martedì 15 novembre 2011

Keynes contro Sting

Ricordo una frase che risale ai tempi dei miei studi in economia, era di John Maynard Keynes ed era riferita alla cattiva capacità predittiva a lungo termine di alcuni modelli macroeconomici. Il grande economista inglese amava dire nel lungo periodo saremo tutti morti. Ho sempre pensato che quelle parole potessero essere utilizzate da qualcuno in maniera fuorviante per sottintendere un innato scarso interesse verso gli effetti remoti di una decisione economica attuale. Come a dire, prendo la decisione in base agli effetti che voglio produrre a breve termine, per quanto riguarda il lontano futuro è difficile capirci qualcosa e nemmeno tanto utile, visto che l'orizzonte degli eventi di chi prende la decisione è al meglio di poche decine di anni. Percepisco un nefasto presagio nascosto dietro quest’atteggiamento, una pericolsa minaccia per il destino delle umane genti, non tanto per l'incapacità tecnica di prendere decisioni che abbiano una sostenibilità futura, quanto piuttosto per l'ipotizzata inutilità a farlo, vista l'assenza di un incentivo, di un legame con il futuro che non sia il sè, l’arco della propria vita.
Cosa ci responsabilizza verso gli effetti futuri delle nostre decisioni? Cosa ci incentiva a fare scelte coerenti con il benessere delle generazioni future? Qui non ci vuole un flebile monito morale, ci vuole qualcosa di viscerale, di fisico, un cavo d’acciaio che ci lega direttamente ai decenni a venire. Si tratta di costruire un ponte stabile tra la propria vita e quella futura.
E io penso che il modo più viscerale per avere cura del posto in cui viviamo è popolarlo con i propri figli.
La prole ormai non serve più a riempire il pianeta di Homini Sapiens, o a dare nuove braccia all’agricoltura o alle fabbriche, anzi, siamo fin troppi, lo abbiamo capito. Non si tratta di far sopravvivere la specie, almeno non solo. E non si tratta nemmeno di assicurare la sopravvivenza dei propri geni, del proprio cognome, della propria famiglia o patrimonio personale, tutti obiettivi forse una volta sentiti ma che oggi hanno perso gran parte del loro peso.
Lasciare una prole è fondamentale perché costituisce un legame individuale e fisico con il futuro. Metti al mondo un figlio e prima di fare una guerra nucleare al primo che ti sputa in faccia ci pensi due volte. Lo diceva anche Sting nel 1985, in Russians, un brano figlio della guerra fredda, dove a conclusione di ognuna delle tre strofe ripeteva I hope the Russians love their children too. Ovvio che il concetto di prole è allargato. Intendo prole non esclusivamente come legame di sangue, non è necessario che il ponte sul futuro sia costituito da figli naturali, il concetto di figlio come prolungamento della vita del padre vale anche per il discepolo e il suo insegnante, per l'apprendista e per il suo maestro, per l'amico e per la sua guida, in alcuni casi per il lettore e per il suo scrittore, qui non si parla solo di identificazione genica, quanto memica. Solo se tieni a chi ti viene dopo come a te stesso, indipendentemente dal legame di sangue, allora capirai che gli effetti a lungo termine delle tue decisioni sono importanti. 
E' sufficiente un forte legame memico con la generazione futura per sfanculare Keynes e la sua deresponsabilizzazione, e costruire un ponte a lungo, lunghissimo termine verso il futuro. Infinite generazioni al posto di una sola. Lunghissimo termine al posto di breve.
Sting batte Keynes infinito a uno.

4 commenti:

  1. Interessante! I figli come un ponte di ferro lanciato verso il futuro? Vado subito a dar loro due mani di antiruggine.
    Pdb

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  2. tu e sting la pensate da bravi occidentali moderni, per i quali i figli sono un estensione di se (e da qui tutte quelle belle paranoie che fate venire ai bimbi, futuri adulti, che si sentono investiti delle responsabilità di soddisfare le abnormi aspettative dei genitori, le loro aspirazioni frustrate, ecc....). Per molte culture, forse rappresentative dei più dell'umanità, i figli non sono questo, sono braccia, sono fonte di accettazione sociale, sono fonte di reddito, ecc....

    e.

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  3. Sì, forse è vero. Anche il concetto di discendenza evolve.

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  4. Bytheway, anche chinasky ha lasciato splinder.
    Ora lo trovate qui: http://comediventareilmiocane.blogspot.com/

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