Alla distanza di qualche spanna a sinistra della pagina del libro che ho tra le mani il bimbetto si è addormentato nel suo passeggino, incurante del fastidioso brusio di questo vagone della metro, anzi cullato da esso.
La madre lo guarda come sempre si guarda un zerenne sangue del proprio sangue mentre dorme, ossia col sopracciglio inarcato e la testa reclinata su una spalla (espressione n. 1). Tutto procede senza imprevisti, fino a quando con la coda sinistra dell’occhio sinistro noto lo sguardo sinistro della madre mutare dall’estasiato all’ansioso (espressione n. 2) in una frazione di secondo, tempo necessario per puntare il tizio appena salito a Colosseo: un omone che, a causa di non so quale indizio (ma se dovessi buttarmi a indovinare propenderei per la voluminosa fisarmonica a tracolla o per il trolley al seguito con impianto di amplificazione portatile alimentato da batteria auto 75Ah), induce la donna a pensare possa essere causa di un improvviso peggioramento delle condizioni acustiche del comune ambiente con conseguente brusco risveglio del pargolo. La giovane mamma prova a convincere il questuante al silenzio con il suo miglior sguardo supplichevole (espressione n. 3), ma quello attacca My Way incurante di tanta performance (ben tre espressioni nel giro di tredici secondi). Tutto il vagone zona nord si gira all’unisono verso il bimbo, se ci fosse appena un po’ più di tempo si organizzerebbero scommesse sulla resistenza al rumore del dormiente.
La madre lo guarda come sempre si guarda un zerenne sangue del proprio sangue mentre dorme, ossia col sopracciglio inarcato e la testa reclinata su una spalla (espressione n. 1). Tutto procede senza imprevisti, fino a quando con la coda sinistra dell’occhio sinistro noto lo sguardo sinistro della madre mutare dall’estasiato all’ansioso (espressione n. 2) in una frazione di secondo, tempo necessario per puntare il tizio appena salito a Colosseo: un omone che, a causa di non so quale indizio (ma se dovessi buttarmi a indovinare propenderei per la voluminosa fisarmonica a tracolla o per il trolley al seguito con impianto di amplificazione portatile alimentato da batteria auto 75Ah), induce la donna a pensare possa essere causa di un improvviso peggioramento delle condizioni acustiche del comune ambiente con conseguente brusco risveglio del pargolo. La giovane mamma prova a convincere il questuante al silenzio con il suo miglior sguardo supplichevole (espressione n. 3), ma quello attacca My Way incurante di tanta performance (ben tre espressioni nel giro di tredici secondi). Tutto il vagone zona nord si gira all’unisono verso il bimbo, se ci fosse appena un po’ più di tempo si organizzerebbero scommesse sulla resistenza al rumore del dormiente.
Ma il piccolo non fa una mossa. Lascia tutta l’apprensione di famiglia alla madre, per ora può delegarle anche la scelta della fermata a cui scendere, non ha nessun mestiere e nessuna responsabilità, se la gode. Resta la tensione nell'intera zona nord fino a Termini, quando il vagone si liquefa nei percorsi per le coincidenze.
Che sarebbe la sua vita, sig. Tacchino, senza la metropolitana?
RispondiEliminaOrmai glielo invidio apertamente quel mezzo, sempre così ricco di esperienze interessanti. Dovrebbe esserci una speciale trattenuta sullo stipendio di quei fortunati che possono godere, grazie alla distanza casa-lavoro, di un simile privilegio. Mi farò promotore di un'iniziativa in tal senso.
si faccia i fatti suoi, please.
RispondiEliminaSi vede che stai studiando Perec. Un ottimo motivo per seguirti, ora che ti ho scoperto.
RispondiEliminagrazie, è un piacere scoprire che non sono solo i tre a libro paga a passare di qui.
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