Mi è appena venuta in mente una considerazione.
Sarà banale, sarà trita e ritrita, sarà da omino medio, ma pazienza, ve la sorbite lo stesso. Chissà che non mi facciate capire dov’è il baco nel ragionamento.
Se anche voi come me fate la spesa, da qualche tempo vi sarete accorti di una novità molto ecologica e a prima vista condivisibilissima: non ci sono più i vecchi sacchetti di plastica per portare a casa quello che hai comperato. Il massaio ha nell’ordine tre alternative per il trasporto.
1. Acquistare a caro prezzo quelle impalpabili bustine chiamate biodegradabili, che hanno il colore del vomito asciugato al sole e che resistono al massimo ad un pacchetto di patatine monodose alla volta, se ci metti qualcos’altro vanno in mille pezzi e ti costringono ad acrobazie per arrivare all’auto senza spargere tutto in terra come un seminatore di riso.
2. Presentarsi alle casse già fornito di megaborsone di nylon riutilizzabile (che non so dove si è tenuto tutto il giorno, visto che nel taschino della giacca proprio non entra, ho provato) e quando la cassiera ti chiede se vuoi buste, sorridere tutto orgoglioso e mostrarle il tuo telone da circo.
3. Frazionare parecchio, ma parecchio, le visite al supermercato (almeno 9 al giorno) in modo da poter acquistare poche cose per volta e tenerle tutte in tasca.
Qualunque sia la scelta del consumatore, anche se personalmente abbandonerei la terza ipotesi, se non altro perché non saprei dove mettere l’anguria, rimane il problema della monnezza.
Fino a qualche tempo fa io raccoglievo la mia spazzatura proprio nelle buste della spesa. Nel mio quartiere c’è la raccolta differenziata light, quella con i tre cassonetti di diverso colore per carta/plasticametallovetro/tuttoilresto. Anche volendo gettare il sacchetto insieme al suo contenuto solo per la categoria tuttoilresto (che è soprattutto umido) e riutilizzarlo invece per le altre categorie di rifiuti, alla fine un sacchetto al giorno lo devo buttare di sicuro. Ora che non ne ho più (le buste biodegradabili sono impossibili da usare a questo scopo) devo comperare a parte buste appositamente commercializzate. E sono della solita plastica, quella utilizzata prima per fare i sacchetti del supermercato. Non ho ancora fatto il conto, ma credo di acquistarne più o meno la stessa quantità che prima prendevo alle casse del supermercato. L’unica differenza è che su quelle c’era scritto GS o Carrefour, mentre quelle che compro ora sono nere o verdi. E allora cosa cazzo abbiamo risolto? Sta a vedere che era tutto per evitare la pubblicità occulta ai supermercati.
Ps: in questo momento scriverei di tutto pur di glissare su quella cosa del caos…
Sarà banale, sarà trita e ritrita, sarà da omino medio, ma pazienza, ve la sorbite lo stesso. Chissà che non mi facciate capire dov’è il baco nel ragionamento.
Se anche voi come me fate la spesa, da qualche tempo vi sarete accorti di una novità molto ecologica e a prima vista condivisibilissima: non ci sono più i vecchi sacchetti di plastica per portare a casa quello che hai comperato. Il massaio ha nell’ordine tre alternative per il trasporto.
1. Acquistare a caro prezzo quelle impalpabili bustine chiamate biodegradabili, che hanno il colore del vomito asciugato al sole e che resistono al massimo ad un pacchetto di patatine monodose alla volta, se ci metti qualcos’altro vanno in mille pezzi e ti costringono ad acrobazie per arrivare all’auto senza spargere tutto in terra come un seminatore di riso.
2. Presentarsi alle casse già fornito di megaborsone di nylon riutilizzabile (che non so dove si è tenuto tutto il giorno, visto che nel taschino della giacca proprio non entra, ho provato) e quando la cassiera ti chiede se vuoi buste, sorridere tutto orgoglioso e mostrarle il tuo telone da circo.
3. Frazionare parecchio, ma parecchio, le visite al supermercato (almeno 9 al giorno) in modo da poter acquistare poche cose per volta e tenerle tutte in tasca.
Qualunque sia la scelta del consumatore, anche se personalmente abbandonerei la terza ipotesi, se non altro perché non saprei dove mettere l’anguria, rimane il problema della monnezza.
Fino a qualche tempo fa io raccoglievo la mia spazzatura proprio nelle buste della spesa. Nel mio quartiere c’è la raccolta differenziata light, quella con i tre cassonetti di diverso colore per carta/plasticametallovetro/tuttoilresto. Anche volendo gettare il sacchetto insieme al suo contenuto solo per la categoria tuttoilresto (che è soprattutto umido) e riutilizzarlo invece per le altre categorie di rifiuti, alla fine un sacchetto al giorno lo devo buttare di sicuro. Ora che non ne ho più (le buste biodegradabili sono impossibili da usare a questo scopo) devo comperare a parte buste appositamente commercializzate. E sono della solita plastica, quella utilizzata prima per fare i sacchetti del supermercato. Non ho ancora fatto il conto, ma credo di acquistarne più o meno la stessa quantità che prima prendevo alle casse del supermercato. L’unica differenza è che su quelle c’era scritto GS o Carrefour, mentre quelle che compro ora sono nere o verdi. E allora cosa cazzo abbiamo risolto? Sta a vedere che era tutto per evitare la pubblicità occulta ai supermercati.
Ps: in questo momento scriverei di tutto pur di glissare su quella cosa del caos…
1) le buste che ti fanno schifo sono x la raccolta dell'umido, che nel MIO quartiere si fa, e con grande successo (anche se le buste te le regala cmq l'ama)
RispondiElimina2) le buste di plastica le pagavi lo stesso prima al supermercato
3) lo scopo è far usare i bustoni di nylon riutilizzabili. Ma non è necessario tenerle nel taschino, ed infatti io li lascio in macchina, esco col carrello bello pieno e poi imbusto nel parcheggio
Io sono molto critico su tante cose, ma questa francamente mi sembra stia funzionando, almeno nel MIO quartiere... strano non anche nel TUO, dove so che vive il nostro amato, bravissimo, efficiente, intelligente, lungimirante, affascinante sindaco
Ecco, bravo, fai il gradasso solo perché sei in uno dei pochi quartieri pilota dove si fa la differenziata strong (io so solo del tuo e di qualche zona attorno all’EUR). Da me c’è quella finta dei cassonetti colorati, che ho fin troppo benevolmente chiamato light. Lì tutte le belle considerazioni vanno a farsi un po’ benedire. Non vedo l’ora che estendano la strong a tutta Roma, credo sia l’unico modo per fare le cose per bene, almeno stavolta. Il succo del discorso voleva essere: il processo deve essere rivoluzionato completamente, dal supermercato alla discarica, altrimenti le cose a metà (tipo cassonetti colorati) sono solo un controsenso.
RispondiEliminaE' colpa tua che hai lascato il municipio più fico della città per andare in un quartiere vetero borghese. Al limite prenditela col TUO vicino di casa sindaco, che tra l'altro si è distinto per aver assunto un sacco di gente preparata all'AMA!
RispondiEliminaAnzi sai che ti dico vado io ad applaudirlo alla festa di Atreju.
Ecco, io l'ho pensato molte volte questa cosa e non ho mai avuto il coraggio di scriverla, perché pensavo che mi sfuggisse qualcosa di decisivo. Ora comincio a rincuorarmi...
RispondiEliminaIo uso buste ecologiche per la pattumiera e i sacchetti del Carrefour color vomito secco per la differenziata. Dalle mie parti non si ricicla l'umido mentre quando vivevo nel viterbese si faceva la raccolta porta a porta.
RispondiEliminaFantastico. Mi manca.
Comunque vero, i sacchetti del Carrefour sono una vera tragedia.
Oh, ma allora da qualche parte la fanno!
RispondiEliminaA me a metà agosto è arrivata una lettera che diceva che da luglio avrebbero dato istruzioni perché dal primo settembre sarebbe cominciata 'sta raccolta strong, e di studiare/attrezzarsi/munirsi di bidoni. E invece ancora tutto tace.
Pensavo di essermela sognata, la lettera.
Le buste di plastica vecchie sono così tante che è impossibile, nonostante tutti gli sforzi, disfarsene definitivamente, e quindi potranno essere riutilizzate ancora e quindi utilizzate per la spazzatura per un sacco di tempo (e questo la dice lunga sul loro impatto ambientale). E comunque vengono ancora distribuite praticamente ovunque tranne che nei supermercati. Per chi va a fare la spesa in macchina (mi sembra il tuo caso) le buste di tela per la spesa possono stare tranquillamente ... in macchina. Io quelle biodegradabili non le prendo mai (e a proposito ricordo che non sono riciclabili con la plastica) ma, se non riempite troppo, possono comunque essere utilizzate per gettare l'indifferenziato. Certo, l'ideale sarebbe la raccolta differenziata dell'organico, che farebbe diminuire di moltissimo la quantità di indifferenziato da gettare. Per chi non ha questa possibilità nel proprio municipio, ci si può cimentare nel compostaggio domestico almeno per diminuire l'organico gettato in discarica (e se avete anche solo un balconcino siete comunque messi meglio di me). Quello che conta, secondo me, è rendersi conto che i rifiuti sono un enorme problema determinato anche dalle nostre scelte personali.
RispondiEliminaOdio le buste di cui al punto 1.
RispondiEliminaA casa mia invece si fa la raccolta differenziata porta a porta e di sacchetti non ne serve neppure uno. Ne sono molto orgoglioso! Il comune ha fornito dei simpatici bidoncini per umido, vetro-lattine e resto. Per resto e umido ci sono appositi sacchi dello sporco, sempre dati dal comune, mentre vetro e lattine possono anche essere lasciate libere nel bidoncino. Inoltre una volta a settimana passano addetti dell'isola ecologica a ritirare carta e plastica, che basta mettere in un qualsiasi contenitore. Dovrebbe funzionare così ovunque.
RispondiEliminaL'opzione migliore per il supermercato rimangono i borsoni di nylon o tela.
Saluti!
@disagiato e scorfano (commento n. 4): grazie per la segnalazione, per me è un onore, è in bocca al lupo per gli MBA.
RispondiElimina@paola (commento 7): ti ringrazio per il contributo. Come ho già avuto occasione di chiarire il mio post voleva più che altro essere una provocazione: le cose fatte a metà non servono a nulla, inutile impedire la commercializzazione nei supermercati dei sacchetti di plastica quando poi devo comprarli a parte perché da me l'AMA non distribuisce nulla e l'umido lo devo pur mettere da qualche parte; inoltre se vado al mercato rionale lì tutti i banchi mi mettono frutta e verdura nei sacchetti di plastica vecchio stile, allora che abbiamo risolto? Sono invece d’accordo con la differenziata strong, anzi non vedo l’ora la estendano anche da me, almeno il processo mi sembrerà più coerente. Aggiungo che anche il fatto del taschino della giacca era un’iperbole, ho sempre uno o due borsoni di nylon in motorino o in macchina per la spesa. Ho dato un’occhiata a hofattoilcomposto, e mi sembra davvero interessante.
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