giovedì 4 ottobre 2012

Infinite return (and a portrait of the artist as a young man)


Alla fine ho seguito il consiglio degli esperti e di qualche amico che con me sta dividendo questa fase di passione wallaciana: dopo la conclusione di Infinite Jest (IJ) e dopo un'incursione lampo in qualche racconto e in Una Cosa Divertente Che Non Farò Mai Più, ho intrapreso la poco rischiosa e ben battuta via cronologica, e ho azzannato La Scopa Del Sistema (LSDS). Aiutato non poco dal nuovo e-book reader che mi permette di leggere un po' dovunque, ho sbrigato la pratica in un paio di settimane.
Togliamoci subito ogni dubbio: LSDS non è IJ. Non ne ha la complessa organicità, il fascino assuefacente, gli indimenticabili e adorabili personaggi, soprattutto non ti avvinghia nei suoi legacci. Però ha in embrione alcuni dei tratti che poi verranno sviluppati in IJ e in altri scritti, e già basterebbe questo a farne un libro che vale la pena leggere.
C'è la volontà di giocare sugli aspetti del metaromanzo: in parecchi punti i personaggi sembrano pronti ad accorgersi della loro natura di personaggi, a prenderne coscienza e a agire di conseguenza, forse ribellandosi al loro autore, e pare che parecchie delle loro turbe psichiche siano dovute proprio a questa consapevolezza negli strati più emergenti del subconscio.
C'è la non-linearità (ma del resto nemmeno i racconti di venti pagine sono lineari in DFW): LSDS è un libro complesso, polimorfico, a tratti anche volutamente confuso, di quella confusione che a ben studiarla alla fine un ordine, una linea conduttrice, pensi di poterceli trovare. I personaggi non sembrano mai ben identificabili, non è semplice nemmeno capire nei dialoghi chi dice cosa, i nomi si ripetono e spesso si confondono, quelli a cui pensavi di poterti affezionare si trasformano in inaffidabili squilibrati (Rick Vigorous su tutti), altri che immagini abbiano un ruolo fondamentale (se non altro perchè ti sembrano alter ego di DFW) spariscono dopo poche pagine (come La Vache, l'Anticristo, nel quale trovo molti tratti in comune con Pemulis).
Ci sono passaggi molto godibili, come il capitolo su La Vache o i dialoghi tra i protagonisti e lo psicoterapeuta Dr. Jay.
Insomma, un bel libro, ma niente di memorabile. Beh, ma Wallace aveva ventitre anni, direte voi; ma a me, lettore e non biografo, compete al massimo un giudizio sul libro in se stesso, non un esame di maturità dell'autore.

A proposito, l'ultima parola del romanzo, quella mancante:  mi dicono che sia facile indovinarla, ma io non ci sono riuscito. Qualcuno di voi mi aiuta?

PS (lungo): Vabbè, adesso tanto per cambiare parliamo un po' di IJ, che proprio non riesce a lasciarmi in pace. Butto lì un'ipotesi per la quale ho provato cercare conferme in rete ma senza troppi esiti.

Estasi di santa Teresa d'Avila
Gian Lorenzo Bernini
Chiesa Santa Maria del Vittoria a Roma
(foto e didascalia finalizzate unicamente
ad attirare ricerche da Google immagini) 

Ipotesi: David Foster Wallace ha qualcosa a che fare con l'Italia. Non so bene cosa, ma mi pare che dissemini i suoi romanzi e racconti di brevi riferimenti al nostro paese, alle nostre città e alla loro storia.
Fatti a conferma dell'ipotesi (elenco qui solo quelli che ho trovato in IJ, ma ce ne sono in altri scritti):

pag 33, e altre successive, viene nominato il dott. ZEGARELLI, dentista di Hal, di chiare origini italiane.

pag 281, e altre successive, viene descritta l'Estasi di Santa Teresa, del Bernini, a Santa Maria dellaVittoria, a Roma
pag 390, l'Italia invade l'Albania durante la partita di Eschaton
pag. 301, si accenna all'Adriatico e alle sue coste come posto molto tranquillo
pag 793, riferimento al pubblico italiano come divoratore di miti (tennistici?)
pag 809, si accenna ad una tipica (?) espressione degli italiani, il concetto del senza errori
pag 970, Hal immagina di camminare per la via Appia.
pag 1026, si prendono a paragone i carri armati di Mussolini che passavano sopra gli eserciti etiopici armati di lance
pag 1235 nota 209, Wayne scivola sulla fine terra di Roma (si fa riferimento agli internazionali di tennis di Roma).
inoltre sono sicuro che in un punto nel libro, purtroppo non ho segnato quale, si accenna alle origini umbre di James Incandenza.

Questo è quanto ho raccolto, e mi pare decisamente più di quanto un americano medio di solito infila in un libro riguardo ad un paese europeo.
Che ne dite?
Conferme? Smentite?

20 commenti:

  1. Mi pare di ricordare in IJ una parola in italiano, abbastanza fuori contesto, tanto che il traduttore si era sentito in esigenza di evidenziarla come "in italiano nel testo originale" in una nota.
    Ma non mi chiedere la pagina precisa.
    Morc

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    1. qual'è la pagina precisa? a no, scusa.

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    2. “chiaroscuro” [NdT: in italiano nel testo] pag. 832 ma nell'edizione in lingua originale. Di più non posso aiutarti: il tomo riposa nel punto più in accessibile della mia libreria e non intendo consultarlo per non entrare nel loop delle infinite riletture.
      Morc

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    3. Altro materiale:
      Pag. 7 "sotto"
      Pag. 82 "simpatico"
      Pag. 83 "palestra"
      Pag. 101 accenna alle origini umbre da parte di padre di Hal Incandenza
      Pag. 105 Dante e Beatrice
      Pag. 125 Titian (Tiziano Vecellio, pittore veneziano)
      Per oggi può bastare
      Morc

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    4. Aumentano gli elementi a sostegno dell'ipotesi.

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    5. Pag. 165 "senza errori" (questo avvalora non poco l'ipotesi)
      Morc

      PS Ma pdb? E' in stato catatonico a seguito della visione del vero "intrattenimento"?

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    6. lo aspetto al varco verso le 23.00, una volta era quella la sua ora.
      una volta.

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    7. Hei Morc, sono ammirato dalla sua precisione (oltre che dalla sua abilità di regista)

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  2. Certo che tu quando ti innamori, ti innamori!

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    1. Ecco, è proprio amore, sto rileggendo a sprazzi alcune pagine ed è proprio quello che sento.
      Oggi in metro è toccato alla filmografia di Incandenza, nota 24.

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  3. Mi sono accorto che era stata pubblicata una versione precedente del post, con alcuni refusi. Ora dovrebbe essere a posto.
    Misteri di blogspot.

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  4. Una possibile risposta...

    http://video.repubblica.it/edizione/napoli/wallace-in-italia-qui-sono-come-un-bambino/79389/77779

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    1. sì, avevo visto quell'intervista, ma mi pare che sia incentrata sulla poca dimestichezza di wallace con l'italiano (cosa che ingarbuglia ancora di più la faccenda), e di come questa poca dimestichezza lo facesse sentire un idiota.

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  5. Non sono in stato catatonico, è solo che ho un problema di bava. Sbavo come un neonato tutto il giorno, mi si bagna la camicia e a volte si bagna pure l'ipad. Che sarà?
    (scritto con un'ora d'anticipo)

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    1. come Hal durante le sue crisi di astinenza?

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  6. Ah, e poi è vero, la somiglianza tra Pemulis e l'anticristo è notevole: sono entrambi stronzetti spocchiosi che, non si capisce come, suscitano straordinari slanci d'affetto nel lettore. Mi sentrirei quasi in dovere di dar qualcosa in pasto a quella gamba.

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  7. Per dirimere la questione ho chiesto aiuto a Roberto Natalini, tra le mille altre cose guru dell' "Archivio David Foster Wallace Italia", vedi link a fianco.
    Riporto qui di seguito il suo contributo:

    "hmmm. Non so. Sì, lo avevo notato anche io. Ma nessuno dei miei amici americani.
    Considera che prima del 2006 Wallace non era mai venuto in Italia e nessuna delle persone che frequentava era di origini italiane (tranne forse il suo amico Costello, anche se Costello è un cognome oramai neutro). (e c'è anche un viaggio a Milano, se ricordi).
    Ipotesi
    a) Wallace era affascinato dall'europa. La Francia, l'Italia. In The Pale King uno dei protagonisti sente una donna sedersi alle sue spalle e fa delle fantasie, che la vedono appunto the beautiful haughty French or maybe even Italian woman behind him.. Ed è affascinato dall'Italia perché la vede come un posto esotico. Cosa che si coglie anche nel 2006. Ma non sa nulla dell'Italia (crede che sull'appia antica si mangino cannoli, cosa che, abitandoci vicino, mi sento di escludere abbastanza).

    b) IJ ha un serie di thread sotterranei (alcuni probabilmente
    immaginari) che fanno da testo alternativo, come fossero delle storie segrete, rispetto alla narrazione principale.
    Io ne ho trovati alcuni (la matematica, a cui teneva tanto, specie il teorema del valor medio nella nota di eschaton; la storia delle X (te ne ho parlato? è una cosa incredibile quanti riferimenti alla lettera X ci siano nel libro in inglese); il francese immaginario dei canadesi; il ripetersi ossessivo del colore blu). Forse l'Italia rientra in questo filone. (per cui a) e b) sono compatibili).

    c) Ma anche, siamo noi, che con il nostro sguardo biased attribuiamo significato e colleghiamo cose del tutto causali (io sono un matematico italiano e noto i riferimenti alla matematica e
    all'Italia). Sono nella nostra testa. Forse un tedesco ne troverebbe altrettanti sulla Germania. Siamo come il (finto?) padre di Steeply, che attraverso la lente di M.A.S.H. leggeva e interpretava il mondo.
    Una volta, guidato dal fatto che il simbolo dell'infinito viene
    definito come un 8 di traverso, ho cercato e mi sembrava che ci
    fossero un numero incredibile di 8 nel romanzo. Ma poi ho cercato il 6 e ce ne erano altrettanti. Insomma. Stiamo attenti.

    Ecco, È tutto per ora. Ciao. r

    PS: se vuoi puoi riportare quanto ho scritto nel tuo blog.
    PS2: la parola è word.
    Roberto Natalini"

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  8. Anonimo5/10/12

    I'm a man of my (word).

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  9. Hai provato "Verso Occidente l'impero dirige il suo corso"? giudizi contrastanti, ma per me è un mezzo capolavoro (perdona l'ossimoro), con almeno 4 livelli di narrazione : il libro ha rimandi diretti e indiretti a un libro J. Barth (padre della metafiction, ahimè introvabile in italiano), alcuni protagonositi sono studenti di un corso di scrittura, l'ultima parte è il racconto di uno di essi e di contiinuo DFW irrompe nella trama per prendere per il culo (e quindi prendendosi per il culo egli stesso)narratore onnisciente, metafiction e nuovo realismo americano...

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    1. Devo dire che è tra quelli che mi mancano ancora.
      Ti ringrazio per la segnalazione.

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