martedì 22 giugno 2010

Come volevasi dimostrare

C'è una bellissima dimostrazione matematica attribuita ad Euclide e portata sempre ad esempio, per la sua semplicità ed eleganza, come una delle massime espressioni delle capacità logiche umane. Si tratta della dimostrazione dell'esistenza di infiniti numeri primi. Fa più o meno così:
Si supponga che i numeri primi non siano infiniti ma finiti, e che siano 2, 3, 5, 7... fino a UNP (Ultimo Numero Primo) che sarebbe il numero primo più grande. Ora immaginiamo il numero A risultante dal prodotto di tutti i numeri primi, quindi A=2x3x5x7x........xUNP, e aggiungiamoci 1, ottenendo A+1. Quest'ultimo numero, A+1, non è divisibile per 2, perchè otterremmo come risultato il numero 3x5x7x....xUNP con il resto di 1. Per lo stesso motivo non è divisibile nemmeno per 3, oper 5 o per 7, o per UNP, in quanto il resto sarà sempre 1. Quindi A+1 è primo, ed è più grande di UNP che è solo uno dei suoi fattori. Quindi esiste sempre un numero primo più grande e i numeri primi sono infiniti.
Bella, no? La dimostrazione mi è tornata alla mente qualche giorno fa quando mia figlia di cinque anni, durante una delle nostre chiacchierate mattutine, mi ha chiesto candidamente: Papà, ma esistono i miliardi di miliardi di miliardi? Sì. E i miliardoni? No. Ma come, se esistono i miliardi di miliardi di miliardi esistono anche i miliardoni, che sono meno. Come volevasi dimostrare. Semplice ed elegante.


mercoledì 16 giugno 2010

Pausa pranzo

Decidere cosa è meglio mangiare pare sia diventata una delle imprese più difficili da portare a termine, oltre che una delle questioni più dibattute sulla stampa specializzata e popolare.
Basta aprire un qualsiasi giornale o rivista per imbattersi nell'ultima ricerca dell'università del Montana che arriva a conclusioni di solito diametralmente opposte a quello che era stato sbandierato la settimana prima dall'OMS.
Una volta il colpevole di tutte le nostre sventure (obesità, malattie cardiovascolari, problemi di erezione, tristezza congenita, alito ruvido, caccola facile) pare essere il sale. Che culo, basta eliminarlo e mi sentirò un toro. Qualche giorno dopo il sale va bene, l'importante è che non si bevano troppi alcolici e andarci piano con il cioccolato. Ma poi gli ultimi test accertano che un giorno di digiuno e clisteri alternato ad uno di sola frutta e verdura dà risultati portentosi, e che il cioccolato fa bene all'amore.
Negli anni settanta in USA si fece una larghissima campagna contro i grassi animali, unici ed assoluti colpevoli dei malanni di sovranutrizione dell'occidente industrializzato. E allora tutti i produttori si rivolsero alla creazione in laboratorio di solidi simili al burro ma senza grassi animali, e lanciarono in grande stile la margarina a base di grassi vegetali idrogenati. Gli americani erano contentissini di poter mangiare più sano e si abboffarono di margarina. Poi si scoprì che il rimedio era peggio del male. Dopo qualche anno gli zuccheri e i carboidrati in genere, soprattutto se raffinati, divennero il male personificato, e allora via alle fibre integrali e alle proteine. E di consigli di nutrizione come questi ne abbiamo visti a bizzeffe.
Ora la figata massima paiono essere gli omega 3, ma presto verranno denigrati anche loro e si passerà al prossimo.
Una conclusione alla quale arrivano spesso tutte le ricerche è che la maniera più sana di nutrirsi è quella della tradizione. I cinesi stanno bene se mangiano riso e soia, i francesi se cenano a brie e vino, gli italiani se ripassano gli spaghetti nell'olio. Indipendentemente dai bilanciamenti dei macronutrienti, dalle piramidi alimentari, dalle pippe mentali degli apporti calorici. E io, da fervente evoluzionista, non me ne meraviglio.

Quindi le mie conclusioni sono:
- non mi fiderò più degli articoletti che gridano al miracolo dell'ultima scoperta in fatto di diete e nutrizione
- mangerò quello che in quel momento mi solletica di più l'ugola
- cercherò quanto più possibile di evitare le schifezze, ossia le cose che assomigliano di meno al cibo vero (es: le barrette mars... come va catalogato il mars???), e quelle che negli ingredienti riportano elementi che, a mio parere, non c'entrano un cazzo (tipo la lecitina di soia nel cioccolato)
- farò di tutto per scegliere cibi, non loro manipolazioni o imitazioni: frutta, non succhi di frutta; patate, non patatine; carne di maiale, non würstel; caciotta, non philadelphia light; pane, non grissini dietetici.

Ora vado a pranzo. Speriamo che le mie decisioni durino almeno un'altra oretta.

mercoledì 9 giugno 2010

Dilemma #3 - TT

Gianni: Ciao Franco, tutto bene? Come è andata a finire al tuo amico Luigi?
Franco: Oh, Gianni. Mah, gli ho riferito quello che mi hai detto, all'inizio ha cercato di convincere me (come se fosse questo l'importante) che la sua persona, il suo "io", non è legata al suo cervello, ma alla sua anima, che il cervello è solo un organo fisico, allo stesso livello del cuore e del rene, e che se cambi il cuore o il rene sei sempre te stesso, quello che sei lo sei nell'anima, non negli organi. Poi si è fermato a riflettere. L'ho sentito farfugliare qualcosa come "e se non fosse così?", è scoppiato a piangere terrorizzato e ha rinunciato all'operazione.
G: Accidenti, un bel trauma, ma penso abbia preso la giusta decisione.
F: Il chirurgo che lo segue, quello che gli voleva rifilare il trapianto di cervello, gli ha proposto una nuova soluzione. Pare che la malattia del mio amico sia dovuta ad una serie di cellule fuori controllo: queste cellule hanno caratteristiche ben identificabili ma sono talmente diffuse che non possono essere distrutte senza un enorme danno per il cervello. Il chirurgo ha quindi pensato di utilizzare una di quelle macchine di cui parlano i giornali, quelle che stanno mettendo a punto all'università di Urbino per il teletrasporto. In pratica si tratterebbe di fare, con la macchina A, una scansione molecolare tridimensionale del corpo di Luigi, cervello compreso, in modo da analizzare e memorizzare in maniera precisissima non solo forma, sostanza e posizione di ogni singola cellula, ma anche lo stato complessivo delle connessioni di ognuna con le altre, la rete neuronale, i "circuiti" della memoria, insomma tutto quello che fisicamente è il corpo di Luigi. Una volta completata l'analisi, tutta l'informazione passerebbe alla macchina B, che ricostruirebbe i singoli componenti del corpo a partire da atomi di "materia prima" (ossigeno, carbonio, idrogeno, azoto, calcio, fosforo e poco altro) per arrivare ad una replica esatta di Luigi, con tutte le cellule al posto giusto e tutte le interconnessioni e gli stati che facevano parte del suo vecchio corpo al momento della scansione. Ovviamente non verrebbero replicate quelle cellule fuori controllo (è stato accertato che non hanno nessun altro apporto al funzionamento del corpo se non il danno che provocano). Ah, dimenticavo, prima di passare le informazioni alla macchina B, la macchina A distruggerebbe il vecchio corpo.
G: 'Azz...
F: Luigi sta pensando seriamente alla proposta. Ormai come sai nessuno mette più in dubbio il corretto funzionamento delle macchine A e B e del processo di teletrasporto, la cosa è stata accertata da migliaia di esperimenti su cose e animali. Il problema è che non è mai stato provato con le persone, e non si sa che tipo di "inconvenienti" può causare.
G: Lo immagino. Il problema è ancora una volta lo stesso: il nuovo corpo creato dalla macchina B sarà il vero Luigi o sarà solo un organismo con le sue caratteristiche fisiche ma senza Luigi dentro? L'io, la propria persona, è una semplice conseguenza di uno schema neurale e fisico o è qualcosa di distinto, non fisico e non scansionabile dalla macchina A e pertanto non ricostruibile dalla macchina B?
F: Già, mi pare proprio un bel dilemma.
G: E poi, solo a titolo speculativo, perchè non lo auguro a Luigi, supponiamo un guasto durante il processo di teletrasporto. Un guasto all'apparenza banale. Voglio dire, supponiamo che tutto va per il verso giusto e che il nuovo Luigi sia davvero Luigi, con le sue sensazioni, la sua unità personale e la sua autoconsapevolezza, ma che la macchina A si inceppi e, prima di passare le informazioni alla macchina B, non procede alla distruzione del corpo "vecchio" che quindi rimane vivo. Si avrebbero due Luigi allo stesso tempo. Attenzione, non dico solo due corpi uguali in tutto e per tutto, ma due persone Luigi, un io in due corpi, una sensazione di unità in due luoghi diversi, un unico diviso. Chi dei due sentirebbe di essere Luigi? I sostenitori dell'esistenza dell'anima in questo caso dove la mettono? In uno dei due o la dividono a metà?
 

venerdì 4 giugno 2010

Dilemma #2 - Trapianto

Gianni: Uelà Franco, tutto bene? Ti vedo scosso.
Franco: Non sai cosa è successo al mio amico Luigi. Ha la mia età, tutta la vita davanti, e gli hanno appena diagnosticato una malattia incurabile ed inesorabile al cervello. Lui è distrutto, vuole continuare a vivere...
G: Ma non c'è proprio più nulla da fare?
F: Beh, i medici gli hanno proposto una soluzione. Vorrebbero sperimentare su di lui una tecnica pionieristica che permette di trapiantare il cervello da un donatore, proprio un cervello completo di tutto, personalità, ricordi, sensazioni, aspettative, timori, insomma tutto quello che crediamo sia associato a quella massa molliccia e informe che risiede nel nostro cranio... hanno già individuato il potenziale donatore, è un maestro elementare morto in un incidente stradale.
G: Accidenti, vista così non mi pare un grande affare.
F: Perchè dici questo?
G: Pensaci bene. Dopo l'operazione Luigi avrà esattamente le stesse sensazioni, gli stessi ricordi, la stessa personalità, lo stesso "io" del maestro. Più che un trapianto di cervello dal maestro a Luigi, mi pare un trapianto di corpo da Luigi al maestro.
F: Vuoi dire che sarebbe preferibile essere nei panni del maestro morto e non in quelli di Luigi che è ancora vivo?
G: A me puzza di fregatura...

martedì 1 giugno 2010

Dilemma #1 - Veg

Gianni: Dai, è stata una dura mattinata, andiamo a mangiarci una bistecca.
Franco: Vengo volentieri ma niente bistecca, sono diventato vegetariano.
G: Vegetariano? E come mai?
F: Guarda, ho letto un libro che mi ha cambiato la vita, si chiama Liberazione Animale, di Peter Singer, ne avrai sentito parlare, è una specie di bibbia dell'animalismo. In poche parole afferma che uccidere animali per cibarsene causa loro dolore, e che da un punto di vista morale non esiste differenza di valore tra il dolore di un essere umano e quello di un animale, allo stesso modo in cui non esiste differenza tra le razze umane o fra i sessi. Quindi gli animali dovrebbero avere gli stessi diritti degli uomini, primo tra tutti quello a non essere uccisi. Altrimenti sei specista, ossia credi alla differenza di valore tra le specie come decenni fa si credeva alla differenza di valore tra le razze o i sessi.
G: Mmh, quindi, fammi capire, facciamo il caso di un pollo nato e cresciuto in una fattoria, che razzola felice nel prato qualche mese e poi, raggiunto il peso giusto, viene macellato e cucinato, tu non lo mangeresti per il fatto che ha gli stessi diritti alla vita e a non sentire dolore che ha un essere umano, giusto?
F: Certo! immagina le sofferenze che deve patire il pulcino dal momento in cui viene tolto dall'affetto della madre fino a quando, tradito dalle stesse mani che lo hanno nutrito, viene preso per le zampe, sgozzato, spiumato, sbudellato, cotto... che orrore!
G: Già, vista così suona sicuramente male. Il problema è che non è così che funziona l'evoluzione. Voglio dire, i polli sono una specie che si è coevoluta con gli esseri umani. Circa diecimila anni fa i polli hanno trovato più conveniente, per la sopravvivenza della specie, stringere una alleanza evolutiva con gli uomini: avrebbero ricevuto protezione dai predatori, cibo con regolarità, possibilità di riprodursi e di accrescere notevolmente di numero, in cambio di uova e di carne. Se non ci fosse stato questo patto probabilmente i polli (o i loro antenati) sarebbero estinti da tempo. Invece oggi sono una delle specie più diffuse al mondo. La specie dei polli, vista come specie e non come singoli individui, ci ha guadagnato, no? E' vero che questo ha il prezzo del sacrificio dei singoli esemplari, ma è tutta l'evoluzione che funziona così: l'importante non è la sopravvivenza del singolo esemplare, quanto del set genico, in altre parole della specie con quelle caratteristiche.
F: Stai scherzando? Vuoi dire che il pollo ha deciso di trascorrere una vita di sofferenze solo per sopravvivere a livello di specie? Ma tu lo sai come vive un pollo in batteria? Ha a malapena lo spazio per muovere il collo per mangiare, gli tagliano il becco alla nascita per evitare che a causa dello stress mangi i suoi vicini, è alimentato a antibiotici e grassi animali, che non sono certamente i cibi per i quali si è evoluto, solo per farlo crescere più in fretta in condizioni igieniche pazzesche, e poi viene macellato crudelmente. E tu me la chiami vita? Pensi che il "patto di coevoluzione", come lo chiami tu, sia equo?
G: Beh, questo è diverso, io ti ho fatto l'esempio di un pollo che fa la vita da pollo, che razzola in un prato, che se ha fortuna riesce anche a passare qualche mese a fare il gallo o la gallina e a riprodursi, che concima il terreno con i suoi escrementi e che poi fornisce carne a chi lo ha allevato. Questa è vera vita da pollo, è per questo che c'è stato il "patto" (anche se non è proprio corretto pensare all'evoluzione come avente scopi). Sono d'accordo che alcuni sistemi di allevamento siano talmente industriali che considerano gli animali come macchine da proteine, in cui da un lato entrano materie prime (mais e medicinali) e dall'altro forniscono prodotto finito (carne). In questi casi è come se l'uomo avesse tradito il "patto". Ma questo è un problema del tipo di allevamento, non del mangiare carne in se stesso. Sarebbe sufficiente selezionare i prodotti di cui alimentarsi, scegliendo di cibarsi solo di polli che hanno fatto "il pollo", e non la macchina da proteine.
F: Bah, non so. A me pensare che ho sul piatto un pezzo di carne morta, un cadavere, fa un certo effetto. Davvero non riesco più a mangiarne, è più forte di me. Prendo quel panino con rucola e pomodoro, grazie.