martedì 18 ottobre 2011

Il libro autosufficiente

Da più parti odo la nefasta previsione: il libro di carta ha le ora contate, entro pochi anni i lettori digitali e i supporti elettronici sostituiranno con milioni di bit i chilometri di scaffali billy e di dorsi colorati che arredano con spocchia le nostre case; nella borsa del mare il reader prenderà il posto del giallone tascabile; nella metropolitana il kindle ruberà il palcoscenico al rilegato; le librerie chiuderanno (lo teme e anche il disagiato). E sento sempre il solito parallelismo tra la sorte toccata ai dischi in vinile e quella che attende a breve il libro cartaceo: “avete visto cos’è successo ai dischi? sono stati soppiantati prima dai cd e adesso dalla dematerializzazione totale della musica, ormai il supporto fisico non ha più senso, i brani sono diventati semplici file mp3 o similia. E ora i vecchi dischi sono spariti, non li trovi più nemmeno a Porta Portese, li conserva solo qualche audiofilo matusa per una sorta di onanistico godimento, ma non hanno più alcun senso”.
Ecco, mi pare proprio che nel caso del libro il parallelismo con il vecchio vinile sia non solo fuorviante, ma completamente sbagliato.
Mi spiego meglio: per ascoltare un disco c’è sempre stato bisogno di una strumentazione tecnologica. Prima il grammofono di inizio secolo, poi il mangiadischi degli anni sessanta, finoe al piatto-giradischi degli impianti stereo che si trovavano in qualsiasi casa fino ai ’90. La musica a casa non si può ascoltare senza una fonte di energia elettrica o senza tecnologia, per quanto antiquata essa possa essere. Provate ad accostare un vinile all’orecchio: non sentirete una emerita cippa. Non si può portare un disco in spiaggia e ascoltarlo. Serve qualcos’altro. E in questi anni, più che il supporto, è la tecnologia ad essere cambiata. Il supporto si è evoluto di conseguenza. E’ diventato digitale perché la tecnologia prima era analogica e ora è digitale. Ma era indispensabile anche prima.
Il libro è completamente diverso. L’unica tecnologia che sottintende è la stampa; ma questa, oltre a essere semplice e meccanica (perlomeno nell’idea), è completamente esterna rispetto al fruitore, posso anche non sapere cosa sia una tipografia e comunque riuscire leggere senza preoccuparmene. Il libro si può leggere senza una strumentazione a supporto, senza una connessione elettrica, senza apparati più o meno sofisticati che ne permettono la fruizione. Se accosto un libro all’occhio, beh, semplicemente funziona. E’ sempre stato uno strumento indipendente, lo posso portare sulla spiaggia, sulla metro, o leggere a casa, ma lo posso anche portare su un’isola priva di qualsiasi tecnologia. E’ questo che salverà il libro, essere un oggetto che basta a se stesso.

3 commenti:

  1. Ah ecco perché lei sig. Tacchino scrive sull'iPad, e sull'iPad io la leggo. Pdb

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  2. Come la mettiamo con gli audiolibri ?

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  3. @pdb: beh, i vantaggi della comunicazione elettronica sono innegabili, e l'ho detto spesso. Io però per 20 ore al giorno ho sempre un libro cartaceo ad una distanza massima di 1 metro da me. E non credo che cambierò abitudini a breve. E tu?

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