I dodici volumi di "lezioni di Xologia" |
È che quando ti trovi a dover combattere con una qualsiasi disfunzione del tuo apparato locomotore, del guscio che i tuoi geni hanno assemblato durante i nove mesi di gestazione e manutenuto durante i successivi X anni di crescita, e per il quale hanno acquisito informazioni nel corso di milioni di anni di evoluzione, quando questo guscio scricchiola, e devi confrontarti con una malattia, un dolore, un intorpidimento, un impedimento in genere, l'unico desiderio al quale aneli è trovare un esperto che con totale empatia possa comprendere a fondo i tuoi sintomi, elaborare con certezza la diagnosi e prescrivere in assoluta sicurezza le efficaci terapie. Decidi pertanto di rivolgerti ad uno che ne sa parecchio, e per un suo consulto sei disposto a investire (non a spendere, sul proprio corpo si investe) chili di euro, senza turbe nè analisi di sostenibilità finanziaria. Ed è proprio su questa tua debolezza genetica che si basa l'intera industria medica e paramedica (includendo in essa i professionisti delle manipolazioni, delle nuove arti diagnostiche, delle medicine alternative, delle tecniche riabilitative, delle specialità orientali, i natu-fito-omeo-cromo-osteo-chiro specialisti e robe varie). E ognuno di loro (medici, paramedici e robe varie, per brevità MPRV) sa che il suo mestiere è campare di questa industria ed è su questo che si gioca tutto. E per battere la concorrenza deve presentare la sua specialità come l'unica risolutiva, e le altre come mondezza. Quest'ultima parte gli viene piuttosto facile, considerato che lo specialista MPRV ci crede davvero in quello che fa, e non perché sappia tutto della sua specialità, ma perché quella è l'unica cosa della quale sa qualcosa.
Come si difende il paziente paziente (una volta come aggettivo e una come sostantivo)?
Regola numero uno: deve smetterla di credere ai santoni. La migliore tecnica mentale per raggiungere lo scopo è inquadrare il MPRV nella categoria di impiegati della salute, questo già aiuta a togliere loro quell'aura di infallibilità ed onniscienza; capire che ognuno dei MPRV, anche il professorone primario acclamato dalla critica, la mattina si alza e, dopo aver fatto la cacca come tutti, si guarda allo specchio e dice "che palle, anche oggi devo visitare tre (o quattro, o cinque, a seconda della sua fama) tizi malaticci e fargli credere che posso risolvere il loro problema", e i più saggi e oculati aggiungono "e pensare che non ci capisco una mazza, ma dovrò pur mangiare no?". L'importante è comprendere che fare il MPRV è un mestiere come un altro, ben lungi dall'essere una vocazione, tantomeno un dono da mettere a disposizione dell'umanità. E' gente che tira un po' ad indovinare. E per farlo ha a disposizione solo la tecnica alla quale si è dedicato in mesi di duro studio e in anni di duri incassi, una tra le tante tecniche esistenti, nient'altro, con le sue mezze verità e i quarti di certezze. Alla prossima visita provate a distogliere l'attenzione dal viso rassicurante e saccente del MPRV di turno e a guardarvi intorno: nel suo studio di specialista in Xologia, proprio sulla libreria alle sue spalle, troverete in perfetta solitudine ed isolamento i dodici volumi di "lezioni di Xologia", la sua unica verità, la spiegazione buona per tutte le stagioni.
Regola numero due: deve fare da solo. La maniera migliore che fino ad oggi ho scovato per affrontare una disfunzione del mio corpo coincide più o meno con questo processo: A) cerco di capire il problema al meglio, utilizzando fonti che non implichino un contatto diretto con un MPRV (va bene internet, un amico che ci è passato, in extremis anche una chiacchiera al bar); B) raccolgo i dati sui metodi di risoluzione praticati e sugli esiti; C) sperimento su me stesso. Fare da soli insomma, in modo che, quando ci si confronterà con un MPRV (passo purtroppo a volte necessario) 1: sai di che si parla e 2: provi a non farti prendere troppo per il culo. Per lo meno cercare di capirci qualcosa aiuta a mettere insieme le mille mezze verità offerte dagli specialisti e a tenere il cervello in esercizio.
Dietro a queste regole del faidate in salute c'è un'unica certezza: la medicina, allopatica o alternativa, ufficiale o orientale, manuale o teorica, non è una scienza, al massimo è una pratica empirica. Va per tentativi. Stando così le cose, li faccio io, i tentativi.
E poi quando finalmente, e sopra la tua pelle, capisci tutto questo e raggiungi un nuovo stato di equilibrio psicofisico che ti porta a sovvertire il consueto ordine di priorità, e riesci finalmente a dirti che in fondo ci sono altre cose nella vita oltre alla salute, allora succede che torni a casa, accendi il modem, e ti accorgi che IOS 6 non è compatibile con il tuo Ipad di prima generazione.
E allora sì che le palle ti girano.
Taccuino 22: il blog più amato dai medici.
RispondiEliminaComunque concordo pienamente, a parte il fatto che io, essendo assai più giovane di lei, di acciacchi non ne ho.
E su iOs6 si consoli: io l'ho installato su qualsiasi cosa avessi in casa e non è che nella mia vita sia cambiato granché.
È ora di cambiare l'iPad ma anche il medico.
RispondiEliminaMorc.
Io che coi medici ci lavoro sottoscrivo quello che scrivi con l'eccezione del discorso che tali professionisti si fanno la mattina davanti allo specchio. Probabilmente, guardandosi, si dicono di essere i migliori, i soli e unici risolutori dei problemi dell'umanita. Ma probabilmente, al di fuori della propria disciplina, non sanno nemmeno dove si trovano gli organi essenziali alla sopravvivenza.
RispondiEliminasono abituati ad essere guardati come semidei, persone dalle quali dipende la tua vita o la tua morte, sfido che hanno qualche problema di superbia.
Eliminama da oggi cambierà tutto: i lettori del tacchino si uniranno in una massa innumerevole per fare la rivoluzione: niente più stregoni della salute, solo informazione diffusa e gratuita :-)
Okkio. Mio cugino ha consultato un'enciclopedia medica e, in base ai suoi sintomi, ha scoperto di essere morto l'anno scorso.
EliminaIl mio vecchio amico preside di liceo, ora in pensione, diceva che i suoi allievi peggiori si sono iscritti a medicina.
RispondiEliminaora c'è il numero chiuso, assisteremo ad una selezione tra peggiori:-)
EliminaSecondo me il problema non sono i medici, siamo noi che gli attribuiamo troppa importanza. I dottori hanno sostituito la classe sacerdotale delle antiche civiltà, gli attribuiamo una conoscenza ed un sapere misterioso ed arcano e ci inchiamo davanti alle parole ed ai nomi astrusi che danno alle malattie ed all'anatomia....
RispondiElimina