Dispongo di un software piuttosto lineare. Quando mi trovo a dover scegliere tra due alternative, la decisione da prendere scaturisce da un algoritmo basato su una gerarchia di valori. Scelgo le mie azioni (anzi, si direbbe che le mie azioni vengono scelte, iniziate e portate avanti) in funzione di una priorità direttamente proporzionale alla posizione attribuita in quella gerarchia.
Le prime tre posizioni sono occupate da V, G e F (non necessariamente in quest'ordine); poi vengo io; poi una ristretta cerchia di amici e parenti.
Ogni gradino della gerarchia si apre in sottogradini con valori più di dettaglio. Ad esempio il quarto gradino (io) comprende, tra le altre cose e non in ordine, i seguenti sottogradini: evoluzione memica, corsa, lavoro, manutenzione, questo blog, svago, sesso, viaggi. Oppure, il gradino V e il G sono dettagliati in salute, scuola, educazione, sport, amici, feste, ecc. Ovviamente poi all'interno dei sottogradini c'è una scala di estremo dettaglio composta da singole attività in singoli momenti.
L'algoritmo è impostato in modo che, in qualche caso, alcuni sottogradini, pur appartenendo a gradini di una categoria superiore, hanno una priorità minore rispetto a sottogradini di una categoria inferiore: può capitare (a puro titolo di esempio) che il lavoro di "io" a volte venga prima di una festa a cui vuole partecipare G, ma questo capita raramente.
Non mi pare un funzionamento complicato.
Allora mi chiedo: come mai chi mi circonda fa così fatica a capirlo?
E'un fatto di percezione della propria posizione nella gerarchia. Sei sicuro che V G e F siano consapevoli di essere gerarchicamente sopra "io" ?
RispondiEliminaDeve avere in qualche modo a che fare col fatto che tutte e tre le letterine rimandano ad individui umani di sesso femminile.
RispondiEliminaE la femmina, si sa aborre la linearità.