giovedì 24 maggio 2012

Una delle tre "I"

Quattrenne: papà, è vero che in inglese palla si dice uèns?
Tacchino: no, mi pare ball.
Quattrenne: uffa, ma non indovino mai!

martedì 22 maggio 2012

Infinite density

I sensi si allenano, e ognuno di essi ha la sua palestra. Viaggiare in metropolitana ha acuito la mia percezione visiva dei volti e delle fisionomie. Una volta arrivato in banchina riesco con una sola occhiata panoramica a scandagliare tutti i visi che sono ad una ragionevole distanza e che non sono coperti da ostacoli e a captarne il grado di pericolosità. Intendo come pericolosità non il rischio che possano rivelarsi borseggiatori, stupratori o terroristi internazionali, ma che possano essere dei rompicoglioni. E' questo il genere di persone da evitare come la peste se, come il sottoscritto, hai intenzione di sfruttare al massimo il tempo di viaggio casa-ufficio ufficio-casa, un’ora netta in totale, per leggere il tuo libro. E se il libro in questione è Infinite Jest, di David Foster Wallace, il lavoro preparatorio deve essere svolto alla perfezione. In banchina sono come una specie di Terminator con la visione monocromatica rossa su sfondo nero, di ogni volto passo in esame i valori cefalometrici, li confronto con il database dei miei ricordi e sintetizzo il tutto in un fattore di rischio, dieci per il massimo, in caso di collega con il quale proprio in quella settimana sto intrattenendo intensi rapporti lavorativi (per cui sarebbe difficile non sprecare tutto il viaggio in vuote considerazioni di circostanza), zero per il minimo, in caso perfetti sconosciuti, passando per i vari gradi medi dei conoscenti da salutare con un cenno, del colleghi di qualche anno addietro da liquidare con brevi convenevoli, o dei suonatori underground, rischiosi solo in quanto rompitimpani.
Una volta che la scansione è terminata, se il risultato è a basso rischio, è possibile posizionarsi in uno degli estremi della banchina, quelli che di solito sono spopolati a causa del diffuso timore che i vagoni o non arrivino fin lì (estremo di prua) o che oltrepassino quel punto (estremo di poppa), tirar fuori il quasi chilo di carta rilegata con copertina violacea, bilanciare i pesi e attaccare.
La mia scelta di scrivere di IJ mentre lo leggo è dovuto ad alcuni innegabili vantaggi. Posso commentare a caldo le sensazioni, le difficoltà, i punti salienti, le idee che vengono dalla lettura, senza posticiparle a quando poi non avrebbero più senso, almeno per me. E posso utilizzare il blog come blocco degli appunti. Lo svantaggio, di contro, è che si rischia di dire parecchie cazzate. Ma di questo non ci siamo mai preoccupati troppo, in queste pagine.
Andando avanti con la lettura mi accorgo che la gara di velocità a chi finisce per primo IJ ipotizzata qualche giorno fa con alcuni lettori di questo blog nei commenti al post precedente, è per me improponibile. E non perché siano sopraggiunti momenti di crisi dovuti alla difficoltà dei periodi, al poco interesse dei personaggi o alle mille distrazioni esterne. Tutt'altro. E' che il librone oltre ad essere bello grosso è talmente denso da richiedere ampi momenti dedicati a rilettura e riflessione, e un’ansia da competizione non sarebbe d’aiuto.
Mi è ad esempio capitato di soffermarmi un'intera giornata leggifera tra pagina novantaquattro e pagina cento, nel bel mezzo di un capitolo APAD. In questo paragrafone di sette pagine, che a sua volta costituisce la seconda parte di un capitolo la cui prima è il meraviglioso racconto delle crisi di astinenza da Bob Hope di Kate Gompert, compare per la prima volta Gerhard Schitt, una sorta di Grunf del gruppo TNT, non so se avete presente, con occhialoni, casco di cuoio e motocicletta BMW con il sidecar, che qui all'ETA fa l’Allenatore Capo e il Direttore Atletico. Le sue chiacchierate peripatetiche con Mario Incandenza, che a malapena riesce a capirne le parole, figuriamoci i concetti, ma chissà come riesce a rispondere sempre a tono e a porre domande pertinenti, è fenomenale. Basterebbero questi scambi a rendere le pagine degne di essere trasportate, insieme al resto dei nove etti, in giro per Roma. Ma c'è pure il contenuto, la storia della Dinamica Extra-Lineare accennata dalla nota trentaquattro e il superamento della matematica del Caos con dimostrazioni di inesistenza post Godeliane, l’assonanza tra Kant e Cantor, e poi lo Zen e gli scacchi, e il tennis come gioco infinitamente denso. E alla fine, su tutto, c'è questa domandona formulata da Mario che non si capisce come sia venuta fuori, come sia riuscito lui a condensare l’intero capitolo in una semplice ma azzeccata questione, e più o meno chiede, Ma allora il fine della vita è la morte? E che differenza ci sarebbe tra l'una e l'altra? e la risposta del crucco: Nessuna. Tranne che hai l'opportunità di giocare.
C’è poco da correre, sono pagine dense. Come il tennis. Come le ragnatele di Vedova Nera Usa.

Una nota, forse banale, sullo stile: gli eterogenei capitoli di IJ hanno una caratteristica in comune: all’inizio sono poco ospitali, è ostico cominciarli, e poi, quando stai cominciando a entrarci dentro, a comprenderli, finiscono. La festa finisce quando cominci a divertirti. Come a dire: avete capito i meccanismi? Vi piace? Beh, arrivederci. Immagino sia l’unico modo che DFW ha scovato per parlare di così tante cose per così tante pagine senza rischiare l’abbandono.

Come commiato vi lascio due chicche:
La ricostruzione dell’Enfield Tennis Academy nel disegno qui in basso, e questa succosissima e dettagliata visione panoramica (è anche possibile scaricare il lenzuolone in pdf) delle interrelazioni tra i personaggi di IJ, con alcune mappe e la struttura degli anni di cui abbiamo già accennato nel post precedente. Devo dire che ad oggi non sento ancora il bisogno impellente di consultarla come riferimento, ma probabilmente sono troppo indietro per apprezzarla appieno. Ieri ci ho navigato un po’, mi pare ben fatta. Immagino comunque che per capire a fondo tutte le implicazioni a cui queste interrelazioni accennano non basta uno schema, per quanto dettagliato sia. Ho come il sospetto che per dire tutto servirebbero milleduecentottantuno pagine fitte fitte, né una in più, né una in meno.

domenica 20 maggio 2012

Caro bimbo, ti insegno a giocare

Quando sei genitore di un paio di esemplari femmina di homo sapiens non hai molta dimestichezza con squadre, pulcini, tornei del sabato, mister, rettangoli verdi. Ogni tanto tuttavia, senza quasi sapere come (pensavi di essere andato ad una semplice festa di compleanno) ecco che ti ritrovi nell'area party di un circolo sportivo, nel bel mezzo di campi in erba sintetica di calcio calcetto e calciotto perlopiù insegnato ai piccoli, ed ecco che, alle prese con la tua solita asocialità, un bel po' distante dagli animatori che animano le piccole anime accorse per il compleanno, ti ritrovi a guardare una partita tra bimbetti ottenni, di quelle vere che credevi esistessero solo nella mitologia dei racconti da barbecue: due squadre che si fronteggiano in campo e due gruppi di genitori che innalzano barricate sugli spalti. E le azioni di guerra più cruente, quelle sugli spalti, le osservi non tra avversari, ma tra genitori di compagni di squadra. Frasi acide indirizzate dal genitore del piccolo attaccante a quello del minidifensore: "ahò, a tu fijo na sera spiegajelo che sso gli stoppe", a cui segue una pronta risposta: "ma sta zitto, che tu fijo manco ar militare lo pijeno". In alcuni casi le tattiche belliche si fanno di più ampio respiro, e i cannoneggiamenti dagli spalti  vengono indirizzati direttamente in campo: "a regazzì, si nun segni stasera torni appiedi".
Ovvio che l'aggressività elargità così ad ampie mani si ritrova pari pari in campo, tra i piccoli agonisti, e viene accompagnata dal dileggio, dalla piccola furbizia, dalla finta caduta, dal fallo celato ad arte. Ecco dove si allevano i futuri buzzurri, nei campetti di calcio dei pulcini.
Buono a sapersi.

venerdì 18 maggio 2012

Flavonoidi, una storia vera

Al mercato:
- papà, ma come mai sul quel cartello c'è scritto broccolo romano? non mi hai sempre detto che si chiama broccolo frattale?
- non so, forse il signor fruttivendolo in adolescenza ha avuto più fidanzate di papà.

giovedì 17 maggio 2012

La congettura di Pdb (reprise)

Tempo fa scrissi qualcosa sulla crescita delle piante. Dichiaravo palese il fatto che le piante traessero il carbonio necessario alla loro crescita attraverso la terra, e affermavo di avere la prova di ciò: ogni tanto ero costretto a rabbocchi di terra nei vasi del mio balcone, necessità che io attribuivo proprio al consumo di terra da parte della pianta.
Poi ieri, su uno dei miei blog preferiti, ho letto questo. Marco afferma che le piante prendono prelevano carbonio in massima parte dall'aria, attraverso la CO2 in essa contenuta. Mi sono cadute le braccia: ecco la differenza tra una spiegazione dei fenomeni attraverso il semplice uso del buon senso (la mia) e il vero metodo scientifico, mi son detto. Quanto sono stato ingenuo. Ora è tutto così chiaro. E pensare che il mio vecchio post voleva proprio essere una apologia del metodo scientifico, anche se fatta da uno che non è del mestiere.
Hey, un momento. Chi mi dice che l'esperimento di Marco sia stato effettuato come si deve? Senza influenze esterne, senza possibilità di misure falsate da eventi non previsti, senza pecche insomma. Potrei ancora avere ragione. Se solo riuscissi a dimostrarlo...
Boh, io per ora mi fido di quello che dice. Lui è uno scienziato, io un.

martedì 15 maggio 2012

Infinite weight

Ho sul viso un sorriso ebete. Lo sento, che ho quel sorriso. E sulle braccia piegate ad angolo retto sento il peso inconsueto del volume che ho appena incominciato a leggere, i nove etti delle milleduecentottantuno pagine di Infinite Jest.
A pagina cinquantotto già ci sono completamente dentro, ho dimenticato persino l’azzardo di essermi sobbarcato questo bambino giù in metro, sotto gli sguardi increduli dei non lettori, quelli ironici dei lettori di stampa gratuita, quelli pieni di commiserazione dei lettori di eterei e-books.
Ma questo peso è necessario all’impresa, se non lo senti sulle braccia non riesci ad affrontarla, è per questo che gli e-reader non fagociteranno mai la carta stampata.

Questo blog è luogo di rigurgiti memici, innanzitutto. Ma è anche un luogo di promesse e impegni con me stesso e qualche raro lettore. i sono imbattuto in qualche post di Melusina che parlava in toni entusiastici di Infinite Jest, il librone di David Foster Wallace, e ho approfondito in rete. Dopo un paio di giorni il mio comodino già scricchiolava sotto il peso di quelle pagine. Questa è la storia, il resto è cronaca.
Tempo fa mi impelagai in una diffusione, per quanto sommaria, dei teoremi di incompletezza di Gödel, mi pareva un argomento affascinante che, per quanto astruso, si poteva comprendere anche avendo a disposizione poche conoscenze matematiche, bastava una buona capacità di astrazione. Poi mi sono sobbarcato la lettura e la descrizione while reading del libro di Perec, e la parola data in queste pagine mi ha consentito se non altro di concluderne la lettura superando gli ostacoli che chi mi ha seguito può facilmente immaginare. Era venuto il momento di affrontare una nuova impresa.
Un impegno preso in un blog lascia un po' il tempo che trova (anche se non ho mai capito che significa) ma mi serve come stimolo per il raggiungimento dell'obiettivo. Certo, direte voi, avresti potuto prometterlo a tua moglie o al tuo collega di ufficio, e non scassarci i cabasisi a noi, ma non sarebbe stato lo stesso.

- caro collega, voglio ripercorrere la dimostrazione dei teoremi di incompletezza di Gödel.
- ah, e 'sti cazzi nun ce lo metti? 

- cara, sento un bisogno impellente di parlare del libro di Perec e di fare un elenco degli errori di traduzione che ho incontrato nella lettura.
- ok, ma prima accompagna le bimbe a nuoto.

Per semplicità lo dico a voi, che siete di gran lunga più pazienti e comprensivi: voglio leggere per bene tutto Infinite Jest e parlarne ogni tanto su queste pagine.
Come al solito utilizzerò il blog in maniera del tutto impropria, a volte come segnalibro, altre per fare ipotesi, altre ancora per riportare schemi o mappe dei luoghi. Nel frattempo ne approfitterò per raccogliere i vostri dileggi e le vostre pernacchie.
Tanto per cominciare riporto qui sotto lo schema degli anni in cui si svolge il romanzo, integrato con la trasposizione in anno gregoriano (in base alle ipotesi più accreditate, vedi qui) e con l'età del protagonista Hal Incandenza. Utilissimo per provare a trovare una direzione nelle vicende.
Alla prossima.

·       2002. Anno del Whopper, Hal ha 10 anni.
·       2003. Anno dei Cerotti Medicati Tucks, Hal ha 11 anni.
·       2004. Anno della Saponetta Dove in Formato Prova, Hal ha 12 anni.
·       2005. Anno del Pollo Perdue Wonderchicken, Hal ha 13 anni.
·       2006. Anno della Lavastoviglie Silenziosa Maytag, Hal ha 14 anni.
·       2007. Anno dell'Upgrade per Motherboard ecc., Hal ha 15 anni.
·       2008. Anno dei Prodotti Caseari dal Cuore dell'America, Hal ha 16 anni.
·       2009. Anno del Pannolone per Adulti Depend, Hal ha 17 anni.
·       2010. Anno di Glad, Hal ha 18 anni.

venerdì 11 maggio 2012

Passioni sopite

Pausa caffè, chiacchiere tra colleghi, si discute delle nostre vite sbagliate e dei nostri desideri irrealizzati.
-          Io ho sempre amato il legno, mi sarebbe piaciuto imparare a lavorarlo
-          La mia passione è il mare: sarebbe bello poter fare il giro del mondo in barca a vela
-          E allora io? Volevo fare il medico ed eccomi qui a produrre slides
Poi sei entrata tu nel tuo tailleur crema, avevi intercettato solo brevi scampoli delle nostre conversazioni (passione, volevo fare, mi sarebbe piaciuto) e hai pensato fosse coerente inserirti così:
-          A me piacerebbe tanto riuscire un giorno a occuparmi di contabilità industriale.

giovedì 10 maggio 2012

Juno e l'innovazione

Il brano conclusivo suonato a due chitarre acustiche e due voci è colla cianoacrilica per le mie orecchie, rimane attaccata per giorni che per toglierla devi usare la lametta.

mercoledì 9 maggio 2012

Un luogo comune alla prova dei fatti

Non so lì da voi, ma oggi a Roma è una giornata bellissima. Sole, venticello secco e fresco, temperatura sui venti gradi, bella gente.

martedì 8 maggio 2012

Rebus a soluzione palindroma

Questa cosa l'ho letta un'ora fa in metro, mi è sembrata stuzzichevole, ve la propongo:

Quesito:
Adriatico e Tirreno

Soluzione (palindroma):

domenica 6 maggio 2012

sabato 5 maggio 2012

Il fine della fatica


Oggi mia figlia G la quattrenne ha imparato ad andare in bicicletta, con un tacchino che correva al suo fianco rimanendo discretamente a pochi centimetri di distanza.

mercoledì 2 maggio 2012

Uomini e cani in esterno abruzzese



L'anziano autoctono immagina che la passeggiata con il cagnolino microtaglia senza guinzaglio si svolgerà come da programmi, cacatina, pisciatina, annusata a genitali di altri cinoesemplari, tanto più in questa giornata che comincia a profumare di primavera, e primavera e genitali hanno un effetto olfattivo stimolante per i tartufi canini.