mercoledì 26 settembre 2012

Sociologia impiegatizia

Se ne parlava a pranzo, e tra i commensali s'è raggiunta l'incontrovertibile conclusione che lo mondo si partisce in due, quelli che lavorano per mangiare e quelli che il contrario, e che quest'approccio è un po' il disegno di base che dai alla tua vita, e che una coppia può litigare sui piccoli fatti del quotidiano, ma se non è d'accordo su questo sono cazzi, e vedi sistemi completamente opposti che provano a convivere essendo già sconfitti in partenza, un lui apparentemente in ferie con la famiglia al completo ma che in realtà non è lì, ma in ufficio, a studio, in negozio a fare l'inventario, e sotto l'ombrellone ha virtualmente lasciato moglie e figli che invece fanno parte dell'altra metà del mondo, e si godono il lieto fine di un anno di fatiche lavorative e scolastiche.
E non crediate, è una situazione parecchio diffusa intorno alle mura di questa mensa.

lunedì 24 settembre 2012

Quanno ce vo'

Mettendo in ordine i pantaloncini estivi mi sono per caso imbattuto in un pizzino con alcune righe che mi ero segnato e che avevo dimenticato. Più o meno diceva così: 

DARE LA MASSIMA DIFFUSIONE:
l'Autogrill di Sala Consilina Est fa schifo, il bagno degli uomini presenta ingenti quantità di merda spalmata sui bordi del water, in quello delle donne gli scarichi non funzionano e le porte sono rotte, al bar servono il caffé in bicchierini di plastica, i panini sono coperti di mosche e il tutto è innaffiato con grande scortesia. Se passate da quelle parti, tirate avanti.

Questa è la massima diffusione di cui sono capace.

sabato 22 settembre 2012

mercoledì 19 settembre 2012

Anemometria piramidale

Hai presente quando ti senti confuso su una particolare tematica professionale, una specie di piccolo vortice di correnti diverse che ti senti nella testa, alcune correnti ti convincono di qualcosa, altre di altro, insomma abbastanza confuso da esserne imbarazzato, e ti trovi a partecipare ad una riunione di approfondimento con colleghi che reputi molto più ferrati di te sull'argomento e in grado di chiarirti finalmente tutti gli aspetti che ti paiono oscuri, ma mentre stai lì in attesa di lumi non puoi fare altro che constatare che il tuo piccolo vortice è annichilito, assorbito, travolto dal fortunale della confusione generale, come un soffio sulla nuca durante una corsa in vespone senza casco e parabrezza. A questa babele di false credenze c'è poi da aggiungere la sfacciata corsa di ognuno ad apparire perfettamente e immarcescibilmente sicuro di sé, con la situazione perfettamente in pugno, e quest'atteggiamento è direttamente proporzionale alla posizione gerarchica, comando di più quindi capisco di più e ho più opinioni; sono io che chiarisco le cose a te, non il contrario. E aggiungo che adoro sentire la mia voce che esprime le mie opinioni.
Ecco, così.

sabato 15 settembre 2012

Impressioni di settembre (kindleide 2)

Ormai è sulla bocca di tutti, basta googlare in rete per beccare migliaia di immagini e di articoli a riguardo, forse ne parlerà pure vespa in uno speciale: alla fine il tacchino s'è fatto il kindle. (Qui mi toccherebbe scrivere qualcosa per scusarmi con morc, nonostante le sue petulanti insistenze non ho utilizzato il link sul suo blog per fare l'ordine, mi è tornato in mente quando ormai era troppo tardi, mi dispiace immensamente, morc stesso non sa cosa avrei dato per sapere a quanto ammonta la quota che amazon assegna ai suoi agenti virtuali, ma mi farebbe perdere il filo del discorso).
Dicevo che il tacchino s'è fatto il kindle. Quello classico, con il cursore e lo sconto di venti euro. Potrebbe averlo fatto per puro spirito scientifico, per testare al meglio le armi del nemico nella sua strenua battaglia a favore della carta stampata (vedi anche qui), o forse potrebbe averlo fatto semplicemente perchè quella battaglia, ormai, sente di averla persa. Questo non lo saprete mai.
Sta di fatto che ad oggi ho passato tre intere giornate invernali-tipo con il mio kindle a portata di mano e mi sento in grado di stilare a vostro completo servizio un oggettivo elenco di caratteristiche che potranno esservi d’aiuto nella vostra personale disfida o per altri usi che al momento non oso immaginare.

Vado con la lista, cominciando dai vantaggi e finendo pian piano, senza che nemmeno ve ne rendiate conto, nei nei (volevo scriverlo da tempo, nei nei).
  1. È davvero leggero e maneggevole, ora posso confermarlo, tanto che viene naturale brandirlo tra le mani anche nei tratti a piedi, durante i piccoli trasferimenti urbani, per non perdere nemmeno un minuto di tempo e continuare a leggere percorrendo i rettilinei privi di ostacoli immediati, proprio come altri ne approfittano per mandare sms o navigare sui furbofoni. Oppure tenerlo a portata di occhio a casa mentre si fa finta di giocare con le bimbe, o ancora tra le gambe mentre si fanno le sessioni di addominali indispensabili nei periodi di astinenza forzata dagli allenamenti mattutini a causa di questa maledetta sciatalgia. Direi che è il suo principale vantaggio: con questa facilità di accesso, questa portabilità, questa comodità, leggi molto di più. E per un coso che si chiama reader non mi sembra roba da poco.
  2. È possibile caricare documenti e leggerli con comodo, senza dover sfogliare i soliti formato A4 spillati alla menopeggio. Potrei ad esempio portarmi parte del lavoro in tasca, se un malaugurato giorno ce ne fosse indiscutibile necessità (che il fato me ne scampi).
  3. Entra comodamente nella tasca posteriore dei miei 501 (può sempre tornare utile).
  4. Non ha bisogno di una custodia fissa, anzi uno spessore in più toglierebbe parecchi punti a quanto detto all'1 e al 3. Al massimo, se siete abituati a portarlo in una borsa insieme alle chiavi, potreste metterci una specie di foderina mobile per evitare che si buchi lo schermo, foderina da lasciare in borsa quando il kindle è in mano, per apprezzarne appieno la minimalità.
  5. Si può navigare tra le note, nonostante alcune anticipazioni catastrofiche che mi avevano fornito. Certo, non è cosa immediata, si deve agire sul cursore che, soprattutto per chi è aduso a tecnologie touch, può sembrare un po' obsoleto, ma alla fine si riesce a leggere anche Infinite Jest senza perderne una lettera. Per me che ho il telefonino anni novanta è ok.
  6. Con lo stesso cursore si naviga addirittura sul web, passando obbligatoriamente per l'accesso google messo lì per cercare le parole che si vogliono approfondire. Qualche buontempone dal browser di kindle ha anche arrischiato la modifica del proprio blog. Fa un certo effetto vedere il web in bianco e nero, ma anche questo, con pazienza, funziona. E considerate che è un di più, il kindle è fatto per leggere, dopotutto.
  7. Non è possibile capire a che pagina ti trovi e quante te ne mancano alla fine. All'inizio lo consideravo un grosso fastidio. C'è però da dire che il kindle ti fornisce l'avanzamento tramite la percentuale, pian piano ti abitui, e c'è da aggiungere che il concetto di pagine deriva dalla tecnologia della carta stampata, che appunto non può prescinderne. Pare che di questo concetto ci stiano chiedendo di liberarcene.
  8. È difficile scorrere tante pagine in avanti o indietro, bisogna farlo pagina per pagina o dall'indice dei capitoli. Questa è una cosa che sul libro è invece immediata. (Sull'applicazione kindle di ipad si fa scorrendo con il dito il cursore il basso, forse funziona anche sul kindle touch, ma non mi è dato saperlo.)
  9. L'offerta di titoli è ancora scarsina, nonostante la libreria Amazon sia di gran lunga la più fornita. I saggi pallosi continuano ad essere solo su carta.
  10. Amarus in fundo, non è vero che la con tecnologia e-ink sembra di avere sotto agli occhi un libro. Il libro è di gran lunga più luminoso e naturale, provate a metterli vicino e non avrete dubbi. Lo schermo del kindle ha uno sfondo grigiastro, fa riflessi comunque (è pur sempre uno schermo trasparente con sotto le lettere, i riflessi li fa eccome) e soffre soprattutto sotto le fonti di luce artificiale. È molto meglio di un LCD, ma non è ancora carta stampata.
  11. Amarissimus: i tasti per voltare pagina non sono intuitivi. Sulla destra ce ne sono due: uno un po' più grosso, in basso, per avanzare di una pagina, uno un po' più piccolo, in alto, per indietreggiare. Lo stesso sul lato sinistro (forse per i mancini?). Avrei di parecchio preferito un tasto sulla destra per andare avanti e uno sulla sinistra per andare indietro, proprio come si fa su un libro (destri e mancini lo fanno uguale) e proprio come funziona con il touch sull'applicazione per ipad. Lo suggerisco subito ad Amazon come modifica irrinunciabile.
Ma sapete cos'è che alla fine mi piace di quest'affarino, e che ne sta facendo un'orpello che non mi da alcun fastidio portarmi appresso un po' dovunque, molto più di quanto mi piaccia portarmi appresso il mio telefonino? È che il kindle alla fine fa solo il suo mestiere, nient'altro. Mi sono sorpreso piacevolmente, mentre leggevo assorto, a scrutare il mio Seiko da polso per sapere che ore erano, perchè il kindle non te la dice mica l'ora, e non fa nemmeno i conti, e non ha la sveglia, e non ci giochi. Ci puoi solo leggere. Facile. Simpatico.
Queste le mie impressioni.
Buon autunno.

    venerdì 14 settembre 2012

    Baropodometria onirica

    
    Le fette di qualcuno della rete,
    spero non se ne abbia a male
    Ripongo parecchie speranze in questa metodica all'avanguardia, consigliatami da fior fior di atleti come possibile via d'uscita alla sciatalgia che mi affligge ormai da mesi e che occlude la principale via di sfogo alle mie ansie di homo sapiens sapiens, la corsa mattutina. La prescrizione dei plantari per correggere le asimmetrie di carico esercitate su ciascun punto d'appoggio podalico e la mia lieve inclinazione a destra (non fate come i miei spiritosi colleghi, spogliatela da implicazioni politiche, ve ne prego) era il naturale quanto prevedibile esito della visita.
    L’ansia e le speranze con cui ho sovraccaricato l'esame biomeccanico hanno però avuto un finale inatteso la notte seguente, quando il mio inconscio ha sentito l’insopprimibile bisogno di ripercorrere quelle che riteneva le tappe fondamentali della visita in una complessa attività onirica in cui, in un'affollata schiera di personaggi che venivano e sparivano, era stabilmente presente, oltre al me stesso paziente e al tecnico baropodometrico, anche la madre (del paziente, non del tecnico) a confermare che la mamma è sempre la mamma, quantomeno per gli italici bamboccioni, e a controllare tutti i passaggi e le decisioni del figlioletto infortunato, porello, anche quando ormai dovrebbe essere lui a controllarli ai suoi figli, e comunque il sottoscritto era lì a cercare di convincere il baropodometra, rispondendo ad un sua ipotesi di ereditarietà del problema, che è il genotipo ad essere ereditario, non il fenotipo, con tutto quello che questa frase vuole o meno significare in questo contesto, ossia nulla, ma un sogno è un sogno, prendetelo come viene.

    giovedì 6 settembre 2012

    Dimmi che colore

    
    C'è chi, per natura ed esperienze, è orientato alla sobrietà, non si espone mai, veste in maniera neutra, e anche a tavola predilige i colori chiari, per non dare nell'occhio, e abbina con apparente naturalezza la fragranza della verza allo sfizio di uno spaghetto aglio e olio. C'è il tipo frizzante, chiacchierone e amico di tutti, appassionato di natura e sapori genuini, con i colori lui esagera e pare voglia ad ogni costo scomodare l'intero spettro cromatico, nel suo piatto trovi dal viola scuro delle susine mature al verde brillante della lattuga, dal giallo dei peperoni al bruno del pane integrale. Poi c'è il tipo energico e aggressivo che rosseggia peperoncino su ogni piatto, c'è chi annerisce la carbonara con il pepe, chi abbronza i cavolfiori con l'aceto balsamico.
    Mi mancava proprio, la mensa aziendale.

    martedì 4 settembre 2012

    Estate à la carte

    L’esigenza di soddisfare le diverse inclinazioni che spontaneamente si evolvono in seno ad una famiglia del ventunesimo secolo mi ha portato, nel corso dell'estate, a raggiungere mete tra le più varie, dalla montagna al mare, dalle località di interesse storico-paesaggistico a quelle di svago e intrattenimento per la prole, circostanza logistica che, oltre ad essere d'ausilio per evitare la noia che in vacanza è sempre in agguato, mi ha consentito quell'approfondito livello di conoscenza delle peculiarità di ognuno dei luoghi succitati che mi metterebbe perfettamente in grado, se solo lo volessi, di enumerare tutti i pregi e i difetti di ogni tipologia di destinazione e di raccogliere il tutto in un vademecum ad uso e consumo dei lettori di Taccuino 22. Ma per fortuna vostra non lo voglio, sarebbe un esercizio non solo opinabilmente legato alle preferenze e alle esperienze di ognuno, ma soprattutto inutile e noioso. Quindi mi limito ad una nota a latere, su un argomento che ho già affrontato su queste pagine: l’evoluzione dei supporti di lettura. 
    Tipico scorcio della costa calabrese
    (foto: moglie del tacchino)

    Sarà solo per una mera questione di praticità, ma tra le decine e decine di lettori che ho osservato nelle varie locations visitate durante i miei pellegrinaggi, la parte del leone l'ha sempre fatta lei, la cara e vecchia carta stampata. E’ innegabile: il libro, la rivista, il giornale, resistono ad accidentali impatti con acqua marina e sabbia, a sbalzi di temperatura sul cruscotto dell'auto, a convivenze con maschera pinne e occhiali all'interno di angusti e poco igienici borsoni da spiaggia di gran lunga meno disastrosamente rispetto ai nuovi tablet per la lettura, tipo ipad kindle e similia e, in più, sono indipendenti da qualsiasi fonte di energia che non sia quella necessaria ad una minima illuminazione e alla forza di voltare una pagina. Nelle ultime settimane il tacchino ha intercettato per i suoi fan (in rigoroso ordine di diffusione descrescente): gialli dell’ultimo autore scandinavo, cinquanta varie sfumature, classici e meno classici, saggi politici, gazzette dello sport in sfumatura di rosa, vanity fair, chi, novella 3000, qualche sparuta settimana enigmistica (non so se avete notato che non si vede più l’ombra di un sudoku, fino a tre anni fa il re delle spiagge dopo l'olio al cocco), financo una malconcia edizione tascabile del primo volume della recherche in mano ad un tizio miope e calvo, il tutto sempre e rigorosamente in edizione cartacea. Sì, è vero, a bordo piscina ho riconosciuto un paio di ipad terza generazione, ma utilizzati più che altro per fare i filmini, e poi un simil-kindle (ma la signora lo sfogliava poco e di controvoglia, gli preferiva la tintarella) senza contare i millanta smartphones, ma non li considero nel novero dei supporti di lettura. 
    Questi i dati oggettivi.
    Se ne potrebbe concludere che la sconfitta della carta è ancora ben lungi dall'essere decretata, e che non è detto che la battaglia tra digitale e analogico non nasconda altre piacevoli sorprese.

    Aggiungo in calce una nota personale: mi sono accorto di nutrire una decisa avversione per chi legge i tascabili piegandone pagine e copertina a trecentosessanta gradi attorno al costa, sconquassandone la rilegatura non progettata per sostenere tali torsioni. Provate a farlo a un kindle, vedrete gli effetti.