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giovedì 14 marzo 2013

Ancora sui vantaggi del furto

Oggi fa una settimana che mi hanno rubato lo scooter; da allora nei movimenti da e verso il lavoro e nei i trasferimenti connessi con la giornata feriale media (scuola bimbe, piccole spese, riunioni di lavoro fuori sede, ecc.) utilizzo esclusivamente i mezzi pubblici e i miei onorati piedi. Ho raccolto sufficienti dati per farvi sapere come sta andando.

Aperta parentesi. Mi hanno fatto notare che il termine "motorino" utilizzato nel precedente post a designare il mezzo che mi è stato fraudolentemente sottratto, un Liberty 150, era alquanto impreciso, e denotava l'appartenenza del sottoscritto ad un generazione cresciuta versando miscela al 2% nei poco capienti serbatoi di Ciao e Sì Piaggio. Me ne scuso. Da oggi per indicare un motociclo di piccola cilindrata utilizzerò il più moderno "scooter". Va bene così, pignoletti quarantenni dei miei cabasisi? E chiusa parentesi.

La settimana trascorsa è stata utile per la verifica delle stime dei tempi di trasferimento tramite misure effettive, e mi ha fornito l'occasione di meravigliarmi per l'accuratezza delle prime grazie ad un congruo campione delle seconde. Le stime più accurate erano quelle relative ai tratti a piedi, più che altro per due motivi: primo, un buon runner conosce sempre la propria andatura, secondo, quei tratti non sono inficiati da Tempi di Attesa Mezzi Pubblici su Ruote (in seguito TA), sempre di difficile valutazione.
Di seguito uno schema dei miei percorsi usuali con l'indicazione dei tempi effettivi espressi in minuti. Non viene analizzato il tratto metro-ufficio in quanto rimane immutato rispetto a prima e non era sottoposto a verifica (anche quando avevo lo scooter, il mezzo veniva utilizzato per arrivare fino alla fermata della metro per poi proseguire con quella).


Percorso con bus a piedi con scooter
casa-scuola NA 4 4
scuola-metro 15 19 5
casa-metro 15 21 7





NB: i tempi "con bus" comprendono il tragitto a piedi da e per la fermata del bus (6 minuti), il tratto in bus (6 minuti) e una media di TA (3 minuti). I tempi "con scooter" comprendono le fasi propedeutiche all'utilizzo del motomezzo, quali apri il bauletto, infila i guanti, indossa il casco e fallo indossare ai passeggeri, richiudi il bauletto ecc., operazioni che, soprattutto nei tratti brevi, pesano molto sui tempi totali del viaggio. Questo fattore "preparazione", insieme al fatto che lo scooter, a differenza dei piedi, è tenuto a seguire i percorsi obbligati del traffico (tipo i sensi unici e i semafori), rendono uguali i tempi di percorrenza dello scooter e dei piedi nel tragitto casa-scuola.

Ora, già vedo le boccucce dei pignoletti di cui sopra che si aprono a facili considerazioni: Tacchino, come fai a sapere i tempi dei trasferimenti con scooter se tu uno scooter non ce l'hai più? Non mi dirai che li avevi presi prevedendo il furto e la tua successiva decisione di utilizzarli per un post? O non mi dirai (peggio) che quei tempi li stai stimacciando proprio ora mentre scrivi, con l'evidente incentivo a sovrastimarli per dimostrarci che la tua decisione di rinunciare allo scooter è ben ponderata?
A quei pignoletti io rispondo: fottetevi.

Analizziamo piuttosto i dati: non sussistono particolari problemi sul tratto casa-scuola, per il quale il nuovo status di pendolare appiedato non mi ruba nemmeno un minuto. Appare invece evidente come, nei tratti da e per la fermata della metro, la scelta tra aspettare il bus e avviarsi a piedi dipende esclusivamente da TA. Se TA è maggiore della differenza tra il tempo dello stesso tratto a piedi e 12 minuti (tempo di percorrenza con bus al netto di TA), allora conviene andare a piedi, altrimenti meglio aspettare il bus. Il problema è che TA è poco prevedibile. Alcune fermate del centro sono munite di palette elettroniche che informano su TA, ma da me non sono ancora arrivate. Esistono poi alcune modalità per furbofoni (Apps tipo Roma Bus o anche una visita al sito dell'Atac) dove vengono forniti con sufficiente accuratezza i minuti da aspettare, ma per ora le mie dotazioni tecnologiche non arrivano a tanto. Di solito mi organizzo in maniera empirica: se vedo che la fermata è vuota, ci sono buone probabilità che il bus sia appena passato, e che quindi ci sarà da aspettare più dei 3 minuti medi. In quei casi vado a piedi. Altrimenti provo ad aspettare 4 minuti (nel caso del tratto scuola-Metro) o 6 (nel caso del tratto casa-metro): se entro quelli non vedo stagliarsi un mastodonte giallo-arancione all'orizzonte, vado a piedi. La misurazioni dei giorni scorsi indicano inolte che TA varia nel corso del giorno, muovendosi da valori prossimi allo zero di mattina (quando le corse sono più frequenti e spesso con un breve scatto felino riesco a salire sui bus che scorgo in arrivo mentre mi avvicino alla fermata) fino ad un massimo di 5 o 6 minuti della sera. Oltre i 6 minuti non saprei dire, visto che come ho già detto superata quella soglia mi avvio a piedi.
E' sicuramente vero che i tempi con scooter in questi tratti medio-lunghi sarebbero minori, e che il vantaggio cresce nel tratto più lungo (casa-metro), arrivando ad un risparmio massimo di 14 minuti rispetto ad un percorso totalmente a piedi. Ma 14 minuti non sono molti se li confrontate con le ere geologiche o con i vantaggi di muoversi senza mezzi meccanici propri, vantaggi che per vostra comodità riepilogo:




La mia solita fermata del bus

  • Risparmio di denaro (tra assicurazione, bollo, carburante, manutenzione, accessori arrivavo a circa 800 euro l'anno. A questi va aggiunto l'eventuale ammortamento dell'acquisto del mezzo, che nel mio caso era prossimo allo zero, ma in caso di scooter nuovo fiammante può arrivare anche a mille euro l'anno)
  • Meno incidenti stradali
  • Meno litigi per questioni di traffico
  • Nessun impatto ecologico aggiuntivo per la comunità
  • Allenamento mattutino e serale con cardio walking (in caso di tratti completamente a piedi)
  • Possibilità di utilizzo migliore del tempo: posso ascoltare la radio nei tratti a piedi recuperando il tempo completamente perso della guida, posso telefonare o inviare sms nei tratti in bus (tratti durante i quali l'ambiente scarsamente confortevole e la brevità del percorso non consente letture più impegnate)
  • E, last but not least, notevole interesse faunistico della mia solita fermata del bus.

Conclusione uno: viva l'emancipazione dai mezzi privati.
Conclusione due: anche se avessi raggiunto la conclusione uno qualche tempo fa, non sarei comunque mai riuscito a sbarazzarmi di un motorino scooter perfettamente funzionante. Ergo, ringrazio pubblicamente lo sconosciuto che mi ha aiutato in questa evoluzione verso la libertà, anche se avrei preferito l'utilizzo di una efficace comunicazione interpersonale rispetto al furto con scasso.
Un'ultimissima considerazione. Come vi sarete probabilmente accorti, questa emancipazione dai mezzi meccanici privati mi elettrizza anzichenò, e fino a ieri non me ne riuscivo a spiegare completamente il motivo.
Poi stamattina l'ho capito: organizzare spostamenti basati solo sui mezzi pubblici e sui piedi mi riporta indietro di vent'anni, quando giravo l'Europa in treno e in autostop armato solo di un biglietto ferroviario Inter Rail, di scarpe comode e di un pollice sfacciato.
Se sostituisco "Roma" a "Europa" e "tessera ATAC" a "Inter Rail" ecco che quel senso di libertà pare riaffacciarsi.
Come dite? Durerà poco? Può darsi. Intanto godo.

giovedì 7 marzo 2013

Logistica nuova, vita nuova



M'hanno rubato il motorino. Un vecchio catorcio di dodici anni tenuto insieme dal nastro telato (vi giuro, davvero poco appetibile, ve ne avevo già parlato qui e quiera nel parcheggio apposito insieme a altre decine di esemplari in miglior forma e hanno scelto lui, inspiegabile) ma tant'è. Un po' mi ha dato fastidio, dentro c'erano tre caschi semi nuovi di cui uno da bimbo e qualche ricordo, e poi mi tocca pure la rottura di passare dai carabinieri per la denuncia.

Strano che l'espressione più triste sia stata quella disegnata sui volti delle mie bimbe al sentire della notizia. Per i marmocchi le situazioni della vita sono per sempre immutabili, si affezionano ai luoghi e agli oggetti, anche i più insignificanti, con un attaccamento morboso. Fatto sta che una mi ha detto che non avrebbe voluto per nessuna ragione un nuovo motorino in sostituzione del vecchio, che nessuno avrebbe retto il confronto, mentre l'altra mi ha proposto di rubarne uno a mia volta.

Per quanto mi riguarda al fastidio e alla meraviglia del primo momento (non rabbia, meraviglia) si è in breve tempo sostituita una sensazione come di catene rotte, di membrana sfondata, di necessario nuovo ordine delle cose. Per un breve secondo mi è passata per la testa l'idea di comprarne un altro ma ho scartato l'ipotesi immediatamente: ogni tanto un evento traumatico può dare lo spunto per valutare le cose a tutto tondo, e capire se il processo che stai seguendo è quello giusto. Forse di questo evento se ne può approfittare, forse è un'opportunità di cambiamento.

Mi sono fatto qualche calcolo (io sono fatto così, un po' è deformazione professionale, un po' educazione contadina, non me ne vogliate): assicurazione 300, benzina 250, con il bollo, la manutenzione e qualche accessorio da sostituire si arriva facile a 800 euro l'anno. Non è una fortuna ma a me non fanno schifo. E poi tra un paio d'anni avrei comunque dovuto sostituirlo. Questi costi erano compensati ovviamente da alcuni vantaggi, che alla fine si possono riassumere in due punti:

  1. Lo utilizzavo per gli spostamenti da casa alla fermata della metro più vicina e viceversa (2,4 km a tratta, ca 5 minuti) per poi andare in metro fino in ufficio.
  2. Nella tratta di ritorno a volte mi fermavo in un Todi's vicino o in frutteria per fare un po' di spesa infrasettimanale
Ora dovrò pianificare alcuni cambiamenti per limitare al massimo i fastidi derivanti dal nuovo paradigma e ho pensato ai seguenti:


  1. Per fare i 2,4 km potrei prendere l'autobus (4 minuti medi di attesa + 6 minuti di percorso  + 6 minuti di tratti a piedi da e per la fermata dell'autobus, in tutto 16 minuti) o farli a piedi (diciamo 20 minuti a passo veloce, ancora da cronometrare) in caso di voglia e forma. Al fine di rendere più agevoli gli spostamenti by foot, la mattina infilerei le mie comode e performanti scarpe da running, per poi cambiarle una volta arrivato in ufficio con un paio di urbanissime Clarks lasciate lì apposta, che vanno bene in qualsiasi occasione.
  2. Potrei organizzarmi diversamente con la spesa, tipo concentrarla di più sul fine settimana ed diminuire la necessità di aggiunte, e portare sempre con me una di quelle borse di nylon pieghevoli e accartocciabili, in modo da potermi fermare a comperare latte e frutta nel percorso di ritorno.
D'altro canto possiedo già un abbonamento annuale ai mezzi pubblici che utilizzo quanto più possibile, e che potrei utilizzare ancor più intensivamente senza nessun costo aggiuntivo da sostenere per la mobilità.
Facciamo così: provo un paio di settimane e vi faccio sapere come va. Secondo me sopravvivo. E forse, se un giorno un carabiniere mi dovesse telefonare per dirmi: buona notizia, abbiamo ritrovato il suo motorino, chissà che io non risponda: ah sì? tenetevelo.

mercoledì 31 ottobre 2012

Carramba, che identità

Premessa: a me la matematica piace, sarà che mi dà un senso di incastro perfetto, di tutto-sotto-controllo, di se-ti-applichi-ce-la-puoi-fare, di assenza di trucchi, di pulizia, un po' come la corsa. E poi sia la matematica che la corsa sono attività minimaliste, bastano un paio di scarpe per l'una e neanche quelle per l'altra. Tuttavia non sono un runner professionista, e ancora meno un matematico; nel corso degli anni passati ne ho studiato qualche aspetto (della matematica, non della corsa) ma sempre da testi alla portata di tutti (a parte un paio di esami piuttosto generici all'università). Per il resto faccio un mestiere che consiste nell'analisi di aspetti quantitativi di fenomeni, quindi ha a che fare con i numeri, ma niente di più complesso delle quattro operazioni combinate in vario modo. Diciamo che sono un Pivello a cui piace leggere di matematica, parlare di matematica ai figli e cercare di incasellare le cose che vede in schemi quanto più possibile logico/matematici. Pertanto vi chiedo venia sin d'ora per quello che segue, che a un Vero Matematico (1) sembrerà probabilmente un discreto mucchio di ingenuità presentate con ottima improprietà di linguaggio. E questo tanto per essere a posto con la coscienza.

Vorrei riprendere un argomento che ho trattato tempo fa ma che non sono ancora riuscito a digerire, e che continuerò a riproporvi di tanto in tanto fino a quando qualcuno non sarà riuscito a spiegarlmelo in maniera a me comprensibile. Si tratta di una formuletta che mi ha sempre lasciato esterrefatto, che mette in relazione tra loro cinque elementi tra i basilari della matematica e che è conosciuta come l'Identità di Eulero. E' questa roba qui: 
e^{i \pi} + 1 = 0
Ha l'aspetto innocuo, riuscirebbe a leggerla persino un bimbo di quinta elementare, ma nasconde un segreto a me inaccessibile.
Provo innanzitutto a presentare i protagonisti della formula, i magnifici cinque:

1 è il primo numero naturale, l'elemento neutro della moltiplicazione, l'Unità carica di significati filosofici, credo esista da quando esiste un linguaggio. E' anche il titolo del primo disco dei Led Zeppelin. Insomma, mi pare importante.

0 è l'elemento neutro dell'addizione, l'unico numero ad essere né positivo né negativo e ad essere citato in ben tre assiomi su cinque nel sistema di Peano (ne ho parlato qui qualche tempo fa). Fu introdotto dai matematici indiani attorno al settimo secolo e neanche lui scherza in quanto a fama.

e è la costante conosciuta come numero di Nepero; si tratta della base della funzione esponenziale (scelta in modo che la derivata dell'esponenziale sia uguale alla esponenziale stessa) e, di conseguenza, base dei logaritmi naturali, funzione inversa dell'esponenziale. E' irrazionale, quindi non è esprimibile né come frazione né come numero decimale se non con infinite cifre dopo la virgola, è approssimabile a 2,71828 ed è una delle costanti più famose, fin da quando nel seicento il matematico scozzese Nepero la utilizzò per la prima volta nella sua opera sui logaritmi.

π è l'arcinoto rapporto tra una circonferenza e il suo diametro, probabilmente la costante più utilizzata in assoluto in matematica, è anch'essa irrazionale ed è pari a circa 3,14159. Era conosciuta sin dall'antichità, credo che i primi a utilizzarla, anche se non con la precisione odierna, siano stati i babilonesi 4 mila anni fa.

i è l'unità immaginaria, il numero complesso che elevato al quadrato dà come risultato -1. I numeri complessi furono introdotti a fatica tra il sedicesimo e il diciottesimo secolo per trovare soluzioni ad equazioni tipo x2 + 1 = 0. Non è nemmeno esprimibile come numero decimale.

Cinque elementi che attraversano temporalmente secoli di storia, introdotti per rispondere alle esigenze più varie, che appartengono a branche completamente diverse del grande caleidoscopio di cultura che mettiamo sotto il nome di matematica, di primo acchitto si direbbe che non c'entrino nulla l'uno con l'altro.

E invece c'è questa identità semplice semplice, facile facile, talmente corta che potrebbe essere tatuata su un lobo, che le mette tutte insieme e che dice: prendi un numero reale che serve come base dei logaritmi, elevalo al rapporto tra la circonferenza e il suo diametro moltiplicato per l'unità immaginaria, poi aggiungici l'elemento neutro della moltiplicazione, vedrai che il tutto farà... ZERO!
E' un po' come se provassi a preparare il tiramisù seguendo la ricetta della zia, e quando metti insieme con fiducia il mascarpone e i Pavesini alla fine quello che ottieni è il vuoto assoluto. Come per magia tutto quello che metteva paura al Pivello (l'unità immaginaria che non si riesce ad immaginare, le infinite cifre dopo la virgola, l'elevamento a potenza di roba che non si capisce) svanisce nel nulla, annichilisce come in un rendez-vous di materia e antimateria, delle infinite cifre non rimane che il ricordo (2), l'unità immaginaria va a fare loro compagnia, e rimane lo zero. Questo per me è un mistero.
Sì, capisco che è dimostrabile, che l'identità è solo un caso particolare della più generale formula di Eulero

e^{ix} = \cos x + i\,\mathrm{sen}\,x

tutto giusto, ci mancherebbe, Eulero avrà fatto le cose per bene, ma questo non toglie nulla alla mia sorpresa. Non toglie nulla alla sensazione di Magia.

E' questo che mi affascina: nonostante io non lo comprenda, posso ragionevolmente credere che funzioni.

Vado a farmi un tatuaggio sul lobo.

  1. cfr Roberto Zanasi
  2. Se provate a elevare e alla π si ottiene 23,14058. C'è qualche Vero Matematico disposto a spiegare a un Pivello dova va a finire questa roba? 

sabato 15 settembre 2012

Impressioni di settembre (kindleide 2)

Ormai è sulla bocca di tutti, basta googlare in rete per beccare migliaia di immagini e di articoli a riguardo, forse ne parlerà pure vespa in uno speciale: alla fine il tacchino s'è fatto il kindle. (Qui mi toccherebbe scrivere qualcosa per scusarmi con morc, nonostante le sue petulanti insistenze non ho utilizzato il link sul suo blog per fare l'ordine, mi è tornato in mente quando ormai era troppo tardi, mi dispiace immensamente, morc stesso non sa cosa avrei dato per sapere a quanto ammonta la quota che amazon assegna ai suoi agenti virtuali, ma mi farebbe perdere il filo del discorso).
Dicevo che il tacchino s'è fatto il kindle. Quello classico, con il cursore e lo sconto di venti euro. Potrebbe averlo fatto per puro spirito scientifico, per testare al meglio le armi del nemico nella sua strenua battaglia a favore della carta stampata (vedi anche qui), o forse potrebbe averlo fatto semplicemente perchè quella battaglia, ormai, sente di averla persa. Questo non lo saprete mai.
Sta di fatto che ad oggi ho passato tre intere giornate invernali-tipo con il mio kindle a portata di mano e mi sento in grado di stilare a vostro completo servizio un oggettivo elenco di caratteristiche che potranno esservi d’aiuto nella vostra personale disfida o per altri usi che al momento non oso immaginare.

Vado con la lista, cominciando dai vantaggi e finendo pian piano, senza che nemmeno ve ne rendiate conto, nei nei (volevo scriverlo da tempo, nei nei).
  1. È davvero leggero e maneggevole, ora posso confermarlo, tanto che viene naturale brandirlo tra le mani anche nei tratti a piedi, durante i piccoli trasferimenti urbani, per non perdere nemmeno un minuto di tempo e continuare a leggere percorrendo i rettilinei privi di ostacoli immediati, proprio come altri ne approfittano per mandare sms o navigare sui furbofoni. Oppure tenerlo a portata di occhio a casa mentre si fa finta di giocare con le bimbe, o ancora tra le gambe mentre si fanno le sessioni di addominali indispensabili nei periodi di astinenza forzata dagli allenamenti mattutini a causa di questa maledetta sciatalgia. Direi che è il suo principale vantaggio: con questa facilità di accesso, questa portabilità, questa comodità, leggi molto di più. E per un coso che si chiama reader non mi sembra roba da poco.
  2. È possibile caricare documenti e leggerli con comodo, senza dover sfogliare i soliti formato A4 spillati alla menopeggio. Potrei ad esempio portarmi parte del lavoro in tasca, se un malaugurato giorno ce ne fosse indiscutibile necessità (che il fato me ne scampi).
  3. Entra comodamente nella tasca posteriore dei miei 501 (può sempre tornare utile).
  4. Non ha bisogno di una custodia fissa, anzi uno spessore in più toglierebbe parecchi punti a quanto detto all'1 e al 3. Al massimo, se siete abituati a portarlo in una borsa insieme alle chiavi, potreste metterci una specie di foderina mobile per evitare che si buchi lo schermo, foderina da lasciare in borsa quando il kindle è in mano, per apprezzarne appieno la minimalità.
  5. Si può navigare tra le note, nonostante alcune anticipazioni catastrofiche che mi avevano fornito. Certo, non è cosa immediata, si deve agire sul cursore che, soprattutto per chi è aduso a tecnologie touch, può sembrare un po' obsoleto, ma alla fine si riesce a leggere anche Infinite Jest senza perderne una lettera. Per me che ho il telefonino anni novanta è ok.
  6. Con lo stesso cursore si naviga addirittura sul web, passando obbligatoriamente per l'accesso google messo lì per cercare le parole che si vogliono approfondire. Qualche buontempone dal browser di kindle ha anche arrischiato la modifica del proprio blog. Fa un certo effetto vedere il web in bianco e nero, ma anche questo, con pazienza, funziona. E considerate che è un di più, il kindle è fatto per leggere, dopotutto.
  7. Non è possibile capire a che pagina ti trovi e quante te ne mancano alla fine. All'inizio lo consideravo un grosso fastidio. C'è però da dire che il kindle ti fornisce l'avanzamento tramite la percentuale, pian piano ti abitui, e c'è da aggiungere che il concetto di pagine deriva dalla tecnologia della carta stampata, che appunto non può prescinderne. Pare che di questo concetto ci stiano chiedendo di liberarcene.
  8. È difficile scorrere tante pagine in avanti o indietro, bisogna farlo pagina per pagina o dall'indice dei capitoli. Questa è una cosa che sul libro è invece immediata. (Sull'applicazione kindle di ipad si fa scorrendo con il dito il cursore il basso, forse funziona anche sul kindle touch, ma non mi è dato saperlo.)
  9. L'offerta di titoli è ancora scarsina, nonostante la libreria Amazon sia di gran lunga la più fornita. I saggi pallosi continuano ad essere solo su carta.
  10. Amarus in fundo, non è vero che la con tecnologia e-ink sembra di avere sotto agli occhi un libro. Il libro è di gran lunga più luminoso e naturale, provate a metterli vicino e non avrete dubbi. Lo schermo del kindle ha uno sfondo grigiastro, fa riflessi comunque (è pur sempre uno schermo trasparente con sotto le lettere, i riflessi li fa eccome) e soffre soprattutto sotto le fonti di luce artificiale. È molto meglio di un LCD, ma non è ancora carta stampata.
  11. Amarissimus: i tasti per voltare pagina non sono intuitivi. Sulla destra ce ne sono due: uno un po' più grosso, in basso, per avanzare di una pagina, uno un po' più piccolo, in alto, per indietreggiare. Lo stesso sul lato sinistro (forse per i mancini?). Avrei di parecchio preferito un tasto sulla destra per andare avanti e uno sulla sinistra per andare indietro, proprio come si fa su un libro (destri e mancini lo fanno uguale) e proprio come funziona con il touch sull'applicazione per ipad. Lo suggerisco subito ad Amazon come modifica irrinunciabile.
Ma sapete cos'è che alla fine mi piace di quest'affarino, e che ne sta facendo un'orpello che non mi da alcun fastidio portarmi appresso un po' dovunque, molto più di quanto mi piaccia portarmi appresso il mio telefonino? È che il kindle alla fine fa solo il suo mestiere, nient'altro. Mi sono sorpreso piacevolmente, mentre leggevo assorto, a scrutare il mio Seiko da polso per sapere che ore erano, perchè il kindle non te la dice mica l'ora, e non fa nemmeno i conti, e non ha la sveglia, e non ci giochi. Ci puoi solo leggere. Facile. Simpatico.
Queste le mie impressioni.
Buon autunno.

    venerdì 1 giugno 2012

    Io speriamo che me la cavo


    Non sottovalutate il potere terapeutico della pioggia.
    Si può restare in casa tutto il fine settimana senza eccessivi sensi di colpa.

    venerdì 27 aprile 2012

    Notte brava

    Non la mia, tranquilli. Le mie notti hanno smesso di bravare nel 1995. Qualcuno però stanotte si è divertito con il mio scarcagnato scooter, quello che utilizzo nei miei quotidiani impegni di accompagnatore scolastico della prole e nelle fasi di avvicinamento, sempre quotidiane, alla fermata della metro, mezzo che poi mi conduce al lavoro.

    mercoledì 11 aprile 2012

    Oggi scarpe

    Stamattina mi sono ritrovato a correre con un'immagine che occupava il fondo della mia coscienza. Forse era il residuo di un sogno non ancora completamente evaporato (erano le sei di mattina, ero sveglio da neanche dieci minuti), forse era il ricordo di qualche documentario televisivo visto a tarda sera, durante il dormiveglia sul divano, o forse era l'impronta lasciata da una vita precedente. (Ma propenderei nettamente per una delle prime due ipotesi.)

    venerdì 6 aprile 2012

    Ancora sul valore delle cose


    Oggi non c'è fila alle casse del Todis, sarà che le scuole sono chiuse (non mi chiedete il nesso logico, ma tutti dicono così). Ho già consegnato alla bionda di turno il mio bravo bancomat, e mi accingo a infilare detersivi e yogurt nel mio bustone di nylon, da uomo perfettamente inserito non solo nel ciclo di produzione e consumo occidentale ma anche in quello dello smaltimento dei suoi rifiuti.

    giovedì 1 marzo 2012

    La mia vita, istruzioni per l'uso

    Dispongo di un software piuttosto lineare. Quando mi trovo a dover scegliere tra due alternative, la decisione da prendere scaturisce da un algoritmo basato su una gerarchia di valori. Scelgo le mie azioni (anzi, si direbbe che le mie azioni vengono scelte, iniziate e portate avanti) in funzione di una priorità direttamente proporzionale alla posizione attribuita in quella gerarchia.

    venerdì 17 febbraio 2012

    Breve racconto

    Segnalo a chi ancora non lo conoscesse il racconto del guatemalteco Augusto Monterroso, considerato il più breve della letteratura universale. Ne riporto una mia traduzione (la versione originale e integrale nella foto qui a fianco):

    Quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì.

    In mezza riga si concentra una scena aperta a mille ipotesi di prodromi ed esiti, ma comunque delineata in modo preciso ed inequivocabile. Tutto il superfluo è stato eliminato, rimane la tensione.
    Notevole.

    martedì 10 gennaio 2012

    Kindleide, ovvero comperare o no un ebook reader? Una storia dove forma e sostanza si confondono

    Qualcuno ricorda l'aggiornamento mezzi di un anno fa? Avevo appena messo le mani su un Ipad e ne ero entusiasta, tanto che subito dopo mi sono sentito in dovere di ringraziare personalmente Mr. Jobs.
    Memore di quelle meravigliose sensazioni, deciso a riassaporarle a distanza di pochi mesi, e solleticato dall'appassionata recensione di Morc, ho passato l'intero pomeriggio di domenica a lambiccarmi il cervello sull'opportunità dell'acquisto di un Kindle, il lettore per ebook di Amazon. Innanzitutto sono convinto che fra i vari ebook reader il Kindle è di gran lunga da preferire a tutti gli altri, se non altro perché tra questi aggeggi elettronici vanno scelti quelli più diffusi, altrimenti rischi di trovarti come trent'anni fa chi aveva preferito il Betamax al VHS, ossia senza roba da metterci dentro. Inoltre il prezzo mi pare più che concorrenziale.
    La decisione non è quindi quale reader comperare, che la risposta sarebbe facile, ma si sposta di un passo indietro: comperare o no un ebook reader? 
    Nel corso dell'analisi mi sono presto reso conto che i vantaggi si sovrapponevano agli svantaggi, confondendosi con loro e rendendo magmatica e spesso indefinibile la situazione. Provo a ripercorrere i passi che ho seguito nel lungo pomeriggio di meditazione, perché siano di aiuto ed inspirazione per i numerosi feed-followers di Taccuino.

    vantaggi
    • il Kindle è leggero, perfetto per il trasporto e l'uso in metro (buona parte del mio tempo dedicato alla lettura ha come sfondo i mezzi pubblici) e si sposa benissimo con le mie ambizioni minimaliste. Considero un grosso passo avanti quello di poter andare la mattina al lavoro solo con le chiavi di casa, il mio vetusto cellulare e un piccolo reader corredato di una custodia con taschino dove riporre il badge aziendale, l'abbonamento metro e una banconota da dieci euro. Questo equipaggiamento minimal contribuirebbe non poco alla mia felicità e al mio senso di libertà, un po' come la giacca in pelle di serpente di Nicolas Cage in Cuore Selvaggio.
    • il Kindle è capiente, posso portarmi appresso decine di libri che potrebbero essere utili. Ad esempio se sto leggendo l'ultimo di Federico Moccia, posso avvertire la necessità di avere a disposizione tutta la sua bibliografia passata, al fine di inquadrare meglio l'opera nel suo contesto, coglierne i riferimenti più nascosti e capire il percorso artistico dell'autore e la linea di sviluppo della sua narrativa. Comodo.
    • il Kindle ha accesso ad una immensa libreria elettronica, la più grande del mondo, quella di Amazon. Ben sedicimila titoli in italiano (sembrano tanti, vero?) e ottocentomila in inglese. In pratica ogni nuovo libro pubblicato ha la sua brava versione ebook.
    • il Kindle è versatile, in caso non si sappia il significato di una parola, si può con un gesto interrogare il dizionario Zingarelli nella memoria, o addirittura, in caso tu sia collegato con un wi-fi (anche se in metro ciò non accade spesso), con un altro gesto puoi approfondire la ricerca facendo un salto su Wikipedia o su Google. E una  volta su Google, di fronte a noi si apre l'immenso mondo della rete globale! Una specie di Ipad in miniatura, alla fin fine.
    svantaggi
    • il Kindle è leggero, forse troppo leggero. Ci sono oggetti in cui forma e sostanza hanno confini sfumati, o per lo meno si influenzano a vicenda, ed il libro credo sia uno di questi. Avere in mano un saggio Bollati Boringhieri da otto etti significa che mentre provi a reggerlo con una mano (e con l'altra sei assicurato ad un solido appiglio) beh, ti rendi conto che lì dietro c'è del lavoro, e che se la lettura all'inizio pare ostica, vale la pena di sforzarsi e continuare, perché ci sono state delle persone che hanno faticato per produrre quell'affare, oltre al sudore dell'autore c'è lavoro tipografico, trasporto al punto vendita, sforzo dei commessi per l'allestimento nello scaffale, e preziosa carta che deve durare. E prima di abbandonarne la lettura con sufficienza ci pensi due volte. Sul Kindle l'ultimo di Moccia pesa come l'opera omnia di Darwin, meno di due etti, e qualcosa significherà: per me significa appiattimento sensoriale, con il rischio di confondere forma e sostanza, e pensare che l'ultimo di Moccia e l'opera di Darwin pesano uguali perché più o meno sono uguali. L'occhio, l'olfatto, il braccio, mi danno le stesse sensazioni, e il cervello è portato alla confusione.
    • il Kindle è capiente, posso portare mille libri con me, ma il rischio dell'effetto R4 è in agguato. Mi spiego. Un paio di settimane orsono, il caro Babbo Natale, coerentemente con la richiesta e la lettera diligentemente redatta da mia figlia, ha lasciato sotto l'albero un Nintendo DSi, una di quelle consolle portatili per giochi che ogni settenne che si rispetti porta in tasca. Babbo (mi permetto di chiamarlo così), nella sue esigenze di contenimento spesa, ha studiato a fondo prima di procedere nell'acquisto del desiderato oggetto. Avendo saputo dai suoi folletti che un singolo gioco per DSi costa circa trenta euro, ha valutato tutte le alternative a cotanto spreco: il noleggio, il mercato dell'usato o la mitica opzione R4, che significa acquistare al prezzo di trenta euro una scheda di memoria SD craccata e con una singola e semplice mossa infarcirla con qualche centinaio di giochi scaricati aggratis da e-mule. In sintesi: trenta euro per cento giochi taroccati contro trenta euro per un gioco originale. Libido illimitata sottoprezzo contro dignitosa ma povera onestà. Babbo, per uscire dall'impasse, ha valutato un aspetto: ha immaginato la bimba alle prese con cento giochi, senza alcuna capacità di discernimento, in preda all'abbuffata senza senso e senza passione, e ha ricordato l'epoca dei suoi primi giochi elettronici, dove il massimo del divertimento era cimentarsi con un gioco fino a conoscerne le schermate a memoria, e sfidare se stessi al record memorabile, come con lo Snake raccontato dal ciclofrenico. E Babbo ha scelto il singolo gioco originale. Ho paura che lo stesso possa avvenire con il Kindle: centinaia di libri a disposizione dietro quello schermetto, con l'imbarazzo di cosa leggere e la possibilità, alla minima difficoltà, di switchare sul prossimo ebook.
    • il Kindle ha accesso ad una immensa libreria elettronica, solo che quando ho provato a cercare il libro che attualmente ho sul comodino e quelli che vorrei acquistare nel corso del prossimo mese, non ne ho trovato nemmeno uno in versione elettronica. Certo, non si tratta degli ultimi best seller Mondadori, sono saggi (molto divulgativi) di varia scientificità, ma è pur vero che non è che posso aggiungere un nuovo limite alla scelta delle cose da leggere solo perché non esiste la versione ebook. Beh, direbbe Morc con voce suadente, esiste nella maggior parte dei casi la versione inglese, e il Kindle ti mette a disposizione un comodo dizionario Oxford compreso nel prezzo, basta che clicchi e il gioco è fatto. Ma non voglio ridurmi a leggere il dizionario per la metà del mio viaggio in metro.
    • il Kindle è versatile, può addirittura accedere al web e trasformarsi in uno spartano tablet. Anzi, mi dicono che il nuovissimo Kindle Touch, in vendita per ora solo negli USA, è un tablet vero e proprio, con tutte le funzioni che ci si aspetta da un affare del genere, web, video, musica, giochi, apps varie, email. E allora che cosa c'é di nuovo? un Ipad un po' più piccolo e leggero con lo schermo ad inchiostro semovente e non a cristalli liquidi. E che faccio, un aggiornamento mezzi già vecchio di un anno?
    Questa è la situazione, cari lettori. A voi la scelta.

    martedì 22 novembre 2011

    Precisione approssimata

    È da qualche mese che ho al polso un orologio automatico russo, un Vostok pagato poche decine di euro, di quelli massicci e tutti di metallo. Porta quattro minuti di ritardo a settimana. Il venerdì lo metto due minuti avanti rispetto all'ora effettiva, il sabato è ancora un po' avanti, da domenica a martedì è sostanzialmente preciso, al mercoledì e al giovedì comincia a perdere un minuto o poco più, fino al venerdì, quando ha un ritardo di due minuti, e io lo porto di nuovo avanti di quattro, esattamente due minuti avanti rispetto all'ora effettiva, e si ricomincia.
    Trovo affascinante, in piena era web digital global atomica, dover compensare l'ora che leggo con un parametro variabile, che nel mio caso dipende dal giorno della settimana: mi sembra di essere un marinaio che compensa la lettura della bussola di bordo per eliminare gli effetti dell'influenza dei campi magnetici, o un astronomo che nelle sue misurazioni deve tener conto della deviazione della luce. Certo, un orologio digitale sarebbe più affidabile, ma il mio cipollone perlomeno mi dà l'illusione del controllo, conosco i suoi limiti e li trovo compatibili con le mie esigenze: una precisione approssimata.