Continuiamo con il regno animale, sezione animali insulsi.
È da quando questo blog esiste (hey, un anno intero...) che avrei voluto parlare delle formiche. Credo che sia l'organismo animale più diversamente organizzato rispetto all'essere umano, perlomeno tra quelli che definirei intelligenti, e per questo lo considero tra i più affascinanti. Facile dire che un cane mostra nei comportamenti un qualcosa di avvicinabile all'umanità, scodinzola se è felice che pare che rida, più facile ancora che lo mostri uno scimpanzè, in fondo sono similissimi a noi, non ci distinguono da loro che una manciata di geni; ma per le formiche capirete che è diverso; loro prese singolarmente non hanno assolutamente nulla di intelligente, sono assimilabili come funzionamento ad una macchina programmata per pochi semplici compiti, poco più di una bocca e di un apparato digerente, comparabili tranquillamente ad un lombrico o ad una vongola. Ma, diversamente da questi, le formiche hanno una organizzazione sociale fenomenale e preso nel complesso un formicaio mostra davvero segni di intelligenza. Ho avuto un impatto con uno di loro in questi giorni. Sono circa due settimane che, pur vivendo al quarto piano, ho la casa invasa da queste simpatiche bestioline, le trovo dappertutto, nei cassetti delle mutande, sui libri, nella vasca; ho provato ovviamente a seguirle per capire dove fosse la loro tana, ma sono sfuggenti, se ne segui una singola non giungi a niente, e come cercare di capire cosa sta sognando un uomo addormentato esaminando le scariche di un solo neurone. Per capire come si muove il formicaio e identificarne il cuore bisognerebbe esaminare tutte le formiche di casa mia nell'insieme, passando ad un livello di interpretazione più alto, come guardando una mappa di google, e forse le formiche di casa non basterebbero, sarebbe necessario vedere nel loro insieme quelle dell'intero palazzo, o forse del quartiere. Difficile per un agglomerato unitario di cellule come il sottoscritto avere anche una minima contezza di come ragioni un formicaio, di come si possa intendere la sua intelligenza diffusa tra mille organismi diversi, ognuno indipendente metabolicamente dagli altri ma per il resto completamente dipendente dal gruppo, come lo è un mio singolo impulso sinaptico da tutto il sistema nervoso.
Una leggera somiglianza di comportamento potrebbe essere intravista con un episodio che ho vissuto qualche giorno fa in metropolitana: la folla camminava in fretta tra la linea A e la B, c'era una deviazione attorno ad un ostacolo e c'era un omino che cercava di razionalizzare il flusso della gente, facendone passare una metà a destra e l'altra a sinistra. Parlava singolarmente con le persone che gli passavano accanto, diceva ok, ora qualcuno passi a destra, hey non tutte, se no poi chi passa a sinistra...", e si meravigliava se la massa non seguiva le sue istruzioni, ma le singole persone non capivano di che cazzo parlasse, loro passavano da una parte o dall'altra, indipendentemente da quello che faceva il resto, eppure con il loro comportamento determinavano il comportamento dell'intera folla; ora capisco che mi trovavo di fronte ad una tipica confusione di livelli, l'omino parlava ai singoli pretendendo che l'intera massa di persone, la folla, la gente seguisse le sue istruzioni. Sarebbe come se io cercassi di guidare l'intero insieme di formiche di casa mia convincendone una singola. Capire come ragiona un formicaio credo possa essere l'obiettivo di una vita di ricerca, chi ce la facesse meriterebbe il Nobel.
Cosa pretendo di fare io? Come faccio a raggiungere anche un minimo risultato in un misero post di un ancor piu misero blog? Posso solo ripromettermi di pensarci nei prossimi giorni in maniera più approfondita e di riprendere l'argomento in seguito. Tanto più che sono in procinto di partire per il fatidico week end pasquale con la famiglia, tra mezz'ora vado e devo ancora mettere in valigia le scarpe da corsa.
Allora mi accontento di guardarle nella loro singolarità, mi piace ammirarle che si affrettano a svolgere il loro compitino, ora per esempio vedo una colonna che si dirige proprio verso di me, le vedo con le loro zampette innocue che si avvicinano silenziose ma decise, sono alcune decine, che carine, anzi, mi pare di più, hey, sono migliaia, salgono sulle mie gambe, forse dovrei reagire, ora basta, devo fare qualcosa prima che arrivino al viso, son
E' quello che si è fatto con i numeri dall'alba dei tempi: dopo il semplice atto di contare degli oggetti distinti (di solito le mele) si è cercato di sfruttarne le potenzialità per misurare qualunque cosa fosse a portata di mano, la capacità di un recipiente, l'area di un campo, la larghezza di un fiume, la lunghezza di un organo genitale. Se non fossero stati adatti a misurare, probabilmente alla fine i numeri non sarebbero durati un gran che come concetto.
E allora vediamo se i numeri più semplici, quelli naturali (1, 2, 3, ecc.), sono adatti a questo scopo. Si potrebbe di primo acchitto pensare di sì, voglio dire, potremmo stabilire una unità di misura non troppo grande, ad esempio un metro, e misurare con quello e con i suoi multipli interi quello che ci pare. Per un campo ok, per un fiume pure, ma per l'organo dovremmo utilizzare qualcosa di più piccolo, almeno se prendo a spunto la mia esperienza. Beh, per misurare le cose più piccole possiamo usare le parti di un metro, ossia le sue frazioni: mezzo metro, un decimetro, un centimetro, o addirittura un milionesimo di metro. Ma sì, pergiove, posso scegliere la frazione che voglio, e con quella riuscirò a misurare in maniera esatta proprio tutto!!!Quando i pitagorici si accorserò che le cose non stavano così, letteralmente sbroccarono. Come è possibile che per quanto sia piccola la frazione di una qualsiasi unità di misura che prendo in considerazione, ci sono cose che non riesco a misurare?
Ad esempio prendiamo una figura semplicissima, un quadrato con il lato di un metro. Se ne volessi misurare la diagonale mi accorgerei che un metro è poco, ma che due sono troppo; quindi faccio delle frazioni, prendo i centimetri e mi accorgo che 141 centimetri sono pochi e che 142 sono troppi; allora prendo i millimetri, ma 1414 sono pochi e 1415 troppi, allora mi incazzo e prendo i miliardesimi di metro ma 1414213562 sono pochi, 1414213563 troppi, e mi viene da piangere. E' proprio quello che fecero i pitagorici quando si accorsero che per quanto avessere preso frazioni minuscole non sarebbero mai riusciti a misurare una semplice diagonale di un semplice fottutissimo quadrato.
All'inizio pensandoci stavo sbroccando anch'io, ho anche pensato che l'inghippo dipendesse dal sistema decimale; mi dicevo, beh, se lo scriviamo in sistema binario o esadecimale risolviamo la questione, poi mi sono imbattuto nella dimostrazione matematica qui sotto che come molte dimostrazioni ha di bello che è indipendente dalla notazione che usi, parla di costanti e variabili e rapporti tra di loro, e come Montalbano mi sono fatto persuaso.
Ad esempio.
Prendiamo il problema del quadrato. Abbiamo studiato a scuola che se un quadrato ha un metro di lato, la sua diagonale è facilissima da calcolare, grazie al teorema del capostipite degli sbroccati, ed è semplicemente la radice quadrata di due, ossia quel numero che elevato al quadrato da 2 come risultato.
Ma c'è questa semplice dimostrazione che dice che la radice quadrata di 2 (che indichiamo come , ora faccio anche i simboli in maniera più umana, tiè) è un numero irrazionale, che significa non esprimibile tramite una frazione, un rapporto di due numeri interi.
La dimostrazione è molto bella, nel senso che se esiste un concetto di bello assoluto al mondo credo che questa cosa ci si avvicini parecchio, allo stesso livello con il clavicembalo ben temperato di Bach e con la notte stellata di Van Gogh.
Fa più o meno così: si supponga che sia razionale, ovvero che sia possibile esprimerlo sotto forma di rapporto tra due numeri interi m ed n, ossia la frazione , già ridotta ai minimi termini.
Quindi .
Se eleviamo entrambi i membri al quadrato otteniamo
ovvero m2 = 2n2
Il termine 2n2 è pari (perchè è un numero moltiplicato per 2), pertanto anche m2 è pari, e conseguentemente m stesso dev'essere pari (il quadrato di un numero dispari è sempre dispari), quindi esiste un opportuno k tale per cui m = 2k. Sostituendo, si ottiene:
- 2n2 = (2k)2
- n2 = 2k2
Sia m che n risultano pertanto essere pari, il che contraddice l'ipotesi iniziale che sia irriducibile: se ne conclude che non è esprimibile sotto forma di frazione, e che quindi la nostra ipotesi iniziale è falsa. Dunque abbiamo dimostrato l'opposto, cioè che è irrazionale.
Tutta questa cosa significa che il numero non si potrà mai esprimere come rapporto tra due numeri interi, indipendentemente dal sistema numerico che utilizziamo per scriverlo.
La conseguenza notevole, quella che sconvolse i pitagorici, è che, oltre ai numeri razionali, che sono infiniti, esistono altri infiniti numeri irrazionali completamente diversi dai razionali.
Un infinito dentro ad un altro infinito.
Mi pare sufficiente per un post.