martedì 17 maggio 2011

Metapost

Ho ancora il culo (vi avevo promesso che avrei parlato di culi, no?) poggiato sul velluto rosso di una poltrona della sala 1 fila F del Giulio Cesare, scorrono i titoli di coda di Habemus Papam, l'ultimo di Nanni Moretti, e mentre mi alzo e recupero le mie povere cose penso che devo assolutamente scriverci un post su questo film qui, solo poche righe dove parlerò di quello che mi è rimasto appiccicato agli occhi e al cervello.
Non mi dovrò soffermare, mi dico trafelato mentre raggiungo l'uscita, solo sul fatto che mi è stato mostrato un Papa con caratteristiche umane, fin troppo umane; questo più o meno se lo aspettavano un po' tutti, e anch'io avevo visto un trailer qualche giorno fa dove questo approccio traspariva chiaramente.
Salendo sul motorino penso che nel mio post dovrei invece sottolineare di aver assistito più che altro alla storia di un uomo consapevole dei propri limiti, già cosa rara, e senza alcun timore di palesare questi limiti agli altri, cosa ancor più rara: negli ultimi anni mi sento circondato, fisicamente e mediaticamente, da persone che tendono ad occupare posti a prescindere dalle proprie intrinseche capacità, solo per il potere o la visibilità che l'incarico può dare, e questo contrasto tra pellicola e mondo reale mi è proprio rimasto sulla cornea.
Penso poi che nel post dovrei parlare del concetto di competitività di cui la pellicola è intrisa: immaginavo fino a ieri che un conclave fosse quanto di più competitivo si potesse immaginare, persone ormai non più in tenera età che si trovano potenzialmente a concorrere tra di loro per il coronamento più alto che essi possano immaginare, quello di essere Primo tra i primi. Invece nel film ci si affeziona presto a questo gruppo di vecchietti tutti leali tra di loro, a questa atmosfera da gita fuori porta, all'anelito sincero di scegliere e di poter poi servire il Prescelto. Durante l'elezione nulla trapela della gara, nulla dell'invidia, nulla della voglia di prevalere tra i cardinali. L'unica figura che introduce la competitività tra i vegliardi è esterna a questo ambiente da ospizio felice, ed è uno psicoterapeuta, Moretti appunto, laico e non credente, il quale dice da subito di essere il più bravo strizzacervelli sulla piazza, racconta che è addirittura stato lasciato dalla moglie per il fatto di essere il migliore, e poi giudica i cardinali in base alle quotazioni date dai bookmakers inglesi, organizza subito un torneo di pallavolo tra le compagini continentali per poi rimanerci male se la competizione non si conclude con un vincitore.

Mentre aspetto il verde al semaforo di Via delle Milizie penso di aggiungere nel mio post qualche riga per far notare la totale assenza di misticismo nel conclave: se si esclude qualche canto all'inizio, i vecchietti la sera prima di addormentarsi giocano a carte, fanno puzzle, mangiano, cercano di godersi la gita a roma, tutto tranne che pregare, e questa atmosfera non fa che aumentare la benevolenza verso questo gruppetto eterogeneo ma estremamente unito.
Concluderò il post consigliando vivamente agli appassionati di Moretti e non solo a loro, mi dico schivando la Smart che mi taglia la strada, un film che capovolge luoghi comuni ben radicati ma mai affrontati in pubblica piazza.
Poi, 
appena poggio le gomme sull'asfalto di Piazzale degli Eroi gli argomenti cominciano a sgretolarsi nella mia mente, perdono di interesse e di originalità, prendono un non so che di stantìo; mentre salgo su Via delle Medaglie d'Oro puzzano già come il prosciutto cotto in frigo da tre giorni, e mi faccio persuaso che tutta questa pappardella sul film che ho visto a malapena interessa a me, figuriamoci i pochi che leggeranno pigramente il blog tra una chiacchiera sul tempo e uno sguardo alla TV; mentre parcheggio sotto casa le mie idee per il post sono diventate solo le stanche e banali considerazioni di uno spettatore mediocre, scrivere un post su queste sciocchezze diventa assolutamente esecrabile; apro la porta di casa ed ho solo una sicurezza nella mia vita: non scriverò mai un post del genere, ma come mi è venuto in mente, roba da matti... non mi resta che sfilarmi le scarpe senza slacciarle e andare di corsa a dormire.
Non scrivo immondizia, io.
Buonanotte.

1 commento:

  1. Anonimo9/11/11

    #1 18 Maggio 2011 - 11:50

    Anche a me il film è piaciuto, anche se non è un capolavoro. Aspetto invece con trepidazione quello di Mallik in arrivo nei prossimi giorni.

    e.


    utente anonimo
    #2 18 Maggio 2011 - 14:32

    Commento al post: ma sig. Tacchino, lei è pazzo? In motorino alla sua età?
    Commento al commento: si, Tree of life è un capolavoro. Ma la disposizione d'animo necessaria per vederlo deve essere quella di chi non si aspetta di seguire necesariamente una trama, ma di lasciarsi coinvolgere in un'esperienza che vuol essere ai limiti del misticismo. (traduzione: astenersi tutti coloro che in un film vogliono sapere chi è l'assassino o se alla fine si sposano).
    Pdb
    utente anonimo
    #3 22 Maggio 2011 - 21:07

    Cari seguaci del Tacchino io avevo cercato di avvertirvi in tempo che The tree of life era un capolavoro. Ora dovrete fare come tutti gli altri che lo vanno a vedere solo dopo che ha vinto il festival di Cannes. Pdb
    utente anonimo

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