martedì 4 settembre 2012

Estate à la carte

L’esigenza di soddisfare le diverse inclinazioni che spontaneamente si evolvono in seno ad una famiglia del ventunesimo secolo mi ha portato, nel corso dell'estate, a raggiungere mete tra le più varie, dalla montagna al mare, dalle località di interesse storico-paesaggistico a quelle di svago e intrattenimento per la prole, circostanza logistica che, oltre ad essere d'ausilio per evitare la noia che in vacanza è sempre in agguato, mi ha consentito quell'approfondito livello di conoscenza delle peculiarità di ognuno dei luoghi succitati che mi metterebbe perfettamente in grado, se solo lo volessi, di enumerare tutti i pregi e i difetti di ogni tipologia di destinazione e di raccogliere il tutto in un vademecum ad uso e consumo dei lettori di Taccuino 22. Ma per fortuna vostra non lo voglio, sarebbe un esercizio non solo opinabilmente legato alle preferenze e alle esperienze di ognuno, ma soprattutto inutile e noioso. Quindi mi limito ad una nota a latere, su un argomento che ho già affrontato su queste pagine: l’evoluzione dei supporti di lettura. 
Tipico scorcio della costa calabrese
(foto: moglie del tacchino)

Sarà solo per una mera questione di praticità, ma tra le decine e decine di lettori che ho osservato nelle varie locations visitate durante i miei pellegrinaggi, la parte del leone l'ha sempre fatta lei, la cara e vecchia carta stampata. E’ innegabile: il libro, la rivista, il giornale, resistono ad accidentali impatti con acqua marina e sabbia, a sbalzi di temperatura sul cruscotto dell'auto, a convivenze con maschera pinne e occhiali all'interno di angusti e poco igienici borsoni da spiaggia di gran lunga meno disastrosamente rispetto ai nuovi tablet per la lettura, tipo ipad kindle e similia e, in più, sono indipendenti da qualsiasi fonte di energia che non sia quella necessaria ad una minima illuminazione e alla forza di voltare una pagina. Nelle ultime settimane il tacchino ha intercettato per i suoi fan (in rigoroso ordine di diffusione descrescente): gialli dell’ultimo autore scandinavo, cinquanta varie sfumature, classici e meno classici, saggi politici, gazzette dello sport in sfumatura di rosa, vanity fair, chi, novella 3000, qualche sparuta settimana enigmistica (non so se avete notato che non si vede più l’ombra di un sudoku, fino a tre anni fa il re delle spiagge dopo l'olio al cocco), financo una malconcia edizione tascabile del primo volume della recherche in mano ad un tizio miope e calvo, il tutto sempre e rigorosamente in edizione cartacea. Sì, è vero, a bordo piscina ho riconosciuto un paio di ipad terza generazione, ma utilizzati più che altro per fare i filmini, e poi un simil-kindle (ma la signora lo sfogliava poco e di controvoglia, gli preferiva la tintarella) senza contare i millanta smartphones, ma non li considero nel novero dei supporti di lettura. 
Questi i dati oggettivi.
Se ne potrebbe concludere che la sconfitta della carta è ancora ben lungi dall'essere decretata, e che non è detto che la battaglia tra digitale e analogico non nasconda altre piacevoli sorprese.

Aggiungo in calce una nota personale: mi sono accorto di nutrire una decisa avversione per chi legge i tascabili piegandone pagine e copertina a trecentosessanta gradi attorno al costa, sconquassandone la rilegatura non progettata per sostenere tali torsioni. Provate a farlo a un kindle, vedrete gli effetti.

6 commenti:

  1. Si vede che non hai frequentato le spiagge più cool, fossi venuto dalle nostre parti ci avresti scorti, io e la mia signora, intenti entrambi nella lettura di supporti elettronici. Convertiti.

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  2. (intendevo convertìti, noi, non era un imperativo)

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    1. Fiuuu!
      Meno male, mi sembrava una minaccia da santa inquisizione.
      Ero pronto ad abiurare.

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  3. Io ho appena comprato il kindle. però è vero, in spiaggia con te non sono mai venuto.
    e.

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  4. Anonimo6/9/12

    Sará deformazione professionale, ma credo che jobs avesse torto decretando la fine della tecnologia piú vecchia del mondo, la stampa appunto. L'unica carta che ha fatto epoca, ormai, é quella da lettere... Sebbene garantisco un certo piacere nel ricevere una lettera con tanto di francobollo

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