mercoledì 4 luglio 2012

Corsa a molle


Oscar Pistorius e le
sue gambe a molla

E’ di queste ore la notizia dell'ammissione ai giochi olimpici di Londra di Oscar Pistorius, l’atleta quattrocentista che corre con due protesi al carbonio al posto delle gambe, già campione paralimpico ad Atene e a Pechino.
Tralasciamo per la prossima manciata di righe la simpatia e la benevolenza che si può provare nei confronti di un atleta costretto all’amputazione delle gambe all’età di 11 anni e che con forza di volontà, passione e coraggio è riuscito a coronare il suo sogno. Mettiamo da parte per un momento quell'esotica consuetudine sociale che ci obbliga a essere sempre e comunque politically correct.
Lo sport è soprattutto l’arte di confrontarsi ad armi pari. In una gara 100 metri dorso non si può nuotare a stile, in un incontro di pugilato un tizio di 80 chili non può prendersela con un caio di 60.
E allora che senso ha una gara di 400 metri piani dove sette atleti corrono su gambe fatte di tendini, ossa, muscoli, con le loro fragilità, i loro microtraumi, le loro caratteristiche elestiche e meccaniche, e uno corre su due molle al carbonio, con caratteristiche elastiche e meccaniche completamente diverse? Semplicemente: non lo trovo equo. E se non è equo, per me non è sport.

6 commenti:

  1. È la stessa cosa che ho pensato all'ultima maratona di Roma quando ho visto vincere il kenyota e poi, dopo un'ora, ho visto sfilare davanti ai miei occhi ormai assonnati un Tacchino ormai terminale. Non è equo, ho pensato. (faccette)

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  2. E' un pò come in ufficio, come fai a far carriera se hai colleghe bone, giovani e con le tette rifatte.... non è equo!

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  3. C'è poco da dire. Non è equo, non ci piove. Credo anzi che sia così evidente che non si può che interpretare la sua ammissione che come semplice buonismo

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  4. Ho appena sentito un commento alla radio di un certo Maurizio Costanzo, apice del mondo intellettuale di questo paese e dell'europa intera, che sosteneva esattamente il contrario, e sottolineava il grande passo compiuto verso l'eliminazione del concetto di "diverso". Diamine, ma è diverso! Per correre si usano le gambe, e uno le ha e l'altro no! Non riesco ad immaginare una esemplificazione migliore di "diverso", altro che eliminazione del concetto. A Costà, e che cazzo...

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  5. E pensare che il concetto di diverso è stato il primo gradino nell'escalation del politically correct nel linguaggio: da "disabile" (io sono abile e tu no) a "diversamente abile" (vabbè diciamo che anche tu sei abile ma in maniera diversa). Ora il diversamente magro Costanzo pensa bene che anche questo non è abbastanza e il prossimo passo è soprassedere sulla realtà oggettiva .

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  6. Costanzo? C'è ancora Costanzo?

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