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sabato 2 ottobre 2021

Come fondare e gestire un club - puntata #3: cariche principali e organigramma

Ogni Club degno del nome che ha scelto di portare (sulla scelta del nome vedi puntata #2) ha bisogno, per portare avanti con efficacia la sua missione (sulla missione vedi puntata #1), di una struttura solida ma allo stesso flessibile, capace di resistere agli scossoni ma anche di adattarsi al nuovo, di un sistema di ruoli e poteri legati tra loro da rapporti gerarchici e di collaborazione. Per questo dobbiamo affrontare l'importante questione delle cariche clubbiche.


Un tipico Presidente
Innanzitutto ci vuole il Presidente. Il Presidente in un club è fondamentale ed imprescindibile, non esiste un club senza il Presidente, se ci fosse solo un membro in un Club, quello sarebbe il Presidente. Il Presidente è fondatore e fondante, è il garante dell'unità e dell'esistenza in vita del suo Club (ecco, dimenticavo, il Club è SUO), decide dell'ingresso dei nuovi membri e della sorte dei vecchi, decide i luoghi degli incontri, le sedi, gli argomenti da discutere; ha più potere di quanto ogni membro immagini. Il Presidente è il capo unico e assoluto di tutti e di tutto. 

Serve poi un Segretario, uno che si occupi di scartoffie e burocrazia, uno che sappia quando ci sono le scadenze e cos'è che sta per scadere, uno che sia pronto a riportare con i piedi per terra i membri inconcludenti. Se poi avesse una sede da mettere a disposizione, meglio ancora. Ma ricordate innanzitutto che un Segretario deve scrivere i verbali delle riunioni clubbiche con obbiettività e solerzia e archiviare il tutto nei Libri Clubbici. Un segretario che entro tre giorni dalla riunione non sottoponga al Presidente il verbale per l'approvazione non serve a nulla: sbarazzatevene. 

Il vostro Club ha bisogno di un Tesoriere che si occupi del vil denaro, semplicemente perché nessuna delle cariche descritte in precedenza potrebbe farlo: il presidente per rango, il segretario perché ci pagherebbe le tasse. Un buon Tesoriere raccoglie le quote di iscrizione e gestisce il patrimonio clubbico, organizza eventi per raccogliere fondi da destinare allo scopo statutario e spesso ci rimette del suo. Un Tesoriere per fare bene il suo mestiere deve essere generoso nel dedicare tempo e risorse al club, ma oculato e prudente nelle spese, deve mangiare poco ma adorare la cucina, se possibile deve avere una macchina grande e lucida per scarrozzare in giro il presidente. 

E' poi buona norma procurarsi un Cellario decente. Costa un po' ma vedrete che ne vale la pena. Di norma è solido e sovradimensionato, perché il suo non è un ruolo da poco: deve occuparsi h24 del nutrimento del club, materiale e spirituale. Un buon Cellario sa sempre come soddisfare tutti i palati e tutte le voglie e ha tra i suoi contatti i migliori ristoranti, i night più alla moda, i più forniti bordelli. Il Cellario è da sempre in conflitto con il Tesoriere: il primo vorrebbe chiudere migliaia di transazioni al giorno in ostriche e whisky torbato, il secondo preferisce investire a lungo termine nella grande distribuzione dei prodotti da forno di nicchia. 

Se poi alla fine vi avanza ancora spazio nell'organigramma, potete provare ad assumere un Ciambellano. Tutti pensano che il Ciambellano non serva a una mazza, ma alla fine qualcosa si riesce a fargliela fare: si occupa della diplomazia e della rete di relazioni del club, di organizzare le trasferte all'estero e gli eventi mondani, di avere opinioni su ogni tema e di dare consigli di vita senza badare a vincoli affettivi o patrimoniali. Per farlo bene deve avere delle caratteristiche ben precise: deve essere un uomo di mondo, uno che conosca la vita e che la affronti in maniera spavalda, all'apparenza amabile e sempre pronto a mostrare il suo smagliante sorriso, ma fondamentalmente cinico e spregiudicato. Attenzione però: è importante tenerlo sempre a bada per non fargli montare la testa.

Nella prossima puntata affronteremo un tema piuttosto spinoso: come organizzare una riunione di successo. Stay tuned.

giovedì 12 aprile 2018

Piccole cose da presidente

In quest'epoca di crisi post crisi, di ideologie superate e di valori sfumati, riuscire a trovare soddisfazione nelle piccole cose è il segreto della felicità. E allora c'è chi tifa la Roma, chi fuma il sigaro, chi si diletta con i videogiochi e chi è attento alla forma fisica.
Un Track Stand da Wikipedia
Il vostro presidente ultimamente trova soddisfazione nel fare il percorso lavoro-casa in bici senza mai mettere i piedi per terra. Niente di particolare, si tratta di circa 18 km di percorso urbano a Roma - pezzi isolati di ciclabile, lungoteveri, stradine, alcuni metri di marciapiede, tanti incroci e semafori, qualche piccolo senso vietato - senza staccare i piedi dai pedali. Le regole auto inflitte di questo giochino perverso prevedono inoltre che negli eventuali ma difficilmente evitabili momenti di stop non ci si possa appoggiare a supporti qualsivoglia (auto, pali, muri) ma si debba stare in equilibrio sui pedali, tecnica che gli anglosassoni chiamano track stand.
Il presidente ha ormai una percentuale di percorsi netti sul totale di circa il 70% e mira a raggiungere il 90% in tempi brevi. 
Le qualità richieste per raggiungere questi eccelsi risultati sono abbastanza comuni e facilmente esercitabili.
Una perfetta conoscenza del percorso permette di evitare incroci pericolosi con semafori interminabili e alta densità di traffico.
Una saggia scelta della velocità di marcia in prossimità degli incroci consente di arrivare al semaforo con una buona probabilità di vederlo illuminarsi di verde proprio al nostro arrivo.
Una certa dose di temerarietà aiuta a passare col rosso in caso di piccoli incroci pedonali o di evidente assenza di pericoli e di percorrere qualche via sufficientemente tranquilla in senso vietato.
Infine, un minimo di manico dà la possibilità, nei momenti critici agli incroci, di gestire una manciata di secondi in sufficiente equilibrio o, in caso di imbottigliamento da traffico, di saltare su un marciapiede per rubare metri alle auto e spazio vitale ai pedoni.
Per chi volesse cimentarsi nella sfida con il presidente o attenderlo appostato dietro un albero con la fionda, descrivo qui sotto il percorso in dettaglio:

  • Viale Europa
  • Via Tupini
  • Viale Egeo
  • Vicolo del Cappellaccio
  • Viadotto della Magliana
  • Riva di Pian due Torri
  • Via della Magliana
  • Lungotevere Inventori
  • Viale Marconi
  • Via Rolli
  • Via Portuense
  • Ponte Sublicio
  • Lungotevere Aventino e altri fino a Lungotevere Sangallo
  • Ponte Principe Amedeo
  • Via di Porta Santo Spirito
  • Via Cavalieri Santo Sepolcro
  • Via della Conciliazione
  • Via di Porta Angelica
  • Piazza Risorgimento
  • Via Leone IV
  • Viale Vaticano
  • Via Santamaura
  • Via Andrea Doria
  • Via delle Medaglie d'Oro
  • Piazza della Balduina
  • Piazza Mazzaresi
  • Via Festo Avieno (controsenso)
  • Via Macrobio
  • Via Lucano (controsenso)
e poi fino a casa (non vi do l'indirizzo preciso, dài).
Buone pedalate.

martedì 28 febbraio 2017

Cigni e catastrofi varie

Ricevo e pubblico da un membro clubbico:

Recentemente a Davos nel corso del Forum economico globale Cristine Lagarde, managing director del Fondo Monetario Internazionale,  ha affermato che l'economia mondiale rischia un "cigno nero" che avrebbe effetti devastanti, se si ripetessero nel 2017 in maniera negativa tutti gli elementi di rottura che sono ipotizzabili sulla base di quanto accaduto nel 2016.
Il termine “cigno nero” ci riporta ad un best seller di qualche anno fa del quale consigliamo la lettura (o la rilettura) a tutti ma in particolar modo a chi si occupa di audit: “Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita” di Nassim N. Taleb.
I cigni neri sono eventi rari, di grandissimo impatto e prevedibili solo a posteriori, come l'invenzione della ruota, l'11 settembre, il crollo di Wall Street, l’affondamento del Titanic, il successo di Google o di Apple oppure appunto la scoperta di cigni dal colore nero da parte degli europei arrivati in Australia, persone la cui esperienza aveva fino allora fatto credere che tutti i cigni fossero bianchi. Un singolo evento è stato sufficiente a invalidare un convincimento frutto di un'esperienza millenaria. Gli effetti dei cigni neri sono spesso incontrollabili e devastanti proprio perché sono imprevisti. Se il rischio di un attentato con voli di linea fosse stato concepibile il 10 settembre, le torri gemelle sarebbero ancora al loro posto. Se i modelli matematici fossero perfettamente applicabili agli investimenti, non assisteremmo ai periodici shock dei mercati finanziari. Quasi mai ci si aspetta un evento straordinario che possa sconvolgere la vita persino quando un evento simile è già accaduto in passato e ci sono i presupposti perché si verifichi di nuovo, figuriamoci quando si tratta di un evento sconosciuto e imprevedibile. In altre parole tendiamo sempre a scartare le “code” della curva gaussiana, gli estremi, ed invece è proprio li che dovremmo concentrare ancor di più la nostra attenzione. Rielaborando temi di Hume, Mill e Popper, Taleb indaga su alcuni errori, ampiamente diffusi nel comune ragionamento, che ci ostacolano nell’individuare possibili cigni neri:
  •      la fallacia narrativa: cerchiamo di trovare a posteriori delle giustificazioni ai fatti accaduti, a prescindere dalla loro veridicità
  •      le prove silenziose: ci basiamo solo su ciò che conosciamo, ma ciò che non conosciamo potrebbe capovolgere le nostre convinzioni
  •      la fallacia ludica: il pensare che il rischio sia statisticamente controllabile come le probabilità al casinò

Le nostre convinzioni, anche le più radicate, dovrebbero sempre essere messe in discussione, soprattutto quando ci appaiono scontate. Proprio così, forse, potremmo avvistare un cigno nero che ci si sta avvicinando.

lunedì 23 novembre 2015

OdG

Alcuni potenziali argomenti da utilizzare per l'Ordine del Giorno delle riunioni di un ipotetico club che, se esistesse, vorrei mi accettasse tra i suoi soci:

  1. Esistono davvero i sapori di una volta?
  2. Meglio un sigaro ammezzato o uno lungo e poi lo tagli? Aspetti economici e di costume.
  3. Esiste una relazione causa/effetto nella realtà o è tutta una questione di culo?
  4. Florenzi aveva o no il diritto di salutare la nonna?
  5. E' vero che usate solo il 10% del vostro cervello?
  6. Il disco in vinile tra desueto e in voga.
  7. Tutto questo ha un senso? Se sì, quale? Se no, e allora?
  8. Spiritualità ed invecchiamento: il fardello del peccato originale nell'animo femminile.
  9. Codice di comportamento da tenere quando sei in occasioni conviviali con gente di cui non ti fotte una ceppa.
  10. Il rapporto padre figlio può essere decente a lungo termine o è inevitabilmente destinato a sfumare nell'incomunicabilità a partire dalla pubertà fino al totale indifferenza dell'adolescenza?
  11. Superiorità motivazionale dell'immaginario islamico: paradiso di Maometto vs i due coglioni del Paradiso dantesco.
  12. Fare il gigolò va ricompreso tra i mestieri usuranti?
  13. Come vi definireste con un solo aggettivo?
  14. Come mai il pesce grosso mangia il pesce piccolo e invece l'uccello grosso non mangia l'uccello piccolo?
  15. Perché creare una categoria di "avverbi presentativi" quando esiste solo "ecco"?
  16. Domanda a piacere.
  17. Netflix: l'ennesima inculata o la rivoluzione dell'Intrattenimento?
  18. Sedie a rotelle: non sarebbe più efficiente tirare le ruote invece di spingerle?
  19. Ma davvero vi considerate coraggiosi?
  20. Ricordate ancora l'appello della vostra classe di prima elementare?
  21. Qual è il numero di elementi soprannaturali accettabili in un prodotto di fiction?
  22. Meglio rileggere un gran libro per la terza volta o leggerne uno mediocre per la prima?
  23. Classifica delle gnocche nordeuropee per paese di provenienza: esperienze a confronto.
  24. Come sopravvivere al giorno d'oggi senza filtri CO2.
  25. In caso di amputazione delle gambe, le pulsazioni cardiache si modificano? E come?
  26. Si può davvero morire soffocati dal proprio vomito o prevale l'istinto di sopravvivenza e ti giri per sputare?
  27. Gli strass nella pittura muraria come rappresentazione del super-ego.
La sede dell'ipotetico club

mercoledì 29 gennaio 2014

La frontiera del tempo

Dialogo sul tempo in un unico atto con titolo un po' paraculo

Personaggi
  • Conte P, intellettuale dalle nobili origini e dai modi aristocratici, con il vezzo di interessarsi un po' di tutto ma di nulla a fondo;
  • Tacchino, personaggio strumentale alla narrazione, più che altro utilizzato per porgere le battute al protagonista; a tempo perso tiene un blog che, considerato il numero di accessi, potrebbe benissimo essere sostituito da un paio di email al mese destinate a pochi intimi;
  • una giovane cameriera dai tratti piacenti.
Scena

Roma, interno, lounge bar fighetto, due comode poltrone in cuoio nero, un tavolino basso con due snifter colmi per un quarto di un liquido ambrato. Il locale è cablato modernamente in modo che basta sfiorare un pulsante per ottenere il pressoché immediato sopraggiungere della giovane cameriera.

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Tacchino: sa cosa mi piace di questo posto, Conte? Che il Lagavulin te lo servono abbondante e nel bicchiere adatto, bello panciuto. Lei dice che per risparmiare ce lo portano annacquato?

Conte P: caro Tacchino, non amo fare questo tipo di illazioni se non supportandole con prove incontrovertibili o per lo meno con solidi indizi. Io vengo qui per fare due chiacchiere, non per immettere in corpo liquidi dal miglior rapporto tasso_alcolico/prezzo disponibile sul mercato, come a volte dà l'impressione di fare lei. A proposito, non è già al quarto? Dovrebbe andarci piano. Piuttosto vorrei portare alla sua attenzione una considerazione che facevo tra me e me giusto stamane, mentre mi recavo alle scuderie accompagnato dal mio fido segugio Piero e che, nonostante siano passate ore, continua a frullarmi in testa.

Tacchino: spari pure, sono tutt'orecchi. Intanto io schiaccio questo bottone e chiamo quello spettacolo di cameriera, ma l'ha vista? Io glielo darei volentieri un colpo.

Conte P: l'altro giorno ho assistito a un seminario del prof. Rovelli in cui l'esimio affermava che, in base ai suoi studi, le equazioni della meccanica possono benissimo essere scritte senza tener conto della variabile tempo. Ciò significa che la fisica di base funziona comunque, anche ipotizzando la non esistenza del tempo. L'unico campo in cui pare non si possa prescindere dal concetto di tempo è la termodinamica: i processi entropici hanno una direzione correlata al tempo. Rovelli sostiene anzi che il tempo sia, in un certo senso, un'illusione che deriva proprio dai processi entropici.

Tacchino: oh, beh, in effetti, non saprei... ah, salve signorina, non avete qualche stuzzichino? 

Cameriera: Se vuole le porto un cestino di olive, sono ottime.

Tacchino: olive? Ma sono gratis? Altrimenti non se ne fa nulla.

Cameriera (allontanandosi un po' disgustata): non si preoccupi, offre la casa.

Tacchino: carina, vero? Ma com'è che non toglieva gli occhi da lei, conte?

Conte P forse perché mentre le chiedeva le olive non faceva che fissarle le tette. Dovrebbe essere più elegante nei rapporti con il gentil sesso, a volte mi chiedo come faccia io ad accompagnarmi a lei, pur se in queste rare occasioni. Le dicevo, sullo spunto della teoria di Rovelli ho provato a fare delle considerazioni. In un certo senso il tempo è intimamente connesso alla visione umana della realtà. Se ci pensa bene, tutte le testimonianze del passato sono solo stati del presente: rovine, fossili, lettere, storie, cosa sono se non forme attuali della materia? Persino quella che consideriamo la prova più inconfutabile del passato, ossia la sensazione che sembra collegare un agglomerato di cellule del presente, il "me ora", a un altro agglomerato più o meno simile del passato, il "me ieri", alla fine dei conti non è altro che un insieme attuale delle configurazioni stabili dei miei neuroni: la mia memoria. L'unica vera testimone del passato diventa uno stato presente, come del resto lo sono altre configurazioni neurali che rappresentano l'unica prova del futuro: le aspettative, le previsioni, le proiezioni mentali; tutta questa roba è solo presente, uno stato della materia, una forma dell'adesso.

Tacchino: sì, ma io nel frattempo divento vecchio e una come quella me la scordo.

Conte P ecco, l'invecchiamento a cui, nella sua semplicità, lei accenna, caro Tacchino, il fatto che la materia abbia stati successivamente sempre più disordinati, è l'unico processo ancora indissolubilmente legato al tempo di cui abbiamo bisogno. Probabilmente è proprio il significato ultimo del tempo.

Tacchino: boh, io mica ho capito bene questa storia. Me lo fa qualche esempio? A proposito, quel whisky, se non lo beve lei, quasi quasi...

Conte P prenda pure, ma non starà esagerando? Ormai è quasi sdraiato su quella poltrona. Allora, dicevo, il concetto non è di certo nuovo, sicuramente anche lei, che legge solo fumetti, si sarà imbattuto in qualche massima del tipo "il passato esiste solo nella memoria, il futuro nell'immaginazione" oppure "il passato non è più, il futuro non è ancora, esiste solo il presente". Beh, diciamo che queste massime forse vanno nella giusta direzione. D'altronde gli animali fanno proprio questo: vivono esclusivamente nel presente. Voleva un esempio per la sua mente elementare? Quando, uscendo di casa, lascio Piero, il mio segugio, da solo, comincia a guaire inconsolabilmente come se non dovesse più vedermi, anche se ormai dovrebbe essere abituato al mio rientro dopo un'ora al massimo. E al mio ritorno mi dedica ogni giorno la stessa accoglienza che mi ha riservato lo scorso inverno al mio ritorno dal Borneo, un viaggio durato più di tre mesi. Per un cane un'ora o tre mesi è uguale: non ha il senso del tempo. Solo gli umani mostrano di avere questo concetto nel loro software. E nemmeno tutti: i bambini, fino a quando non assimilano il meme del tempo dai genitori, ragionano esattamente come gli animali. E' per questo che mal sopportano anche il minimo dolore: lo vivono come se dovesse durare per l'eternità, come se fosse diventato il loro stato stabile. Non hanno l'idea di evoluzione, di cambiamento.
Certo, c'è da dire che il meme tempo è stato il motore della nostra evoluzione, dello sviluppo della nostra cultura: senza l'esperienza del passato e senza la pianificazione del futuro noi non staremmo qui a sorseggiare whisky scozzese, saremmo arrivati al massimo allo stadio di cacciatori/raccoglitori. Ma stasera parliamo di realtà fisica, non di cultura.

Tacchino: E meno male, che io con la cultura non ci ho mai fatto pace. Ma lo sa che sulla storia dei bambini forse ci ha preso? Mia figlia piccola quando mi chiede quanto manca a Natale, che le risponda due giorni o sei mesi reagisce sempre allo stesso modo: s'imbroncia e dice: "noooo, è troppo tempo". 

Conte P esatto. Ha mai provato a spiegare a un bambino piccolo il significato di domani? Facilmente si confonderà con la storia che il domani di ieri è l'oggi di oggi.
Vabbé, si è fatto tardi, io andrei, vuole che l'accompagni? Non mi pare troppo in forma.

Tacchino: Nooooo, tranquillo, sono a posto, se solo mi dà una mano a trovare la macchina... a proposito, ricorda di che colore è?

Conte P dovrebbe riconoscerla dalla ammaccature, se non erro ha ancora lo stesso catorcio a bordo del quale ho avuto il piacere di conoscerla oltre dieci anni fa. Solo una raccomandazione prima di accomiatarci: la prego di ritenere le vaghe chiacchiere di stasera un semplice scambio di opinioni tra vecchi amici, non si sogni neppure di farne cenno su quel suo blogghetto, ne andrebbe della mia reputazione di uomo con i piedi per terra.

Tacchino: Ovvio, sarò una tomba. Burp.

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Disclaimer:
i personaggi citati e le vicende qui narrate, incluso questo disclaimer, sono di fantasia, e non hanno alcun legame con personaggi esistenti o vicende realmente accadute.