sabato 24 dicembre 2011

Perbacco che festa (reprise)

Spiegare una battuta o cercare di interpretarla è quanto di più antipatico e antiumoristico si possa immaginare, è l'ultima azione che qualsiasi intrattenitore possa permettersi, non si fa, mai! Quindi ci provo.
Due post più in basso (non vorrete mica un link per muovervi di due minuscoli post più in basso, no?) citavo la battuta di Gassman da Il Sorpasso. Poco fa, mentre lavavo i piatti, ci riflettevo. Il Vittorio nazionale esce da un impasse che potrebbe sembrare paralizzante (o almeno per me lo sarebbe stata, capirete, offendere una madre, qualcuno ucciderebbe per molto meno) con un repentino quanto impunito cambio di atteggiamento. Ora si chiamerebbe faccia tosta, nel film è semplice guasconeria, e la si perdona all'istante. La si perdona perchè si riconosce in quel dietrofront l'atteggiamento tipicamente gradasso dell'italico boom economico, quando si pensava di avere il mondo in tasca e il futuro a disposizione, e si credeva bastasse una frase malandrina ben piazzata per risolvere le questioni più spinose o imbarazzanti. E questo carattere sbruffone ma simpatico ci veniva riconosciuto nel mondo. Non è il meschino voltafaccia al quale siamo stati abituati negli anni del berlusconismo, o la paraculaggine degli yuppies anni 80, ma ne è l'embrione non ancora patologico. Nel film è una gradevole spacconata, una battuta al fulmicotone, ma poi, con il tempo, diventerà arroganza e prepotenza.
Ecco come si rovina un popolo. (E una battuta).

1 commento:

  1. Sei bravo, te lo de o riconoscere, forse anche perché è Natale. Un'analisi impeccabile. Poi nessuno più di me apprezza l'uso di parole desuete come guasconeria o fulmicotone.

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