Leggevo qualche giorno fa il bel post “l'età della manutenzione”, in cui il prof. Scorfano presenta l’accettazione dell’importanza del concetto di manutenzione (intesa come manutenzione di strumenti, di mezzi, di manufatti, ma anche del proprio corpo, e soprattutto delle relazioni affettive, dei legami) come fondamentale gradino evolutivo per diventare adulti. Capire l’importanza della manutenzione significa sorpassare la cruda impulsività giovanile, per la quale la cosa vecchia semplicemente di butta e si sostituisce con la nuova. La manutenzione, intesa in senso lato, proprio come fa Scorfano, per il non-ancora-adulto è da rifuggire a tutti i costi, in quanto sinonimo di compromesso, di rinuncia al rinnovamento, di abbandono di un sogno. Il prof lo dice senz’altro meglio di quanto abbia provato a riassumere io, quindi vi consiglio di leggere direttamente il suo post. Vi aspetto, fate con calma.
Fatto? Bene, tanto a conti fatti quello che dirò in seguito non aggiungerà nulla, si tratta solo di evidenziare un paio di angolazioni.
Stamattina ci riflettevo in metro. Perché a me le astrazioni come questa della manutenzione mi rimangono appiccicate, le faccio talmente mie che comincio ad utilizzarle come grimaldelli universali, passepartout per tutte le serrature, memi per ogni situazione. Se l’idea mi sconfinfera, io la pasteggio in bocca come un buon vino, assaporandola con attenzione metodica, cercando di trovarle nuovi campi di applicazione, nuovi motivi di universalità.
Ho fatto così altre volte in vita mia. C’è stata un’epoca in cui lo facevo con i testi delle canzoni, anzi con singoli versi, oppure mi è capitato con alcuni motti che riuscivo a sintetizzare dai libri di filosofia del liceo. Pensavo avessero un’applicabilità assoluta e li tenevo con me nel taschino per tirarli fuori al momento opportuno, a volte li dovevi un po’ forzare per farli entrare proprio in tutto, ma poi ci riuscivi sempre, in un modo o nell’altro.
Comunque, la storia della manutenzione mi è proprio rimasta attaccata come la resina dei pini sul cofano dell’auto. Io sono per natura un anti-consumista, a volte potrebbe essere scambiato per eccessiva parsimonia, addirittura per avarizia, ma è soltanto odio atavico per quel intanto-lo-compro-poi-magari-lo-butto che ti obbliga a sostituire tutto al primo problema o alla prima novità. Me lo porto dietro da sempre, era inserito nel pacchetto di serie insieme alla mia cultura contadina.
Vorrei quindi ribadire che il concetto di manutenzione è fondamentale, e va oltre i pur vasti campi di applicazione che gli attribuisce Scorfano nel suo post: si tratta addirittura dell’unica arma che ha l’universo contro l’implacabile Secondo Principio della Termodinamica, quello che sostiene che il mondo è destinato ad un lento progredire verso la morte termica, il mescolamento totale, il disordine massimo, l’appiattimento finale. L'unica maniera che noi, nel nostro piccolo angolo, abbiamo non dico di contrastarlo (che sarebbe impossibile) ma di allontanarlo di un infinitesimo è proprio fare manutenzione: sostituire la guarnizione della finestra per tenere fuori il freddo, riutilizzare un vecchio barattolo o riparare un paio di scarpe per evitare che con dispendio di energia ne venga prodotto un altro, riallacciare con un amico un dialogo interrotto mettendo da parte se necessario l’orgoglio che ti impediva di farlo, lavorare di cesello sul rapporto di coppia per evolverlo alle nuove situazioni e non farlo assopire dietro l’abitudine.
Il concetto stesso di evoluzione biologica è un calcio in culo all’entropia del Secondo Principio, e si basa sul continuo accumulo di piccoli bit di informazione su strutture preesistenti, è quindi Manutenzione per eccellenza, pura manutenzione evolutiva, la migliore che ci sia. Noi stessi siamo il frutto di questa continua manutenzione, niente prodotti nuovi, solo miglioramento e cura di quelli precedenti. Manutenzione vs Entropia 1-0, almeno per ora.
Ok, volevo aggiungere solo questo.
Ora vado a cambiare la lampadina del bagno, a presto.
Fatto? Bene, tanto a conti fatti quello che dirò in seguito non aggiungerà nulla, si tratta solo di evidenziare un paio di angolazioni.
Stamattina ci riflettevo in metro. Perché a me le astrazioni come questa della manutenzione mi rimangono appiccicate, le faccio talmente mie che comincio ad utilizzarle come grimaldelli universali, passepartout per tutte le serrature, memi per ogni situazione. Se l’idea mi sconfinfera, io la pasteggio in bocca come un buon vino, assaporandola con attenzione metodica, cercando di trovarle nuovi campi di applicazione, nuovi motivi di universalità.
Ho fatto così altre volte in vita mia. C’è stata un’epoca in cui lo facevo con i testi delle canzoni, anzi con singoli versi, oppure mi è capitato con alcuni motti che riuscivo a sintetizzare dai libri di filosofia del liceo. Pensavo avessero un’applicabilità assoluta e li tenevo con me nel taschino per tirarli fuori al momento opportuno, a volte li dovevi un po’ forzare per farli entrare proprio in tutto, ma poi ci riuscivi sempre, in un modo o nell’altro.
Comunque, la storia della manutenzione mi è proprio rimasta attaccata come la resina dei pini sul cofano dell’auto. Io sono per natura un anti-consumista, a volte potrebbe essere scambiato per eccessiva parsimonia, addirittura per avarizia, ma è soltanto odio atavico per quel intanto-lo-compro-poi-magari-lo-butto che ti obbliga a sostituire tutto al primo problema o alla prima novità. Me lo porto dietro da sempre, era inserito nel pacchetto di serie insieme alla mia cultura contadina.
Vorrei quindi ribadire che il concetto di manutenzione è fondamentale, e va oltre i pur vasti campi di applicazione che gli attribuisce Scorfano nel suo post: si tratta addirittura dell’unica arma che ha l’universo contro l’implacabile Secondo Principio della Termodinamica, quello che sostiene che il mondo è destinato ad un lento progredire verso la morte termica, il mescolamento totale, il disordine massimo, l’appiattimento finale. L'unica maniera che noi, nel nostro piccolo angolo, abbiamo non dico di contrastarlo (che sarebbe impossibile) ma di allontanarlo di un infinitesimo è proprio fare manutenzione: sostituire la guarnizione della finestra per tenere fuori il freddo, riutilizzare un vecchio barattolo o riparare un paio di scarpe per evitare che con dispendio di energia ne venga prodotto un altro, riallacciare con un amico un dialogo interrotto mettendo da parte se necessario l’orgoglio che ti impediva di farlo, lavorare di cesello sul rapporto di coppia per evolverlo alle nuove situazioni e non farlo assopire dietro l’abitudine.
Il concetto stesso di evoluzione biologica è un calcio in culo all’entropia del Secondo Principio, e si basa sul continuo accumulo di piccoli bit di informazione su strutture preesistenti, è quindi Manutenzione per eccellenza, pura manutenzione evolutiva, la migliore che ci sia. Noi stessi siamo il frutto di questa continua manutenzione, niente prodotti nuovi, solo miglioramento e cura di quelli precedenti. Manutenzione vs Entropia 1-0, almeno per ora.
Ok, volevo aggiungere solo questo.
Ora vado a cambiare la lampadina del bagno, a presto.
E così, lemme lemme, ci stiamo avvicinando alla faccenda del caos. Bravo tacchino, è così che si fa quando non si vuole affrontare qualcosa, ci si gira intorno e si trova una crepa, una via d'accesso. Una curiosità: in che modo riallacciare una vecchia amicizia contrasta l'entropia? Pdb
RispondiEliminaMi piace molto.
RispondiEliminaLo scorfano.
Nell'attesa del post sul caos (o era sul caso, non ricordo più), una curiosità: ma anche le femmine quando si rifanno le tette stanno facendo manutenzione?
RispondiEliminano perchè in tal caso io avrei delle obiezioni.
@ pdb: l'entropia è confusione, mescolamento totale, ed è molto diversa dal caos (un giorno riuscirò a scrivere quel post e proverò a spiegarlo). Un rapporto riallacciato è ritorno ad uno schema ordinato che prima era ed ora non è più. Un po' come l'impasto per il ciambellone, prima le due uova stanno vicine tra loro, poi è tutto una pasta omogenea. Le uova vicine sono gli amici di un tempo, l'impasto è l'entropia. Ovviamente nel caso dell'impasto la manutenzione ritornare alle uova è impossibile :-)
RispondiElimina@ Scorfano: ne sono lusingato, ma era il tuo post ad essere particolarmente stimolante.
RispondiEliminaIl ciambellone però è ad un livello energetico superiore, per il calore aggiunto, per il lavoro del pasticcere... Questo mi sembra in contraddizione con il concetto di entropia. Pdb
RispondiEliminaNon so. A parte l'esempio, che forse non è del tutto calzante, mi pare che manutenere una relazione sia meno entropico di non farlo, non nel senso strettamente fisico di entropia quanto piuttosto nel senso che una relazione permette uno scambio culturale, una crescita memica che è a favore dell'evoluzione, non contro. E abbiamo sostenuto che l'evoluzione è il miglior modo per combattere l'entropia. Poi fa come ti pare, se non ti va di telefonare a Giulio sono fatti tuoi.
RispondiEliminaQuanto ama, sig. Tacchino, inserire tutti i fenomeni della realtà dentro geometriche e salde categorie rassicuranti e affidabili......persino i rapporti affettivi. Manutenere un rapporto è meno antropico di non farlo, ma mi asterrei dal perseguire la non entropia nella vita. Oltre che impossibile per via dei sistemi caotici è altresì poco stimolante e anche un pò troppo razionale come dicevo allo Scorfano.
RispondiEliminaTouché. E’ sempre stato il mio modo di vedere le cose, e mi ha permesso di sopravvivere a parecchie crisi di panico... Potrei risponderle come ha fatto lo scorfano, dicendo che anche la parte irrazionale e istintiva di un rapporto è importante per la sua manutenzione, ma mi astengo dal farlo. Semplicemente la mia era un’iperbole (anche questo era stato già detto?), e le contraddizioni al suo interno (quella che mette in luce lei come quella di Pdb e quella più sdrammatizzante di e.) sono inevitabili, come sempre quando si cerca di adattare un singolo concetto a La Vita l’Universo e Tutto Quanto.
RispondiEliminaCe l'ho: 42!
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