Georges Perec |
Riassunto delle puntate precedenti (che trovate scrollando poco più in basso o cliccando qui): sto leggendo Vita istruzioni per l'uso di Georges Perec e ne sono entusiasta. Il libro parla di un edificio parigino e delle storie che si svolgono nei suoi appartamenti. La struttura del testo, il contenitore delle storie, riveste un'importanza primaria.
Argomento del post di oggi: elenchi.
Il libro è disseminato di elenchi, cataloghi, inventari, schemi, indici, schede, classificazioni, genealogie e poi liste di oggetti, animali, quadri, posti, mobili e soprammobili, libri, situazioni, giochi e in genere di descrizioni minuziose di quanto sopra. Ho goduto più di quanto non si creda nella loro lettura: non si pensi che un elenco sia arido e senza significato artistico.
Secondo recensori molto più avveduti del sottoscritto, in ogni capitolo vengono ripetuti determinati elementi (animali, libri, colori, quadri) secondo regole ben precise, ad esempio basate sulla struttura del biquadrato latino, ma devo dire che fino a qualche giorno fa non ero stato capace di coglierle e non ero nemmeno sicuro che esistessero; poi mi è successo di imbattermi in questo post di Popinga in cui MFB dà un esempio concreto di scrittura vincolata (ne consiglio a tutti la lettura, prendetelo un po' come un compito per casa). Nemmeno ora sono in grado di riconoscere le regole all'interno del testo di Perec, ma in compenso scommetterei le gonadi di Berlusconi sulla loro esistenza.
Ok, regole a parte, per permettervi di immergervi nel vivo del libro e dello stile di Perec, riporto la prima parte di un capitolo che ha colpito le mie intrinseche velleità di catalogatore e ha risvegliato in me il ricordo delle ore passate, da ragazzino, a leggere su riviste specializzate cataloghi di oggetti che in qualche modo mi incuriosivano e stimolavano il mio istinto collezionista, più che altro roba militare (modelli di aerei, coltelli, fucili, divise) ma anche elettronica (hifi, diffusori, amplificatori, effetti per chitarre) o di letteratura (leggevo per intero i cataloghi delle case editrici, quelli in distribuzione gratuita nelle librerie).
Dal capitolo 33:
Cantine.
La cantina degli Altamont, pulita, tutta ordinata, nitida: da terra al soffitto, scaffali e caselle muniti di etichette grandi e chiaramente leggibili. Un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto; si è pensato a tutto: scorte, provviste, di che resistere ad un assedio, di che sopravvivere in caso di crisi, di che lasciar fare in caso di guerra.
La parete sinistra è riservata ai prodotti alimentari. Innanzitutto, i prodotti base: farina, semolino, maizena, fecola di patate, tapioca, fiocchi d’avena, zucchero in zolle, in polvere, in scaglie, sale, olive, capperi, condimenti, grandi barattoli di senape e di cetriolini, latte d’olio, pacchetti d’erbe seccate, pacchetti di pepe in grani, chiodi di garofano, funghi liofilizzati, scatolette di scorze di tartufo; aceto di vino e d’alcool; mandorle sgusciate, gherigli di noce, nocciole e noccioline americane confezionate sotto vuoto, salatini vari, caramelle, cioccolata per dolci o da mangiare, miele, marmellate, latte in scatola, latte in polvere, uova in polvere, lievito, dolciumi Francorusse, tè, caffè, cacao, tisane, brodo Kub, concentrati di pomodoro, harrisah, noce moscata, peperoncini rossi, vaniglia, spezie e aromi vari, pangrattato, gallette, uva passa, frutta candita, erba angelica; poi vengono le conserve: conserve di pesce, tonno in briciole, sardine sottolio, acciughe a fagotto, sgombri al vino bianco, pilchard al pomodoro, baccalà all’andalusa, spratti affumicati, uova di lompo, fegato di merluzzo affumicato; conserve di verdure: piselli, punte di asparagio, funghi di Parigi, fagiolini extra, spinaci, cuori di carciofo, fagioli mangiatutto, scorzobianche, macedonie; e anche pacchi di legumi secchi, piselli da purè, fagioli nani, lenticchie, fave, fagioli; sacchi di riso, di pasta, maccheroncini, vermicelli, conchiglie, spaghetti, patatine chip, fiocchi di pasta di patate per il purè, minestre in busta; conserve di frutta: mezze albicocche, pere sciroppate, ciliegie, pesche, prugne, pacchetti di fichi, cassette di datteri, banane e prugne secche; conserve di carne e piatti già cucinati: corned-beef, prosciutti, vasetti di maiale tritato e cotto nello strutto, foie gras, pâté di fegato, galantina, testina di vitello, crauti, stufato di agnello con fagioli bianchi, salsiccia con lenticchie, ravioli, stufato di montone con cipolline e patate, ratatouille nizzarda, cuscus, pollo alla basca, paella, fricassea di vitello alla vecchia.
La parete di fondo e quasi tutta la parete di destra sono occupate da bottiglie distese nelle apposite gabbie di fildiferro plastificato secondo un ordine apparentemente canonico: prima di tutto i vini cosiddetti da pasto, poi i Beaujolais, Côte-du-Rhône e vini bianchi d’annata della Loira, poi i vini a breve conservazione, Cahors, Bourgueil, Chinon, Bergerac, e poi la vera cantina, finalmente, la grande cantina, amministrata da un registro in cui viene segnata ogni bottiglia con la sua provenienza, il nome del produttore, il nome del fornitore, il millesimo, la data d’ingresso, il periodo di conservazione ottimale, l’eventuale data di uscita: vini alsaziani: Riesling, Traminer, Pinot nero, Tokay; Bordeaux rosso: Médoc: Château-de-l’Abbaye-Skinner, Château-Lynch-Bages, Château-Palmer, Château-Brane-Cantenac, Château-Gruau-Larose; Graves: Château-La-Garde-Martillac, Château-Larrivet-Haute-Brion; Saint-Emilion: Château-La-Tour-Beau-Site, Château-Canon, Château-La-Gaffellière, Château-Trottevieille; Pomerol: Château-Taillefer; Bordeaux bianco: Sauternes: Château-Sigalas-Rabaud, Château-Caillou, Château-Nairac; Graves; Château-Chevalier, Château-Malartic-Lagravière; Borgogna rosso: Côte de Nuit: Chambolles-Musigny, Charmes-Chambertin, Bonnes-Mares, Romanée-Saint-Vivant, La Tâche, Richebourg: Côte de Beaune: Pernard-Vergelesse, Aloxe-Corton, Santenay Gravières, Beaune Grèves “Vignes-de-l’Enfant-Jésus”, Volnay Caillerets; Borgogna bianco: Beaune Clos-des-Mouches, Corton Charlemagne; Côte du Rhône: Côte-Rôtie, Crozes-Hermitage, Cornas, Tavel, Châteauneuf-du-Pape; Côtes-de-Provence: Bandol, Cassis; vini del Mâconnais e del Dijonnais, vini naturali dello Champagne – Vertus Bouzy, Crémant -, vini rari del Languedoc, del Béarn, del Saumurois e della Turenna, vini stranieri: Fechy, Pully, Sidi-Brahim, Château-Mattilloux, vino del Dorset, vini del Reno e della Mosella, Asti, Koudiat, Haut-Mornag, Sangue-di-Toro, eccetera; e buone ultime, delle casse di champagne, aperitivi e alcolici vari – whisky, gin, kirsch, calvados, cognac, Grand-Marnier, Bénédictine, e, ancora sugli scaffali, dei cartoni con varie bibite analcoliche, gassate o no, delle acque minerali, birra, succhi di frutta.
All’estrema destra, infine, fra il muro e la porta – fitto graticcio di legno bardato di ferro chiuso da due grossi lucchetti – c’è la zona prodotti per la casa, toilette e varia: mucchi di strofinacci da pavimento, contenitori pieni di detersivi, detergenti, scrostatori, sturatori, dosi di varechina, spugne, prodotti per parquet, vetri, rami, argenteria, cristallo, piastrelle e linoleum, scope senza manico, sacchi per aspirapolvere, candele, scorte di fiammiferi, stock di pile elettriche, filtri per il caffè, aspirina vitaminica, lampadine a tortiglione per lampadari, lamette di rasoio, acqua di Colonia da poco prezzo e a litro, saponette, shampooing, pacchi di ovatta, bastoncini per pulirsi le orecchie, lime a smeriglio, refill d’inchiostro, cera per pavimenti, vasi di colore, medicazioni singole, insetticida, accendifuoco, sacchetti per le immondizie, pietrine per accendini, asciuga, spolvera e puliscitutto.
Oppure giusto un accenno dal capitolo 20, in cui c'è l'intero catalogo dell'impresa della signora Moreau, che produce e distribuisce attrezzi per il fai-da-te (riporto solo uno dei ventiquattro articoli dettagliatamente descritti):
PONTEGGIO MOBILE: 1 scala montante larga 1,6 con ruote, 1 scala montante larga 1,6 con ghiere, 2 rialzi di 60 cm., 1 piano 145x50 con parapetto, ringhiere e crocette, altezza regolabile di 30 in 30 cm. da 50 a 220. Ingombro al suolo 190x68. Dispositivo frenaggio. Peso totale 38 kg. Garanzia totale 1 anno.
Un ultimo esempio. Si tratta di un estratto del capitolo 26, è la descrizione di Bartlebooth che si prepara a dipingere: qui l'elenco dei materiali, sempre minuzioso e precisissimo, lascia spazio all'umanità del personaggio. Non avrei mai immaginato che da un elenco di colori potesse emergere in maniera tanto vivida tutta la tenera goffaggine di Bartlebooth apprendista pittore alle prese con le lezioni del maestro Valène.
Tutti i giorni alle due, l'autista di Bartlebooth- non era ancora Kléber, ma Fawcett, che aveva già servito Priscilla, la madre di Bartlebooth - andava a prendere Valène; il pittore trovava il suo allievo giudiziosamente equipaggiato con calzoni da golf, gambali, berretto scozzese e pullover jacquard nella grossa limousine Chenard e Walker nerobianca. Se ne andavano nella foresta di Fontainebleau, a Senlis, a Enghien, a Versailles, a Saint-Germain o nel valloncello di Chevreuse. Sistemavano fianco a fianco il seggiolino pieghevole a tre piedi detto "seggiolino Pinchart", l'ombrellone con manico a gomito e puntale e il fragile cavalletto articolato. Con una precisione maniacale e quasi maldestra per troppa minuzia, Bartlebooth puntinava sulla sua tavoletta di frassino a fibre contrastate un foglio di carta Whatman grana sottile precedentemente inumidito sul retro, dopo aver verificato guardando in controluce il marchio di fabbrica che avrebbe lavorato sulla facciata giusta, apriva la tavolozza di zinco la cui faccia interna smaltata era stata accuratamente pulita alla fine della seduta del giorno prima e vi disponeva, con ordine rituale, tredici scodelline di colore - nero d'avorio, seppia, terra di Siena bruciata, ocra gialla, giallo indiano, giallo cromo chiaro, rosso vermiglione, lacca di robbia, verde Veronese, verde oliva, blu oltremare, blu cobalto, blu di Prussia - come pure qualche goccia di bianco di zinco di madame Maubois, si preparava acqua, spugne, matite, verificava ancora una volta che i pennelli fossero perfettamente astati, e la punta ben dritta, la pancia non troppo gonfia, i peli senza sciuffettature, e, lanciandosi, abbozzava con lievi tocchi di matita le grandi masse, l'orizzonte, i primi piani, le linee di fuga, prima di cercar di cogliere, in tutto lo splendore della loro immediatezza, dell'imprevedibilità, le metamorfosi effimere di una nuvola, la brezza che increspa la superficie di uno stagno, un crepuscolo nell'Ile-de-France, un volo di storni, la luna che s'alza su un villaggio addormentato, una strada orlata di pioppi, un cane che punta davanti a un macchione, eccetera.
I colori sono leggermente diversi da quelli di Bartlebooth, ma tant'è |
Innegabile il gusto che Perec prova nel dimostrare, attraverso elenchi e minuziose descrizioni, la sua tuttologia, i suoi interessi che si allargano in mille rivoli: archeologia, storia del XX secolo, geografia, chimica, bibliofilia, tecniche di costruzione, pittura, musica, biologia, antiquariato, vini, cibi, poesia, cronaca nera; dei suoi interessi matematici avevamo avuto conferma già dalla struttura del romanzo.
Si, so benissimo cosa state facendo, state guardando la foto di Perec che ho messo in alto e poi l'elenco dei cibi e dei vini che occupa due pagine, poi la lista dei materiali per dipingere, e poi di nuovo la foto, e state dicendo a voi stessi e a chi vi sta attorno: questo è chiaramente pazzo. Ma vi consiglio di non trarre conclusioni affrettate e fondate esclusivamente sugli schemi banali ai quali avete adattato le vostre semplici vite, almeno non prima di aver letto il libro ed esservi totalmente immersi in questo modo di vedere le cose. Provateci. Liberate il vostro istinto catalogatore. Elenchi. Oggetti. Appigli per la memoria. E' questo in fondo ciò di cui ci circondiamo, pensateci bene. E' questa la vita, e queste sono le sue istruzioni per l'uso.
Nella prossima puntata parleremo di storie.
diciamo che come pubblicitario non sei un granchè.... non mi hai fatto venire minimamente voglia di leggere questo libro. Io che appena intuisco che una descrizione è troppo prolissa, didascalica o appunto elencatoria salto a piè pari buttando ad indovinare il nr. di righe da zompare per riprendere il filo narrativo....
RispondiEliminaTrova qualche altro argomento per convincermi!
Giusto una curiosità: ma tutto 'sto pippone di elenchi l'hai riscritto di tuo pugno o hai trovato qualche astuto sistema per fare copiaincolla?
RispondiEliminaaspettavo proprio questa domanda.
RispondiEliminaora è arrivata.
aahhh.
l'astuto metodo.