mercoledì 16 giugno 2010

Pausa pranzo

Decidere cosa è meglio mangiare pare sia diventata una delle imprese più difficili da portare a termine, oltre che una delle questioni più dibattute sulla stampa specializzata e popolare.
Basta aprire un qualsiasi giornale o rivista per imbattersi nell'ultima ricerca dell'università del Montana che arriva a conclusioni di solito diametralmente opposte a quello che era stato sbandierato la settimana prima dall'OMS.
Una volta il colpevole di tutte le nostre sventure (obesità, malattie cardiovascolari, problemi di erezione, tristezza congenita, alito ruvido, caccola facile) pare essere il sale. Che culo, basta eliminarlo e mi sentirò un toro. Qualche giorno dopo il sale va bene, l'importante è che non si bevano troppi alcolici e andarci piano con il cioccolato. Ma poi gli ultimi test accertano che un giorno di digiuno e clisteri alternato ad uno di sola frutta e verdura dà risultati portentosi, e che il cioccolato fa bene all'amore.
Negli anni settanta in USA si fece una larghissima campagna contro i grassi animali, unici ed assoluti colpevoli dei malanni di sovranutrizione dell'occidente industrializzato. E allora tutti i produttori si rivolsero alla creazione in laboratorio di solidi simili al burro ma senza grassi animali, e lanciarono in grande stile la margarina a base di grassi vegetali idrogenati. Gli americani erano contentissini di poter mangiare più sano e si abboffarono di margarina. Poi si scoprì che il rimedio era peggio del male. Dopo qualche anno gli zuccheri e i carboidrati in genere, soprattutto se raffinati, divennero il male personificato, e allora via alle fibre integrali e alle proteine. E di consigli di nutrizione come questi ne abbiamo visti a bizzeffe.
Ora la figata massima paiono essere gli omega 3, ma presto verranno denigrati anche loro e si passerà al prossimo.
Una conclusione alla quale arrivano spesso tutte le ricerche è che la maniera più sana di nutrirsi è quella della tradizione. I cinesi stanno bene se mangiano riso e soia, i francesi se cenano a brie e vino, gli italiani se ripassano gli spaghetti nell'olio. Indipendentemente dai bilanciamenti dei macronutrienti, dalle piramidi alimentari, dalle pippe mentali degli apporti calorici. E io, da fervente evoluzionista, non me ne meraviglio.

Quindi le mie conclusioni sono:
- non mi fiderò più degli articoletti che gridano al miracolo dell'ultima scoperta in fatto di diete e nutrizione
- mangerò quello che in quel momento mi solletica di più l'ugola
- cercherò quanto più possibile di evitare le schifezze, ossia le cose che assomigliano di meno al cibo vero (es: le barrette mars... come va catalogato il mars???), e quelle che negli ingredienti riportano elementi che, a mio parere, non c'entrano un cazzo (tipo la lecitina di soia nel cioccolato)
- farò di tutto per scegliere cibi, non loro manipolazioni o imitazioni: frutta, non succhi di frutta; patate, non patatine; carne di maiale, non würstel; caciotta, non philadelphia light; pane, non grissini dietetici.

Ora vado a pranzo. Speriamo che le mie decisioni durino almeno un'altra oretta.

1 commento:

  1. la carne di maiale è una manipolazione del maiale; un uomo di discreta coerenza come te dovrebbe addentare il suino vivo nel suo ambiente naturale (già, qual'è?); la caciotta è sicuramente una manipolazione, in quanto giammai se ne vide una fuoriuscire dalla mammella del bovino o ovino che sia, anche o forse solo a causa della ridottissima dimensione dei fori del capezzolo stesso (tuttalpiù forse, al massimo un sottilissimo estruso di caciotta in pasta filata lieve); lo stesso dicasi per il pane che, tranne forse in qualche paese tropicale a me ignoto non cresce sull'albero del pane.
    Mi schiero con l'università del Montana e propongo un gemellaggio con quella di Urbino.
    pdb

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