E’ pieno come la metro non riesce mai ad essere, tanto che alle fermate, all'apertura delle porte, c'è sempre qualcuno che straborda fuori e rimane appeso per le braccia. Alla fermata di Villa Borghese mi pare si voglia andare oltre le possibilità fisiche di comprimibilità del corpo umano: un vecchietto smilzo e scavato in viso, un po' alla Carlo Pisacane alias Capannelle ma ben più alto, con capelli grigi impomatati all'indietro e vagamente elegante nella sua lisa giacca blu, pressa con insospettato vigore sull'entrata anteriore, agganciato saldamente con una mano ad un appiglio. Pare subito chiaro a tutti che non riuscirà mai a entrare, ma lui continua imperterrito, incurante delle porte a soffietto che per quattro o cinque volte tentano di chiudersi sui suoi avambracci protesi verso l'interno. Nessuno dei passeggeri riesce a capacitarsi di tanta caparbietà, entrare è chiaramente impossibile e, dopo un paio di minuti di sosta forzata, parecchi cominciano a spazientirsi, non si può bloccare un intera vettura per l'insistenza di un settantacinquenne, dicono, si parta comunque e lo si lasci a terra. Io osservo la scena, visto che così compressi leggere è impossibile. Il nonnetto con la destra si tiene saldamente a un sostegno in metallo, e con la sinistra pare cercare un secondo appiglio nel braccio dell'uomo più prossimo. Sono particolarmente incuriosito da un suo strano vezzo: ogni tanto ritrae la mano sinistra verso il viso, si lecca la punta di indice e medio, come a cercare una maggior sensibilità nella presa, e poi ritenta un approccio sul braccio del vicino.
Poi, all'improvviso, senza alcuna ragione apparente, convinto non si sa da quale segnale interno, perchè degli esterni (le lamentele dei passeggeri che cercano di farlo desistere dall'impossibile obiettivo) non gliene frega granchè, il vecchio molla la presa, lascia chiudere le porte e rimane sul marciapiede. Il 490, libero dal fastidioso fardello, con un sobbalzo riprende finalmente la corsa.
Il tragitto tuttavia non è destinato a durare molto. Dopo qualche decina di metri, l'uomo spiaccicato sui vetri dell'entrata anteriore, proprio il tizio il cui braccio fino a pochi secondi prima aveva costituito il tanto desiderato secondo appiglio del vecchietto insistente, di colpo strilla al conducente di fermarsi, deve scendere a tutti i costi, smania per far aprire le porte e per catapultarsi fuori: mi hanno rubato il portafogli, grida.
Un pò di divertito compiacimento per la comune disavventura ? (non era capitato anche a te) ????
RispondiEliminaVero, ma ti assicuro che fino ad ora non lo avevo ancora richiamato alla memoria. Tendo a cancellare i ricordi umilianti.
RispondiEliminaCon quella ressa, sicuro che è stato il vecchietto?
RispondiEliminaBeh, diciamo che la sua insistenza a bloccare il bus anche di fronte all'impossibilità oggettiva di entrare non depone a suo favore. Io comunque nel post descrivo meramente i fatti, non accuso nessuno, sei tu che hai tirato le conclusioni... ;)
EliminaPiuttosto che farmi arpionare da quella manina adunca, ripetutamente slinguazzata, io il portafogli glielo avrei donato spontaneamente.(E quando dico portafogli intendo il suo, mr. Tachino, perché io l'autobus non lo prendo).
RispondiEliminail mio collega senior (molto senior) aveva 'sta mania poco igienica e io avevo sviluppato una certa abilità nell'evitare la laida manina... sarà una modalità di concentrazione
EliminaArzillo il vecchietto. Niente di piacevole essere derubati. Il vecchietto si sarà fatto due conti e con la pensione non arrivando a fine mese...
RispondiEliminaGià. Il problema è che rischia di non far arrivare a fine mese il derubato...
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