... queste sensazioni fanno parte dello sport, e non riesci a sentirle in mezzo agli incitamenti dei compagni, alla concentrazione sulle regole del gioco o sul risultato della partita.
F: Ammazza che rottura di palle, non riuscirei a resistere nemmeno cinque minuti... eppoi completamente solo... no, non fa per me
G: Mah, dovresti provare, magari ti accorgi che non riesci più a farne a meno...

 

domenica 4 luglio 2010

La Signora Auditel

Ieri sera cercavo tra i miei appunti di viaggio del '98 le coordinate per raggiungere un posto che volevo consigliare ad Emanuele e Giulia, attualmente in viaggio di nozze negli States (l'ho trovato, Utah, statale 89 South verso l'Arizona, poco dopo il Paria River c'è una strada sterrata sulla sinistra che in 5 miglia porta al Paria Movie Set, tipico villaggio stile Western dove hanno girato parecchi film negli anni sessanta, superconsigliato arrivarci al tramonto. I miei apputi di viaggio del '98 erano molto dettagliati).
Sfogliando quel vecchio taccuino ad un tratto ho incrociato una riga scritta di traverso, diceva "Perchè la famiglia auditel decide cosa devo vedere?". Mi è subito balzata davanti agli occhi una scena, probabilmente la stessa a cui pensavo dodici anni fa mentre scrivevo quella frase: una donnetta sulla cinquantina con un abito dozzinale a fiori in un caldo Sabato pomeriggio di Luglio che accende distrattamente la TV mentre altrettanto distrattamente gira una minestra sul fuoco. Il programma che ha scelto le fa compagnia mentre ciabatta per casa, ogni tanto si ferma a guardare se l'attricetta di turno ha la cellulite o se il belloccio che l'accompagna è quello dell'ultima edizione del GF. Parrebbe che una scena così non debba avere nulla a che vedere con la mia vita, la signora non la conosco neppure e io quel Sabato sono al mare con la famiglia. E invece guarda caso la signora pochi anni prima è stata selezionata insieme ad altre 5.162 famiglie che, in cambio di un frullatore o di un fornetto elettrico da pochi euro all'anno, accettano di farsi montare sul televisore un apparecchietto "rivela canale". E' una delle famiglie Auditel. Se lei vede un programma, la pseudo-statistica sulla quale si basa il meccanismo decide che 300.000 italiani guardano lo stesso programma. E, di conseguenza, un gesto svogliato della signora decide i costi pubblicitari, i compensi dei conduttori, i palinsesti, persino l'esistenza dei programmi.
Cosa si può immaginare di meno democratico e giusto? Stiamo parlando della televisione, il più potente mezzo di diffusione culturale degli ultimi sessanta anni, la scatola magica che rende famoso un cazzone qualsiasi e dopo poco lo riduce al nulla, il salotto pubblico dove si diffondono notizie scelte con cura e si decidono le sorti politiche del paese. Non è roba da nulla. E tutto è deciso dalla signora con il vestito a fiori, lei mi rappresenta. Vado a vomitare.

martedì 22 giugno 2010

Come volevasi dimostrare

C'è una bellissima dimostrazione matematica attribuita ad Euclide e portata sempre ad esempio, per la sua semplicità ed eleganza, come una delle massime espressioni delle capacità logiche umane. Si tratta della dimostrazione dell'esistenza di infiniti numeri primi. Fa più o meno così:
Si supponga che i numeri primi non siano infiniti ma finiti, e che siano 2, 3, 5, 7... fino a UNP (Ultimo Numero Primo) che sarebbe il numero primo più grande. Ora immaginiamo il numero A risultante dal prodotto di tutti i numeri primi, quindi A=2x3x5x7x........xUNP, e aggiungiamoci 1, ottenendo A+1. Quest'ultimo numero, A+1, non è divisibile per 2, perchè otterremmo come risultato il numero 3x5x7x....xUNP con il resto di 1. Per lo stesso motivo non è divisibile nemmeno per 3, oper 5 o per 7, o per UNP, in quanto il resto sarà sempre 1. Quindi A+1 è primo, ed è più grande di UNP che è solo uno dei suoi fattori. Quindi esiste sempre un numero primo più grande e i numeri primi sono infiniti.
Bella, no? La dimostrazione mi è tornata alla mente qualche giorno fa quando mia figlia di cinque anni, durante una delle nostre chiacchierate mattutine, mi ha chiesto candidamente: Papà, ma esistono i miliardi di miliardi di miliardi? Sì. E i miliardoni? No. Ma come, se esistono i miliardi di miliardi di miliardi esistono anche i miliardoni, che sono meno. Come volevasi dimostrare. Semplice ed elegante.


mercoledì 16 giugno 2010

Pausa pranzo

Decidere cosa è meglio mangiare pare sia diventata una delle imprese più difficili da portare a termine, oltre che una delle questioni più dibattute sulla stampa specializzata e popolare.
Basta aprire un qualsiasi giornale o rivista per imbattersi nell'ultima ricerca dell'università del Montana che arriva a conclusioni di solito diametralmente opposte a quello che era stato sbandierato la settimana prima dall'OMS.
Una volta il colpevole di tutte le nostre sventure (obesità, malattie cardiovascolari, problemi di erezione, tristezza congenita, alito ruvido, caccola facile) pare essere il sale. Che culo, basta eliminarlo e mi sentirò un toro. Qualche giorno dopo il sale va bene, l'importante è che non si bevano troppi alcolici e andarci piano con il cioccolato. Ma poi gli ultimi test accertano che un giorno di digiuno e clisteri alternato ad uno di sola frutta e verdura dà risultati portentosi, e che il cioccolato fa bene all'amore.
Negli anni settanta in USA si fece una larghissima campagna contro i grassi animali, unici ed assoluti colpevoli dei malanni di sovranutrizione dell'occidente industrializzato. E allora tutti i produttori si rivolsero alla creazione in laboratorio di solidi simili al burro ma senza grassi animali, e lanciarono in grande stile la margarina a base di grassi vegetali idrogenati. Gli americani erano contentissini di poter mangiare più sano e si abboffarono di margarina. Poi si scoprì che il rimedio era peggio del male. Dopo qualche anno gli zuccheri e i carboidrati in genere, soprattutto se raffinati, divennero il male personificato, e allora via alle fibre integrali e alle proteine. E di consigli di nutrizione come questi ne abbiamo visti a bizzeffe.
Ora la figata massima paiono essere gli omega 3, ma presto verranno denigrati anche loro e si passerà al prossimo.
Una conclusione alla quale arrivano spesso tutte le ricerche è che la maniera più sana di nutrirsi è quella della tradizione. I cinesi stanno bene se mangiano riso e soia, i francesi se cenano a brie e vino, gli italiani se ripassano gli spaghetti nell'olio. Indipendentemente dai bilanciamenti dei macronutrienti, dalle piramidi alimentari, dalle pippe mentali degli apporti calorici. E io, da fervente evoluzionista, non me ne meraviglio.

Quindi le mie conclusioni sono:
- non mi fiderò più degli articoletti che gridano al miracolo dell'ultima scoperta in fatto di diete e nutrizione
- mangerò quello che in quel momento mi solletica di più l'ugola
- cercherò quanto più possibile di evitare le schifezze, ossia le cose che assomigliano di meno al cibo vero (es: le barrette mars... come va catalogato il mars???), e quelle che negli ingredienti riportano elementi che, a mio parere, non c'entrano un cazzo (tipo la lecitina di soia nel cioccolato)
- farò di tutto per scegliere cibi, non loro manipolazioni o imitazioni: frutta, non succhi di frutta; patate, non patatine; carne di maiale, non würstel; caciotta, non philadelphia light; pane, non grissini dietetici.

Ora vado a pranzo. Speriamo che le mie decisioni durino almeno un'altra oretta.

mercoledì 9 giugno 2010

Dilemma #3 - TT

Gianni: Ciao Franco, tutto bene? Come è andata a finire al tuo amico Luigi?
Franco: Oh, Gianni. Mah, gli ho riferito quello che mi hai detto, all'inizio ha cercato di convincere me (come se fosse questo l'importante) che la sua persona, il suo "io", non è legata al suo cervello, ma alla sua anima, che il cervello è solo un organo fisico, allo stesso livello del cuore e del rene, e che se cambi il cuore o il rene sei sempre te stesso, quello che sei lo sei nell'anima, non negli organi. Poi si è fermato a riflettere. L'ho sentito farfugliare qualcosa come "e se non fosse così?", è scoppiato a piangere terrorizzato e ha rinunciato all'operazione.
G: Accidenti, un bel trauma, ma penso abbia preso la giusta decisione.
F: Il chirurgo che lo segue, quello che gli voleva rifilare il trapianto di cervello, gli ha proposto una nuova soluzione. Pare che la malattia del mio amico sia dovuta ad una serie di cellule fuori controllo: queste cellule hanno caratteristiche ben identificabili ma sono talmente diffuse che non possono essere distrutte senza un enorme danno per il cervello. Il chirurgo ha quindi pensato di utilizzare una di quelle macchine di cui parlano i giornali, quelle che stanno mettendo a punto all'università di Urbino per il teletrasporto. In pratica si tratterebbe di fare, con la macchina A, una scansione molecolare tridimensionale del corpo di Luigi, cervello compreso, in modo da analizzare e memorizzare in maniera precisissima non solo forma, sostanza e posizione di ogni singola cellula, ma anche lo stato complessivo delle connessioni di ognuna con le altre, la rete neuronale, i "circuiti" della memoria, insomma tutto quello che fisicamente è il corpo di Luigi. Una volta completata l'analisi, tutta l'informazione passerebbe alla macchina B, che ricostruirebbe i singoli componenti del corpo a partire da atomi di "materia prima" (ossigeno, carbonio, idrogeno, azoto, calcio, fosforo e poco altro) per arrivare ad una replica esatta di Luigi, con tutte le cellule al posto giusto e tutte le interconnessioni e gli stati che facevano parte del suo vecchio corpo al momento della scansione. Ovviamente non verrebbero replicate quelle cellule fuori controllo (è stato accertato che non hanno nessun altro apporto al funzionamento del corpo se non il danno che provocano). Ah, dimenticavo, prima di passare le informazioni alla macchina B, la macchina A distruggerebbe il vecchio corpo.
G: 'Azz...
F: Luigi sta pensando seriamente alla proposta. Ormai come sai nessuno mette più in dubbio il corretto funzionamento delle macchine A e B e del processo di teletrasporto, la cosa è stata accertata da migliaia di esperimenti su cose e animali. Il problema è che non è mai stato provato con le persone, e non si sa che tipo di "inconvenienti" può causare.
G: Lo immagino. Il problema è ancora una volta lo stesso: il nuovo corpo creato dalla macchina B sarà il vero Luigi o sarà solo un organismo con le sue caratteristiche fisiche ma senza Luigi dentro? L'io, la propria persona, è una semplice conseguenza di uno schema neurale e fisico o è qualcosa di distinto, non fisico e non scansionabile dalla macchina A e pertanto non ricostruibile dalla macchina B?
F: Già, mi pare proprio un bel dilemma.
G: E poi, solo a titolo speculativo, perchè non lo auguro a Luigi, supponiamo un guasto durante il processo di teletrasporto. Un guasto all'apparenza banale. Voglio dire, supponiamo che tutto va per il verso giusto e che il nuovo Luigi sia davvero Luigi, con le sue sensazioni, la sua unità personale e la sua autoconsapevolezza, ma che la macchina A si inceppi e, prima di passare le informazioni alla macchina B, non procede alla distruzione del corpo "vecchio" che quindi rimane vivo. Si avrebbero due Luigi allo stesso tempo. Attenzione, non dico solo due corpi uguali in tutto e per tutto, ma due persone Luigi, un io in due corpi, una sensazione di unità in due luoghi diversi, un unico diviso. Chi dei due sentirebbe di essere Luigi? I sostenitori dell'esistenza dell'anima in questo caso dove la mettono? In uno dei due o la dividono a metà?
 

venerdì 4 giugno 2010

Dilemma #2 - Trapianto

Gianni: Uelà Franco, tutto bene? Ti vedo scosso.
Franco: Non sai cosa è successo al mio amico Luigi. Ha la mia età, tutta la vita davanti, e gli hanno appena diagnosticato una malattia incurabile ed inesorabile al cervello. Lui è distrutto, vuole continuare a vivere...
G: Ma non c'è proprio più nulla da fare?
F: Beh, i medici gli hanno proposto una soluzione. Vorrebbero sperimentare su di lui una tecnica pionieristica che permette di trapiantare il cervello da un donatore, proprio un cervello completo di tutto, personalità, ricordi, sensazioni, aspettative, timori, insomma tutto quello che crediamo sia associato a quella massa molliccia e informe che risiede nel nostro cranio... hanno già individuato il potenziale donatore, è un maestro elementare morto in un incidente stradale.
G: Accidenti, vista così non mi pare un grande affare.
F: Perchè dici questo?
G: Pensaci bene. Dopo l'operazione Luigi avrà esattamente le stesse sensazioni, gli stessi ricordi, la stessa personalità, lo stesso "io" del maestro. Più che un trapianto di cervello dal maestro a Luigi, mi pare un trapianto di corpo da Luigi al maestro.
F: Vuoi dire che sarebbe preferibile essere nei panni del maestro morto e non in quelli di Luigi che è ancora vivo?
G: A me puzza di fregatura...

martedì 1 giugno 2010

Dilemma #1 - Veg

Gianni: Dai, è stata una dura mattinata, andiamo a mangiarci una bistecca.
Franco: Vengo volentieri ma niente bistecca, sono diventato vegetariano.
G: Vegetariano? E come mai?
F: Guarda, ho letto un libro che mi ha cambiato la vita, si chiama Liberazione Animale, di Peter Singer, ne avrai sentito parlare, è una specie di bibbia dell'animalismo. In poche parole afferma che uccidere animali per cibarsene causa loro dolore, e che da un punto di vista morale non esiste differenza di valore tra il dolore di un essere umano e quello di un animale, allo stesso modo in cui non esiste differenza tra le razze umane o fra i sessi. Quindi gli animali dovrebbero avere gli stessi diritti degli uomini, primo tra tutti quello a non essere uccisi. Altrimenti sei specista, ossia credi alla differenza di valore tra le specie come decenni fa si credeva alla differenza di valore tra le razze o i sessi.
G: Mmh, quindi, fammi capire, facciamo il caso di un pollo nato e cresciuto in una fattoria, che razzola felice nel prato qualche mese e poi, raggiunto il peso giusto, viene macellato e cucinato, tu non lo mangeresti per il fatto che ha gli stessi diritti alla vita e a non sentire dolore che ha un essere umano, giusto?
F: Certo! immagina le sofferenze che deve patire il pulcino dal momento in cui viene tolto dall'affetto della madre fino a quando, tradito dalle stesse mani che lo hanno nutrito, viene preso per le zampe, sgozzato, spiumato, sbudellato, cotto... che orrore!
G: Già, vista così suona sicuramente male. Il problema è che non è così che funziona l'evoluzione. Voglio dire, i polli sono una specie che si è coevoluta con gli esseri umani. Circa diecimila anni fa i polli hanno trovato più conveniente, per la sopravvivenza della specie, stringere una alleanza evolutiva con gli uomini: avrebbero ricevuto protezione dai predatori, cibo con regolarità, possibilità di riprodursi e di accrescere notevolmente di numero, in cambio di uova e di carne. Se non ci fosse stato questo patto probabilmente i polli (o i loro antenati) sarebbero estinti da tempo. Invece oggi sono una delle specie più diffuse al mondo. La specie dei polli, vista come specie e non come singoli individui, ci ha guadagnato, no? E' vero che questo ha il prezzo del sacrificio dei singoli esemplari, ma è tutta l'evoluzione che funziona così: l'importante non è la sopravvivenza del singolo esemplare, quanto del set genico, in altre parole della specie con quelle caratteristiche.
F: Stai scherzando? Vuoi dire che il pollo ha deciso di trascorrere una vita di sofferenze solo per sopravvivere a livello di specie? Ma tu lo sai come vive un pollo in batteria? Ha a malapena lo spazio per muovere il collo per mangiare, gli tagliano il becco alla nascita per evitare che a causa dello stress mangi i suoi vicini, è alimentato a antibiotici e grassi animali, che non sono certamente i cibi per i quali si è evoluto, solo per farlo crescere più in fretta in condizioni igieniche pazzesche, e poi viene macellato crudelmente. E tu me la chiami vita? Pensi che il "patto di coevoluzione", come lo chiami tu, sia equo?
G: Beh, questo è diverso, io ti ho fatto l'esempio di un pollo che fa la vita da pollo, che razzola in un prato, che se ha fortuna riesce anche a passare qualche mese a fare il gallo o la gallina e a riprodursi, che concima il terreno con i suoi escrementi e che poi fornisce carne a chi lo ha allevato. Questa è vera vita da pollo, è per questo che c'è stato il "patto" (anche se non è proprio corretto pensare all'evoluzione come avente scopi). Sono d'accordo che alcuni sistemi di allevamento siano talmente industriali che considerano gli animali come macchine da proteine, in cui da un lato entrano materie prime (mais e medicinali) e dall'altro forniscono prodotto finito (carne). In questi casi è come se l'uomo avesse tradito il "patto". Ma questo è un problema del tipo di allevamento, non del mangiare carne in se stesso. Sarebbe sufficiente selezionare i prodotti di cui alimentarsi, scegliendo di cibarsi solo di polli che hanno fatto "il pollo", e non la macchina da proteine.
F: Bah, non so. A me pensare che ho sul piatto un pezzo di carne morta, un cadavere, fa un certo effetto. Davvero non riesco più a mangiarne, è più forte di me. Prendo quel panino con rucola e pomodoro, grazie.

venerdì 28 maggio 2010

Luigino, non sudare!

C'è gente che crede basti prendere un po' di freddo alle spalle per buscarsi una bronchite.
Altri pensano che se cammini scalzo a bordo piscina ti verranno le verruche e che se fai il bagno dopo aver mangiato muori (non ho ancora capito come, i fondamentalisti dicono soffocati dal proprio vomito...).
Ma perchè continuiamo ad avere così fiducia nella tradizione e nel sentito dire quando basterebbe provare le cose prima di crederci?
La prova è il fondamento della scienza, dovrebbe essere accettata da tutti come il metodo principe per decidere se una cosa è vera o falsa, e invece la maggior parte delle persone continua a valutare le proprie decisioni e convinzioni con schemi, tradizioni, certezze, modi di dire e fare che nulla hanno a che vedere con la verità e non sono altro che leggende metropolitane, usi e costumi.
La prossima volta, prima di dire (e di pensare) qualcosa pensateci bene: sono sicuro di quello che dico (o penso) o è la solita cazzata? l'ho provato sulla mia pelle? davvero qualcuno che conosco direttamente si è sentito male per aver fatto il bagno prima che fossero passate due ore dall'ultimo pasto? davvero dopo l'ultima volta che ho avvertito un po' di freddo poi mi sono ammalato?
E' un ottimo modo per crescere.

martedì 25 maggio 2010

Dipendenza

Maledetto DS. Credevo di essermi affrancato dalla sua assillante presenza, di essere uscito dal tunnel. Con l'intento di purificarmi il sangue nelle ultime settimane (anzi mesi) non ho fatto altro che consumare roba pura (RH, zeppelin, JT) ma niente da fare, stamattina eccolo lì alle 6.30 ad aspettarmi in strada, puntuale come un battito cardiaco, che voleva accompagnarmi durante il mio allenamento.
Ha cominciato a correre con me, è partito con una leggera cadenza a 3/4, e poi ha iniziato a canticchiare:
 
C'era un uomo che aveva due mani
e le usava nei modi più strani
per esempio sapeva descrivere
la vita di luoghi lontani
Era un uomo di forza sicura
molto alto per la sua statura
soprattutto sapeva sorridere
ogni volta che avevo paura
E io di paura ne avevo davvero
convinto com'ero di essere stato
per tutta la vita invece che intero
parzialmente scremato
Le parole le ha sempre sapute usare, riesce a dosare con cura ironia e originalità, anche nella sintassi e nella struttura delle rime. Come quella volta che era nei debiti fino al collo, e dopo aver provato ad impegnare i gioielli della moglie la informò:

e la collana
di pietre viola
non te l'ho detto
ma oggi ho scoperto
che era 'na sola

Mi delizia anche quel suo gusto per le storie ricorrenti, i loop come:

C'era una volta un re
che disse alla sua serva
raccontami una favola
e la serva incominciò, e disse:
c'era una volta un re
che disse alla sua serva
raccontami una favola
e la serva incominciò...

Tutto condito da arrangiamenti rockeggianti e ricchi di strumenti a fiato e di musicisti con i controfiocchi (vedi Gazzè al basso)
Alla fine ci sono ricascato, me lo sono portato fino in ufficio e adesso mi ronza ancora in testa e non mi molla più, questo maledetto Daniele Silvestri.

Ai neofiti consiglio Monetine, un doppio con i maggiori successi e alcuni inediti.
Fidateve...è robba bbona...
 

martedì 18 maggio 2010

Ci vuole pazienza

Sto monitorando il mio peso.
Non c'è una ragione speciale, solo così, per amore di statistica.

Metodo e strumenti:
Mi peso tutte le mattine appena sveglio, dopo la pipì, con indosso solo le mutande.
La bilancia è del tipo a cifre digitali, e riporta un solo decimale.

Periodo e campione:
Mi sono pesato quasi tutti i giorni a partire dal 1 gennaio 2010. Ad oggi ho documentato 125 pesate.

Risultati:
Media: 68,9 kg
Minimo: 68,0 kg
Massimo: 70,3 kg
Il peso tende a diminuire nel corso della settimana, partendo da valori alti dal lunedì al mercoledì, e abbassandosi fino ad ottenere un minimo il sabato. La domenica è in leggera ripresa.

So che siete molto interessati alle evoluzioni dell'analisi, quindi vi terrò periodicamente aggiornati.

lunedì 17 maggio 2010

domenica 16 maggio 2010

Copyright 2

Qualche settimana fa scrivevo sul post Copyright che le idee veramente originali non esistono, esiste solo una evoluzione di idee precedenti, e che pertanto il diritto d'autore non ha ragione di esistere.
Il mio amico Paolo mi faceva notare, prima in un suo commento al post e poi ieri al termine di una piacevolissima serata a casa sua, che nel caso della musica c'è una creazione dal nulla: la nuova melodia non deriva da nient'altro per definizione, altrimenti non sarebbe una melodia originale ma una semplice "cover"; in quel caso, dice lui, è necessario riconoscere all'autore un obolo per la sua creatività.
Ho provato a tagliare corto rispondendo in modo caustico al suo commento al post, ma così non vale; poi stamattina, correndo, ho provato a rifletterci meglio.
Se dal punto di vista della combinazione particolare delle note posso dargli ragione, appena si osserva la cosa da più distanza l'ipotesi della creazione originale svanisce.
Prendiamo per esempio Something, scritta da George Harrison e inserita nel disco The Beatles, considerata da Frank Sinatra e da molti altri una delle melodie più belle del secolo. Sicuramente la struttura melodica è originale, nel senso che quelle note, in quella sequenza e con quel ritmo, armonia e cadenza fino ad allora non era mai stata sentita nè suonata. Fin qui non c'è dubbio, e questa caratteristica è comune a tutte le creazioni artistiche: le prime parole di Moby Dick, "Chiamatemi Ismaele", fino ad allora non erano mai state messe in quella sequenza, e le pennellate del "Cielo stellato" di Van Gogh non erano mai state distese in quel modo.
Ma Something non sarebbe mai stata possibile senza tutta la musica che era venuta prima, dal blues, al rock americano degli anni '50, al folk inglese, alla cultura beat, alle stesse precedenti canzoni dei Beatles. E soprattutto non sarebbe mai stata neppure concepita senza quel coacervo di menti geniali che era l'unione dei quattro Beatles, un continuo e irripetibile pentolone ribollente di influenze reciproche, di idee e di stimoli scopiazzati l'uno dall'altro.
E' naturale che ognuno aggiunge alle idee precedenti qualche accenno nuovo, qualche sprazzo originale, che per una teoria scientifica è una soluzione originale ad un problema già analizzato in mille modi, in musica una sequenza di note sorta in seguito ad anni di ascolti e di influenze. E' proprio questo che costituisce l'evoluzione di idee precedenti a cui accennavo nel post, è proprio qui il progresso. Ma non è nulla di completamente originale, solo un gradino in più nell'evoluzione delle cose, una innovazione.
Per questo l'innovatore merita certamente un pizzico di gloria, ma non il vitalizio perpetuo del diritto d'autore. Questo, se fosse possibile, spetterebbe solo al creatore del concetto musica in un mondo che ancora non lo conosceva.

venerdì 14 maggio 2010

Ne

Oggi al parco ascoltavo una tata di colore che parlava un italiano in apparenza perfetto, senza inflessioni o errori di sintassi. Ad un certo punto le ho sentito dire: quanti anni hai? tre? Giorgio ha quattro!
Giorgio NE ha quattro, avrebbe detto un italiano madrelingua.
Ci avete mai pensato al NE? Credo sia la parolina più difficile da piazzare al punto giusto della lingua italiana. Pensate solo a " non ce NE sono più" oppure "metticeNE di più" in caso abbia funzione di pronome, ma ancora più difficile il "me NE vado" nel quale il NE non vuol dire quasi una mazza (quelli bravi dicono abbia funzione avverbiale, tipo "vado via DA QUI", ma io non mi fido del tutto...). Provate a spiegarlo a uno straniero e poi insegnategli ad usarlo correttamente nelle varie maniere... e poi dicono che i congiuntivi francesi sono complicati.

domenica 9 maggio 2010

Il nemico

Episodio: sono in auto con la mia famiglia, percorro una strada piuttosto stretta e sono in fila, ma non capisco perchè. Dopo qualche decina di metri mi accorgo che l'attesa mia e della dozzina di altre auto in fila con me è dovuta alla sosta al lato della stradina di un grosso gippone nero, non per un guasto o per un malore del conducente, ma solo così, perchè doveva gridare qualcosa al telefonino e non gliene fregava niente di chi per passare doveva fare acrobazie. Quando è stato il mio turno di passare, mi sono bloccato al suo lato e mi sono attaccato al clacson. Il tipo, classico potenziale partecipante al "grande fratello", abbronzato e in tiro, mi guarda con strafottenza e mi fa segno con la mano di andare oltre e di non rompere.
Io fermo lì.
Attaccato al clacson, senza pausa, fino allo stremo.
Alla fine cede e va via.
Se avessi avuto un cric a portata di mano e meno familiari accanto gli avrei fracassato la sua ragione di vita, il suo lucido gippone.
In auto mi succede spesso, divento facilmente una bestia. Vengono fuori i miei peggiori istinti, senza nessun argine se non le persone che sono con me.
Sì, lo so, la mia potrebbe essere nient'altro che l'invidia e il livore repressi di un impiegato mediocre deluso dalla sua mediocre vita. Ma non credo sia così. E' molto più semplice. Io in quel momento individuo in quell'essere il mio nemico, il rappresentante di quell'arroganza, ignoranza, inciviltà, menefreghismo che costituisce quanto più odio nel mio prossimo. Gli do la colpa della stragrande maggioranza dei mali italiani.
In fondo non ho poi così tante probabilità di incontrare un tale campionario di schifezze in una sola persona, non frequento i posti dove questo tipo di fauna pullula: non vado in discoteche di grido, in ristoranti fichetti, in spiagge alla moda, l'unico ambiente che condivido con loro è la strada.
Quando ho la fortuna di incontrarne uno ho tutto il diritto di spaccargli la macchina, no?

Stamattina

No watch, no earphones, just plain running

sabato 8 maggio 2010

Wiki

La democrazia non è quel grande affare che dicono: non è anche merito suo se in Italia abbiamo al governo Berlusconi? E' la maggioranza degli italiani che decide. E se sei in democrazia e vivi in un paese di coglioni, allora sei fottuto, non hai modo di far valere le tue ragioni, e devi pure dire che la cosa ti va bene, perchè si tratta pur sempre di "democrazia". Beh, messa così non si tratta sicuramente della migliore forma di governo. Aveva ragione Churchill.
Eppure qualcosa di più vicino alla vera democrazia esiste. Avete presente Wikipedia? Si tratta di una enciclopedia on line in cui ognuno può scrivere nuove voci o correggere voci scritte da altri, in maniera del tutto libera. Come fa a proteggersi da chi non è all'altezza del compito o di chi vuole solo scrivere stupidaggini? Semplice, le voci sbagliate sono migliorate da utenti che invece vogliono fare le cose per bene, e guarda caso gli ignoranti e i vandali si stancano prima dei competenti e delle persone corrette...
Qualche settimana fa ci ho provato anch'io. Non a fare il vandalo, non ne ho lo stomaco, ma a "migliorare" una voce che non mi sembrava del tutto corretta...o meglio, ho eliminato dalla voce un intero paragrafo che depistava a mio giudizio il lettore. Ebbene, la mia modifica sulla voce "linguaggio" è ancora lì. Non rappresento la maggioranza ma nel mio piccolo ho contribuito. Questo è molto più vicino alla democrazia.
Come si fa ad applicare il modello wiki alla forma di governo?
Se mi verrà in mente sarete i primi a saperlo.

domenica 2 maggio 2010

Agorà

Ho appena visto Agorà, di Alejandro Amenábar.
Bel film, stupenda la ricostruzione di Alessandria nel IV sec., e le simulazioni degli avvicinamenti con la cinepresa dallo spazio siderale fino alle singole scene in dettaglio sulla superficie del nostro pianeta (utili per dare sempre il giusto valore alle nostre vicende...).

Il film tratta della storia di Ipazia, la filosofa astronoma, osteggiata dalla nascente setta dei cristiani a causa del suo essere donna influente e delle sue attività di ricerca libera e aconfessionale; e della biblioteca di Alessandria, la più grande del mondo antico, ultimo baluardo del libero pensiero prima di secoli di oscurantismo religioso. Ipazia finirà fatta a pezzi dai fanatici cristiani, la biblioteca diverrà una stalla e i manoscritti saranno distrutti.

In una delle ultime frasi prima di morire Ipazia, rivolta ad un vescovo cristiano che la sta condannando per empietà e stregoneria, dice: "voi non mettete in dubbio ciò in cui credete, non potete; io devo".

L'ennesima testimonianza, se ce ne fosse ancora bisogno, che le religioni sono state causa di buona parte dei mali dell'umanità, e che non hanno ancora finito il loro compito.

sabato 1 maggio 2010

Primavera

Mi piace la primavera, le giornate sono lunghe e piene di sole, e l'aria è ancora fresca per il vicino inverno.
Già, niente di più banale.
Però l'ho pensato davvero, proprio oggi. Ed è la prima volta che mi scopro a pensarlo. Fino ad oggi non mi è fregato molto del caldo, del freddo, del tempo nuvoloso o sereno, credevo fossero cose da vecchi, che l'equilibrio fosse dentro, e non potesse essere influenzato da eventi meteorologici, completamente esterni.
Oggi mi sono scoperto vecchio, tutto ad un tratto.
Ma mi piace la primavera.

venerdì 30 aprile 2010

Copyright

Non esistono idee originali, ma solo l'evoluzione di idee precedenti.
Il diritto d'autore non ha senso.

giovedì 29 aprile 2010

Sondaggio

Ho letto da qualche parte che secondo un recente sondaggio più della metà degli americani crede che il mondo sia stato creato in 6 giorni, proprio come racconta la Bibbia e che la Terra non ha più di 5 o 6 mila anni.
Voi capite, stiamo parlando degli americani, il popolo che, perlomeno dal punto di vista tecnologico e culturale, è ai vertici di questo mondo!
Non so se noi europei siamo messi meglio quanto a idiozia, ma è certo che un dato del genere è quantomeno deprimente. Secoli di illuminismo, di metodo scientifico, di ipotesi confermate dai fatti, di guerra a credenze e superstizioni sono serviti davvero a poco se, nel paese più moderno, continua ad persistere questa ignoranza.
Non voglio dibattere sulla leggittimità di credere o non credere in Dio (forse un giorno lo farò), parlo semplicemente di questioni basiche. Questo modo di pensare non può essere scusato in nessun modo. Gli americani hanno accesso alla cultura e all'educazione scientifica come o più di tutti gli altri popoli, quello che manca loro non è la conoscenza di una diversa concezione del mondo. Qui si tratta della libera scelta di ignorare la verità.

Eppure la teoria dell'evoluzione per selezione naturale è quanto di più geniale e al tempo stesso semplice sia stato concepito dalla mente umana, i bambini la studiano e la capiscono benissimo già alle scuole medie, ma poi evidentemente viene dimenticata, o non viene apprezzata appieno come la spiegazione della Vita, lì pronta alla portata di tutti. Non stiamo parlando di algoritmi complessi, parliamo della ovvietà di esseri che vivono se sono adatti all'ambiente e muoiono se non lo sono. Davvero alla portata di chiunque.

Allora qual'è la spiegazione di questa ignoranza? Non lo so, forse se facessimo altre domande a chi ha risposto in questo modo al sondaggio scopriremmo che è gente anziana, con bassa istruzione, ma io ho paura che sia così; ho il terrore che scopriremmo che sono giovani e hanno studiato, ma che semplicemente non si sono mai posti la questione, hanno trovato in chiesa o in famiglia una spiegazione comoda e l'hanno ripetuta, niente di più.
La seconda ipotesi è la peggiore, perchè non dà molte speranze per il futuro.

Non posso fare a meno di citare una frase di Emo Phillips: "Quando ero ragazzo pregavo sempre Dio perchè mi regalasse una bicicletta. Poi ho capito che Dio non funziona in questo modo: allora ho rubato una bicicletta e ho pregato Dio perchè mi perdonasse"

lunedì 26 aprile 2010

Conquista in quattro fasi

Sto sfogliando in questi giorni un libro a cura di John Brockman, Le Più Grandi Invenzioni, che passa in rassegna le opinioni di illustri scienziati su quale sia l'invenzione che abbia più di ogni altra segnato il cammino dell'uomo.
Riflettevo su cosa avrei messo io al primo posto. Mi è subito venuto in mente Internet: in pochi anni ha rivoluzionato il modo in cui ci poniamo di fronte all'informazione, alla cultura, alle idee, alla comunicazione in genere. Basti pensare solo al fatto che prima di internet l'informazione passava da pochi a molti, adesso invece la possibilità di comunicare con altri è alla portata di tutti.
Ma è l'intero processo di evoluzione dei mezzi di trasmissione della cultura e delle idee che andrebbe messo al primo posto delle "invenzioni" o meglio delle conquiste dell'umanità.

Credo sia possibile distinguere in maniera netta quattro fasi principali in questo processo che, con l'aiuto di Susan Blackmore (vedi Classifica 1), si potrebbe chiamare di "trasmissione memetica".
- Prima Fase: il linguaggio. Molti ricercatori fanno risalire lo sviluppo delle prime forme di linguaggio a circa 200.000 anni fa. L'articolazione delle prime forme di comunicazione verbale ha determinato un'accelerazione senza precedenti nell'evoluzione del genere homo e dei suoi rapporti sociali. Il linguaggio permette una diffusione dei memi da singolo a singolo (o al massimo da singolo a pochi individui), tra persone nello stesso luogo e nello stesso tempo.
- Seconda Fase: la scrittura, anzi l'alfabeto, visto che le prime forme di scrittura non alfabetiche erano più che altro complicate strutture simboliche con fini tecnici e ad appannaggio di pochissimi. 3.000 anni fa l'invenzione dell'alfabeto ha consentito che il linguaggio non rimanesse solo un soffio nel vento, labile e dimenticabile, e ha impresso le volatili parole sull'argilla, sulla pergamena, sulla pietra. L'alfabeto consente la trasmissione di memi da uno a molti, senza vincoli di spazio e di tempo. Ciò che è scritto può viaggiare all'altro capo del mondo e può essere letto da persone che nasceranno tra mille anni.
- Terza Fase: la stampa a caratteri mobili. Alla metà del XV secolo l'invenzione di Gutenberg ha permesso un balzo incredibile nella diffusione dei memi: nei primi 50 anni dall'invenzione furono stampati oltre un milione di libri, e con questo potente mezzo i memi viaggiano da uno (chi scrive il libro) a moltissimi (i lettori), senza vincoli di spazio e di tempo.
- Quarta Fase: internet. Informazione illimitata disponibile a (quasi) tutti, senza il vincolo del mezzo fisico, senza necessità di archivi, senza limiti e barriere all'ingresso nella pubblicazione. I memi viaggiano da moltissimi a moltissimi, senza alcun vincolo spaziale e temporale.

Ecco, mi ci è voluto un po' di tempo per metterla insieme, ma se qualcuno mi chiedesse qual è la più grande conquista dell'umanità, gli spiattellerei questa pappardella qui sopra.

sabato 24 aprile 2010

Classifica 2

Ho da poco comperato un Ipod dopo mesi di analisi e ripensamenti e sto mettendo in ordine tutta la discografia raccolta negli ultimi 30 anni di onorata carriera di consumatore di musica.
Dopo la classifica dei libri, ho quindi tutto il diritto di fare una classifica anche di dischi (per quanto questo termine possa ancora oggi avere un significato); anzi, farò il classico elenco dei 10 dischi da portare sull'isola deserta, in rigoroso ordine di importanza decrescente. Come ogni elenco di questo genere, non è ovviamente definitivo.
1- The Beatles (meglio conosciuto come The White Album), dei Beatles
2- The Wall, dei Pink Floyd
3- Wish You Were Here, dei Pink Floyd
4- Are You Experienced?, di Jimi Hendrix
5- Ok Computer, dei Radiohead
6- Born to Run, di Bruce Springsteen
7- Kind of Blue, di Miles Davis
8- Aqualung, dei Jethro Tull
9- John Lennon/Plastic Ono Band, di John Lennon
10- Pink Moon, di Nick Drake