giovedì 10 novembre 2011

Confessioni di una stampante

Chiamatemi JX451.
Sono una macchina, una stampante laser dell’ultima generazione ad altissima qualità, e non lo dico per vantarmi.
Secondo alcuni di voi, noi macchine (e per deduzione anche noi stampanti) non possediamo una coscienza, non abbiamo alcuna vita interiore, non possiamo esprimerci né prendere decisioni. Io non mi occupo di queste pippe mentali tipiche degli umani, so solo che il Sig. Tacchino mi ha offerto la possibilità di essere ospitata nel suo blog nuovo di zecca, e io non me lo sono fatto ripetere.
Come dicevo sono una stampante di qualità, adoro la carta spessa e pesante delle comunicazioni ufficiali, mi piacciono i font istituzionali, ma non disdegno a volte quelli più frivoli. Abito a Roma, in centro, in via del Plebiscito 102, a Palazzo Grazioli (l’indirizzo lo conosco bene, visto che l’ho stampato parecchie volte nelle intestazioni) e sono la stampante di un tizio importante.
Sono sempre impegnata, qui si organizzano riunioni di vertice, meeting riservati, feste mondane; stampo inviti in caratteri cirillici o arabi per importanti personalità internazionali, in seriosi Times per comunicazioni ufficiali, ma anche in tenui corsivi per inviti ad allegre serate.
E’ da ieri che tutte le mie colleghe macchine sono in subbuglio, si dice che il principale sia molto indaffarato in questi giorni. Addirittura Irma, la vecchia telescrivente, un po’ dimenticata dopo l’avvento di email e telefonate satellitari, è tornata in funzione per sbrigare alcune urgenze. Ma tutti si aspettano il momento clou, e dicono che io sarò la protagonista. Si dice che tra qualche giorno dovrò stampare una lettera importante da inviare al Quirinale, in piazza del Quirinale 1 (anche questo è un indirizzo che ho stampato altre volte) che parlerà delle dimissioni di qualcuno. Sono così eccitata. Sarà il mio momento magico. Spero solo che il mio principale sia contento del mio lavoro, in fondo lo faccio solo per lui. Voglio proprio vedere il sorriso sul suo volto quando vedrà la spessa carta inchiostrata perfettamente dal mio toner originale giapponese, il font scelto con cura appositamente per l'occasione, l'ortografia perfetta. Il mio unico desiderio è continuare a lavorare per lui e farlo sempre contento. Sono stata programmata per questo. Non gli farei mai del male.
Vi terrò informati, se il Sig. Tacchino mi ospiterà ancora.

2 commenti:

  1. Povera piccola, il tuo padrone a fatica sa usare il pc, con i cellulari fa un gran casino e tu pensi che sappia che cosa fai e a che cosa servi? Avessi un buco, un buchetto anche piccolo forse, ma così proprio no.... poveretta... secondo me sei pure in leasing.

    e.

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  2. Giacchè stavolta potrebbe servirti mi chiedo: la ditta giapponese avrà nel suo catalogo cartucce caricate a sangue? O finirai anche stavolta per scrivere con l'inchiostro simpatico?
    Pdb

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