Gianni: Dai, è stata una dura mattinata, andiamo a mangiarci una bistecca.
Franco: Vengo volentieri ma niente bistecca, sono diventato vegetariano.
G: Vegetariano? E come mai?
F: Guarda, ho letto un libro che mi ha cambiato la vita, si chiama Liberazione Animale, di Peter Singer, ne avrai sentito parlare, è una specie di bibbia dell'animalismo. In poche parole afferma che uccidere animali per cibarsene causa loro dolore, e che da un punto di vista morale non esiste differenza di valore tra il dolore di un essere umano e quello di un animale, allo stesso modo in cui non esiste differenza tra le razze umane o fra i sessi. Quindi gli animali dovrebbero avere gli stessi diritti degli uomini, primo tra tutti quello a non essere uccisi. Altrimenti sei specista, ossia credi alla differenza di valore tra le specie come decenni fa si credeva alla differenza di valore tra le razze o i sessi.
G: Mmh, quindi, fammi capire, facciamo il caso di un pollo nato e cresciuto in una fattoria, che razzola felice nel prato qualche mese e poi, raggiunto il peso giusto, viene macellato e cucinato, tu non lo mangeresti per il fatto che ha gli stessi diritti alla vita e a non sentire dolore che ha un essere umano, giusto?
F: Certo! immagina le sofferenze che deve patire il pulcino dal momento in cui viene tolto dall'affetto della madre fino a quando, tradito dalle stesse mani che lo hanno nutrito, viene preso per le zampe, sgozzato, spiumato, sbudellato, cotto... che orrore!
G: Già, vista così suona sicuramente male. Il problema è che non è così che funziona l'evoluzione. Voglio dire, i polli sono una specie che si è coevoluta con gli esseri umani. Circa diecimila anni fa i polli hanno trovato più conveniente, per la sopravvivenza della specie, stringere una alleanza evolutiva con gli uomini: avrebbero ricevuto protezione dai predatori, cibo con regolarità, possibilità di riprodursi e di accrescere notevolmente di numero, in cambio di uova e di carne. Se non ci fosse stato questo patto probabilmente i polli (o i loro antenati) sarebbero estinti da tempo. Invece oggi sono una delle specie più diffuse al mondo. La specie dei polli, vista come specie e non come singoli individui, ci ha guadagnato, no? E' vero che questo ha il prezzo del sacrificio dei singoli esemplari, ma è tutta l'evoluzione che funziona così: l'importante non è la sopravvivenza del singolo esemplare, quanto del set genico, in altre parole della specie con quelle caratteristiche.
F: Stai scherzando? Vuoi dire che il pollo ha deciso di trascorrere una vita di sofferenze solo per sopravvivere a livello di specie? Ma tu lo sai come vive un pollo in batteria? Ha a malapena lo spazio per muovere il collo per mangiare, gli tagliano il becco alla nascita per evitare che a causa dello stress mangi i suoi vicini, è alimentato a antibiotici e grassi animali, che non sono certamente i cibi per i quali si è evoluto, solo per farlo crescere più in fretta in condizioni igieniche pazzesche, e poi viene macellato crudelmente. E tu me la chiami vita? Pensi che il "patto di coevoluzione", come lo chiami tu, sia equo?
G: Beh, questo è diverso, io ti ho fatto l'esempio di un pollo che fa la vita da pollo, che razzola in un prato, che se ha fortuna riesce anche a passare qualche mese a fare il gallo o la gallina e a riprodursi, che concima il terreno con i suoi escrementi e che poi fornisce carne a chi lo ha allevato. Questa è vera vita da pollo, è per questo che c'è stato il "patto" (anche se non è proprio corretto pensare all'evoluzione come avente scopi). Sono d'accordo che alcuni sistemi di allevamento siano talmente industriali che considerano gli animali come macchine da proteine, in cui da un lato entrano materie prime (mais e medicinali) e dall'altro forniscono prodotto finito (carne). In questi casi è come se l'uomo avesse tradito il "patto". Ma questo è un problema del tipo di allevamento, non del mangiare carne in se stesso. Sarebbe sufficiente selezionare i prodotti di cui alimentarsi, scegliendo di cibarsi solo di polli che hanno fatto "il pollo", e non la macchina da proteine.
F: Bah, non so. A me pensare che ho sul piatto un pezzo di carne morta, un cadavere, fa un certo effetto. Davvero non riesco più a mangiarne, è più forte di me. Prendo quel panino con rucola e pomodoro, grazie.
Franco: Vengo volentieri ma niente bistecca, sono diventato vegetariano.
G: Vegetariano? E come mai?
F: Guarda, ho letto un libro che mi ha cambiato la vita, si chiama Liberazione Animale, di Peter Singer, ne avrai sentito parlare, è una specie di bibbia dell'animalismo. In poche parole afferma che uccidere animali per cibarsene causa loro dolore, e che da un punto di vista morale non esiste differenza di valore tra il dolore di un essere umano e quello di un animale, allo stesso modo in cui non esiste differenza tra le razze umane o fra i sessi. Quindi gli animali dovrebbero avere gli stessi diritti degli uomini, primo tra tutti quello a non essere uccisi. Altrimenti sei specista, ossia credi alla differenza di valore tra le specie come decenni fa si credeva alla differenza di valore tra le razze o i sessi.
G: Mmh, quindi, fammi capire, facciamo il caso di un pollo nato e cresciuto in una fattoria, che razzola felice nel prato qualche mese e poi, raggiunto il peso giusto, viene macellato e cucinato, tu non lo mangeresti per il fatto che ha gli stessi diritti alla vita e a non sentire dolore che ha un essere umano, giusto?
F: Certo! immagina le sofferenze che deve patire il pulcino dal momento in cui viene tolto dall'affetto della madre fino a quando, tradito dalle stesse mani che lo hanno nutrito, viene preso per le zampe, sgozzato, spiumato, sbudellato, cotto... che orrore!
G: Già, vista così suona sicuramente male. Il problema è che non è così che funziona l'evoluzione. Voglio dire, i polli sono una specie che si è coevoluta con gli esseri umani. Circa diecimila anni fa i polli hanno trovato più conveniente, per la sopravvivenza della specie, stringere una alleanza evolutiva con gli uomini: avrebbero ricevuto protezione dai predatori, cibo con regolarità, possibilità di riprodursi e di accrescere notevolmente di numero, in cambio di uova e di carne. Se non ci fosse stato questo patto probabilmente i polli (o i loro antenati) sarebbero estinti da tempo. Invece oggi sono una delle specie più diffuse al mondo. La specie dei polli, vista come specie e non come singoli individui, ci ha guadagnato, no? E' vero che questo ha il prezzo del sacrificio dei singoli esemplari, ma è tutta l'evoluzione che funziona così: l'importante non è la sopravvivenza del singolo esemplare, quanto del set genico, in altre parole della specie con quelle caratteristiche.
F: Stai scherzando? Vuoi dire che il pollo ha deciso di trascorrere una vita di sofferenze solo per sopravvivere a livello di specie? Ma tu lo sai come vive un pollo in batteria? Ha a malapena lo spazio per muovere il collo per mangiare, gli tagliano il becco alla nascita per evitare che a causa dello stress mangi i suoi vicini, è alimentato a antibiotici e grassi animali, che non sono certamente i cibi per i quali si è evoluto, solo per farlo crescere più in fretta in condizioni igieniche pazzesche, e poi viene macellato crudelmente. E tu me la chiami vita? Pensi che il "patto di coevoluzione", come lo chiami tu, sia equo?
G: Beh, questo è diverso, io ti ho fatto l'esempio di un pollo che fa la vita da pollo, che razzola in un prato, che se ha fortuna riesce anche a passare qualche mese a fare il gallo o la gallina e a riprodursi, che concima il terreno con i suoi escrementi e che poi fornisce carne a chi lo ha allevato. Questa è vera vita da pollo, è per questo che c'è stato il "patto" (anche se non è proprio corretto pensare all'evoluzione come avente scopi). Sono d'accordo che alcuni sistemi di allevamento siano talmente industriali che considerano gli animali come macchine da proteine, in cui da un lato entrano materie prime (mais e medicinali) e dall'altro forniscono prodotto finito (carne). In questi casi è come se l'uomo avesse tradito il "patto". Ma questo è un problema del tipo di allevamento, non del mangiare carne in se stesso. Sarebbe sufficiente selezionare i prodotti di cui alimentarsi, scegliendo di cibarsi solo di polli che hanno fatto "il pollo", e non la macchina da proteine.
F: Bah, non so. A me pensare che ho sul piatto un pezzo di carne morta, un cadavere, fa un certo effetto. Davvero non riesco più a mangiarne, è più forte di me. Prendo quel panino con rucola e pomodoro, grazie.
#1 04 Giugno 2010 - 10:41
RispondiEliminami riservo di commentare in seguito
per ora ti basti sapere che sono ammirato dalla profondità delle implicazioni di un post apparentemente così leggero
pdb
utente anonimo
#2 04 Giugno 2010 - 12:07
non sono convinto dall'argomentazione evoluzionistica; o meglio non credo che il discorso sull'evoluzione si possa intrecciare con quello sull'etica.
L'etica rispetto all'evoluzione è decisamente una sovrastruttura: l'animale uomo, evolutivamente vincente, almeno al giorno d'oggi, deve la sua superiorità sulle altre specie all'enorme sviluppo dela sua corteccia cerebrale che gli permette il pensiero astratto che a sua volta ha generato, tra le altre cose il dicorso morale, il quale è dunque una delle conseguenze del discorso evoluzionistico, ma anche probabilmente uno dei fattori che gli hanno consentito di costruire relazioni, legami, e strutture societarie così complesse da permettergli di essere la specie vincente e in ultima analisi di essere quello che è.
L'uomo non può quindi, senza rinnegare la sua natura e la sua "superiorità", rinnegare il discorso sull'etica o relegarlo nel ruolo di elemento deterministicamente condizionato dai bisogli di conservazione delle specie.
E' costretto a porsi questioni morali, a domandarsi quali siano le cause e gli effetti dei suoi comportamenti e a scegliere quelli che sono più in linea con il complicatissimo sistema di regole generato dalla sua corteccia cerebrale sempre connessa con quella di miliardi di altri uomini.
E giacché l'etica deve prendere in considerazione i singoli individui (alessandro, la gallina giulietta...) e non le specie nel loro complesso (altrimenti diventa evidente come per la conservazione della specie sarebbe più conveniente, per esempio paradossale, mangiare i neonati con malformazioni genetiche che potrebbero altrimenti essere replicate con la riproduzione) la sofferenza dellla singola gallina, del singolo vitello, la sua capacità di soffrire, di crearsi delle aspettative di vita, il suo desiderio di riprodursi, devono essere presi in considerazione pena la rinnegazione della nostra stessa natura....
pdb