In una delle mie ultime scorribande domenical-mattutine che mi gratifica chiamare allenamenti ho diretto le mie nike vomero sugli argini del tevere a sud di ponte milvio, con l'intenzione di seguire la ciclabile e di esaminarne le condizioni dopo lo smantellamento delle strutture che hanno ospitato l'estate romana (principalmente bancarelle, punti di ristoro e stand vari): mi aspettavo disordine e macerie, monnezza e buche... e li ho trovati.
Ma mi sono anche imbattuto, inaspettatamente quanto inevitabilmente, viste le dimensioni, nel cantiere di un nuovo ponte sul Tevere, in zona Foro Italico, nei pressi di piazza Cadorna, praticamente di fronte all'ostello delle gioventù. L'opera è a buon punto, metà della campata è già al suo posto e i piloni sono pronti, se siete interessati mi riprometto di fare uno stato avanzamento lavori on-line, ma non è questo il punto. Il fatto è che appena ho visto la costruzione ho lanciato un "dai!!!" carico di stupore misto a piacere: sarà stato che il sole stava salendo proprio dietro uno dei piloni, sarà per il luccichio dell'acciaio che si stagliava sul cielo azzurro, ma ne ho goduto.
Più o meno la stessa sensazione che provo quando passo vicino agli scavi delle nuove linee della metro, o quando dalla finestra dell'ufficio guardo il mega cantiere della nuvola di fuksas all'eur. E' l'abbandono e la desolazione che fa spazio al nuovo e al progresso. E' l'entropia che si arrende alla mia città che si rinnova. E' il secondo principio della termodinamica che fa, seppur temporaneamente, un passo indietro di fronte all'evoluzione dell'organismo sociale chiamato metropoli.
Ma mi sono anche imbattuto, inaspettatamente quanto inevitabilmente, viste le dimensioni, nel cantiere di un nuovo ponte sul Tevere, in zona Foro Italico, nei pressi di piazza Cadorna, praticamente di fronte all'ostello delle gioventù. L'opera è a buon punto, metà della campata è già al suo posto e i piloni sono pronti, se siete interessati mi riprometto di fare uno stato avanzamento lavori on-line, ma non è questo il punto. Il fatto è che appena ho visto la costruzione ho lanciato un "dai!!!" carico di stupore misto a piacere: sarà stato che il sole stava salendo proprio dietro uno dei piloni, sarà per il luccichio dell'acciaio che si stagliava sul cielo azzurro, ma ne ho goduto.
Più o meno la stessa sensazione che provo quando passo vicino agli scavi delle nuove linee della metro, o quando dalla finestra dell'ufficio guardo il mega cantiere della nuvola di fuksas all'eur. E' l'abbandono e la desolazione che fa spazio al nuovo e al progresso. E' l'entropia che si arrende alla mia città che si rinnova. E' il secondo principio della termodinamica che fa, seppur temporaneamente, un passo indietro di fronte all'evoluzione dell'organismo sociale chiamato metropoli.