giovedì 29 settembre 2011

Omicidio al quadrato

La scorsa settimana i giornali riportavano l'ennesima esecuzione per condanna a morte negli Stati Uniti.

Mi terrorizza il potere che alcuni governi si arrogano, poter decidere di togliere la vita un essere umano per punirlo di un crimine, per quanto efferato possa essere l'atto da punire.
Ora ho anche capito da cosa derivi la mia viscerale avversione. Ma lascio la spiegazione al principe Myškin:

Uccidere per un'uccisione è una punizione incomparabilmente più grande dello stesso delitto. L'omicidio su sentenza è incomparabilmente più orribile dell'omicidio del delinquente. Chi viene ucciso dai briganti fino all'ultimo momento spera di salvarsi. Qui invece quest'ultima speranza, con la quale morire è dieci volte più leggero, la tolgono con certezza. Qui esiste una sentenza, e nel fatto che con certezza non sfuggirai sta tutto l'orribile tormento, e un tormento più forte al mondo non esiste. Chi ha detto che la natura umana è capace di sopportare questo senza impazzire? Perché un simile oltraggio mostruoso, non necessario, inutile?
FD, circa 1867.

La pena di morte è un omicidio al quadrato.
Ecco cosa mi contorce le budella.

mercoledì 28 settembre 2011

Un paio di cosette

Prima: non so a quando risalga la misurazione della distanza tra il CERN di Ginevra e i laboratori del Gran Sasso, distanza di fondamentale importanza per il calcolo della velocità del famoso neutrino. Mi pare però di aver capito che il differenziale sul quale si stanno consumando le eccelse menti del pianeta, dai migliori fisici teorici e sperimentali fino ad arrivare ai consulenti del Ministero dell’Istruzione, è dell’ordine di appena 20 metri: questo sarebbe il vantaggio ottenuto dal neutrino sulla distanza dei circa 730km rispetto ad un più tranquillo fotone. A tal proposito vi segnalo questa ipotesi, che non mi pare da scartare a priori.

Seconda: è vero, il calcio è lo sport nazionale, muove tanti soldi e altrettante passioni, l’italiano medio deve essere continuamente informato su tutto quello che ci gira intorno, dagli acquisti dei campioni agli infortuni, dalle liti col mister agli allenamenti saltati, persino i risultati delle partite sono importanti, e chi se ne strafotte degli sport cosiddetti minori. Ma cazzo, possibile che per trovare questa notizia bisogna googlare con il lanternino?

giovedì 22 settembre 2011

Popinga su carta

Come ho già avuto modo di scrivere, il blog di Popinga mi ha sempre affascinato. A prima vista intimorisce: i titoli dei post hanno l’odore della biblioteca del nonno, scrolli con il mouse verso il basso per saggiare la lunghezza degli scritti e quasi ti si sloga un polso, getti uno sguardo alle illustrazioni e ti imbatti in incisioni settecentesche e seriosi ritratti ad olio. Poi ti dici, ok voglio proprio vedere a che punto può arrivare un blog, qual è il suo limite in pesantezza, e ti trovi inaspettatamente immerso in un vero e proprio vademecum della cultura scientifico-umanistica, una successione di avvincenti digressioni sulla storia della fisica, componimenti in versi frizzanti ed originali, recensioni di volumi tanto vetusti quanto imperdibili, excursus storici su questioni astronomiche ancora irrisolte, tutte questioni con una caratteristica in comune: prima non le conoscevi, ma da oggi non puoi assolutamente farne a meno.
Beh, alla fine è diventato uno dei miei blog di riferimento, quando c’è un nuovo post del Pop puoi star sicuro che l’argomento è di prim’ordine, ci si chiude in stanza e ci si concentra, c’è solo da imparare.
Allora mi sono detto, se quest’uomo ha scritto un libro, avrà concentrato nelle sue pagine la summa della sua tuttologia. E dopo un po’ di peripezie sui bookstore online, alla fine l’ho trovato (tranquillo, Pop, ho controllato, ora è di nuovo disponibile ovunque).
Io sono un tradizionalista, non riesco ancora ad abituarmi all’ebook, e un libricino con una c sola e ben rilegato mi dà ancora un gusto feticistico. Non sono rimasto per nulla deluso da questo "Giovanni Keplero aveva un gatto nero", sottotitolo Matematica e fisica in versi, edito da Scienza Express, che è condensato sia nella veste tipografica, tascabilissima come si addice ad un volumetto da portarsi dietro per un bel po’, sia nel contenuto: è piccolo e denso, come ogni libro che ha dichiaratamente vari livelli di lettura.
Ci si può soffermare all’inizio sulla regolarità e la piacevolezza della metrica, che oltre a dare un ritmo alla lettura (consigliabile declamare ad alta voce), dà anche una piacevolezza estetica alla pagina (se la guardi da una certa distanza c’è armonia nella disposizione delle macchie nere d’inchiostro sul foglio, caratteristica visibilissima nel fib, componimento in versi strutturato in base alla successione di Fibonacci).
Poi cominci a leggere e ci trovi l’Universo e Tutto Quanto: nei versi del Barozzi trovano comodo alloggio idrodinamica, costruzioni geometriche, mondi a due dimensioni, relatività, chimica, logaritmi, biografie, forze fondamentali, fisica quantistica, logica. Ovviamente, vista la limitatezza di noi umani, può capitare che in alcune pagine trovi un riconoscibile riferimento ad un noto teorema, in altre solo un richiamo ad un flebile ricordo scolastico, in altre ancora ti imbatti in concetti astrusi che riesci a malapena ad intuirne l’argomento e rimani con la sensazione di aver perso almeno un paio di livelli di lettura; ma l’accurata scelta della struttura metrica fa sì che la lettura sia sempre un godimento, anche se non si capisce un accidente del contenuto. Non si può mica essere tutti Popingidi...
La maniera migliore per descrivervi il menù è farvi assaggiare qualcosa.

Il limerick Sondaggio è ingegnoso: al suo interno nasconde la spiegazione di tutti i suoi livelli di lettura, in un autoreferenzialismo che trovo geniale.

Secondo i dati di una recente rilevazione,
Esistono al mondo 11 gruppi di persone:
01: Chi usa i numeri binari;
10: Chi non ha interessi ferroviari;
11: Tutti coloro che fan confusione.

Quest’altro limerick con aggiunta finale, Complessità, potrebbe risollevare le sorti del mio per ora patetico tentativo di scrivere alcuni post sull’argomento caos (non leggere per nessun motivo qui e qui), se non fosse che l’ha pensato e composto il Pop, e io già è tanto se riesco ad apprezzarlo:

Se un sistema fisico è molto complesso
è arduo prevedere che accadrà adesso.
Un'oscillazione in un pelo di cotica
può portare a una reazione caotica
e la digestione diventar insuccesso
(La pesantezza può durar delle ore,
fino al formarsi di un nuovo attrattore).

Con Antonio Meucci,  spassoso clerihew, ci siamo divertiti parecchio con le bimbe, lo scorso fine settimana. La storia della rocambolesca registrazione del brevetto del telefono è ormai celeberrima e persino io sono riuscito a riassumerla alle piccole, in modo da far loro apprezzare ancora più questi versi che suonano come una gradevole filastrocca:

Antonio Meucci
morì per suoi crucci:
se la spassava in un motel
e ai Brevetti ci andò Bell.

Ok, che dire come finale, se non sottolineare di nuovo che di alcune poesie non ci ho capito assolutamente nulla, ma il bello è anche questo… mi toccherà approfondire e imparare per soddisfare la curiosità stuzzicata. E non è questo che chiediamo ad un buon libro?

lunedì 19 settembre 2011

Manutenzione vs Entropia 1-0

Leggevo qualche giorno fa il bel post “l'età della manutenzione”, in cui il prof. Scorfano presenta l’accettazione dell’importanza del concetto di manutenzione (intesa come manutenzione di strumenti, di mezzi, di manufatti, ma anche del proprio corpo, e soprattutto delle relazioni affettive, dei legami) come fondamentale gradino evolutivo per diventare adulti. Capire l’importanza della manutenzione significa sorpassare la cruda impulsività giovanile, per la quale la cosa vecchia semplicemente di butta e si sostituisce con la nuova. La manutenzione, intesa in senso lato, proprio come fa Scorfano, per il non-ancora-adulto è da rifuggire a tutti i costi, in quanto sinonimo di compromesso, di rinuncia al rinnovamento, di abbandono di un sogno. Il prof lo dice senz’altro meglio di quanto abbia provato a riassumere io, quindi vi consiglio di leggere direttamente il suo post. Vi aspetto, fate con calma.
Fatto? Bene, tanto a conti fatti quello che dirò in seguito non aggiungerà nulla, si tratta solo di evidenziare un paio di angolazioni.
Stamattina ci riflettevo in metro. Perché a me le astrazioni come questa della manutenzione mi rimangono appiccicate, le faccio talmente mie che comincio ad utilizzarle come grimaldelli universali, passepartout per tutte le serrature, memi per ogni situazione. Se l’idea mi sconfinfera, io la pasteggio in bocca come un buon vino, assaporandola con attenzione metodica, cercando di trovarle nuovi campi di applicazione, nuovi motivi di universalità.
Ho fatto così altre volte in vita mia. C’è stata un’epoca in cui lo facevo con i testi delle canzoni, anzi con singoli versi, oppure mi è capitato con alcuni motti che riuscivo a sintetizzare dai libri di filosofia del liceo. Pensavo avessero un’applicabilità assoluta e li tenevo con me nel taschino per tirarli fuori al momento opportuno, a volte li dovevi un po’ forzare per farli entrare proprio in tutto, ma poi ci riuscivi sempre, in un modo o nell’altro.
Comunque, la storia della manutenzione mi è proprio rimasta attaccata come la resina dei pini sul cofano dell’auto. Io sono per natura un anti-consumista, a volte potrebbe essere scambiato per eccessiva parsimonia, addirittura per avarizia, ma è soltanto odio atavico per quel intanto-lo-compro-poi-magari-lo-butto che ti obbliga a sostituire tutto al primo problema o alla prima novità. Me lo porto dietro da sempre, era inserito nel pacchetto di serie insieme alla mia cultura contadina.
Vorrei quindi ribadire che il concetto di manutenzione è fondamentale, e va oltre i pur vasti campi di applicazione che gli attribuisce Scorfano nel suo post: si tratta addirittura dell’unica arma che ha l’universo contro l’implacabile Secondo Principio della Termodinamica, quello che sostiene che il mondo è destinato ad un lento progredire verso la morte termica, il mescolamento totale, il disordine massimo, l’appiattimento finale. L'unica maniera che noi, nel nostro piccolo angolo, abbiamo non dico di contrastarlo (che sarebbe impossibile) ma di allontanarlo di un infinitesimo è proprio fare manutenzione: sostituire la guarnizione della finestra per tenere fuori il freddo, riutilizzare un vecchio barattolo o riparare un paio di scarpe per evitare che con dispendio di energia ne venga prodotto un altro, riallacciare con un amico un dialogo interrotto mettendo da parte se necessario l’orgoglio che ti impediva di farlo, lavorare di cesello sul rapporto di coppia per evolverlo alle nuove situazioni e non farlo assopire dietro l’abitudine.
Il concetto stesso di evoluzione biologica è un calcio in culo all’entropia del Secondo Principio, e si basa sul continuo accumulo di piccoli bit di informazione su strutture preesistenti, è quindi Manutenzione per eccellenza, pura manutenzione evolutiva, la migliore che ci sia. Noi stessi siamo il frutto di questa continua manutenzione, niente prodotti nuovi, solo miglioramento e cura di quelli precedenti. Manutenzione vs Entropia 1-0, almeno per ora.
Ok, volevo aggiungere solo questo.
Ora vado a cambiare la lampadina del bagno, a presto.

venerdì 16 settembre 2011

Quarto potere

Grazie a .mau. ho scoperto che a questo link (rassegna stampa della Camera dei Deputati) è possibile leggere tutta la maggiore stampa nazionale, e non solo le prime pagine, ma anche tutti gli articoli (al netto per fortuna della cronaca nera, rosa e sportiva) raccolti per categoria (economia, istituzione, politica interna, estera, giustizia ecc.).
Lo iato tra informazione on line e cartacea è definitivamente annullato.
Purtroppo non compatibile con Ipad.

L'uomo cristallino

Oggi ho incontrato un uomo cristallino. Gli avevano spiegato esattamente cosa lo aspettava, e tutto era chiaro nella sua mente. Nessun dubbio lo assillava, nessuna incertezza gli dava ansia. La sua purezza traspariva in ogni centimetro di pelle. Indossava dei pantaloni neri ed una camicia nera con uno strano colletto bianco che spuntava sul davanti, proprio sotto al mento. Era seduto comodamente in un affollatissimo vagone della metro. Il suo sorriso era imperturbabile, la sua attenzione assorta nella lettura. Talmente assorta da non accorgersi della vecchietta curva che con lo sguardo gli mendicava il posto a sedere. Lui continuava a leggere il suo Libro della Verità. Era sereno, aveva già vinto.

mercoledì 14 settembre 2011

Segnalazione solipsistica

Riesco ad immaginare pochi argomenti più seducenti di questo, e nessuno che si possa segnalare su un blog casto come Taccuino.

domenica 11 settembre 2011

Prua a nord

Qualche giorno fa veleggiavo tra gli affascinanti approdi di Spargi e Budelli e a bordo di Rumbera si parlava del sovraffollamento di quei mari. Eh, ormai siamo troppi a solcare queste acque, si diceva tra un bicchiere di bianco frizzantino e un tuffo nell'acqua turchese, bisognerebbe innanzitutto impedire l'accesso a questi lidi ai barconi per turisti che fanno gite giornaliere e poi fissare un limite anche alle barche private, che ormai aumentano giorno per giorno. All'inizio sponsorizzavo con entusiasmo l'approccio, mi pareva corretto, non faceva una grinza, ho immaginato che sarebbe stato bello arrivare in quei magnifici posti solo con il proprio equipaggio, scegliere con calma la migliore zona di ancoraggio senza il fiato sul collo delle barche vicine, decidere con tranquillità la più bella spiaggetta in cui sbarcare e visitarla senza l'assilo della folla, della gente, degli altri.
Poi ho pensato che ero esattamente uno di loro. Che i limiti all'accesso che avevamo ipotizzato con tanto zelo mi avrebbero coinvolto in pieno. Che se fossimo stati di meno quasi sicuramente sarei stato tra gli esclusi, insomma, non ne avrei potuto godere. Ero semplicemente uno degli altri, di quelli per i quali le porte del mare si sono aperte da poco, un novellino della navigazione, uno degli ultimi avventori nel bar della vela. Allora le limitazioni e i filtri che prima mi sembravano così naturali ed auspicabili mi sono crollati addosso, meno male che la vela era diventata abbordabile, non esclusivo passatempo di pochi eletti, altrimenti non avrei goduto nemmeno una briciola di quelle bellezze e di quelle sensazioni che stavo vivendo, anche se in compagnia di tanti altri.
Pregi e difetti della popolarizzazione della vela. Sono in tanti a farla ma tra quelli ci capito ogni tanto anch'io, in pieno tra gli altri, tra la gente, tra la massa informe. E così accade per molte altre attività, mi viene in mente il traffico automobilistico cittadino, soffocante ma nessuno riesce a rinunciare alla comodità degli spostamenti in macchina, oppure l'assalto invernale ai campi da sci o quello del sabato sera a locali e pizzerie. Ci piacerebbe se fossero cose riservate a meno persone, ma non ci chiediamo mai se fra quei pochi noi saremmo inclusi o no.
Impossibile non citare la famosa canzonetta che descrive benissimo questo concetto. Come dite? Gli altri siamo noi? Tozzi Morandi Ruggeri? See, così poi Rigo mi lincia virtualmente e anche fisicamente... No, mi riferivo al solito, unico, inimitabile DS, con la sua solita, unica, inimitabile Idiota, tornata alla ribalta su questo blog in questa estate ormai alle sue ultime ore di afa.
Ne riporto gli ultimi versi:

Cazzo sono un idiota
ma come ho fatto a non capire che i danni
li avrei pagati tutti pesantemente
chi mi ha insegnato a dire sempre "la gente"
a pensarmi differente
a chiamarmi fuori
come se non facessi anch'io quegli errori, gli stessi
peggiori perfino se guardo al mio ruolo
che sono solo un passeggero del volo
e mi credevo pilota.


Meditate tacchini, meditate.

giovedì 8 settembre 2011

Qualunquismo monnezzistico

Mi è appena venuta in mente una considerazione.
Sarà banale, sarà trita e ritrita, sarà da omino medio, ma pazienza, ve la sorbite lo stesso. Chissà che non mi facciate capire dov’è il baco nel ragionamento.

Se anche voi come me fate la spesa, da qualche tempo vi sarete accorti di una novità molto ecologica e a prima vista condivisibilissima: non ci sono più i vecchi sacchetti di plastica per portare a casa quello che hai comperato. Il massaio ha nell’ordine tre alternative per il trasporto.
1.       Acquistare a caro prezzo quelle impalpabili bustine chiamate biodegradabili, che hanno il colore del vomito asciugato al sole e che resistono al massimo ad un pacchetto di patatine monodose alla volta, se ci metti qualcos’altro vanno in mille pezzi e ti costringono ad acrobazie per arrivare all’auto senza spargere tutto in terra come un seminatore di riso.
2.       Presentarsi alle casse già fornito di megaborsone di nylon riutilizzabile (che non so dove si è tenuto tutto il giorno, visto che nel taschino della giacca proprio non entra, ho provato) e quando la cassiera ti chiede se vuoi buste, sorridere tutto orgoglioso e mostrarle il tuo telone da circo.
3.       Frazionare parecchio, ma parecchio, le visite al supermercato (almeno 9 al giorno) in modo da poter acquistare poche cose per volta e tenerle tutte in tasca.

  Qualunque sia la scelta del consumatore, anche se personalmente abbandonerei la terza ipotesi, se non altro perché non saprei dove mettere l’anguria, rimane il problema della monnezza.
Fino a qualche tempo fa io raccoglievo la mia spazzatura proprio nelle buste della spesa. Nel mio quartiere c’è la raccolta differenziata light, quella con i tre cassonetti di diverso colore per carta/plasticametallovetro/tuttoilresto. Anche volendo gettare il sacchetto insieme al suo contenuto solo per la categoria tuttoilresto (che è soprattutto umido) e riutilizzarlo invece per le altre categorie di rifiuti, alla fine un sacchetto al giorno lo devo buttare di sicuro. Ora che non ne ho più (le buste biodegradabili sono impossibili da usare a questo scopo) devo comperare a parte buste appositamente commercializzate. E sono della solita plastica, quella utilizzata prima per fare i sacchetti del supermercato. Non ho ancora fatto il conto, ma credo di acquistarne più o meno la stessa quantità che prima prendevo alle casse del supermercato. L’unica differenza è che su quelle c’era scritto GS o Carrefour, mentre quelle che compro ora sono nere o verdi. E allora cosa cazzo abbiamo risolto? Sta a vedere che era tutto per evitare la pubblicità occulta ai supermercati.

Ps: in questo momento scriverei di tutto pur di glissare su quella cosa del caos…

martedì 6 settembre 2011

Ne vale la pena

Trovo sempre estremamente affascinanti i post di quest'uomo. Se resisterete all'impatto iniziale non vi deluderà.

domenica 4 settembre 2011

Sondaggio #2 - la colonna sonora dell'estate

Come ogni edizione vacanziera che si rispetti, il vostro Taccuino estivo non solo vi tiene inchiodati alla rete con sondaggi sempre alla moda ma vi stimola a conoscere meglio voi stessi commentando i profili che ne risultano. Siete contenti? Qui alla redazione del Taccuino lo sappiamo: è proprio la pubblicazione dei risultati che fa sbavare voi lettori, vi fa immedesimare in categorie, soddisfa le vostre esigenze di appartenenza a classi, vi incasella in gruppi, non vi fa sentire fuori contesto, che Marx non ne aveva azzeccata una, altro che storie.
Ovviamente lo scarno campione che avete letto nei commenti al blog è stato integrato con le moltissime risposte che la redazione ha ottenuto con gli altri mezzi messi a vostra disposizione: nelle ultime ore abbiamo ricevuto cumuli di messaggi alla nostra casella di posta elettronica e stormi di sms al nostro numero verde, ma la sorpesa più grande è stata tornare a casa e vedere chilate di tradizionali lettere cartacee, con tanto di busta e francobollo, che mi aspettavano a casa (a proposito, birbantelli, come avete fatto a rintracciare il mio indirizzo?): evidentemente la platea del vostro Taccuino è ancora formata da irriducibili nostalgici di carta e penna, forse un po' babbioni (e babbiona) ma sempre molto simpatici. Ah, ah, ah.
Ma passiamo subito ai risultati. Alcune risposte sono talmente di nicchia da essere incommentabili, troppo esoteriche anche per l'immensa cultura tuttologica del vostro blogger e in quanto tali non ricadono in alcuna delle nostre categorie predefinite. Ad esempio, caro e., chi cazzo è Wu Ming? E tu, cara Rigo, un saggio che confronta il grande Bruno Conti con un altro calciatore che non conosco, ma che è? Ti ha dato di volta il cervello? Chi ha risposto come i nostri amici è chiaramente uno sfigato al di fuori degli schemi, che non verrà mai accolto in nessuna comitiva né circolo né assemblea di condominio. Le loro risposte saranno collocate nel vuoto cosmico-virtuale, lasciate marcire nell'immondezzaio del web, praticamente sfanculate. Così imparano a fare gli snob. Passerei invece a commentare i trend principali, le grossolane linee di tendenza individuabili nei gusti del nostro popolo in questa calda estate.
Una buona fetta di tacchini è ancora affezionato all'enigmistica da ombrellone: il 30% si diletta con cruciverba con o senza schema, sudoku, rebus e sibillistica varia, nel classico formato cartaceo o nella modalità elettronica, più smart, più fashion, più trendy. Se fai parte di questa categoria, chiamiamola "impiegato medio riuscito o mancato", sei probabilmente un dipendente del catasto o avresti dovuto esserlo, sei panciuto e un po' calvo, il calcio mercato è in cima alla tua scala di valori e hai una vita sessuale inappagante.
Una similmente alta percentuale dei nostri amici si gingilla invece con i classici della letteratura russa, e la parte del leone la fa il buon vecchio Dostoevskij, soprattutto con uno dei suoi hit senza tempo, "l'idiota", un titolo adattabile a tutte le stagioni, figuriamoci all'estate italiana. Se comprendiamo anche l'adattamento in chiave moderna di questo classico, la canzone "Idiota" del cantautore romano Daniele Silvestri, molto nota tra i tacchini e che persino il vostro blogger ha nella sua playlist, raggiungiamo una percentuale di fan che sfiora il 35%, a conferma che il classico torna sempre in periodo di crisi di valori. Per questa folta platea possiamo coniare la categoria "revivalisti nostalgici", e il profilo che emerge è quello del bacchettone incanutito curvo sotto il peso degli anni e degli acciacchi, con una vita sessuale sicuramente inappagante.
Un'ultimo mucchio informe ma ben nutrito di gallinacei ha preferito infine il classico giallone di moda, il thriller dell'ultim'ora, il best seller che-devi-pefforza-dalegge, quasi sempre di autore scandinavo, con ottime recensioni in quarta di copertina (fra le quali non manca mai quella del New York Times, ma quante cazzo di recensioni si pubblicano su questo fottuto NYT). Chi ha scelto questo tipo di lettura è in maggioranza donna o, in alternativa, è un uomo che va pazzo per lo shopping, adora farsi la ceretta ed è stracotto di George Cloney. Oppure legge quello che per lui sceglie la moglie. In genere ha una vita sessuale inappagante.
Dopo queste brevi note di commento è giunta l'ora di lanciare il prossimo entusiasmante sondaggio: qual'è stata la colonna sonora della vostra estate? Cosa non è mai mancato nelle vostre playlist? O, per i babbioni di sopra, cosa avete registrato sulla vostra TDK da 90 minuti? Cominciamo con quella del sottoscritto: le mie corse estive sono state accompagnate, oltre che dall'Idiota di Silvestri (nel senso della canzone), anche da Capossela (qualche post fa vi ho parlato dell'ultimo meraviglioso disco), dagli ultimi due lavori dei Radiohead, dalle Variazioni Goldberg nell'esecuzione di Gould e da Anthology 3 dei Beatles, una raccolta di registrazioni inedite dei pezzi dell'ultimo periodo del quartetto.
E voi? Aspetto le vostre risposte, non mi deludete. Non vale la baby dance.

giovedì 1 settembre 2011

Ultim'ora

Nell'annunciarvi un imminente post con il prossimo sondaggio e con i risultati commentati del precedente, vi informo che questa è la prima estate che non mi spello come un pitone in muta: merito delle nuove creme solari o effetto imprevisto del buco nell'ozono? So che ci tenete alla mio aspetto esteriore, ve lo dovevo.