lunedì 3 novembre 2014

Modesto ma veemente assalto alla casta

Mi sembra che oggi siano i giornalisti quelli che decretano quale sia il bene e quale il male.

Sono loro che giudicano il metodo Stamina sostituendosi ad autorità sanitarie e a sperimentazioni scientifiche.
Sono loro che decidono se un alimento è sano, se il biologico avrà successo, se una dieta è bilanciata; sono sempre loro che giudicano la qualità di vita di un Paese, se un'università è d'élite, se il clima sta cambiando, se i ghiacciai si sciolgono per davvero o se una democrazia è in pericolo.

Trasmissioni come "le Iene" possono far chiudere esercizi commerciali e mettere sotto inchiesta enti pubblici con servizi da poche decine di minuti e quattro interviste. 
Ogni settimana un'inchiesta di Report annienta un diverso settore: pochi giorni fa è toccato alla pizza, poi al caffè, ieri ai piumini. E il bello è che lo fa con contenuti a dir poco opinabili ma con clamore da Watergate. Tipo: il prof. Perin sostiene che la pizza bruciata può far male (dov'è la novità? anche svegliarsi la mattina fa male, aumenta l'entropia e ti avvicina al giorno della morte); oppure: alcuni pizzaioli disonesti condiscono la pizza con olio di girasole al posto di quello d'oliva (e 'sti cazzi? manco fosse cianuro).
... e chi se ne frega...


La ricerca spasmodica di complotti e catastrofi si è impossessata del telespettatore e i giornalisti da inchiesta ci sguazzano come pesci rossi nell'acqua di rubinetto: sono loro, i giornalisti d'assalto, l'ultima frontiera del potere, l'ennesima casta, i nuovi intoccabili. Sono gli unici che possono parlare di tutto pur dichiarandosi sfacciatamente non esperti, che possono attaccare impunemente chiunque, fottendosene di regole che loro stessi si vantavano di maneggiare alla perfezione, tipo il diritto di replica o gli elementi basilari del contraddittorio. Non devono rendere conto a nessuno se non all'audience e alla risonanza mediatica delle loro dichiarazioni. Possono scegliere, tagliare, montare interviste e inserire immagini in modo arbitrario, lanciando messaggi ben precisi senza alcun tipo di verifica o controllo se non quello che si fanno da soli. E se si sbagliano, beh, al massimo una piccola e discreta rettifica in fondo al programma successivo e tutto è sistemato. 

A quando una puntata di Report autoreferenziale, incentrata sul potere che i giornalisti stessi si sono ritrovati per le mani e su come questo viene usato?

martedì 30 settembre 2014

Il Tutto in tre parti

Ci sono alcune opere tecniche che, pur rivolte a una platea di specialisti, grazie a qualità intrinseche di fascino, originalità e semplicità di esposizione, riescono a valicare i confini della materia che indagano per farsi apprezzare anche da dilettanti e semplici curiosi.
Una di queste è senz'altro The Feynman Lectures on Physics, manuale di fisica pubblicato nel 1964 che raccoglie le lezioni del premio Nobel Richard Feynman agli studenti dei primi anni del Caltech; il manuale è tuttora considerato una lettura obbligata per chiunque si interessi di fisica ed è gelosamente conservato negli scaffali degli studenti di tutto il mondo. L'opera completa e originale è disponibile on line all'indirizzo http://www.feynmanlectures.caltech.edu/ .
The Feynman Lectures on Physics
Il vostro sottoscritto e umile tacchino, nonostante la sua preparazione appena liceale in tema, ha tentato più volte di affrontare i volumi nella loro veste originale senza mai riuscire ad andare oltre i primi capitoli, e si è dovuto accontentare degli estratti pubblicati da Adelphi ("Sei pezzi facili" e "Sei pezzi meno facili"), grazie ai quali ha quantomeno potuto apprezzare l'approccio per nulla accademico di Feynman e l'esposizione infarcita di immagini concrete ed esempi legati ai fenomeni fisici di cui siamo circondati tutti i giorni.
E' per questo che mi sono buttato a capofitto nella lettura dell'appena pubblicato Feynman Lectures Simplified 1A: Basics of Physics & Newton's Laws (Everyone's Guide to the Feynman Lectures on Physics) di Robert Piccioni - Real Science Publishing (2014).
Robert Piccioni, allievo di Feynman al Caltech, ha provato a semplificare al massimo l'opera del maestro conservando comunque la struttura e la completezza dell'opera, e ciò consente ai dilettanti come il sottoscritto di avvicinarsi alle lezioni di Feyman nonostante la propria mal celata ignoranza.
Per farvi assaporare lo stile dell'opera vi propongo un affascinante brano tratto dal primo capitolo. La traduzione dall'inglese è mia, vi chiedo clemenza.

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Einstein una volta disse: "Il fatto maggiormente incomprensibile riguardante l'universo e che come esso sia in effetti comprensibile".
Come fa un cervello umano da un chilo e mezzo a percepire anche una singola regolarità in un cosmo talmente vasto?
La risposta è celata negli atomi e nelle particelle che li compongono.

Nel mondo macroscopico, tutto ciò che possiamo vedere con i nostri occhi o con i telescopi è composto da oggetti unici, diversi l'uno dall'altro. Non esistono due alberi esattamente uguali né due stelle identiche, e ogni persona è un individuo unico. Persino ogni minuscolo fiocco di neve è diverso dagli altri in alcuni piccoli particolari. Nel mondo macroscopico esistono miliardi di miliardi di oggetti diversi (parecchi di più, ma per i miei scopi dire miliardi di miliardi è sufficiente). Se fosse tutto qui, non ci sarebbe scienza, né tecnica, e nemmeno società avanzata. Il nostro cervello non potrebbe mai comprendere miliardi di miliardi di oggetti diversi.

Ma se analizziamo questi oggetti macroscopici, scopriamo che sono tutti formati da molecole o strutture similari: il nostro universo contiene solo milioni di milioni di tipi di molecole (dico solo perché milioni di milioni è un numero molto più piccolo di miliardi di miliardi). Andando ancora più a fondo nella struttura dell'universo, scopriamo una realtà sottostante con una differenziazione ancora minore. Infatti i processi inorganici producono solo 10.000 molecole differenti; sono gli organismi viventi a produrre tutto il resto delle molecole conosciute. Il corpo umano da solo produce all'incirca un milione di proteine diverse.

Scendendo di un ulteriore livello, scopriamo che tutte queste molecole sono composte di atomi. Esistono solo un centinaio di atomi diversi. Troviamo una realtà più profonda caratterizzata da minore complessità.

Se scendiamo più in profondità arriviamo all'ultimo stadio: le particelle elementari, che al momento crediamo siano indivisibili. Abbiamo scoperto solo 17 tipi differenti di particelle, più 12 antiparticelle. Gli atomi contengono solo 3 di questi 17 tipi di particelle. Tutte le differenze vengono praticamente annullate. Man mano che si scende in profondità la natura diventa sempre più semplice, anche se il suo funzionamento diventa sempre più distante da quanto siamo abituati a vedere.

Per riassumere:

Numero di tipi diversi in entità di varia grandezza
Entità # tipi diversi
   
Macro oggetti Miliardi di miliardi
Molecole Milioni di milioni
Atomi Centinaia
Particelle 17
Parti atomiche 3

Tutto ciò che vediamo nell'universo, persino le galassie più distanti, è composto solo da tre parti diverse, combinate in un meraviglioso ventaglio di diverse strutture.


Possiamo comprendere il funzionamento dell'universo, e le scienze e la tecnica funzionano, proprio perché abbiamo la possibilità di limitare l'analisi a solo tre minuscole componenti e a come queste si combinano tra di loro.

Feynman affermava che l'ipotesi atomica - ogni cosa è fatta di atomi - è stata l'idea più importante della scienza.

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venerdì 18 luglio 2014

La ricetta del giorno

Ravioli al pecorino balsamico

Quanto segue è stato minuziosamente quanto recentemente 
sperimentato dall'autore con rigoroso metodo empirico, 
compresa la barzelletta

Per gustare al meglio la ricetta che segue senza influenze esterne che rischiano di distrarvi durante le fasi di preparazione e di degustazione si consiglia di aspettare una sera in cui la prole è in vacanza dai nonni e la consorte è a un apericena (un giorno mi farò spiegare meglio di che si tratta).

Preparazione e ingredienti
  1. Aprite il frigo e afferrate con nobile nonchalance quella busta di ravioli ricotta e spinaci con data di scadenza minacciosamente vicina che giace da tempo immemore tra la mezza melanzana moscia avvolta nel cellophane e il pezzo di pecorino avanzato da ieri.
  2. Convincetevi con fervore del fatto che la scelta dei ravioli è completamente vostra e non è sottoposta a vincoli di sorta: avreste potuto tranquillamente preferire qualcos'altro a caso dalla ricca offerta del vostro frigo, ad esempio la mezza melanzana o il pezzo di pecorino.
  3. Mettete su l'acqua. Nell'attesa della sua ebollizione sparatevi una Peroni da 66 e paio di partite a Ruzzle con gente facile da battere: entrambe le azioni stimolano l'appetito e tendono a trasformare l'alimentazione in una questione di vita o di morte, nettamente separata da ogni velleità culinaria. Questo vi sarà utile per i punti 9 e 10.
  4. Buttate i ravioli nell'acqua bollente e salata a piacere.
  5. Scolateli dopo un paio di minuti con la tecnica chiamata inclina-la-pentola-con-coperchio-mezzo-chiuso-per-far-uscire-l'acqua: in questo modo evitate di sporcare lo scolapasta e sapete benissimo che ogni utensile in più da lavare ha un costo sociale non indifferente.
  6. Cospargete i ravioli, ancora nella pentola, con pecorino grattatugiato. 
  7. Il pecorino vi pare un po' poco come condimento? È per questo che come tocco finale vi consiglio un'innaffiata con aceto balsamico, che offre l'innegabile vantaggio di amalgamare il tutto in una poltiglia nerastra di sapore pressoché uniforme.
  8. (Se proprio non vi fidate di quel pecorino avanzato può andare anche il parmigiano, solo abbiate l'accortezza di procurarvelo con sufficiente anticipo e di non chiamarli ravioli al pecorino balsamico.)
  9. Ora non vi resta che mangiare direttamente dalla pentola mentre vi raccontate una barzelletta che non ricordavate.
  10. Buon divertimento.
L'immagine è a solo scopo
dimostrativo e non è rappresentativa
del prodotto descritto.
Anche perché non c'è traccia di pecorino.

martedì 10 giugno 2014

Un po' troppo defilato

Ai tempi della scuola media c'erano quelli che non sapevano giocare a calcio. O meglio, che non eccellevano nel ruolo del cannoniere, quello più riconoscibile e spettacolare, quello con il quale cucchi le ragazze e che, non essendo bravi a fare gol e rovesciate, si rifugiavano in un compito di nicchia, rassicurante perché poco visibile ma pur sempre necessario all'economia di una squadra: si mettevano a fare il portiere. Come a dire: non sono bravo a fare palleggi ma quando vi vedete il pomeriggio dopo scuola e fate quelle cose fiche da maschi mi dovete comunque coinvolgere, senza di me niente partita.
Poi arrivò il tempo del rock e delle garage band. Cominciai con velleità da chitarra solista ma, non avendo la classe e il carisma da frontman, mi riciclai in quel ruolo che più o meno è l'analogo del portiere: mi misi a suonare il basso.
A parte alcune eccezioni tipo Sting o McCartney, che a quanto ne so non avrebbero dovuto spaventarmi ma piuttosto venirmi in aiuto per confermare la regola, il bassista era quello a cui si richiedeva poco virtuosismo e zero visibilità, ma una costante e umile presenza; e, cosa più importante, senza di lui la band non suonava. Le caratteristiche calzavano perfettamente al mio io: era un ottimo metodo per presenziare alle prove e ai concertini degli anni universitari rimanendo sempre un po' defilato. Ruolo che pareva cucito su misura sulla la mia smania di appartenenza al gruppo unita al terrore di sbagliare. 
Poi un giorno partii per l'Erasmus e al mio ritorno ecco che mi avevano sostituito. Praticamente non se ne accorse nessuno. Troooooppo defilato.

martedì 3 giugno 2014

Bagni: due descrizioni

Il bagno era per lo più una doccia piastrellata dotata di un'infinita gamma di rubinetterie, con un'unica caratteristica decisamente non laodicea: la propensione, quando le usavi, ad aggredirti con un getto rovente o ghiacciato a seconda che il vicino aprisse l'acqua fredda o la calda, privandoti con ciò di un elemento indispensabile all'amalgama da te accuratamente preparato.

[Vladimir Vladimirovic Nabokov, Lolita, 1955]


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L'acqua che esce dal rubinetto dell'acqua calda è di un caldo con effetto esfoliante, ma occorre solo uno scatto della manopola della doccia per ottenere una temperatura perfetta di 37°C. Vorrei che a casa mia la pressione fosse proprio questa: la forza del telefono della doccia vi schiaccia senza via di scampo sulla parete opposta, e a 37°C la posizione MASSAGGIO vi fa ruotare gli occhi all'insù e lo sfintere dà segni di cedimento (...). Ma tutto questo non è niente rispetto al water, affascinante e potenzialmente diabolico, della 1009. Connubio armonioso di forme raffinate e vigorosa funzionalità, corredato di rotoli di carta così soffici che non presentano le solite perforazioni per lo strappo, il mio water è sormontato da questo avviso:

QUESTO WATER È DOTATO DI UN SISTEMA DI SCARICO AD ALTO TIRAGGIO, SI PREGA DI NON GETTARE NIENTE CHE RIFIUTI ORDINARI E CARTA IGIENICA
(...) 
I vostri escrementi più che rimossi sembrano risucchiati, e risucchiati a una velocità tale che vi fa pensare che vadano a finire in un luogo così lontano che diventano immediatamente un'astrazione... una specie di scarico ad alto tiraggio esistenziale.


[David Foster Wallace, Una cosa divertente che non farò mai più, 1997]


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Roma, Liceo Scientifico Carlo Rovelli, Corso di letteratura, anno scolastico 2077/2078.
Compito in classe:

Vladimir Nabokov e David Foster Wallace, due autori del Novecento ai quali abbiamo dedicato grande attenzione quest'anno, hanno in comune alcuni tratti: l'uno annovera l'altro tra le sue influenze, dagli scritti di entrambi spesso traspare una cinica ironia, non di rado ambientano le loro storie in un Mid West piatto e intensivamente maisizzato.
Tracci lo studente un parallelo tra i due autori citando alcuni brani delle loro opere più note. 



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Ecco. In questo ipotetico tema liceale del futuro io come brani da citare avrei scelto quei due del bagno.

(Non so dove l'ho letto, ma mi pare che DFW tenesse in camera un poster di Nabokov, più o meno come io tenevo quello dei Pink Floyd. Ho cercato in rete una foto che lo testimoniasse [di Wallace con Nabokov, non di me con i PF] ma senza successo; se la trovate fatemelo sapere: ve ne sarò mensilmente grato).

mercoledì 9 aprile 2014

Elenco di alcuni libri che avremmo potuto leggere

Diciamoci la verità: a conti fatti l’unico degli antichi che ci ha preso è stato Democrito.
Ai suoi tempi, o poco prima, i vari sapienti discutevano se il principio e l'essenza di tutto dovesse essere l’acqua (Talete), l’apeiron (Anassimandro), l’aria (Anassimene), il fuoco (Eraclito), l’Uno (Senofane e Parmenide), i quattro elementi tutti insieme (Empedocle). Arriviamo di questo passo senza grossi progressi fino al quarto secolo AC, ai tempi di Socrate, Platone e Aristotele, quando il nostro eroe se ne esce con una ipotesi modernissima, materialista, atomistica. Un frammento: "Opinione il dolce, opinione l'amaro, opinione il caldo, opinione il freddo, opinione il colore: in realtà soltanto gli atomi e il vuoto". Tutto confermato con poche varianti da Bohr e Einstein.
Democrito era una macchina da scrittura, produsse decine di opere sugli argomenti più disparati e dai pochi frammenti che ci sono stati tramandati si capisce che ci prendeva un po’ dovunque, con la stessa lungimiranza e lo stesso intuito dimostrati in fisica. Tutto questo sapere è andato perso nei secoli bui dell'ascesa del cristianesimo come unica religione e della distruzione della cultura pagana. Al contrario Aristotele, un tizio con la stessa grafomania di Democrito ma dall'intuito minore (era quello del sasso che cade perché va verso il suo luogo preferito, e dell’aria e del fuoco che vanno verso l’alto per lo stesso motivo), vide sopravvivere la quasi totalità delle sue opere grazie all'adozione della sua filosofia da parte del cristianesimo. Al solito prevale la cultura del vincitore.

Di seguito un elenco dei libri scritti da Democrito e perduti per sempre. 
Sapete quanto mi affascinano gli elenchi. Questo, in più, mi commuove.

Democrito (o forse Eraclito?)
Grande cosmologia; Piccola cosmologia; Cosmografia; Sui pianeti; Sulla natura; Sulla natura umana; Sull'intelligenza; Sulla sensazioni; Sull'anima; Sui sapori; Sui colori; Sulla diverse traiettorie degli atomi; Sulla mutazioni di configurazioni; Le cause dei fenomeni celesti; Le cause dei fenomeni atmosferici; Le cause del fuoco e dei fenomeni ignei; Le cause dei fenomeni acustici; Le cause degli animali; Descrizione del cielo; Geografia; Descrizione del polo; Sulla geometria; Le realtà geometriche; Sulla tangente al cerchio e alla sfera; I numeri; Sulle linee irrazionali e sui solidi; Proiezioni; Astronomia; Tavola astronomica; Sul raggio luminoso; Sulle immagini riflesse; Sui ritmi e sull'armonia; Sulla bellezza dei canti; Sull'eufonia e la cacofonia; Su Omero; Sulla correttezza e espressiva e linguistica; Sulle parole; Sulle denominazioni; Sul valore o sulla virtù; Sulla disposizione che caratterizza il sapiente; La scienza medica; Sull'agricoltura; Sulla pittura; La tattica; I peripli oceanici; Sulla storia; Il pensieri dei Caldei; Il pensiero dei Frigi; Sulle lettere sacre di Babilonia; Sulle lettere sacre di Meroe; Sulla febbre e le tossi biliari derivanti da malattia; Sulle aporie; Questioni legali; Pitagora; Sul canone dei ragionamenti; Le conferme; Appunti di etica; La felicità.


(L’elenco originale, ancora più ampio, è tramandato da Diogene Laerzio; io l’ho preso pari pari da un bellissimo e più recente libro di Carlo Rovelli, La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose. Ringrazio la figlia novenne per la dettatura).

sabato 5 aprile 2014

Jimi a sonagli

Se conoscete Little Wing siete con ottime probabilità tra quelli che la ritengono un capolavoro.
Se la ritenete un capolavoro, con altrettanto ottime probabilità attribuite la sua qualità alla originale struttura armonica circolare, al testo onirico e psichedelico, alla stratosferica chitarra di Jimi Hendrix.
Però c’è un però. Nella versione in studio, sin dall'inizio del brano dei fastidiosi campanellini si affiancano alla chitarra per tessere la linea melodica, e questa roba continua occupando per tutta la lunghezza del brano la fascia alta delle frequenze. Ecco, io quei campanellini li odio. Uno scempio.
Come i tamburelli di molto del rock americano anni sessanta, come la sgraziata voce di Yoko Ono nei brani di Lennon.
A voi il giudizio.


giovedì 6 marzo 2014

Due tweets troppo lunghi

1- L'uomo che viaggiava sui treni

Ci sei mai stata a Trieste? Trieste Centrale, 718 chilometri, sei ore e venticinque, Espresso Veloce. Io coi treni ci lavoro da quando c’avevo 21 anni, ora ne ho 75. Ho la tessera, eccola, vedi? Con questa vado dove voglio. Prima per Trieste manco c’erano i treni, ora ce ne sono due, uno alle 10,30 e uno alle 15,45, tutt’e due Espressi Veloci. I controllori quando mi vedono manco mi chiedono il biglietto, ce lo sanno che c’ho questa, io vado dove mi pare. E' che adesso c'ho da fare, scendo a Piramide, che devo pagà 'na multa, sennò oggi potevo andare a Verona. Sei mai stata a Verona Porta Nuova? 512 chilometri, quattro ore e cinque minuti. A Verona ci vanno un sacco di persone.
Lo sai che sei carina? ti porto a Livorno con me se ti va. Livorno Centrale.

(Scampoli di un monologo origliato stamattina su un vagone della Metro B. Tutti i dati relativi a orari, distanze e tempi di percorrenza sono quelli che mi ricordo, quindi probabilmente errati. Giusto per avvertirvi che è inutile che googlate e poi fate i saputelli.)


2- La magia della letteratura

Invece c’è una specie di: «A-ha! Qualcuno almeno per un attimo la pensa come me, o vede una cosa nel modo in cui la vedo io». Non capita sempre. Sono brevi flash, fiammate, ma ogni tanto mi capitano. E non mi sento più solo, a livello intellettuale, emotivo, spirituale. La letteratura e la poesia riescono a farmi sentire umano, a eliminare quel senso di solitudine, a mettermi in comunicazione profonda e significativa con un’altra coscienza, in un modo in cui non ci riescono altre forme d’arte.

David Foster Wallace, da un'intervista concessa a Laura Miller nel 1996


domenica 2 febbraio 2014

Stranezze spaziali

Avete presente Space Oddity, il meraviglioso brano del 1969 firmato da David Bowie che narra le vicende del maggiore Tom, astronauta che vaga solo nello spazio? Se provate a digitarne il titolo su Youtube il primo video che spunta fuori (con oltre 20 milioni di visualizzazioni) non è né un'esecuzione dal vivo del barone bianco né un clip dell'epoca, ma un filmato girato a bordo della Stazione Spaziale Internazionale da Chris Hadfield, astronauta canadese, durante una missione nel 2013. Il colonnello Hadfield, prima di rientrare sulla terra, ha imbracciato la chitarra e ha registrato una suggestiva versione della canzone di Bowie, con strepitose immagini dallo spazio che fanno da sfondo. E la cosa è venuta piuttosto bene: la voce è armoniosa e adatta al pezzo, la qualità del video eccellente.
Vale la pena dargli uno sguardo.


mercoledì 29 gennaio 2014

La frontiera del tempo

Dialogo sul tempo in un unico atto con titolo un po' paraculo

Personaggi
  • Conte P, intellettuale dalle nobili origini e dai modi aristocratici, con il vezzo di interessarsi un po' di tutto ma di nulla a fondo;
  • Tacchino, personaggio strumentale alla narrazione, più che altro utilizzato per porgere le battute al protagonista; a tempo perso tiene un blog che, considerato il numero di accessi, potrebbe benissimo essere sostituito da un paio di email al mese destinate a pochi intimi;
  • una giovane cameriera dai tratti piacenti.
Scena

Roma, interno, lounge bar fighetto, due comode poltrone in cuoio nero, un tavolino basso con due snifter colmi per un quarto di un liquido ambrato. Il locale è cablato modernamente in modo che basta sfiorare un pulsante per ottenere il pressoché immediato sopraggiungere della giovane cameriera.

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Tacchino: sa cosa mi piace di questo posto, Conte? Che il Lagavulin te lo servono abbondante e nel bicchiere adatto, bello panciuto. Lei dice che per risparmiare ce lo portano annacquato?

Conte P: caro Tacchino, non amo fare questo tipo di illazioni se non supportandole con prove incontrovertibili o per lo meno con solidi indizi. Io vengo qui per fare due chiacchiere, non per immettere in corpo liquidi dal miglior rapporto tasso_alcolico/prezzo disponibile sul mercato, come a volte dà l'impressione di fare lei. A proposito, non è già al quarto? Dovrebbe andarci piano. Piuttosto vorrei portare alla sua attenzione una considerazione che facevo tra me e me giusto stamane, mentre mi recavo alle scuderie accompagnato dal mio fido segugio Piero e che, nonostante siano passate ore, continua a frullarmi in testa.

Tacchino: spari pure, sono tutt'orecchi. Intanto io schiaccio questo bottone e chiamo quello spettacolo di cameriera, ma l'ha vista? Io glielo darei volentieri un colpo.

Conte P: l'altro giorno ho assistito a un seminario del prof. Rovelli in cui l'esimio affermava che, in base ai suoi studi, le equazioni della meccanica possono benissimo essere scritte senza tener conto della variabile tempo. Ciò significa che la fisica di base funziona comunque, anche ipotizzando la non esistenza del tempo. L'unico campo in cui pare non si possa prescindere dal concetto di tempo è la termodinamica: i processi entropici hanno una direzione correlata al tempo. Rovelli sostiene anzi che il tempo sia, in un certo senso, un'illusione che deriva proprio dai processi entropici.

Tacchino: oh, beh, in effetti, non saprei... ah, salve signorina, non avete qualche stuzzichino? 

Cameriera: Se vuole le porto un cestino di olive, sono ottime.

Tacchino: olive? Ma sono gratis? Altrimenti non se ne fa nulla.

Cameriera (allontanandosi un po' disgustata): non si preoccupi, offre la casa.

Tacchino: carina, vero? Ma com'è che non toglieva gli occhi da lei, conte?

Conte P forse perché mentre le chiedeva le olive non faceva che fissarle le tette. Dovrebbe essere più elegante nei rapporti con il gentil sesso, a volte mi chiedo come faccia io ad accompagnarmi a lei, pur se in queste rare occasioni. Le dicevo, sullo spunto della teoria di Rovelli ho provato a fare delle considerazioni. In un certo senso il tempo è intimamente connesso alla visione umana della realtà. Se ci pensa bene, tutte le testimonianze del passato sono solo stati del presente: rovine, fossili, lettere, storie, cosa sono se non forme attuali della materia? Persino quella che consideriamo la prova più inconfutabile del passato, ossia la sensazione che sembra collegare un agglomerato di cellule del presente, il "me ora", a un altro agglomerato più o meno simile del passato, il "me ieri", alla fine dei conti non è altro che un insieme attuale delle configurazioni stabili dei miei neuroni: la mia memoria. L'unica vera testimone del passato diventa uno stato presente, come del resto lo sono altre configurazioni neurali che rappresentano l'unica prova del futuro: le aspettative, le previsioni, le proiezioni mentali; tutta questa roba è solo presente, uno stato della materia, una forma dell'adesso.

Tacchino: sì, ma io nel frattempo divento vecchio e una come quella me la scordo.

Conte P ecco, l'invecchiamento a cui, nella sua semplicità, lei accenna, caro Tacchino, il fatto che la materia abbia stati successivamente sempre più disordinati, è l'unico processo ancora indissolubilmente legato al tempo di cui abbiamo bisogno. Probabilmente è proprio il significato ultimo del tempo.

Tacchino: boh, io mica ho capito bene questa storia. Me lo fa qualche esempio? A proposito, quel whisky, se non lo beve lei, quasi quasi...

Conte P prenda pure, ma non starà esagerando? Ormai è quasi sdraiato su quella poltrona. Allora, dicevo, il concetto non è di certo nuovo, sicuramente anche lei, che legge solo fumetti, si sarà imbattuto in qualche massima del tipo "il passato esiste solo nella memoria, il futuro nell'immaginazione" oppure "il passato non è più, il futuro non è ancora, esiste solo il presente". Beh, diciamo che queste massime forse vanno nella giusta direzione. D'altronde gli animali fanno proprio questo: vivono esclusivamente nel presente. Voleva un esempio per la sua mente elementare? Quando, uscendo di casa, lascio Piero, il mio segugio, da solo, comincia a guaire inconsolabilmente come se non dovesse più vedermi, anche se ormai dovrebbe essere abituato al mio rientro dopo un'ora al massimo. E al mio ritorno mi dedica ogni giorno la stessa accoglienza che mi ha riservato lo scorso inverno al mio ritorno dal Borneo, un viaggio durato più di tre mesi. Per un cane un'ora o tre mesi è uguale: non ha il senso del tempo. Solo gli umani mostrano di avere questo concetto nel loro software. E nemmeno tutti: i bambini, fino a quando non assimilano il meme del tempo dai genitori, ragionano esattamente come gli animali. E' per questo che mal sopportano anche il minimo dolore: lo vivono come se dovesse durare per l'eternità, come se fosse diventato il loro stato stabile. Non hanno l'idea di evoluzione, di cambiamento.
Certo, c'è da dire che il meme tempo è stato il motore della nostra evoluzione, dello sviluppo della nostra cultura: senza l'esperienza del passato e senza la pianificazione del futuro noi non staremmo qui a sorseggiare whisky scozzese, saremmo arrivati al massimo allo stadio di cacciatori/raccoglitori. Ma stasera parliamo di realtà fisica, non di cultura.

Tacchino: E meno male, che io con la cultura non ci ho mai fatto pace. Ma lo sa che sulla storia dei bambini forse ci ha preso? Mia figlia piccola quando mi chiede quanto manca a Natale, che le risponda due giorni o sei mesi reagisce sempre allo stesso modo: s'imbroncia e dice: "noooo, è troppo tempo". 

Conte P esatto. Ha mai provato a spiegare a un bambino piccolo il significato di domani? Facilmente si confonderà con la storia che il domani di ieri è l'oggi di oggi.
Vabbé, si è fatto tardi, io andrei, vuole che l'accompagni? Non mi pare troppo in forma.

Tacchino: Nooooo, tranquillo, sono a posto, se solo mi dà una mano a trovare la macchina... a proposito, ricorda di che colore è?

Conte P dovrebbe riconoscerla dalla ammaccature, se non erro ha ancora lo stesso catorcio a bordo del quale ho avuto il piacere di conoscerla oltre dieci anni fa. Solo una raccomandazione prima di accomiatarci: la prego di ritenere le vaghe chiacchiere di stasera un semplice scambio di opinioni tra vecchi amici, non si sogni neppure di farne cenno su quel suo blogghetto, ne andrebbe della mia reputazione di uomo con i piedi per terra.

Tacchino: Ovvio, sarò una tomba. Burp.

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Disclaimer:
i personaggi citati e le vicende qui narrate, incluso questo disclaimer, sono di fantasia, e non hanno alcun legame con personaggi esistenti o vicende realmente accadute.