domenica 11 settembre 2011

Prua a nord

Qualche giorno fa veleggiavo tra gli affascinanti approdi di Spargi e Budelli e a bordo di Rumbera si parlava del sovraffollamento di quei mari. Eh, ormai siamo troppi a solcare queste acque, si diceva tra un bicchiere di bianco frizzantino e un tuffo nell'acqua turchese, bisognerebbe innanzitutto impedire l'accesso a questi lidi ai barconi per turisti che fanno gite giornaliere e poi fissare un limite anche alle barche private, che ormai aumentano giorno per giorno. All'inizio sponsorizzavo con entusiasmo l'approccio, mi pareva corretto, non faceva una grinza, ho immaginato che sarebbe stato bello arrivare in quei magnifici posti solo con il proprio equipaggio, scegliere con calma la migliore zona di ancoraggio senza il fiato sul collo delle barche vicine, decidere con tranquillità la più bella spiaggetta in cui sbarcare e visitarla senza l'assilo della folla, della gente, degli altri.
Poi ho pensato che ero esattamente uno di loro. Che i limiti all'accesso che avevamo ipotizzato con tanto zelo mi avrebbero coinvolto in pieno. Che se fossimo stati di meno quasi sicuramente sarei stato tra gli esclusi, insomma, non ne avrei potuto godere. Ero semplicemente uno degli altri, di quelli per i quali le porte del mare si sono aperte da poco, un novellino della navigazione, uno degli ultimi avventori nel bar della vela. Allora le limitazioni e i filtri che prima mi sembravano così naturali ed auspicabili mi sono crollati addosso, meno male che la vela era diventata abbordabile, non esclusivo passatempo di pochi eletti, altrimenti non avrei goduto nemmeno una briciola di quelle bellezze e di quelle sensazioni che stavo vivendo, anche se in compagnia di tanti altri.
Pregi e difetti della popolarizzazione della vela. Sono in tanti a farla ma tra quelli ci capito ogni tanto anch'io, in pieno tra gli altri, tra la gente, tra la massa informe. E così accade per molte altre attività, mi viene in mente il traffico automobilistico cittadino, soffocante ma nessuno riesce a rinunciare alla comodità degli spostamenti in macchina, oppure l'assalto invernale ai campi da sci o quello del sabato sera a locali e pizzerie. Ci piacerebbe se fossero cose riservate a meno persone, ma non ci chiediamo mai se fra quei pochi noi saremmo inclusi o no.
Impossibile non citare la famosa canzonetta che descrive benissimo questo concetto. Come dite? Gli altri siamo noi? Tozzi Morandi Ruggeri? See, così poi Rigo mi lincia virtualmente e anche fisicamente... No, mi riferivo al solito, unico, inimitabile DS, con la sua solita, unica, inimitabile Idiota, tornata alla ribalta su questo blog in questa estate ormai alle sue ultime ore di afa.
Ne riporto gli ultimi versi:

Cazzo sono un idiota
ma come ho fatto a non capire che i danni
li avrei pagati tutti pesantemente
chi mi ha insegnato a dire sempre "la gente"
a pensarmi differente
a chiamarmi fuori
come se non facessi anch'io quegli errori, gli stessi
peggiori perfino se guardo al mio ruolo
che sono solo un passeggero del volo
e mi credevo pilota.


Meditate tacchini, meditate.

4 commenti:

  1. Efficace autocritica rispetto ad una possibile deriva radical chic.
    (Mi vuole bene, sig Tacchino, per aver usato la parola "deriva" in antitesi alla sua "approdi"?)

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  2. Apprezzo sempre un'accurata cernita delle parole. Da qui a volerle bene... mi deve prima dimostrare di essere più di sola cornea e sopracciglio. Faccette sorridenti.

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  3. Tranquillo Ismaele, in Rigo c'è di più. Ho notato chiari segni della presenza di un'iride. Pdb

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  4. ...ma nessuna traccia di forme di vita intelligente !!!

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