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sabato 7 dicembre 2013

Una questione di unità di misura

Considero la platea del Taccuino (il solito paio di lettori al lordo di mia cugina) sufficientemente raffinata per avere quanto meno un'idea grossolana delle implicazioni della teoria einsteiniana della Relatività Ristretta sulla misura del tempo e dei "paradossi temporali" (1) ad essa connessi. Spargerò comunque dei link qua e là per chi volesse approfondire (2).
La teoria della RR ha introdotto, tra l'altro, il concetto di spaziotempo: l'universo avrebbe una struttura quadridimensionale, con tre dimensioni spaziali e una temporale. Si stabilisce un'equivalenza tra spazio e tempo a livello fondamentale (ognuna delle quattro dimensioni è una coordinata spaziotemporale di un evento), con alcune conseguenze dirette che paiono a prima vista quantomeno strambe.
Tutti prima o poi si imbattono in una qualche versione del paradosso dei gemelli: presi due gemelli, quello che viaggia nello spazio per lungo tempo a velocità sufficientemente elevate, al suo ritorno si ritroverebbe molto più giovane dell'altro, rimasto ad attenderlo sulla Terra; il tempo per il viaggiatore spaziale scorrerebbe quindi in maniera rallentata rispetto agli standard terrestri.

Piuttosto bizzarro, non trovate?
Durante una delle mie solite sgambate mattutine che spaccio per allenamenti, ascoltando un podcast (che trovate qui), mi sono imbattuto in quello che mi è parso un succoso esempio per capire le grandezze in gioco: qualche anno fa un giornalista chiese all'astrofisico Richard Gott: "mi scusi, signore con la giacca turchese, se è vero che il tempo è in qualche modo assimilabile allo spazio, e se è vero che viaggiamo così facilmente attraverso lo spazio, come mai non riusciamo a viaggiare allo stesso modo attraverso il tempo?". La risposta del bizzarro scienziato fu fulminante quanto sibillina: "il problema è che viaggiamo troppo poco anche attraverso lo spazio". 

Proviamo a capirci qualcosa, e diamo qualche dato su quelli che riteniamo i nostri mirabolanti viaggi spaziali: ad oggi la più lunga distanza che un uomo abbia mai coperto credo sia il viaggio verso la Luna. Circa 384.400 Km, se ci ostiniamo ad utilizzare questa unità di misura così strettamente legata al nostro limitato punto di vista terrestre. Se preferissimo invece un'unità di misura più "assoluta", indipendente dal sistema di riferimento utilizzato, le cose cambierebbero. In fisica si utilizza in questi casi una costante che fa al caso nostro: la velocità della luce nel vuoto, pari a circa 300.000 Km/sec. La distanza della Luna, misurata in questi termini, diventa di appena 1,3 secondi luce. Capirete, con tutta la nostra tecnologia (la Ferrari, il Concorde, il Freccia Rossa, lo Shuttle) al massimo siamo riusciti a portare in giro esseri umani per distanze nell'ordine del secondo luce. 

Passiamo ai nostri viaggi temporali: Sergei Krikalev è l'uomo che attualmente detiene il record di permanenza in orbita, con oltre 800 giorni. E' stato calcolato (anche dal sottoscritto, vedi successiva nota 3) che, cumulando le distanze percorse nelle sue missioni a velocità orbitali (la stazione spaziale sulla quale ha trascorso il suo tempo sfreccia a circa 7,7 Km al secondo, oppure 27.500 Km all'ora se preferite lo standard automobilistico), e considerata la storia dei gemelli e la teoria einsteiniana, abbia viaggiato nel futuro per circa 0,02 secondi totali (3).


Ricapitolando: 1,3 secondi del primo esempio e 0,02 secondi del secondo esempio. Si tratta di numeri del tutto comparabili, non trovate? Nemmeno due ordini di grandezza di differenza. Viaggiamo già attraverso il tempo in maniera più o meno coerente con quanto facciamo attraverso lo spazio. Il problema è che viaggiamo troppo poco attraverso lo spazio. Tutto qua.
La coerenza delle distanze nello spaziotempo diventa, se considerata da questa angolazione, una mera questione di unità di misura: basta adottare quella giusta, una unità assoluta, standardizzabile in maniera indipendente dalla nostra dimensione umana, che tutto diventa più coerente, più misurabile, e anche lo spaziotempo ai miei occhi sembra più comprensibile.
Sicuramente sto semplificando, forse mi sfugge qualcosa, ma questo livello di complessità è il massimo che un pennuto come il sottoscritto possa permettersi.

Note


(1) Le virgolette sono d'obbligo: non si tratta di veri e propri paradossi ma di esempi teorici con conseguenze lontane dal senso comune anche se del tutto coerenti con la teoria.
(2) Non si senta offeso nessun fisico relativistico che per malaugurato caso si imbattesse in queste umili pagine.

(3) (aggiunta in un momento successivo alla prima pubblicazione del post.) Su richiesta di un solerte lettore ho approfondito la questione del calcolo dello spostamento nel tempo di un sistema “viaggiante” (nel nostro esempio, l’astronauta) rispetto a un altro “fermo “ di riferimento (un uomo sulla Terra). Con mia meraviglia ho scoperto che il calcolo è piuttosto semplice, a conferma dell’estrema eleganza della teoria. Quindi è con grande piacere che vi propongo la RICETTA PER CALCOLARE QUANTO SI VIAGGIA NEL TEMPO: si prende il tempo trascorso sul sistema viaggiante e lo si divide per la radice quadrata di uno meno il rapporto tra la velocità del sistema viaggiante al quadrato diviso la velocità della luce al quadrato. Quello che ottenete è il tempo trascorso per il sistema “fermo”. A questo punto sottraete il tempo del sistema viaggiante e il gioco è fatto. Ho fatto la prova con l’esempio dell’astronauta e dei 0,02 secondi, mi torna alla perfezione. Ho pure urlato Eureka, spero mia moglie non abbia sentito. 

sabato 27 aprile 2013

Infinito (number 1)




I bambini non hanno un concetto chiaro di infinito. Per loro è facile confondere l'inesauribile con il tantissimo, l'indefinito con l'enorme, l'illimitato con i miliardi di miliardi. Del resto Superman se vuole può volare con una velocità infinita, come infinito è il bene che si vuole al papo o il dolore che si prova per un graffio. Il primo contatto reale che hanno con il vero infinito è quando imparano sul serio a contare (andando oltre la sterile cantilena unoduetrequattro dell'infanzia) e capiscono il meccanismo dei numeri naturali e la potenzialità dell'aggiungere sempre un'unità. Ma non si pongono poi tanti problemi, l'infinito continua ad essere una cosa molto molto grande, ma alla fine confrontabile tranquillamente con il numero dei capelli o con quello dei granelli di sabbia.
Del resto è un concetto che anche nel corso della storia è rimasto per lungo tempo poco chiaro.



Nick Cage e la sua giacca simbolo
Aperta parente. Ribadisco ove ce ne fosse ancora bisogno  per i consueti visitatori e annuncio per la prima volta ai (spero quasi infiniti) nuovi ospiti, che questo modesto blog è l'unico posto dove posso davvero fare quello che mi pare; lo considero un po' come la giacca di pelle di serpente di Sailor (Nicolas Cage) in Cuore Selvaggio: rappresenta il simbolo della mia individualità e la mia fede nella libertà personale, libertà che stavolta ho deciso di utilizzare per ammorbarvi con qualche vaga e imprecisa nozione storico-matematica sul concetto di infinito nell'antichità (1). Tranquilli, ci metto qualche foto colorata qua e là così vi rendo più leggero l'ingrato compito di arrivare fino in fondo. E chiusa parente.

L'idea di infinito non è mai stata immediata e di facile comprensione per l’essere umano. L'estrema astrattezza ne fa da sempre terra di paradossi e veicolo di timori reverenziali, quando non proprio simbolo dell'assurdo e del malvagio.
I babilonesi e gli egizi, primi popoli ad avere un approccio matematico ad alcuni problemi pratici (misure di campi, astronomia, astrologia, calendari, questioni ereditarie) non l'hanno nemmeno sfiorata. Per loro poteva essere oggetto di calcolo o di indagine solo ciò che era ben concreto e di immediata utilità.
Altri che in seguito hanno provato ad affrontare l'argomento relegarono l'infinito e il non definito nel novero delle cose da evitare: i Pitagorici, nella loro concezione numerico/mistica, associavano il concetto di incompiutezza, di imperfezione e di mancanza di forma al male, e nella coppia péras-apeiron, una delle dieci paia di contrari o principi costitutivi delle cose, il secondo termine designa appunto l'infinito, il non-essere, l'imperfezione.

I primi timidi tentativi di affrontare lo spinoso argomento sono stati portati avanti dalla scuola eleatica nel V Sec. AC: un tipo chiamato Zenone, allievo di Parmenide e lui stesso pitagorico, ideò una serie di 4 paradossi, che conosciamo attraverso gli scritti di Aristotele.
Zenone di Elea
A dire il vero queste storielle, più che ad indagare il mistero dell'infinito, servivano a mostrarne al lettore l’assurdità. In uno di questi aneddoti Zenone afferma che per andare da un punto A ad un punto B bisogna prima arrivare ad un punto C che si trova metà strada, ma prima ancora bisogna arrivare a D che è a metà tra A e C and so on. In altre parole assume che lo spazio sia indefinitamente divisibile e che una lunghezza finita contenga un numero infinito di punti, che non si possono coprire con un tempo finito. Conclusione: il movimento è impossibile.
Aristotele, qualche anno dopo, nella Fisica, prova a confutare il paradosso di Zenone. Distingue due tipi di infinito, quello in estensione (ad esempio gli infiniti numeri naturali) e quello in divisibilità (metà della metà della metà...). Secondo Aristotele è possibile uscire dall'impasse del secondo tipo considerando che anche il tempo è infinitamente divisibile, quindi un tempo finito è sufficiente a coprire una distanza finita. Mi pare una buona via d'uscita.
Ma poco dopo lo stesso Aristotele manifesta il suo horror infiniti quando afferma che i concetti indefiniti e privi di forma o di limite sono imperfetti. In una sua disquisizione sulle relazioni tra punti e retta, afferma che il punto è indivisibile e privo di dimensione, pertanto un insieme di punti non può in alcun modo formare una retta continua, al massimo può servire da confine per i segmenti. Un punto attaccato ad un punto, o attaccato a mille punti, continua a non avere dimensioni. L'unico modo per costruire un segmento è muovere un punto e tracciarne il movimento. Il concetto di densità infinita e di continuità, quello che poi sarà proprio dei numeri irrazionali, è anche in questo caso accuratamente evitato.
Gli Elementi di Euclide
Euclide, attorno al 300 AC, nei suoi Elementi (Libro IX, Proposizione XX) presenta una elegantissima dimostrazione (2) dell'esistenza di infiniti numeri primi, affrontando il concetto di infinito estensivo: c'è sempre un numero con determinate caratteristiche (in questo caso la primità) più grande di un numero dato. L'esempio più semplice, se non vi è bastata la nota a pié di pagina, è quello dei numeri naturali: se aggiungo uno ad un numero grande a piacere, trovo sempre un numero più grande.
In realtà  il nostro eroe non parla di infinito in maniera esplicita, e l'enunciato originale (o meglio una traduzione il più possibile vicina all'originale) si presenta più o meno come:

I numeri primi sono più di qualsiasi moltitudine assegnata di numeri primi.
 
D'altro canto lo stesso Euclide evita con attenzione di parlare di infinito anche quando imposta il suo famigerato quinto postulato, quello delle rette parallele, che suona più o meno così:

Se una retta, venendo a cadere tra due rette, forma gli angoli interni da una stessa parte minori di due angoli retti, le due rette, prolungate a sufficienza, si incontrano dalla parte in cui sono i due angoli minori di due angoli retti.

Non si afferma che due rette parallele non si incontrano mai o si incontrano all'infinito (che è un po' la forma moderna ma imprecisa con la quale oggi conosciamo il quinto postulato), bensì che si incontrano dalla parte in cui la somma degli angoli interni (di incidenza con la retta secante) è minore di 180 gradi. Quindi, se la somma degli angoli interni è 180 gradi esatti, le rette non si incontreranno né da una parte, né dall'altra. E questa cosa Euclide la esprime senza mai nominare né tantomeno pensare all'infinito. Al posto di considerare due rette che si estendono all'infinito e dare la condizione di parallelismo, dà una condizione affinchè si incontrino a distanza finita.
un tipo fremente
Conclusione: niente infinito nell'antichità. O meglio, vaga percezione dell'esistenza del problema ma massima attenzione a non sfruguliare troppo il concetto, che potrebbe ribellarsi vomitando paradossi e sfighe varie.

Nella prossima puntata vedremo come l'idea verrà affrontata nei secoli successivi. Sono sicuro che non ve la perdereste per nulla al mondo. Già vi vedo tutti frementi.



Note:

1- Mi riferisco ovviamente al concetto che dell'infinito si era fatta la sparuta minoranza che aveva modo e tempo da dedicare al problema, perché sono alquanto sicuro che il 99% della popolazione avesse ben altri problemi e che dell'infinito non gli importasse una beneamata cippa.

2- Supponiamo ci sia solo un numero finito di primi (p1, p2, ..., pn). Ora consideriamo il numero ottenuto dalla moltiplicazione di tutti i numeri primi e aggiungiamo 1 (p1*p2*...*pn+1). Questo numero è primo, in quanto se lo dividiamo per ognuno dei numeri primi conosciuti (p1, p2, ..., pn) otteniamo sempre come resto 1. Ed è sicuramente più grande di pn. Quindi esistono infiniti numeri primi.
Pensate che questa cosa è stata immaginata 2400 anni fa. Non lo trovate anche voi semplicemente meraviglioso?

giovedì 21 febbraio 2013

Compleanni e dintorni


Nei giorni scorsi, coadiuvato dalla forzata permanenza casalinga in compagnia di fastidioso virus intestinale, sono rimasto imbrigliato nella lettura di una serie di post  di sommo interesse tuttologico, che (contrariamente a quanto affermano alcuni maligni) nulla hanno a che fare con gli effetti né con le cause della succitata indisposizione.
Succede che i divini Rudi Matematici pubblicano da ormai quattordici anni una e-zine di matematica ricreativa: tutti i numeri (ad oggi ne sono stati pubblicati 169) sono facilmente rintracciabili a questo link.
La rivista ha la sua anima nella sezione "i problemi del mese", dove vengono presentati, in maniera sempre ammaliante e meravigliosamente ben scritta, due quesiti matematici di varia difficoltà e natura. Purtroppo il sottoscritto pennuto, non disponendo a sufficienza né di abilità risolutiva né di formazione tecnica, non riesce ad apprezzare appieno le questioni proposte e sovente si ferma all'ammirazione per la dotta esposizione del quesito senza riuscire a godere appieno della sua matematica ragion d'essere.
Tuttavia ogni numero della rivista (a partire dal 48) si apre con la celebrazione del compleanno di un matematico nato nel mese di pubblicazione. Forse i Rudi considerano questo articolo di apertura un mero viatico per il cuore del loro lavoro mensile, i quesiti appunto. Ma per me questi compleanni narrati in una manciata di pagine sono diventati un'ossessione.
Premetto che la biografia e i principali apporti alla disciplina matematica del personaggio del mese non vengono spiattellati in maniera asettica e monotona, come farebbe un qualsiasi Tacchino. Tutt'altro. L'argomento del mese viene introdotto da una serie di contestualizzazioni e di nozioni al contorno che dire che i cari Rudi la prendono alla larga è riduttivo. E in questo ampio giro di avvicinamento c'è spazio per tutto, ed è un tutto sempre affascinante, coerente, rigorosamente a tema e, alla fine ti accorgi, indispensabile. Chessò, giusto a mo' di esempio, nell'ultimo compleanno che ho letto (guarda caso Godel, celebrato nel numero 87 della rivista) si parte da una frase di Woody Allen, per parlare di epistemologia, e poi affiancare in una unica visione relatività, principio di indeterminazione e teoremi del festeggiato, senza mai entrare in dettaglio più di quanto sia necessario, ma sempre facendo capire che chi scrive i dettagli ce li ha ben presenti, e li ha predigeriti per rendere il compito più facile a noi utenti della facile divulgazione scientifica.
Quindi il mio consiglio di oggi è: leggete i compleanni dei Rudi Matematici, non credo al momento ci siano in giro parecchie letture migliori sull'argomento "storia della matematica e dintorni". 
Anzi, la dico tutta: mi piacerebbe che un giorno non molto lontano Rudy, Piotr e Alice raccogliessero i loro compleanni per noi fan in un'unica pubblicazione; in attesa di tal radioso evento, noi poveri utenti abbiamo due strade: scaricare le riviste per intero dal link che ho messo sopra (vi aiuto a ricercare il matematico e l'argomento di vostro interesse riportando qui sotto l'elenco dei compleanni e degli altri argomenti trattati, preso pari pari dal sito dei Rudi); oppure, in alternativa, potete andare sul blog Le Scienze (dove i Rudi riportano parte delle loro pubblicazioni) e cercare i compleanni nell'elenco dei post. Io, per me, sto facendo così: vado sul sito de "Le Scienze", leggo l'elenco dei post, quando vedo scritto buon compleanno tizio, apro il post con Chrome dove ho installato la mia brava App "push to Kindle" e me lo sparo direttamente sul mio ebook reader, in modo da poterne godere in metro, a letto,  mentre lavo i piatti, mentre faccio finta di parlare con mia moglie. Voi organizzatevi come credete.
Ah, a proposito di cose da organizzare, buon voto.

Lista dei compleanni celebrati dai Rudi Matematici:

TitoloMatematicoRM... e si parla anche di
Torino 1750Lagrange48Vecchia Torino e accampamenti romani
Stanlio e OllioHardy & Littlewood49Lavoro di coppia e collaborazione scientifica
Questione di AttributiNoether50Medioevo, Ipazia e le donne in matematica
Di Minuscole FormeEuler51Formule matematiche e loro bellezza
NemesiRussell52Costellazioni, mitologia greca, Frege e Godel
I Lati di DioPascal53Scienza e religione
L'AcusmaticoLeibniz54Anagrammi galileiani e priorità nelle scoperte
Rue S.te Marguerite, No 41Abel55Manoscritti, libri, Libri, Del Centina e premi
La Prostituta del DiavoloOstrogradski56Supernove storiche, culture scientifiche e plagi
Geometria dell'EndecasillaboWeierstrass57Poesia, versi, haiku e limerick
Fuoco, Acqua e InfinitoArchimede58Battaglie e caduti, Custer e Annibale
La Farina di OfeliaBabbage & Lovelace59Tassa sul macinato, Menabrea, Byron e Shelley
Wir mussen wissen...Hilbert60Templari, Teutonici, Kant, ponti e Konigsberg
Le Parole per DirloBoltzmann61Carlo Magno, etimologia e linguaggi
Consecutio TemporumCantor62Sussidiari e grammatica, tempi verbali e "reali"
Una Vita da MedianoBohr (Harald)63Calcio, sport, medaglie e classifiche
Requiem per una Formula[Storia della Cubica]64scritto dalla guest star Dario Bressanini
Una Fionda per DavideWantzel65Trisezioni, Quadrature, Duplicazioni (e Darwin)
Cuori, Curve e CupoleBuckminster Fuller66Catenarie, Gaudì, Cupola Geodesica
SineddochiPeano67Pacchetti d'Onda, Piemontesi e Dimensioni
Pellegrinaggio a ThuleRiemann68Ultima Thule, Esplorazioni, Ipotesi di Riemann
Group FictionGalois69Roma, Romanzi, Romanzare, Fictionalization
Una Reale CooperazioneWallis70Patroni, Cupertino, Hobbes, Royal Society
Il Tempo e il DenaroNewton71Euro, Calendari, Riforme, Mele e Lune
Misurare la PauraCaccioppoli72Pianoforti, Insetti Sociali, Ribellioni e Napoli
Un Naso per PlatoneJulia73Frattali, Google-Googol-Gogol, Nasi
Varianti e InvariantiEinstein741905, Annus Mirabilis: Mirabilia e altro
Matematica per PorciniPoincaré75Talete, Longitudine, Latitudine, Metri, Gradi
Love StoryFeynman76Un fisico innamorato, nell'Anno della Fisica
Tra Tatooine e TebeLyapunov77Edipo e Anakin Skywalker, e il Fato
Tre (verdi) ForesteGreen78Teutoburgo, Foresta Nera e Sherwood
Per chi suona la CampanaHamilton79Misurare l'intelligenza (d'un genio, ovviamente)
Tutto sbagliato, tutto da rifareThom80Sommosse, Eruzioni, Rivoluzioni, Catastrofi
Idee ad Improbabilità InfinitaDedekind81Douglas Adams come il genio di Brunswick
Difficile come contare fino a dieciWeyl82La definizione di pianeta e quella di un matematico
Quintum Non DaturBolyai & Lobachevsky83Quinto: Impero, Elemento, Postulato
Mente MinutaEnriques84Enciclopedie ed enciclopedisti
Rigoroso EsameGalilei85Il Seicento difficile, non solo per Galileo
Sasha e ShurikGrothendieck86Rivoluzioni e romanzi storici
Assolutamente e Completamente DeterminatoGoedel87Fumetti, film, e il Teorema di Incompletezza
Figura e SfondoWeil88Arte moderna, se non fosse per Bourbaki
Normale come BiancaneveTuring89Ciclismo al contrario, Enigma e Normalità
Intendere e VolereZermelo90Parole, parole, parole. E la Scelta.
Polenta d'estateFermat91Hanc Marginis Exiguitas... e fette di polenta
Dalla Cella all'Infinito (via Rete)Mersenne92Millenni, monaci, mosche. E numeri primi.
Lessico FamigliareBernoulli (famiglia)93Buendìa, Incipit, Romanzi.
Di Tutto, di PiùBoole94Reality Show, Unità aristoteliche della tragedia, l'Everest e molto altro...
Vite ParalleleHermite95Esami, Licei, Professori e le somiglianze con Galois.
La, tutta la, niente altro che laTarski96La verità dei film, dei telefilm, e magari anche quella matematica.
Hamburger o Portaerei?Coxeter97Nuvole, e altre forme volatili
Tolleranza ZeroLevi-Civita98Razze, Ariani, e altri
La Geografia DifficileZariski99Brest e Brest, Bielorussia, Ucraina, Chernobyl
Diventare padrone dell'UniversoFields100Medaglie, Convegni, Premi e Vincitori
La Compagnia del GinnasioFriedmann, Tamarkin, Smirnov101Tolkien, Universo in espansione, Balmer
In Principio era il NumeroPitagora102Informazione e Dimostrazione
Non dire gatto...Schroedinger & Dirac103Meccanica Quantistica e Meccanica Felina
La Musica della RagioneSylvester104Crimea, Nightingale, Croce Rossa
FuocoWren105Incendi: Roma, Londra, Ricostruzioni
TopoiScott106Luoghi Comuni, Donne e Dawkins
Dottor StranamoreVon Neumann107XX Secolo, contraddizioni e crudeltà
Il Bianconiglio di VittoriaDodgson (L.Carroll)108Età Vittoriana e Ottocento
Contare coi BuchiHollerith109Censori, Censimenti, e macchine
Bello e ImpossibileErdos110Numeri grandi e reti di collaborazione
Zero e UnoShannon111Lingue, linguaggi, ridondanze
Lost in TranslationAgnesi112Traduzioni e perdite nelle traduzioni
Rappresentazioni e DecimaliMaxwell113Idealismo tedesco, Schopenhauer, Numeri
Il Brutto AnatroccoloHooke114Fiabe, apparenza e universalità
La Ventinovesima e la Tredicesima OlimpiadeKac115Olimpiadi, olimpiadi, olimpiadi
Orgoglio e PregiudizioRuffini116Nazionalismi, cibo e Modena
Placidi OrsiBolzano117Orsi, ponti, fiumi, santi
Gettare l'anima oltre l'ostacoloMöbius118Peppone e Don Camillo, ICAF, bordi
Per GiocoConway119Gioco, giochi, ludus, ludi, Rudi Ludi
Oriente e OccidenteDal Monte120Est, ovest, Europa e eurocentrismo
ShedworkingAida121Shed, isolamento, autarchia, Giappone
Saranno Famosi?Goldbach122Fama, Immortalità, Nobel mancati e fortuna
Padri e FigliPeirce & Peirce123Abduzione, Megan Gale, marchi di telefonia e processi
Viaggio in ItaliaDurer124Grand Tour, e relazioni tra Arte e Matematica
Reazioni a catenaMarkov125Orizzonti, monti, e soprattutto catene
Project ManagementCartan126Il papà (ultracentenario) di Bourbaki
L'antipaticoCauchy127David Letterman, tastiere per macchine per scrivere, sfide
Le sue prime settanta pagineSaccheri128Serendipity, fortuna, sagacit
Piccole Storie NascosteGuccia129HD, Pentium, alloro, trionfi, Congressi e Medaglie
Pari OpportunitàIpazia130Nobel, Matematica, Storia, Cinema: tutto al femminile
Alle Urne!Polya131Scritto dalla guest star Luigi Amedeo Bianchi
Tout se tientLibri132Etica e morale, libri e Libri secondo il GC
Carte QuarantottoDe Giorgi133Dalla matematica ai diritti umani, con le carte del '48
Fare a pezziBanach134Polonia, Ucraina, Scottish Caf
Che ore sono?Huygens135Dagli orologi al mondo, dal mondo al cielo
Sublimato all’un per milleVolterra136Giuramento del 1931, Manifesto della Razza
Nient’altro che un giornalistaGardner137Non un compleanno, purtroppo, ma un necrologio
Tre matematici alla corte del reDarwin138D'Arcy Thompson e i due Darwin meno famosi
AlieniTaussky-Todd139Una strana forma di alieni. Ad averne...
Le opere e le facceLegendre140Mozart, Rossini, Shakespeare, Bacon, e altri...
Li MadouMatteo Ricci141Esplorazioni, Panama, Cina
Voci di corridoioStaffilani & Marcolli142Medaglia Fields, matematiche italiane
Pensiero LateraleAdleman143Brainstorming, Reverse Thinking
PregiudiziKovalevskaya144Hedy Lamarr, Numero di Erdos
Invito a NozzeDirichlet145Marcia Nuziale, Mendelssohn, von Humboldt
La signora delle CometeHerschel (Caroline)146Bellezza vs destrezza
RivoluzionariGauss147Federico il Grande, Napoleone, Ferdinando di Brunswick
Il Nazista e l'EbreoBers & Teichmuller148Stalingrado, diritti umani
Debiti da rimettereNash149Debiti, Pater Noster, "A beautiful mind"
Risorgimento!Matematici del Risorgimento150Betti, Beltrami, Brioschi, Cremona, Menabrea, Mossotti...
Tempio grecoZenone, Apollonio, Eratostene151In tre per tre (noi siamo le colonne...)
Il silenzio delle giraffeMaupertuis152Intelligent Design, Minima Azione
LimitiSchwarzschild & Chandrasekhar153Tutti i confini che è vietato (o auspicabile) superare
Genius lociPlana154Il primo informatico italiano, secondo il GC
Maestro e DiscepoloBorn & Heisenberg155La MQ di Gottinga
Estetica del SarchiaponeCourant & Robbins156Sarchiaponi, MacGuffin, domande fondamentali
Il Salto del LeoneAlberti157Olimpiadi, salti da fermo, poliedricità
Simboli e Capitomboli (in moto browniano)Bachelier158Matematica e Finanza
Collegio Matematico numero 18Kolmogorov159Insegnanti, discepoli, metodi
Rosso MalpeloHeaviside160Popoli, PIL, rossi
ConfusioneThomson161Omonimi, dalle guerre puniche in poi
Tra la guerra e il VietnamDe Jonquières162Colonialismo, globalizzazione
The times they are a-changin'Uhlenbeck163Cambiamenti, lenti e veloci
Isole e LaghiAl Biruni164Geografia e Oriente
La mia vita è un romanzoTorricelli165Fantasy, fama immeritata
La luna di VenereD'Alembert166Nomi, pseudonimi, allonimi
Il re del gioco dei reLasker167Scacchi, scacchi, scacchi
Etimologia particolareBose168La storia dei nomi delle particelle elementari
Canali di comunicazioneBriggs169Canali vecchi e nuovi





venerdì 15 febbraio 2013

Carnevale della matematica #58


Come ogni mese che si rispetti, anche febbraio ha il suo Carnevale della Matematica.
Questa volta è ospitato in maniera egregia dal megablog d'autore Rudi Matematici.
Il Tacchino ha avuto l'onore di aprire l'elenco dei contributi con il post Alcune palle travestite da matematica.
Buona lettura.

lunedì 4 febbraio 2013

Alcune palle travestite da matematica


Un'ipotesi come un'altra
I teoremi matematici hanno almeno una cosa di buono: sono sicuramente corretti. Una volta dimostrato, un teorema non può essere più smentito. In questo la matematica è una disciplina unica, perfetta: non ci sono dubbi, niente rischi di errore, niente balle, o palle che dir si voglia (1). Quanto stabilito da Euclide duemila e passa anni orsono è ancora valido e attuale.
Le palle a cui si allude nel titolo non dipendono quindi da fantomatici errori contenuti in affermazioni matematiche, ma dalle conclusioni che a volte si raggiungono applicando tecniche proprie della matematica al mondo reale.
Questo capita nei casi in cui con strumenti matematici si provano ad analizzare fenomeni che matematici non sono, ad esempio quando si entra nel campo delle scienze sociali, dove l'essere umano e la complessità del processo decisionale la fanno da padrone. Spesso le ipotesi poste alla base del tentativo di descrizione si rivelano talmente limitative che l'intero modello fa acqua. L’applicazione acrobatica degli strumenti matematici a campi che matematici lo sono poco è meravigliosamente esemplificata della storiella della mucca sferica (2): ad un primo sguardo sembra un’esagerazione, un paradosso per liquidare e mettere in ridicolo la fallacia di alcune rappresentazioni teoriche della realtà. Ma provate a prendere un manuale di microeconomia, al capitolo riguardante il modello della concorrenza perfetta.
Troverete più o meno questo genere di mucche sferiche:

  • il bene prodotto è uguale per tutti gli operatori,
  • le imprese operano in condizione di "informazione perfetta", ossia tutti gli operatori dispongono di informazioni complete in merito ai costi di produzione, ai prezzi, al salario reale di equilibrio, ecc.,
  • le imprese che operano sul mercato hanno una dimensione atomica, tale da non poter influenzare in alcun modo i prezzi di vendita, e non esistono barriere all'ingresso e all'uscita dei concorrenti,
  • i fattori della produzione sono perfettamente sostituibili fra loro, ossia possono essere riallocati alla produzione di diversi beni, mantenendo sempre la stessa produttività marginale,
  • c'è libertà di entrata o uscita dal mercato,
  • non ci sono tasse,
  • non c'è progresso tecnologico.

Di fronte all’irrealtà di queste ipotesi la mucca sferica della storiella mi pare tutt’altro che inaccettabile.
Ora, posso capire e accettare il ragionamento in base al quale, date tali premesse, il modello economico che ne consegue abbia caratteristiche di ottimale allocazione delle risorse. Il problema qui è capire se l’estrema semplificazione introdotta dalle ipotesi sia ancora aderente alla realtà che si pretende di descrivere.
Se si prova a spiegare il mondo con questi modelli, se si afferma che una teoria del genere è in qualche modo rappresentativa della realtà e che se ne possono trarre indicazioni su come funziona un sistema complesso come quello dei mercati e dell'allocazione delle risorse, si rischia solo di raccontare balle spacciandole per teorie corazzate di coerenza matematica.
Queste storture accadono spesso quando si prova ad applicare la linearità di alcuni concetti matematici ad un mondo che lineare non è: quello umano, caratterizzato dalla complessità decisionale e da meccanismi di azione/reazione spesso imprevedibili. Quando si parla di sistemi complessi come lo sviluppo economico, la meteorologia, la crescita demografica, gli ecosistemi, semplificare introducendo ipotesi stringenti è sempre pericoloso: si rischia di escludere proprio i fenomeni importanti, quelli che contano di più, e il pericolo reale è quello di raccontare frottole. Grosse palle, appunto. Ok, il predicozzo è finito.

A proposito di palle e matematica: mi è stato recentemente riferito che una delle poche volte che G. , l'amica di mia figlia V., non ha gridato, Matematica? che palle! (a dire il vero non userebbe mai quest'espressione vetero adolescenziale, è troppo educata per farlo, ma ho pochi dubbi sul fatto che i neuroni che le si accendono quando sente parlare di numeri e operazioni sono gli stessi che provocherebbero in un diciassettenne degli anni ottanta l'espressione suddetta) insomma l'unica volta è stata quando ho provato a spiegarle come calcolare la tabellina del nove con le dita. Ne ho parlato diffusamente qui, ma vi faccio un riassunto:

Metodo manuale per la tabellina del nove:
Mettete le mani aperte di fronte a voi, con i palmi rivolti in avanti. In questo modo il mignolo della mano sinistra è uno, l'anulare è due e così via, fino al mignolo della destra che è dieci.
Mettiamo di voler calcolare nove per sette. Allora si abbassa il dito sette, l'indice della destra. Le dita che rimangono alzate alla sinistra dell'indice abbassato sono le decine del risultato che cerchiamo, quelle a destra sono le unità. A sinistra rimangono alzate sei dita, a destra tre: sessantatre (3). Tranquilli, funziona sempre. Provate a proporlo ai vostri piccoli matematici in erba, vedrete che, almeno per una volta, non diranno Matematica? che palle!

Note:
  1. Dal dizionario dei sinonimi e contrari Treccani: balla, bubbola, bugia, ciancia, falsità, (fam.) fandonia, fanfaluca, (lett.) fola, (non com.) frasca, invenzione, menzogna, (fam.) palla, panzana, (non com.) pispola, storia.
  2. Dice pressappoco così: un giorno un contadino affidò ad un gruppo di matematici l’incarico di aiutarlo ad aumentare la propria produzione di latte. Quando ricevette la relazione finale, rimase decisamente interdetto: la prima frase era si consideri una mucca sferica
  3. Tratto da : Il segreto delle tabelline e la Banda delle 3 emme di Mario Sala Gallini, disegni di R. Van Wyk, edizioni Mondadori.

sabato 5 gennaio 2013

Il gioco della vita

Immaginate un mondo bidimensionale diviso in tanti quadratini uguali che rappresentano la minima unità di spazio e che chiameremo celle; ogni cella può essere piena (nera) o vuota (bianca) e ha otto vicini che confinano con essa per un lato o per un angolo. Immaginate un quadrato di, facciamo, mille celle di lato come campo di gioco.
Definiamo le due uniche leggi fisiche del nostro mondo virtuale, solo e nient'altro che queste:
  1. una cella vuota con tre vicini pieni diventa piena, altrimenti rimane vuota.
  2. una cella piena con due o tre vicini pieni rimane piena, altrimenti diventa vuota.
Se siete portati ad antropomorfizzare, potete intendere la regola 1 come nascita da tre genitori, la regola 2 come morte da isolamento o sovraffollamento.

In questo mondo semplificato il tempo scorre in modo discreto, per istanti successivi, un po' come nei combattimenti nei film di Bruce Lee.
Vediamo come funziona questa cosa che abbiamo creato: se in un istante abbiamo una sola cella nera, questa nell'istante successivo diventerà bianca (o morirà per isolamento) e poi il nulla.
Se abbiamo invece tre celle piene contigue e allineate in orizzontale, nell'istante 1 la cella centrale avrà due vicini pieni, e quindi nell'istante successivo rimarrà piena (regola numero 2), mentre le altre due celle, a destra e a sinistra di quella centrale, avranno un solo vicino nero, e diventeranno bianche (sempre regola numero 2). Di contro le celle sopra e sotto la celle centrale, inizialmente vuote, avranno nell'istante 1 tre vicini neri (le tre celle iniziali) e quindi diventeranno nere nell'istante due (regola numero 1). Semplice no?
Per rendere il tutto più realistico, qui sotto vi propongo la situazione dinamica, una figura chiamata "lampeggiatore" di periodo 2 (ogni due istanti torna alla configurazione iniziale):



Ci sono altri lampeggiatori di periodo 2, come questi:





Ma ci possono essere anche figure cicliche a periodi maggiori di 2.
Ci sono poi figure che rimangono sempre fisse, le più semplici delle quali sono queste (provate ad applicare la regola numero 2 ad ogni cella e vedrete che funziona, in quanto ogni cella nera ha due o tre vicini neri):








Di solito, se si dispongono casualmente nello spazio delle celle nere, le configurazioni così create si modificheranno istante per istante per approdare poi ad una situazione statica o all'estinzione. A volte però si può costruire qualcosa di interessante.
Vi consiglio di provare voi stessi a creare delle figure per vedere quanto tempo sopravvivono e se hanno delle caratteristiche particolari. Se, come credo, non vi va di fare i calcoli per conto vostro, sappiate che in rete ci sono decine di programmi, anche online, che lo faranno per voi (ad esempio questo o quest'altro, o se siete ipadizzati ci sono alcune Apps da scaricare), visto che questo mondo artificiale è ben famoso, è stato ideato e poi sviluppato dal matematico britannico John Conway già dall'inizio degli anni settanta, e si chiama "The Game of Life", o semplicemente Life.
Lo scopo iniziale di Conway era mostrare come da un mondo semplice con basilari leggi fisiche (due, nel nostro caso) fosse possibile ottenere comportamenti simili alla vita.

Se questo obiettivo vi sembra esagerato provate a giocarci un po' e scoprirete che ci sono delle figure che si modificano riempiendo celle verso un lato e svotandone altre nel senso opposto e che quindi pare si muovano.
Ad esempio questo è un aliante, la più sempice struttura semovente:



e questa una nave spaziale



Se andiamo verso una maggiore complessità, possiamo trovare delle strutture che ne mangiano altre, che si uniscono a formarne una più grande, o che emettono impulsi informativi verso l'esterno, come il cosidetto "cannone di Gosper", che spara alianti (sono le figurette che vanno verso sudest).



Life avuto moltissimo successo tra studiosi e semplici curiosi in tutto il mondo: sono stati elaborati programmi per PC per simulare a forti velocità le evoluzioni delle figure più complesse, sono state progettate nuove proprietà, sono nati forum per discutere delle figure migliori, persino organizzate battaglie tra creature per trovare la più resistente, la più adatta, in una sorta di evoluzione darwiniana. Vi consiglio di andare a sbirciare su You Tube alcune delle panoramiche più rappresentative (a mo' di esempio vi indico questa, davvero strabiliante).
Life è stato utilizzato anche per provare a simulare la vita artificiale. Ad esempio è stata progettata una figura che è capace di replicare se stessa, una sorta di DNA virtuale. Abbiamo tra le mani un giocattolone in cui, partendo da elementi semplicissimi e regole minime, se si riesce a raggiungere un livello di aggregazione sufficientemente complesso, si giunge a meccanismi che sembrano fuori della portata delle iniziali e semplicissime regole ed elementi, e che sembrano addirittura creati da intelligenze superiori, sembrano avere una vita propria (se avete dato un'occhiata agli esempi su You Tube quest'affermazione non vi sembrerà così assurda), mentre invece sono solo organizzazioni complesse di elementi semplici che seguono un algoritmo, una regola fisica, nient'altro. Qualcuno potrebbe dire che in Life un'intelligenza superiore c'è, ed è quella del demiurgo che inventa la figura e la deposita sul piano di gioco, ma a ben vedere l'apporto del demiurgo è più che altro per simulare una disposizione casuale delle celle che potrebbe verificarsi anche spontaneamente, se solo avessimo a disposizione il tempo necessario e una regola che ogni tanto fornisce un errore, tipo la replicazione non sempre perfetta del DNA.
Prendiamo ad esempio l'aliante. È una figura molto semplice, viene fuori autonomamente dopo pochissimi tentativi ed errori. Ed è il fondamento di tutto il resto su Life, del movimento, dell'informazione che passa da una struttura all'altra. In linea teorica è stato dimostrato che sarebbe possibile creare su Life una macchina di Turing universale, con le informazioni che passano al suo interno grazie ad un nastro di alianti, e quindi svolgere ogni tipo di calcolo (sulla rete ci sono parecchie macchine universali di Turing costruite su Life, ma non so se funzionano davvero). Per alcuni ciò significa che potenzialmente, raggiungendo la necessaria complessità, si potrebbe creare artificialmente una mente, una coscienza. È stato calcolato che una struttura del genere dovrebbe essere sufficientemente complessa (servirebbero 10 alla tredicesima celle, un quadrato di circa tre milioni di celle di lato) ma non c'è da meravigliarsi delle dimensioni teoriche di questo "mostro", considerato che anche con queste dimensioni non sarebbe più grande rispetto ai suoi mattoni fondamentali di quanto un organismo semplice lo è rispetto ai suoi atomi (1).

Che piaccia o meno, fenomeni come questo mostrano il nocciolo della potenza dell'idea darwiniana. Un minuscolo brandello di meccanismi molecolari, impersonali, irriflessivi, automatici e privi di una mente è il fondamento ultimo di tutta l'azione, e quindi di tutto il significato, e quindi di tutta la coscienza, dell'universo.

Vi lascio con un magnifico esempio delle potenzialità di Life: un mega-schema dove, con i meccanismi atomici di Life, viene riprodotto a dimensioni estremamente maggiori Life stesso. In poche parole un Life frattale, sottolineato dall'azzeccatissimo commento audio, una nota che sembra continuamente crescente ma a ben vedere è ciclica, a suo modo una nota frattale.






Note:
  1. Per chi volesse approfondire, consiglio l'ottima trattazione dei significati evolutivi del Game of Life di Conway come viene esposta nel libro di Daniel Dennett, L'Idea Pericolosa di Darwin, dal quale è anche tratto il corsivo finale.