Alla fermata di Termini il vagone della metro si svuota di colpo, e i passeggeri vomitati dalle porte tracimano verso le uscite e le vie di scambio con l'altra linea. Alcuni abbassano lo sguardo e si lasciano trascinare dal flusso, anzi è necessario rivolgere l'attenzione verso il basso per non intrecciare i propri passi a quelli degli altri, che una caduta in mezzo a questa calca sarebbe catastrofica, oltre a causare un imprevisto blocco della circolazione che sarebbe preso con poca simpatia dal resto della folla.
I pochi turisti che si avventurano in questi cunicoli sotterranei sventrati dai continui lavori di manutenzione straordinaria (e quindi ordinaria nella sua straordinarietà), di solito a coppie e a terzetti, e che hanno la malaugurata idea di fermarsi un attimo a riflettere sulla via da prendere, vengono subito travolti e apostrofati, se va bene, con un ennámo!.
I pochi turisti che si avventurano in questi cunicoli sotterranei sventrati dai continui lavori di manutenzione straordinaria (e quindi ordinaria nella sua straordinarietà), di solito a coppie e a terzetti, e che hanno la malaugurata idea di fermarsi un attimo a riflettere sulla via da prendere, vengono subito travolti e apostrofati, se va bene, con un ennámo!.
Succede a volte, raramente a dire il vero, ma oggi per esempio è accaduto, che tra mille mani che reggono libri (eccone una che stringe una copia de gli amori difficili), che cercano tessere, che frugano tasche, qualcuna faccia cadere una moneta; e che tra le mille gambe che con diverse fogge e diverse calzature, ma andature simili per non perdere il passo nella calca, si oda il tintinnio della caduta di quella moneta sul pavimento; e che mille occhi si girino verso uno stesso punto per capire provenienza e tipologia del rumore: se la moneta è caduta dalle proprie tasche o nelle vicinanze, e di che taglio si tratti; e succede che le mille gambe reagiscano all'unisono con una leggerissima titubanza, come a voler valutare il da farsi.
Mettiamo che l'interpretazione di uno dei passeggeri sia che la moneta provenga dalle tasche di un tizio circa due metri davanti, e che individuare il vecchio proprietario risulti ormai impossibile, a meno che non ci si voglia fermare, bloccare il flusso tracimante e mettersi a gridare di chi è questa moneta? : soluzione improponibile, quindi il dilemma "cercare o no il proprietario della moneta?" si trasforma in "fermarsi a raccoglierla o no?".
Fino a pochi anni fa (undici per l'esattezza) il dilemma era facilmente risolvibile: all'epoca della lira al massimo ti poteva capitare di raccogliere per terra 500 lire (meno di 30 centesimi degli attuali euro, per farmi capire dai lettori più giovani), buoni per comperare un ghiacciolo al limone. La decisione era presto presa: non mi fermo, lascio la moneta lì sul pavimento, in attesa di qualcuno con una soglia limite di valore del denaro più bassa della mia.
Oggi il discorso si fa più complicato, si va dai pochi centesimi delle monete in rame ai due euro, e con due euro ti puoi anche permettere di offrire un caffè a quella certa collega, un gesto che oltre ad essere galante potrebbe aprire mille risvolti, sviluppi per la serata, mica roba da poco.
E quindi la valutazione che il nostro viaggiatore metropolitano dovrà fare si trasforma in un'analisi costi benefici dalle mille sfaccettature: se mi fermo a raccoglierla, la folla che mi segue mi travolgerà? e se dovesse vedermi qualcuno che conosco? e se non mi fermo, perché lasciare due euro, che in questo periodo di crisi non mi fanno per nulla schifo, all'omino che segue, che lo vedo che sta aspettando solo che io mi faccia da parte?
Questi dilemmi morali e calcoli opportunistici si accavallano nella testa del nostro pendolare come in quella dei quattrocentonovantanove suoi simili coinvolti nella stessa traiettoria, vengono moltiplicati per ogni singolo cervello, si diffondono come una scossa elettrica nel magma di varia umanità metropolitana. L'effetto nella massa è proprio quell'impercettibile ma misurabile rallentamento sincronico di qualche rigo sopra, una sorta di frenata condivisa, di moviola globale: dura pochi attimi, ma è sufficiente perchè all'omino che segue, quello con in mano gli amori difficili, venga in mente qualcosa da scrivere su un piccolo periferico blog.
C'è voluta quindi la sincope simultanea, per quanto fugace, di ben cinquecento cervelli per generare la sola occasione di questo post. Figuriamoci quanta materia cerebrale avrà distrutto la sua stesura.
RispondiEliminachili e chili. ma me ne rimane ancora tanta.
RispondiEliminaBeh? Hai vinto?
RispondiEliminaho vinto. sarò più preciso domani. o dopodomani.
RispondiEliminaIo mi sarei fermata, non tanto per la moneta (che sempre è utile), quanto per il gusto di bloccare la folla, osservare le reazioni, cogliere commenti (insulti) e variare così la monotonia del pendolare
RispondiEliminacomplimenti per il tuo blog, la vita del pendolare nasconde un'avventura giornaliera, basta saperla cogliere.
Eliminasi, sono d'accordo. per questo ho aperto un blog, per condividerla.
Eliminabuona idea, terrò presente per la prossima volta
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